2024: l'anno dei demoni antieuropei
Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
Il Mattinale Europeo sarà in pausa per le festività. Ci auguriamo di ritrovarvi l'8 gennaio e speriamo che sarete sempre numerosi a sostenerci e incoraggiarci in questo esperimento.
2024: l'anno dei demoni antieuropei
Il 2024 è un anno elettorale che metterà a dura prova l'Unione europea. Alle elezioni europee del 9 giugno è prevista un'impennata dei partiti di estrema destra nella maggior parte dei paesi, che porterà a nuove alleanze di destra ostili alle politiche comuni. E la possibilità di un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, se riuscirà a candidarsi a novembre, fa tremare le capitali, perché gli europei non sono preparati ad affrontare un'America nuovamente antagonista.
L'estrema destra non ha quasi più bisogno di fare campagna elettorale. I suoi avversari lo fanno per lei sui suoi stessi temi. Il premier olandese liberale, Mark Rutte, è caduto sull'immigrazione e le elezioni anticipate hanno permesso all'estrema destra di spazzare via tutto. La vittoria di Geert Wilders e del suo Partito della Libertà (PVV) è stata accolta da tutti i suoi amici politici in Europa con entusiasmo. La leader del Rassemblement National francese, Marine le Pen, ha salutato la "performance spettacolare" del suo alleato nel gruppo Identità e Nazione (ID) al Parlamento europeo. "Una nuova Europa è possibile", ha dichiarato l'italiano Matteo Salvini, leader della Lega, l'altro grande partito del gruppo ID e membro della coalizione di governo guidata da Giorgia Meloni.
Le prime proiezioni basate sulle intenzioni di voto alle elezioni europee danno 87 eletti (+17) al gruppo dell'ID, che diventerebbe la quarta forza dietro al PPE (175, membri), ai socialisti (142) e ai liberali di Renew (89), tre formazioni che stanno perdendo terreno. Marine le Pen e i suoi amici non hanno mai nascosto la loro avversione per l'Unione Europea, una "creazione ideologica e punitiva", e per la Commissione, "una nebulosa tecnocratica che decide per voi, senza di voi e contro di voi", ha dichiarato Le Pen tra gli applausi in un incontro a Lisbona con il leader del Partido Chega, la formazione portoghese di estrema destra guidata da André Ventura. Questa avversione è condivisa dal primo ministro ungherese, Viktor Orban, un altro dei geni del male dell'Unione Europea, i cui veti stanno paralizzando il sostegno dell'UE all'Ucraina.
Isolato dopo la rottura con il Partito Popolare Europeo, Orban sta cercando di unirsi al gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), partito di destra nazionalista euroscettico guidato da Fratelli d'Italia, il partito di Meloni, e dal partito polacco Legge e Giustizia (PiS). I due gruppi, ID ed ECR, finora non sono riusciti a trovare un accordo e sono stati emarginati all'interno del Parlamento europeo. È stato istituito un "cordone sanitario" attorno all'estrema destra. Ma nel 2024 potrebbe crollare. Il Presidente del Partito Popolare Europeo, il tedesco Manfred Weber, ha costruito dei ponti con l'ECR e accoglie con favore le alleanze con l'estrema destra, se questo è il prezzo da pagare per consentire alla sua famiglia politica di restare al potere. Weber difende la coalizione formata da Giorgia Meloni con la Lega, perché Forza Italia, membro del PPE, ne fa parte. Per lo stesso motivo, ha appoggiato l'alleanza tra il Partido Popular e Vox in Spagna, ed è molto scontento del fatto che non siano riusciti a raccogliere una maggioranza per prendere il potere dai socialisti.
Spinto da un genio del male, Weber ha moltiplicato gli attacchi al Primo Ministro Pedro Sanchez e la sua aggressività sta rendendo difficile il raggiungimento di un accordo tra i principali partiti pro-europei in Parlamento. "Dobbiamo diffidare di Manfred Weber. È su una china molto scivolosa", ha avvertito Jean Asselborn, ex ministro lussemburghese degli Affari esteri, in un'intervista al Mattinale Europeo. "State dando troppa importanza alle posizioni di Orban" è uno dei rimproveri costanti nei circoli di potere di Bruxelles. Ma il ricatto del veto esercitato dal leader ungherese è esasperante e preoccupante. Al vertice straordinario convocato per il 1° febbraio, il leader ungherese potrebbe confermare il “no” alla concessione di aiuti all'Ucraina per 50 miliardi di euro in 4 anni attraverso il bilancio comune. La decisione deve essere presa all'unanimità.
Opponendosi all'adesione dell'Ucraina, Viktor Orban può bloccarla. Cosa rischia? Non esiste un meccanismo per espellere uno Stato membro. Privarlo del diritto di voto? Un'azione del genere non è prevista, ci hanno detto diversi funzionari europei. Il leader ungherese è guidato da un senso di impunità. Sta apertamente frenando il sostegno economico e militare europeo all'Ucraina. "Sta prendendo tempo e spera in una vittoria di Donald Trump, che riaprirebbe la questione del sostegno all'Ucraina", ci ha detto un rappresentante di un Paese membro della NATO. La sua retorica sui costi dell'adesione e sulla necessità di porre fine alla guerra scatenata dalla Russia fa il gioco di Vladimir Putin. Il presidente russo attende le elezioni americane e spera in una vittoria di Donald Trump per ottenere una pace negoziata a suo vantaggio.
"Ci rifiutiamo di commentare questioni ipotetiche". Questa frase viene usata come una scappatoia dai capi delle istituzioni europee e della NATO quando vengono interrogati sulle conseguenze di un ritorno al potere dell'ex presidente repubblicano. Ma fuori microfono, le riflessioni sono allarmanti. "L'Unione Europea non ha né la vocazione, né l'intenzione, né la capacità di sostituire gli Stati Uniti" se si disimpegna dall'Ucraina, spiega un funzionario dell'Alleanza. Il capo della diplomazia europea è allarmato. "L'Europa è in pericolo. Se lasciamo che Putin vinca in Ucraina, se lasciamo che la tragedia in corso a Gaza continui, il progetto europeo potrebbe essere irrimediabilmente danneggiato", ha avvertito Josep Borrell durante un discorso al "summit" organizzato dalla rivista Le Grand Continent.
La frase
"Nei prossimi mesi dovremo fare delle scelte. Sentiamo che alcuni paesi europei potrebbero forse iniziare a dubitare e sentiamo che gli americani potrebbero forse iniziare a dubitare. Dobbiamo essere al fianco dell'Ucraina perché lì è in gioco la nostra capacità di vivere in pace (...). Dobbiamo fare in modo che la Russia non vinca".
Emmanuel Macron, presidente della Repubblica francese.
Euro
Il Parlamento italiano boccia la ratifica del trattato del Mes - La Camera dei deputati del Parlamento italiano ieri ha rigettato il progetto di legge per autorizzare la ratifica del nuovo trattato del Meccanismo europeo di stabilità. La maggioranza che sostiene il governo di Giorgia Meloni si è spaccata. Fratelli d'Italia, il partito di Meloni, e la Lega, guidata da Matteo Salvini, hanno votato contro. Entrambi in passato avevano fatto campagna per l'uscita dall'Italia dall'euro, prima di indirizzare le loro critiche al Mes. Forza Italia ha invece deciso di astenersi. Anche il Movimento 5 stelle, all'opposizione, ha votato contro, nonostante il suo leader, Giuseppe Conte, fosse primo ministro quando la riforma del Mes era stata negoziata e firmata. Dopo che l'Italia aveva ottenuto alcune concessioni sulla riforma del Patto di stabilità e crescita, diversi attori brussellesi si aspettavano un impegno del governo Meloni a favore della ratifica. “Il presidente del Consiglio e il ministro delle Finanze hanno davvero il controllo della sua maggioranza?”, ci ha detto una fonte. “La maggioranza Meloni scricchiola”, sottolinea un'altra fonte.
Stupore a Bruxelles, preoccupazione a Lussemburgo - L'Italia è l'unico paese tra i 20 membri della zona euro a non aver proceduto alla ratifica del trattato rivisto, che dovrebbe consentire al Mes di fungere da rete di sicurezza per il Fondo di risoluzione unico delle banche in crisi. Si tratta di uno degli elementi per completare l'unione bancaria. L'obiettivo era un'entrata in vigore del nuovo “backstop” dal primo gennaio del 2024. E' la prima volta che un parlamento di uno stato membro della zona euro boccia la ratifica di un trattato considerato fondamentale per l'Ue e la moneta unica. “Sono basito”, ci ha detto un responsabile europeo a Bruxelles. “Stiamo valutando”, ci ha spiegato una fonte del Mes a Lussemburgo. Negli scorsi mesi, sia il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, sia il direttore del Mes, Pierre Gramegna, avevano sottolineato l'urgenza della ratifica da parte dell'Italia. Visti i fallimenti bancari negli Stati Uniti e in Svizzera quest'anno, il timore è di una crisi finanziaria che colpisca le banche anche nella zona euro senza la rete di sicurezza del Mes. Donohoe ieri ha accusato l'Italia di mettere a repentaglio “la rete di sicurezza comune” dell'area euro, ma ha promesso di continuare a dialogare “nei prossimi mesi” con le autorità italiane.
Sentenze
La Corte di giustizia dell'Ue abolisce il monopolio dell'Uefa – L'era della sentenza Bosnam, che ha rivoluzionato il calcio europeo grazie alle regole del mercato unico dell'Ue, non si è chiusa ieri. Nonostante enormi pressioni politiche, la Corte di giustizia dell'Ue ha stabilito che le regole della Fifa e dell'Uefa di autorizzazione preventiva delle competizioni di calcio tra club violino il diritto dell'Ue, perché contrarie alla concorrenza e alla libera prestazione dei servizi. La sentenza è legata a un rinvio pregiudiziale di un tribunale di Madrid legato a un ricorso contro la Fifa presentato dal progetto Superleague. I giudici di Lussemburgo hanno subito forti pressioni politiche. Davanti alla Corte, quasi tutti gli stati membri si erano schierati a difesa dell'Uefa, così come la Commissione, sostenendo che lo sport costituisse un'eccezione rispetto alle normali regole dell'Ue. I giudici di Lussemburgo li hanno smentiti: "l'organizzazione delle competizioni di calcio tra club e lo sfruttamento dei diritti mediatici sono, evidentemente, attività economiche" e "devono rispettare le regole della concorrenza così come le libertà di circolazione", hanno detto i giudici di Lussemburgo. Dopo la sentenza di ieri, anche se la Corte ha sottolineato di non essersi espressa sulla Superlega, il calcio europeo potrebbe vivere una nuova rivoluzione: A22 Sports, la società che ha presentato il progetto, ha presentato un nuovo formato a 64 squadre per fare concorrenza alle competizioni dell'Uefa.
La Corte mette sotto pressione la Commissione sull'Uefa - Nella sua sentenza di ieri, la Corte ha anche stabilito che "la Fifa e l'Uefa si trovano in situazione di abuso di posizione dominante" e "le loro regole di autorizzazione, controllo sanzione devono essere qualificate, dato il loro carattere arbitrale, come restrizione non giustificata alla libera prestazione dei servizi". Secondo i giudici di Lussemburgo, "le regole della Fifa e dell'Uefa relativa allo sfruttamento dei diritti mediatici sono di natura a apportare pregiudizio ai club europei di calcio, all'insieme delle imprese che operano sul mercato dei media e alla fine ai consumatori e ai telespettatori, impedendo loro di approfittare di competizioni nuove potenzialmente innovatrici o interessanti". La Corte si è sosituita alla Commissione come guardiano delle regole della concorrenza. In effetti, il vicepresidente della Commissione responsabile per lo stile di vita europeo, Margaritis Schinas, ha costantemente difeso l'Uefa, sostenendo che il progetto Superleague non deve vedere la luce. Margrethe Vestager riprenderà le redini del business dello sport?
I conflitti di interesse della Commissione con l'Uefa - La difesa dell'Uefa da parte della Commissione solleva un grande interrogativo su potenziali conflitti di interessi da parte dell'esecutivo comunitario. Le due organizzazioni sono legate da un memorandum d'intesa in cui si prevedono consultazioni e lavoro comune. L'Uefa ha offerto spazi pubblicitari gratuiti di un valore di diverse centinaia di milioni di euro alla Commissione per promuovere le sue campagne negli stadi e alla televisione. Il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, nel maggio del 2022 aveva partecipato al Congresso dell'Uefa, assicurando che l'esecutivo comunitario si sarebbe opposto con ogni mezzo alla creazione della Superleague. Ieri Schinas ha pubblicato un tweet di sostegno all'Uefa, sostenendo che "il principio fondamentale dell'Europa è la solidarietà. Il nostro sostegno coerente a un modello sportivo europeo basato sui valori non è negoziabile. Il calcio europeo rimarrà sempre un vettore d'inclusione e coesione. Per la maggioranza. Non solo per le élite", ha scritto Schinas.
Sovranisti
Orban negozia per far entrare Fidesz nell'Ecr – Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, ieri ha confermato che sta negoziando con l'Ecr per far entrare il suo partito Fidesz nel gruppo sovranista al Parlamento europeo. "Fidesz sta attualmente negoziando con il gruppo dei conservatori europei, ma non aderirà ad alcun gruppo politico prima delle elezioni europee”, ha detto Orban durante la sua conferenza stampa di fine anno. Orban ha usato l'occasione per lanciare i suoi soliti rantoli contro l'Ue. "Sono arrivato a credere che i burocrati di Bruxelles vivano in una bolla e che Bruxelles non riesca a vedere i problemi reali: lo scopo delle elezioni del 2024 è quello di far aprire gli occhi a Bruxelles e di poter correggere gli errori commessi quest'anno”, ha detto Orban.
Accade oggi
Inizio della pausa per le feste di fine anno
Eurostat: quota annuale di energia rinnovabili nel 2022; dati sulle importazioni di prodotti energetici nel terzo trimestre; dati sui reati legati all'immigrazione nel terzo trimestre