Buongiorno! Sono Christian Spillmann e, insieme a David Carretta, vi presentiamo Il Mattinale Europeo.
Non dimenticate di sostenerci passando a un abbonamento a pagamento.
Anche l'Ue ha i suoi “ordini esecutivi”: l'articolo 122 del trattato
La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, questa settimana ha scritto una lettera a Ursula von der Leyen minacciando di potere la Commissione e il Consiglio davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea per contestare la legittimità di una parte del suo piano di riarmo. Nel mirino c'è lo strumento SAFE per fornire 150 miliardi di prestiti agli Stati membri per gli acquisti di armamenti. Il problema non è la sostanza della proposta, condivisa dal Parlamento europeo in diverse sue risoluzioni. A essere contestata è la base giuridica scelta dalla Commissione: l'articolo 122 del trattato che permette di bypassare la procedura legislativa ordinaria per ragioni d'urgenza, escludendo del tutto il Parlamento europeo.
Per l'Ue, l'articolo 122 del trattato è l'equivalente degli ordini esecutivi che il presidente Donald Trump firma a ripetizione, invocando poteri emergenziali e infischiandosene degli equilibri tra poteri della democrazia americana. Prima con la pandemia di Covid, poi con la crisi dei prezzi dell'energia provocata dalla guerra della Russia contro l'Ucraina, e ora con il piano di riarmo, Ursula von der Leyen ha moltiplicato il ricorso all'articolo 122, privando i rappresentanti eletti direttamente dai cittadini dell'Ue dei loro poteri. La presidente della Commissione ha il sostegno dei governi nazionali. Tuttavia l'abuso dell'articolo 122 pone un problema sempre più serio di equilibrio istituzionali e democrazia nell'Ue.
"E' profondamente preoccupante che l'atto legislativo in questione sia proposto per essere adottato senza la base legale e la procedura legislativa appropriata, mettendo a rischio la legittimità democratica minando la funzione legislativa e di scrutinio del Parlamento”, ha scritto Metsola nella sua lettera a von der Leyen. Inoltre “il Parlamento considera l'uso dell'articolo 122 del trattato in questo caso particolare non è in linea con il principio di sincera cooperazione iscritto nel trattato sull'Ue".
Il messaggio di Metsola è chiaro e diretto. La presidente del Parlamento europeo si basa su un parere del servizio giuridico della sua istituzione, approvato all'unanimità dalla commissione Affari giudici il 23 aprile scorso. Metsola sottolinea che la Commissione non ha fornito la giustificazione appropriata per l'uso dell'articolo 122 come base legale e che sarebbe possibile utilizzare per lo strumento SAFE altri articoli del trattato coinvolgendo il Parlamento europeo. I deputati “non stanno mettendo in discussione i meriti di questa proposta”. Al contrario, Il Parlamento è pronto a legiferare rapidamente”, anche attraverso una procedura di urgenza.
La richiesta di Metsola e del Parlamento europeo a von der Leyen è di modificare la base giuridica. Per la Commissione significherebbe dover presentare una nuova proposta, nel momento in cui lo strumento SAFE è già oggetto di negoziati tra gli Stati membri al Consiglio dell'Ue. I tempi di approvazione si allungherebbero, perché sarebbe necessario passare davanti al Parlamento europeo e negoziare un testo di compromesso tra i due co-legislatori (Parlamento e Consiglio). In ogni caso, l'appello di Metsola non sarà ascoltato. “Possiamo confermare che abbiamo ricevuto la lettera e che nella risposta giustificheremo la scelta della base giuridica per l'uso dell'articolo 122, che viene utilizzato per circostanze eccezionali, basandoci anche sul contributo che abbiamo avuto, in particolare dal nostro servizio legale”, ha detto ieri la portavoce della Commissione, Paula Pinho.
Il 122 è l'articolo magico del trattato che equivale alla decretazione d'emergenza nazionale, in caso di crisi eccezionali. Il testo cita il sorgere di “gravi difficoltà nell'approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell'energia”. Con il trattato di Lisbona è stato specificato che l'articolo 122 deve essere utilizzato “in spirito di solidarietà tra Stati membri”. Il Consiglio dell'Ue decide su proposta della Commissione. Le proposte vengono approvate alla maggioranza qualificata degli Stati membri. Il Parlamento viene semplicemente informato “in merito alla decisione presa”. A cose fatte.
Il tema è più ampio e tocca la ripartizione delle competenze tra Stati membri e Ue. In uno studio del 2023 commissionato dalla Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo, l'autore Merijn Chamon, professore di diritto dell'Ue all'Università di Maastricht, sottolinea che il continuo ricorso all'articolo 122 costituisce “presumibilmente un cambio di paradigma, poiché attraverso queste misure di crisi, l'Ue sta perseguendo indirettamente una politica economica”. Secondo il trattato, l'Ue non può occuparsi della politica economica, che è competenza esclusiva degli Stati membri. Eppure, viene perseguita “in modo secondario” attraverso l'articolo 122. La risposta alla crisi diventa il grimaldello con cui l'Ue può rompere il lucchetto delle competenze attribuite dal trattato ai governi nazionali.
Nella legislatura 2019-24 il numero di atti giuridici adottati con l'articolo 122 è triplicato rispetto ai cinque anni precedenti. Non che tra il 2014-19 fossero mancate le crisi, tra conseguenze della crisi del debito sovrano, minaccia di uscita della Grecia dall'euro e crisi migratoria. Ma la Commissione di Jean-Claude Juncker aveva preferito non fare un ricorso eccessivo a questa procedura straordinaria. Tutto è cambiato con il Covid e Ursula von der Leyen, il cui modus operandi si confà perfettamente all'articolo 122. Questa procedura piace ai governi, perché i negoziati restano saldamente nelle loro mani. Nessuno si deve confrontare alle richieste e alle esigenze dei parlamentari europei.
Nei cinque anni della prima Commissione von der Leyen l'articolo 122 è stato utilizzato per la risposta immediata al Covid e il sostegno di emergenza che ha permesso prima l'acquisto congiunto di mascherine e poi di vaccini, per creare lo strumento SURE per combattere la disoccupazione legata ai lockdown, e per lo strumento Next Generation EU per rilanciare l'economia dopo la pandemia. L'articolo 122 è stato nuovamente utilizzato nel 2022 per affrontare la crisi energetica con una serie di misure emergenziali, dagli obblighi di stoccaggio di gas al “price cap”, dai prelievi sui profitti straordinarie delle società energetiche all'accelerazione dei permessi per le rinnovabili.
Il Covid era sicuramente un'emergenza. Nel primo anno della pandemia, il Parlamento europeo faceva anche fatica a riunirsi, costretto a ricorrere ai dibattiti e ai voti via videoconferenza. L'energia, al centro della crisi del 2022 quando il taglio delle forniture di gas della Russia aveva fatto balzare i prezzi verso l'alto, è espressamente menzionata dall'articolo 122 del trattato. Ma quali sono le ragioni d'urgenza che motivano questa procedura emergenziale per il riarmo? La guerra della Russia contro l'Ucraina è in corso da più di tre anni. La necessità di riamarsi è evidenziata in quasi tutte le conclusioni del Consiglio europeo dal 2022. Il fattore nuovo è Donald Trump che minaccia di ritirare il suo sostegno all'Ucraina, di disimpegnare gli Stati Uniti dalla sicurezza dell'Europa o di staccare la spina delle armi fornite agli europei. E' una ragione sufficiente per l'articolo 122?
Il Parlamento da tempo obietta a questo uso abusivo delle procedure emergenziali da parte della Commissione. In una risoluzione del 12 luglio 2023 sulla pandemia di Covid ha espresso preoccupazione per il fatto che "durante la pandemia, l'esecutivo abbia avuto un ruolo dominante nel processo decisionale di emergenza, il che ha minato le prerogative del Parlamento e la sua capacità di esercitare un controllo politico". Nell'ottobre del 2024, prima del voto del Parlamento sulla sua nuova Commissione, Ursula von der Leyen aveva firmato con Roberta Metsola un impegno a fornire una “giustificazione completa” in caso di ricorso all'articolo 122 per misure legislative di crisi. Il documento doveva essere la base della revisione dell'accordo inter-istituzionale tra Commissione e Parlamento. La promessa di von der Leyen non è stata rispettata.
La frase
“Alcuni continuano a dire che dovremmo riaprire il rubinetto del gas e petrolio russi. Questo sarebbe un errore di proporzioni storiche. E non permetteremo che accada”.
La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
Franco-tedesco
Macron e Merz vogliono "ridisegnare le relazioni franco-tedesche per l'Europa" – Un articolo firmato insieme su diversi media, una conferenza stampa dopo il loro incontro all'Eliseo: il nuovo cancelliere tedesco, Friedrich Merz e il presidente francese Emmanuel Macron hanno mostrato ieri la loro intesa personale e la loro volontà comune di rilanciare l'Unione europea. Molte convergenze, ma anche singolarità nelle posizioni. Merz vuole rimanere ancorato agli Stati Uniti e mostra un sostegno incondizionato a Israele nella sua lotta contro il terrorismo di Hamas, ma con un "obbligo umanitario di proteggere le popolazioni civili" a Gaza. Il nuovo ministro tedesco degli Affari esteri si recherà in Israele "questo fine settimana". Emmanuel Macron si è mostrato più strutturato nel suo ragionamento. Il presidente francese ha insistito sulla necessità per gli europei di tenere conto delle "priorità geopolitiche degli Stati Uniti" con un richiamo all'umiliazione inflitta agli europei durante l'abbandono dell'Afghanistan senza consultarli. Il presidente francese ha anche mostrato la fermezza della Francia nei confronti di Israele dichiarando "inaccettabile" la situazione umanitaria imposta dallo Stato ebraico alle popolazioni della Striscia di Gaza che "non sono mai state tenute così a lungo lontane dall'aiuto, dall'accesso all'acqua e alle cure".
https://www.lefigaro.fr/vox/monde/emmanuel-macron-et-friedrich-merz-remettre-a-plat-les-relations-franco-allemandes-pour-l-europe-20250507
Aiuto all'Ucraina, ambiguità strategica e metodo tedesco - Fine della rivalità franco-tedesca sul tema di chi fornisce più armamenti a Kyiv. "Bisogna parlarne il meno possibile e mantenere l'ambiguità", ha insistito il presidente Macron in risposta a una domanda sui missili Taurus tedeschi. "Il cancelliere prende le decisioni giuste e approvo la sua decisione di ricreare l'ambiguità strategica. È folle dare alla Russia indicazioni sugli armamenti e il sostegno all'Ucraina", ha spiegato il capo di Stato francese. Il cancelliere, che si è impegnato a fornire questi missili, ha così potuto non rispondere alle domande dei giornalisti. Friedrich Merz ha dato una lezione di metodo ed enunciato le condizioni per una partecipazione tedesca alla forza di rassicurazione promessa all'Ucraina. "Senza un accordo di pace, non possiamo dare informazioni sulle garanzie di sicurezza, perché non conosciamo le condizioni", ha spiegato. Merz ha poi insistito sull'importanza che gli Stati Uniti rimangono “impegnati nelle garanzie di sicurezza”.
Fermezza europea contro i dazi doganali di Trump - "Nessuno deve dubitare della nostra determinazione a preservare pienamente gli interessi dell'Ue e a rispondere con fermezza alle misure dannose prese contro di lei", hanno affermato i due leader nel loro articolo comune. "Incoraggiamo la Commissione a ricorrere alla sua scatola degli attrezzi, con rapidità e fermezza, quando necessario per proteggere gli interessi europei", hanno aggiunto. Ma Merz e Macron hanno voluto risparmiare il presidente americano. "Esploreremo i modi per mettere in piedi con gli Stati Uniti un'agenda commerciale e di investimento che sia reciprocamente vantaggiosa", hanno assicurato.
Volontà europea di diversificazione dei partner commerciali - "Di fronte a una concorrenza mondiale più agguerrita, agiremo per una nuova agenda di politica commerciale sostenibile per l'Ue, per ridurre i rischi e diversificare i nostri partenariati e catene di valore, rafforzando al contempo la competitività europea e assicurando salvaguardie efficaci per l'agricoltura e i settori strategici", hanno annunciato i due leader nel loro articolo. "L'accordo con il Mercosur deve essere ratificato e implementato", ha sostenuto Merz durante la conferenza stampa. Macron ha risposto citando il modello dell'accordo CETA con il Canada con le sue clausole di salvaguardia. "Siamo a favore degli accordi commerciali se proteggono i produttori europei e garantiscono loro un trattamento equo. Le condizioni imposte ai nostri produttori devono essere rispettate dagli altri".
Francia e Germania mano nella mano sulla migrazione - "Dobbiamo svolgere un ruolo trainante in materia di migrazioni. Ci assicureremo che il patto europeo su migrazione e asilo sia pienamente e rapidamente attuato, in modo uniforme in Francia e in Germania, nonché per ottenere risultati riguardanti le norme europee in materia di rimpatrio", affermano Merz e Macron nel loro articolo. "Il nostro obiettivo è dare una direzione più strategica allo spazio Schengen e assicurare un coordinamento stretto dei controlli alle frontiere interne per garantire il buon funzionamento e l'efficacia", spiegano i leader di Francia e Germania. Nessuna parola, invece, sulle pratiche contestate dei "centri di rimpatrio" esternalizzati fuori dall'Ue per i migranti in situazione irregolare.
Geopolitica
Von der Leyen avverte dei rischi di un accordo sbagliato sull'Ucraina - “La guerra in Ucraina alla fine si concluderà, ma il modo in cui finirà plasmerà il nostro continente per le generazioni a venire. Il futuro degli ucraini è in gioco, ma lo è anche il nostro. Un accordo sbagliato potrebbe incoraggiare la Russia a tornare a chiedere di più”, ha avvertito ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, in un discorso al Parlamento europeo. L'Amministrazione Trump sta moltiplicando i segnali di voler abbandonare i negoziati. Ma il rischio di pressioni su Volodymyr Zelensky per accettare una capitolazione è sempre presente. Un cattivo accordo “sarebbe la ricetta per maggiore instabilità e insicurezza”, ha detto von der Leyen. “L'Europa ha una posta in gioco enorme. Di conseguenza dobbiamo fare del nostro meglio per rafforzare la posizione dell'Ucraina. Perché abbiamo visto tutti come la Russia negozia: bombarda; intimidisce; seppellisce le promesse sotto le macerie. Putin vuole costringere l'Ucraina ad accettare l'inaccettabile”. Secondo la presidente della Commissione è necessario “sfidare le intimidazioni di Putin”.
Von der Leyen vuole aprire tutti i capitoli negoziali per l'Ucraina nel 2025 – Nel suo discorso al Parlamento europeo, Ursula von der Leyen ha anche lasciato intendere di essere pronta ad aprire tutti i “cluster” dei capitoli negoziali del processo di adesione dell'Ucraina già quest'anno. “L'adesione all'Unione Europea può essere la più forte garanzia di sicurezza. Ed è stato uno dei temi centrali del mio ultimo incontro con il presidente Zelensky a Roma”, ha detto la presidente della Commissione. “Stiamo lavorando intensamente con l'Ucraina per avviare il primo cluster di negoziati di adesione e per avviare tutti i cluster nel 2025”. Per von der Leyen, l'adesione dell'Ucraina all'Ue “è la massima garanzia di una pace giusta e duratura”. Eppure Ursula von der Leyen sa che è un'impresa praticamente impossibile. Per aprire un “cluster” - un gruppo di capitoli negoziali – serve l'unanimità e l'Ungheria mette il veto. Viktor Orban ha lanciato una consultazione nazionale contro l'adesione dell'Ucraina. Il 18 maggio la Romania potrebbe eleggere come presidente un altro leader anti-ucraino, il candidato di estrema destra George Simion.
Il Parlamento contro la ripresa dei negoziati di adesione con la Turchia – In una risoluzione in cui condanna la deriva autocratica di Recep Tayyip Erdogan, il Parlamento europeo ieri ha detto che l’importanza geopolitica della Turchia non deve poter compensare l’arretramento democratico del governo, sottolineando che i criteri per l’adesione all’Ue non sono negoziabili. Secondo i deputati, il processo di adesione della Turchia può riprendere nelle attuali circostanze, nonostante le aspirazioni democratiche e filo-europee di una larga parte della società turca. Il Parlamento considera gli attacchi contro il sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, come una mossa politica, volta a ostacolare la candidatura di un potenziale contendente alle prossime elezioni. Con tali azioni, le autorità turche stanno spingendo ulteriormente il paese verso un modello autoritario, dice la risoluzione.
Solo appelli ad Israele, niente azione dall'Ue su Gaza – L'Alto rappresentante, Kaja Kallas, e le commissarie Dubravka Suica e Hadja Lahbib, responsabili rispettivamente per il Mediterraneo e per gli aiuti umanitari, ieri hanno espresso la loro “grave preoccupazione” per la chiusura della Striscia di Gaza agli aiuti umanitari che dura da oltre due mesi. “L'Ue ribadisce il suo appello urgente a Israele affinché revochi immediatamente il blocco su Gaza”, hanno detto le tre commissarie nella loro dichiarazione. “In quanto potenza occupante, Israele è obbligato, in base al diritto internazionale, a garantire che gli aiuti umanitari raggiungano la popolazione bisognosa”. L'Ue è anche preoccupata per il meccanismo di distribuzione degli aiuti deciso dal gabinetto di sicurezza israeliana il 4 maggio, che toglie la gestione all'Onu e alle Ong per affidarla a contractor privati. “Il nostro messaggio è chiaro: gli aiuti umanitari non devono mai essere politicizzati o militarizzati. L'uso degli aiuti come strumento di guerra è vietato dal diritto internazionale umanitario”, hanno detto Kallas, Suica e Lahbib. Ma la Commissione, almeno per ora, non intende proporre conseguenze per il governo di Benjamin Netanyahu, come la sospensione dell'accordo di associazione.
Riarmo
Rischio surplace su SAFE – Un nuovo dibattito tra gli ambasciatori dei ventisette Stati membri ieri non ha permesso di fare passi avanti sullo strumento SAFE che la Commissione ha proposto per fornire 150 miliardi di prestiti agli Stati membri nell'ambito del piano di riarmo. Il rischio è quello di uno stallo. La prossima settimana è previsto un dibattito politico tra i ministri delle Finanze all'Ecofin. Ma diversi diplomatici sono pessimisti su una svolta. La discussione continua a ruotare attorno ai temi del “buy european”, dell'origine delle armi che possono essere comprate con gli acquisti congiunti e i prestiti e sulla necessità di non favorire le industrie di alcuni Stati membri, come la Germania. La presidenza polacca del Consiglio dell'Ue spera ancora di trovare un accordo entro la fine del mese. Ma SAFE potrebbe finire sul tavolo dei capi di Stato e di governo per uscire dallo stallo in giugno.
Meloni promette il 2 per cento di Pil nella difesa nel 2025 - L'Italia è uno dei paesi europei che non rispetta l'impegno previsto dalla Nato del 2 per cento del Pil nella spesa per la difesa. "L'Italia finalmente raggiungerà questo target nel corso del 2025 perché c'è un governo che sa che mantenere gli impegni presi è fondamentale per farsi rispettare”, ha detto il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ieri in Parlamento. Dopo Spagna e Belgio, l'Italia si aggiunge ai paesi che vogliono mostrare a Donald Trump il loro impegno in vista del vertice Nato dell'Aia a giugno. Ma c'è un trucco contabile. Meloni ha spiegato che saranno inserite “nel computo delle spese rilevanti quelle voci in linea con i parametri dell'alleanza atlantica (…) che rientrano nell'approccio multidimensionale della difesa". Secondo Meloni, “rafforzare la difesa non vuol dire semplicemente occuparsi di potenziare gli armamenti. Significa di più. Difesa dei confini, lotta del terrorismo, controllo del cyberspazio, presidio del dominio sottomarino e delle infrastrutture critiche, protezione delle catene del valore e attenzione al dominio spaziale”.
Guerra commerciale
La Commissione invia la lista delle merci americane da colpire – La priorità numero uno rimane il dialogo con l'Amministrazione americano per trovare un accordo che permetta di cancellare i dazi imposti da Donald Trump all'Ue. Ma il tempo passa e la Commissione è costretta a preparare anche il piano B. Durante la riunione di ieri degli ambasciatori dei ventisette Stati membri, la Commissione li ha informati che intende presentare una lista di merci americane che potrebbero essere colpite dai dazi di rappresaglia dell'Ue per un valore di 100 miliardi. La lista era attesa nelle caselle email degli ambasciatori tra ieri sera e la giornata di oggi. I ventisette discuteranno la lista il 12 o 13 maggio. Sarà l'occasione di commenti e richieste di modifica, prima che sia avviata la consultazione con gli attori privati. Gli ambasciatori hanno anche discusso l'ordine del giorno del Consiglio Commercio della prossima settimana. Oltre che delle relazioni commerciali Ue-Usa, i ministri discuteranno di sicurezza economica (investimenti in entrata e in uscita, controlli all’esportazione, eccetera) e dei negoziati commerciali bilaterali paesi terzi già finalizzati (Mercosur e Messico) e in corso di negoziato (India, Indonesia, Thailandia, Filippine, Malesia, Emirati Arabi Uniti). Intanto ieri il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, ha firmato un accordo di commercio digitale con Singapore.
Energia
Alcuni dubbi tra i ventisette sul piano della Commissione per liberarsi dal gas russo – Ungheria e Slovacchia hanno già detto pubblicamente di essere contrari alla roadmap presentata martedì dalla Commissione per liberarsi dal gas russo. In una riunione del Coreper I ieri, altri ambasciatori hanno sollevato alcuni interrogativi e preoccupazioni, in particolare sull'impatto sui prezzi, la sicurezza delle fornitura e aspetti giuridici. Tuttavia c'è “forte sostegno per la direzione di lavoro”, ci ha detto un diplomatico. Alcuni Stati membri hanno comunque sottolineato l'importanza per la Commissione di tenere conto di specificità nazionali.
Brum brum
Il Consiglio dà il via libera alla sospensione delle multe, l'Italia spinge per più concessioni – Il Consiglio dell'Ue ieri ha approvato senza modifiche la proposta della Commissione per evitare l'imposizione di multe ai costruttori auto per non aver rispettato gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per i veicoli nuovi venduti nel 2025. L'Italia è soddisfatta, ma non del tutto. Ieri ha presentato una dichiarazione con la quale chiede nuovamente di anticipare al 2025 la revisione del regolamento sulle auto a zero emissioni nel 2035, affinché segua il principio della neutralità tecnologica e includa la possibilità di usare i biocarburanti. L'Italia, inoltre, chiede di ridurre il rischio di sanzioni per i costruttori di veicoli commerciali pesanti anticipando anche la revisione del regolamento del 2019 che tocca questo settore.
Soldi
Il Parlamento contro le idee della Commissione sul bilancio 2028-34 dell'Ue – Il Parlamento europeo ieri ha adottato una risoluzione che fissa le sue priorità per il prossimo quadro finanziario pluriennale (il bilancio 2028-34) dell'Ue. La distribuzione delle risorse deve rispecchiare la realtà geopolitica, economica e ambientale e deve essere flessibile, hanno detto i deputati. Il finanziamento deve essere più ambizioso per rispondere alle crescenti aspettative dei cittadini europei in un contesto globale instabile. L'attuale tetto di spesa, pari all'1 per cento del reddito nazionale lordo, non è sufficiente. Il Parlamento tuttavia respinge l’idea della Commissione di un assegno unico nazionale per distribuire le risorse dell'Ue, replicando il modello del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (RFF) basato su “un piano nazionale per Stato membro”. E' un chiaro “no” alla proposta di accorpare la Politica agricola comune e la Politica di coesione in un unico fondo. Il testo è stato approvato con 317 voti a favore, 206 contrari e 123 astensioni. La proposta formale della Commissione è attesa per il 16 di luglio.
Stato di diritto
Due vittorie per le ONG al Parlamento europeo (ma il PPE non è contento) – Le Organizzazioni non governative, oggetto da mesi di una serie di attacchi da parte dell'estrema destra, ma anche da una parte del Partito Popolare Europeo, hanno ottenuto due successi nella sessione plenaria di questa settimana del Parlamento europeo. Un emendamento al discarico di bilancio approvato dai deputati riconosce che le ONG finanziate dall'Ue hanno operato nel pieno rispetto delle regole e del regolamento LIFE, il programma dell'Ue per l'ambiente. In un rapporto sulla Protezione degli interessi finanziari dell'Ue viene affermato che le ONG sono una componente essenziale di una società democratica vibrante e viene riconosciuto che queste organizzazioni meritano il sostegno finanziario dell'Ue. Il PPE non è soddisfatto di queste due vittorie simboliche. In un comunicato, il PPE ieri ha detto che la Commissione non ha fatto abbastanza "per porre fine alla segretezza che circonda i finanziamenti delle ONG". Oggi ci sarà un altro test, quando la Conferenza dei presidenti deciderà sulla richiesta del gruppo ECR di lanciare una commissione d'inchiesta sulle ONG.
Migranti
La Commissione porta Orban alla Corte per aver liberato i trafficanti – Lo sapevate che Viktor Orban dal 2023 apre le celle delle prigioni ungheresi e libera i trafficanti di esseri umani? Il leader che vuole mostrarsi più duro contro i migranti è anche quello che lascia liberi chi è responsabile del traffico di migranti. Nell'aprile del 2023 il governo aveva adottato un decreto per abbreviare la pena detentiva dei trafficanti condannati, a condizione che lascino il territorio entro 72 ore. La misura era stata pensata come ricatto contro la Commissione per farsi finanziare il sistema carcerario e le politiche migratorie. Diversi governi avevano protestato. L'Austria aveva minacciato di chiudere le frontiere interne di Schengen. La Commissione aveva aperto una procedura di infrazione. Ieri la Commissione ha deciso di portare l'Ungheria davanti alla Corte di giustizia per aver violato una direttiva e una decisione che obbligano gli stati membri a imporre sanzioni appropriate e dissuasive ai trafficanti di migranti. “Questo decreto governativo compromette l'obiettivo di contrastare efficacemente il traffico di migranti, l'effetto deterrenza della legislazione dell'Ue sui trafficanti e gli sforzi congiunti dell'Ue nella lotta al traffico di migranti”, ha detto la Commissione.
Accade oggi
Consiglio europeo: discorso del presidente Costa all’Istituto universitario europeo; visita all’impianto di produzione di Leonardo
Presidenza polacca dell'Ue: riunione informale ministri degli Esteri e della Difesa (Gymnich) a Varsavia
Parlamento europeo: sessione plenaria a Strasburgo (dibattiti sugli 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale; le sfide e le nuove pratiche commerciali nel Mercato interno; l'azione dell'Ue nella prevenzione del cancro, delle malattie cardiovascolari e del morbillo
Commissione: la presidente von der Leyen riceve il premier irlandese, Michael Martin
Commissione: il commissario Hansen partecipa a una conferenza sulla Vision per l’Agricoltura e l’alimentazione
Commissione: il vicepresidente Fitto a Valencia incontra il governatore Carlos Mazon e la sindaca Maria Jose Català
Commissione: la vicepresidente Ribera a Edimburgo
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sulla multa alla Slovenia per la violazione diritto Ue in materia di gestione dei rifiuti
Eurostat: produzione e turnover nei servizi a febbraio; dati sulle competenze dei migranti nel 2023