Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Con Ursula von der Leyen la Germania vince sempre
Ursula von der Leyen oggi dovrebbe essere confermata dai capi di Stato e di governo come presidente della Commissione. Il Consiglio europeo deve dare la sua benedizione all'accordo raggiunto dai negoziatori del Partito popolare europeo, del Partito socialista europeo e dai liberali di Renew sul trio che dirigerà le istituzioni nei prossimi cinque anni. L'ex premier portoghese socialista, Antonio Costa, succederà al belga Charles Michel come presidente del Consiglio europeo. La premier estone liberale, Kaja Kallas, prenderà il posto dello spagnolo Josep Borrell come Alto rappresentante per la politica estera. Per von der Leyen è un trionfo, favorito dal consolidamento elettorale del suo PPE e dalla disfatta di Emmanuel Macron. La sera del 9 giugno ogni potenziale alternativa è scomparsa. E' un trionfo anche del metodo che von der Leyen ha usato per ottenere il sostegno dei leader: offrire ai governi tutto ciò che vogliono, anche a costo di fare compromessi con gli interessi o le regole dell'Ue.
Nella politica italiana è ancora viva la memoria di Achille Lauro, armatore, politico populista e monarchico del dopo guerra che, secondo la leggenda, assicurava la fedeltà dei suoi elettori a Napoli regalando una scarpa sinistra prima delle elezioni e la scarpa destra dopo il voto. Von der Leyen non è originale come i partenopei. Un deputato europeo del PPE che la conosce bene la descrive come la protagonista di una pubblicità degli anni ottanta in Germania. Nello spot una manager, con una perfetta messa in piega, prende un aereo la mattina a Francoforte, atterra a Zurigo, poi nel pomeriggio vola a Londra, per finire la sera a Parigi. Sulle scalette di ciascun aereo la messa in piega è sempre perfetta e, in ogni incontro con clienti o consigli di amministrazione, la manager ha un solo messaggio rassicurante: “Ci penso io”.
Dietro allo slogan “Team Europe” di von der Leyen c'è il metodo che ha caratterizzato tutto il suo primo mandato: la Commissione fa squadra, non vuole disturbare i governi nazionali, a meno che non sia assolutamente necessario per circostanze politiche e mediatiche. La presidente della Commissione c'è per aiutare i leader nazionali, non per metterli in imbarazzo o creare problemi interni. Nella sua campagna elettorale, iniziata molto prima di questa primavera, von der Leyen ha distribuito ancora più favori e regali per ottenere il sostegno dei capi di Stato e di governo. Il Mattinale Europeo non è in grado di pubblicare la mappa completa. Ma siamo riusciti a mettere insieme un'ampia serie di indizi.
Il Piano di ripresa e resilienza è utile per permettere a un capo di stato e di governo di rivendicare successi in Europa. I 750 miliardi di euro di NextGenerationEu sono una montagna di soldi. Subito dopo le elezioni europee, la Commissione ha approvato diversi esborsi dando giudizi positivi sulle riforme e gli investimenti realizzati. Il 12 giugno è stata approvata la quarta richiesta di pagamento della Spagna per 10 miliardi di euro e la quinta della Croazia per 821,7 milioni. Il 14 giugno è stato dato il via libera alla quarta richiesta di pagamento della Grecia per 2,3 miliardi. Il 24 giugno la Commissione ha sbloccato gli esborsi per Portogallo e Romania che erano stati congelati per non aver realizzato “target” e “milestone” (rispettivamente 714 milioni e 37,2 milioni).
La vicinanza dei vertici sui “Top Jobs” - la cena informale del 17 giugno e il Consiglio europeo che si apre oggi - può essere una semplice coincidenza. Ma i ritardi o la sospensione dei pagamenti da parte della Commissione sono sempre imbarazzanti per i governi nazionali, che si trovano sotto accusa sui media nazionali. Un altro indizio è emerso il 31 maggio, quando la Commissione ha pubblicato le nuove linee guida sulle modalità di attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza. Il documento concede molta più flessibilità ai governi sulla spesa e impone molti meno controlli sull'uso dei fondi.
Von der Leyen ha curato alcuni grandi elettori con maggiore attenzione in vista non solo del Consiglio europeo, ma anche della conferma da parte del Parlamento europeo. L'italiana Giorgia Meloni è stata tra i più privilegiati. La presidente della Commissione è volata a Tunisi per firmare il memorandum d'intesa sui migranti e ha dato la sua benedizione all'accordo dell'Italia con l'Albania sull'esternalizzazione delle procedure di asilo. Entrambi gli accordi sono stati contestati da altri stati membri o da esperti giuridici. Al vertice del G7 in Puglia di metà giugno c'è stata una fuga di notizie dalla Commissione sul via libera all'acquisizione di ITA da parte di Lufthansa. Nei cassetti di von der Leyen è rimasta chiusa una procedura di infrazione sulle concessioni balneari. La raccomandazione fiscale per la procedura per deficit eccessivo è stata rinviata a novembre. La pubblicazione del rapporto annuale sullo Stato di diritto nell'Ue con critiche sulla libertà di stampa è stata spostata dal 3 al 24 luglio. La settimana prima ci sarà il voto al Parlamento europeo per confermare la presidente della Commissione.
Il premier polacco Donald Tusk, membro del PPE, ha ottenuto da von der Leyen gli esborsi del Piano di ripresa e resilienza, lo sblocco dei fondi di coesione e la chiusura della procedura dell'articolo 7 sulle violazioni dello stato di diritto senza che fossero state attuate le riforme della giustizia richieste dalla Commissione, ma sulla base di un semplice impegno. I leader del Ppe sono stati particolarmente viziati sul fronte dei migranti. Von der Leyen ha chiuso costantemente gli occhi sulle ripetute violazioni dei diritti fondamentali da parte della Grecia di Kyriakos Mitsotakis e della Croazia di Andrej Plenkovic. Von der Leyen ha risposto immediatamente “sì” alla richiesta del presidente cipriota, Nikos Christodoulidīs, di un accordo con il Libano sui migranti. A Beirut la presidente della Commissione si è spinta fino a ipotizzare il rientro dei rifugiati siriani nella Siria da cui sono fuggiti per la guerra e le persecuzioni di Bashar al Assad.
Tra i beneficiari di regali elettorali ci sono leader che avrebbero potuto “rovesciare il tavolo”, proponendo candidature alternative dirompenti. Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, ha ottenuto da von der Leyen la firma di un accordo con la Mauritania sui migranti, paese che secondo inchieste giornalistiche perseguita e abbandona i migranti nel deserto come la Tunisia e il Marocco. La Commissione ha negoziato una tregua nella guerra tra Sanchez e il Partido popular sulla riforma della giustizia, sottoscritta il 25 giugno. Il francese Emmanuel Macron ha preteso e ottenuto da von der Leyen di non firmare l'accordo commerciale con il Mercosur. La Francia ha anche ottenuto l'annuncio dei potenziali dazi contro le auto elettriche cinesi. Come l'Italia, anche la Francia non è stata imbarazzata da una richiesta di aggiustamento fiscale immediato, quando la Commissione ha aperto la procedura per deficit eccessivo il 19 giugno.
La generosità di von der Leyen con i governi è una delle ragioni per cui i leader la confermeranno, senza entusiasmo, ma convinti che alla fine sia nel loro interesse. Eppure alcuni analisti ritengono che il metodo von der Leyen non sia nell'interesse dell'Ue, delle sue regole e dei suoi principi. La Commissione dovrebbe essere il Guardiano dei trattati. Quella von der Leyen ha ridotto in modo significativo le procedure di infrazione, strumento essenziale per preservare il mercato unico. Daniel Tilles di Notes from Poland spiega perché le concessioni di von der Leyen a Tusk non fanno bene né alla Polonia né alla causa della democrazia che la presidente della Commissione dice difendere.
C'è un altro elemento del metodo von der Leyen che i leader rischiano di sottovalutare se pensano che i loro interessi nazionali possano essere protetti. Durante il primo mandato, alla fine, von der Leyen ha sempre privilegiato gli interessi della sua Germania. Il Green deal aveva avuto l'impulso decisivo di Angela Merkel. Molte proposte della Commissione sull'energia – dalla tassonomia alle misure di emergenza dopo la guerra della Russia – sono state ispirate o scritte a Berlino. Von der Leyen ha ritardato il tetto al prezzo del gas chiesto da Mario Draghi, a cui la Germania si opponeva. Ha rifiutato la proposta di un Fondo europeo per la sovranità perché i tedeschi erano contrari. Ha frenato le iniziative di Thierry Breton e rinviato un “options paper” sul finanziamento della difesa, perché Berlino non vuole discutere di Eurobond. I dazi sulle auto elettriche cinesi potrebbero essere molto provvisori: il negoziato avviato dalla Commissione con Pechino fa temere una marcia indietro. Come nel calcio, con von der Leyen la Germania vince sempre.
La frase
"Mi batterò sempre contro chi vorrebbe sublimare, in questo caso anche a livello europeo, una visione oligarchica e tecnocratica della politica e della società".
Giorgia Meloni.
Conclave europeo
Un vertice "fiume tranquillo" - A meno di incidenti o di un'esplosione di malumori, il vertice europeo organizzato oggi e domani potrebbe svolgersi nell'arco di un giorno e una lunga notte, confida un diplomatico europeo. Preparati con cura in anticipo, i temi all'ordine del giorno incontrano ormai sufficientemente consenso tra i capi di Stato e di governo. Il punto più importante, la nomina dei vertici delle istituzioni europee, è all'ordine del giorno della cena e i candidati prescelti sono già noti. Non sono state espresse riserve generali sull'Agenda strategica che fissa le priorità per il periodo 2024-29. Il documento "non è appassionante", ammettono diverse delegazioni nazionali. Ma non merita di essere respinto. Tuttavia una crisi di malcontento non è da escludere. Il primo ministro italiano, Giorgia Meloni, e il primo ministro ungherese, Viktor Orban, potrebbero creare problemi. Per adottare l'Agenda strategica è necessaria l'unanimità e si potrebbe creare un legame con le nomine. Il cerimoniere, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, dovrà dare prova di diplomazia e psicologia.
Meloni, Orban e Fico contro l'accordo sui “Top Jobs” - Solo tre capi di Stato e di governo non hanno ancora dato il loro assenso all'accordo per confermare Ursula von der Leyen presidente della Commissione e nominare Antonio Costa presidente del Consiglio europeo e Kaja Kallas Alto rappresentante per la politica estera. L'aspettativa è che il Consiglio europeo di oggi e domani dia il via libera al trio sostenuto dai tre partiti della maggioranza europeista, Partito Popolare Europeo, Partito Socialista Europeo e liberali di Renew. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, potrebbe ritardare a domani la decisione formale. Ma i capi di stato e di governo sono determinati a chiudere il più rapidamente possibile, anche a costo di procedere con un voto a maggioranza qualificata, ci hanno spiegato diverse fonti. Ci sono due precedenti. Nel 2019 Angela Merkel si astenne sulla nomina di von der Leyen alla Commissione, perché non aveva l'accordo del suo partner di coalizione, il partito socialdemocratico della Spd. Nel 2014 il britannico David Cameron e l'ungherese Viktor Orban votarono contro la nomina di Jean-Claude Juncker.
L'incognita Meloni - Voto a favore, contrario oppure astensione sui Top Jobs? Il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ieri non ha chiarito cosa intende fare sulle nomine dei tre prossimi leader delle istituzioni dell'Ue. In un discorso in Parlamento ieri, Meloni ha nuovamente mostrato tutta la sua rabbia per non aver partecipato alle trattative condotte tra i capi di Stato e di governo dei partiti della maggioranza europeista. Meloni “deciderà sulla base del dibattito”, ci ha confidato una fonte ben informata. Un modo di tenersi le mani libere per negoziare sul commissario italiano. Toccherà a Ursula von der Leyen dialogare direttamente con Meloni, come capo del governo italiano e non come leader del partito dei Conservatori e riformisti europei (ECR). Ma non al Consiglio europeo. Gli altri leader ritengono che annunciare una vicepresidenza esecutiva della Commissione per Meloni subito potrebbe mettere a rischio la conferma di von der Leyen al Parlamento europeo, spingendo deputati socialisti e liberali a votare contro. Nel 2019 i posti di vicepresidenti esecutivi della Commissione furono attribuiti ai tre partiti della maggioranza europeista. “Meglio negoziare con Meloni dopo il 18 luglio”, ci ha detto un'altra fonte.
Von der Leyen rimette nel cassetto il documento opzioni per finanziare la difesa - Doveva essere uno dei temi di dibattito del Consiglio europeo. A marzo i capi di Stato e di governo avevano dato mandato alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, di presentare una serie di opzioni per finanziare il rafforzamento della difesa. Prima von der Leyen ha comunicato agli Stati membri che avrebbe presentato un “option papers” in vista del Consiglio europeo. Poi ha fatto sapere che avrebbe inviato una lettera. Alla fine – secondo le nostre fonti – la presidente della Commissione farà una relazione orale. La ragione? “La resistenza di diversi paesi del nord, capeggiati dalla Germania, alla menzione di parole generiche che potrebbero prestarsi a varie interpretazioni che vanno verso il debito comune del finanziamento dell'industria della difesa”, ci ha spiegato un diplomatico. Le opzioni sugli Eurobond per la difesa, osteggiate dalla Germania, tornano nel cassetto di von der Leyen.
Il momento Zelensky - Il vertice europeo inizierà con un ospite abituale delle riunioni europee: Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino sarà oggi a Bruxelles per firmare un accordo di sicurezza tra l'Ue e il suo paese, che si aggiunge all'avvio del processo di adesione dell'Ucraina e al primo utilizzo da parte dell'Ue dei proventi dei beni congelati della banca centrale russa per finanziare l'acquisto di armi: 1,4 miliardi di euro a luglio e un altro miliardo alla fine del 2024. Durante l'incontro con il presidente ucraino, i leader europei si impegneranno a intensificare le forniture di armi al suo paese.
Macron Macron continuerà a rappresentare la Francia ai vertici europei - Qualunque sia l'esito delle elezioni parlamentari anticipate in Francia del 30 giugno e del 7 luglio, il presidente Emmanuel Macron continuerà a rappresentare la Francia ai vertici europei, ha dichiarato un funzionario del Consiglio, l'organo degli Stati membri. E, come di consueto, sarà lui a decidere il nome del commissario francese e a comunicarlo al presidente della Commissione al momento della formazione del collegio.
Elezioni Europee
L'ECR di Meloni non riesce a costituirsi per i dubbi del PiS - Ieri doveva tenersi la riunione costitutiva del gruppo dei Conservatori e riformisti europei, consacrando il successo politico di Giorgia Meloni, che è riuscita a far diventare la sua formazione la terza forza del Parlamento europeo davanti ai liberali di Renew. Il gruppo ECR ha 83 eletti, secondo i dati pubblicati dallo stesso Parlamento europeo. Ma il partito nazionalista polacco Legge e Giustizia (PiS) ha fatto saltare la riunione costitutiva. Secondo alcune fonti, i deputati del PiS sarebbero entrati in conflitto con la delegazione di Fratelli d'Italia sulla ridistribuzione interna all'Ecr degli incarichi dentro al gruppo e al Parlamento europeo. Secondo altre fonti, alcuni eletti del PiS vorrebbero emigrare in un altro gruppo di estrema destra, in particolare se Viktor Orban riuscirà a creare una sua formazione. In ogni caso, dopo il trionfo, questo episodio che dimostra la fragilità della destra sovranista rappresenta una seconda battuta d'arresto per Meloni. La prima è stata la decisione del Fidesz di Orban di non aderire all'ECR per la decisione di far entrare un partito nazionalista rumeno. La riunione costitutiva dell'ECR è stata rinviata al 3 luglio.
Il gruppo di Orban prende forma - Ieri al Parlamento europeo era tutto un parlare della possibile creazione di un gruppo di partiti sovranisti e populisti dei paesi di Visegrad promosso da Viktor Orban, dopo le divergenze emerse all'interno dell'ECR. Sulla Mattinale Europea lo avete letto lunedì. Orban potrebbe mettere in piedi un gruppo con lo Smer del premier slovacco Robert Fico, il partito Ano dell'ex premier ceco Andrej Babis, il partito SDS dell'ex premier sloveno Janez Jansa (attualmente nel PPE), più alcune altre formazioni dell'estrema destra. Secondo le nostre fonti, alcuni eletti polacchi del PiS sono pronti a rinunciare alla pregiudiziale sulla Russia nei confronti di Orban per realizzare il progetto di un gruppo di Visegrad al Parlamento europeo.
Renew fa campagna acquisti in Irlanda - Il gruppo liberale di Renew ieri ha annunciato l'ingresso di tre nuovi membri che portano il totale dei suoi eletti a 75, nove in meno dell'ECR. Due deputati bulgari del partito “Continuiamo il cambiamento” e uno rumeno del Movimento del partito del popolo si sono aggiunti alla famiglia liberale. La campagna acquisti non è finita. Renew ha preso di mira alcuni eletti indipendenti irlandesi, che potrebbero annunciare il loro ingresso nei prossimi giorni, anche se non appartengono al Fianna Fail, che è già parte del gruppo liberale.
Geopolitica
Accordo sul rafforzamento delle sanzioni contro la Bielorussia - La presidenza belga del Consiglio ha ottenuto un ultimo successo nell'ultima riunione del Coreper prima della fine del suo semestre alla testa dell'Ue. Gli ambasciatori dei ventisette stati membri hanno trovato un accordo politico per adottare nuove sanzioni contro la Bielorussia, chiudendo una delle falle che permette alla Russia di aggirare le misure restrittive imposte dall'Ue. “Con questo pacchetto, abbiamo chiuso la più grande falla del nostro regime di sanzioni”, ci ha spiegato il portavoce della presidenza belga, ricordando che Russia e Bielorussia hanno un'unione doganale. Il pacchetto di sanzioni contro la Bielorussia era bloccato dal gennaio del 2023. Alla fine l'Ungheria di Viktor Orban ha rinunciato al veto. Alcuni diplomatici vogliono vedervi un gesto di buona volontà in vista della presidenza ungherese del Consiglio dell'Ue.
Migranti
Von der Leyen promette che la prossima Commissione studierà il modello Ruanda - In vista del Consiglio europeo, Ursula von der Leyen ha inviato la tradizionale lettera per fare il punto sull'implementazione delle politiche migratorie condotte dall'Ue. Il documento è interessante più per quello che la presidente della Commissione promette di fare che per la lunga lista di realizzazioni. Per la prima volta von der Leyen apre alla possibilità di “soluzioni innovative”, la formula usata da quindici Stati membri per chiedere di attuare politiche simili al modello Ruanda introdotto dal Regno Unito per inviare i richiedenti asilo nel paese africano. L'accordo sul Patto su migrazione e asilo raggiunto alcuni mesi fa “non rappresenta la fine della riflessione sugli strumenti a nostra disposizione. Molti Stati membri stanno esaminando strategie innovative per prevenire la migrazione irregolare affrontando le domande di asilo più lontane dalle frontiere esterne dell’Ue”, ha scritto von der Leyen nella lettera. “Sono in corso riflessioni su idee che sicuramente meriteranno la nostra attenzione quando sarà avviato il nostro prossimo ciclo istituzionale”, ha aggiunto la presidente della Commissione.
Sedie musicali
L'Irlanda sceglie il suo commissario, Reynders torna in Commissione - Il governo irlandese ha annunciato la designazione di Michael McGrath, l'attuale ministro delle Finanze, come suo prossimo commissario europeo. L'obiettivo del governo di Dublino è ottenere un portafoglio economico e finanziario. Nel frattempo il commissario belga alla Giustizia, Didier Reynders, è costretto a tornare nella Commissione uscente, dopo aver tentato di candidarsi per la seconda volta al posto di segretario generale del Consiglio d'Europa. L'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa gli ha preferito il presidente svizzero, il socialdemocratico Alain Berset, facendo arrivare Reynders al terzo posto su tre. Il prossimo governo belga avrà difficoltà a scegliere chi candidare in Europa. Il partito liberale francofono MR, vincitore delle elezioni insieme ai nazionalisti fiamminghi della N-VA, tra pochi mesi avrà due disoccupati autorevoli: lo stesso Reynders e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Anche il premier uscente, il liberale fiammingo Alexander De Croo, aspirava a entrare alla Commissione.
Accade oggi
Consiglio europeo
Parlamento europeo: conferenza stampa della presidente Metsola dopo l'intervento al Consiglio europeo
Commissione: la vicepresidente Vestager partecipa all'evento del Forum Europa e pronuncia il discorso di apertura alla conferenza della Dg Concorrenza “Proteggere la concorrenza in un mondo che cambia"
Commissione: videomessaggio del commissario Gentiloni alla conferenza di alto livello "Navigare nel futuro: sfide e opportunità della longevità in Europa"
Commissione: il commissario Hoekstra in visita a Roma
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sugli accordi di cartello tra aziende farmaceutiche per il brevetto perindopril
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sul ricorso di quattro giudici onorari italiani per le ripetute proroghe del loro contratto a tempo determinato
Eurostat: principali aggregati di pil e occupazione espressi in PPS nel 2023; dati sulla produzione e importazione di energia nel 2023