Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
Consiglio europeo di guerra, la Germania trema e fa lo struzzo
"L'estate sarà cruciale per l'Ucraina". Josep Borrell è preoccupato. La Russia è passata a un'economia di guerra, le sue forze bombardano le difese ucraine per indebolirle e si preparano a un'offensiva. Le esigenze degli ucraini sono ben note: munizioni, missili a lungo raggio e aerei. Giovedì e venerdì ci sarà a Bruxelles un Consiglio europeo di guerra. Ma il vertice si annuncia deludente, perché gli annunci non saranno all'altezza delle aspettative. L'Europa non è passata a un'economia di guerra. è divisa sui concetti strategici, sta mostrando a Vladimir Putin le sue linee rosse ed è paralizzata dalla paura di un'escalation con la Russia.
La Germania è la palla al piede dell'Unione Europea. Berlino dice sempre “no” a ogni nuova proposta. “No” all'invio di carri armati Leopard. “No” alla fornitura di aerei da combattimento. “No” alla possibilità di inviare truppe in Ucraina. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, è terrorizzato da Vladimir Putin, il che è di per sé una vittoria per il presidente russo. Berlino aspetta sempre le decisioni di Washington per avere una copertura. Ma anche l'America è in preda al panico. Su ordine di Donald Trump, candidato alle presidenziali di novembre, i repubblicani stanno bloccando un pacchetto di aiuti all'Ucraina da 60 miliardi di dollari. Olaf Scholz non sa a chi rivolgersi. Di conseguenza il cancelliere tentenna e nasconde la testa sotto la sabbia.
Se eletto, Donald Trump taglierà tutti gli aiuti all'Ucraina. Lo ha detto lo stesso Trump al primo ministro ungherese, Viktor Orban, quando i due si sono incontrati negli Stati Uniti. Orban lo ha raccontato al suo ritorno in patria. "Se gli Stati Uniti non sosterranno più l'Ucraina, la situazione sarà molto difficile. Gli europei dovranno mettere sul tavolo altri 50 miliardi di euro" oltre agli aiuti già stanziati, spiega l'Alto rappresentante Borrell. "È possibile, ma se c'è la volontà politica", aggiunge Borrell. Tuttavia l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue è scettico. Le riunioni dei ministri degli Esteri europei si susseguono senza un vero consenso. Il pomo della discordia è il denaro. Al vertice che si apre domani si parlerà di una strategia per lo sviluppo dell'industria europea della difesa e di un programma di investimenti. Si stanno discutendo diverse idee per il finanziamento, tra cui un nuovo debito comune. Ma la Germania si oppone. "Gli europei non hanno ancora colto l'urgenza della situazione", afferma Josep Borrell.
Il capo della diplomazia lituana, Gabrielius Landsbergis, ha denunciato senza mezzi termini questa situazione lunedì e ha espresso la sua "frustrazione" per l'incapacità dell'Ue di adottare nuove misure di sostegno militare o politico all'Ucraina. "Entrare nei dettagli di ciò che l'Ue dovrebbe fare è un po' una perdita di tempo, perché dobbiamo ammettere che siamo bloccati. Possiamo adottare nuove sanzioni significative contro la Russia? Non credo. Possiamo adottare un nuovo pacchetto di aiuti militari con il Fondo europeo per la pace che aiuti davvero l'Ucraina? Non credo. E potrei continuare", ha dichiarato durante un briefing con la stampa a margine del Consiglio Affari Esteri.
La battaglia ruota attorno alla strategia del "nulla è escluso". La spaccatura provocata dalla posizione del presidente francese, Emmanuel Macron, dimostra quante difficoltà ci siano da superare all'interno dell'Ue. "Il rapporto con l'interventismo è diverso tra Francia e Germania", sottolinea un funzionario europeo. "Ci sono indubbiamente molti scenari che ci costringerebbero ad agire, tanto per interesse personale quanto per calcolo, umanità e obbligo morale. Per questo è molto positivo che la Francia e alcuni altri paesi non escludano nulla. È un segnale, non un'intenzione", afferma Stéphane Audrand, consulente sul rischio internazionale. "Questo complica notevolmente il calcolo strategico della Russia e, in particolare, limita le possibili opzioni di escalation militare. Non si può 'giocare con le linee' e dire che 'l'Occidente non si muoverà'", spiega Audrand.
"L'Ucraina deve vincere la guerra, perché non può sostenere una guerra lunga, una guerra di logoramento", spiega Josep Borrell. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, lo ripete in ogni suo discorso ed esorta i suoi interlocutori a fornire rapidamente i mezzi militari per difendersi e riprendere i territori annessi da Mosca. Ma l'UE non ha mantenuto la promessa di fornire all'Ucraina un milione di munizioni entro la fine di marzo. La Repubblica Ceca è riuscita a salvare la faccia degli europei: senza coinvolgere Bruxelles, il governo di Praga ha trovato 800.000 proiettili d'artiglieria fuori dall'Ue, a cui se ne potrebbero aggiungere altri 500.000. Dopo due mesi passati a chiedere fondi, una ventina di Stati membri ha deciso di aderire alla collette promossa dalla Repubblica Ceca. Le prime munizioni sono state consegnate in meno di un mese. Il grosso è atteso per giugno La piccola Repubblica ceca ha fatto meglio della grande UE a ventisette.
In vista c'è un'altra emergenza: i missili a lungo raggio. Francia e Regno Unito hanno fornito il grosso di questa tipologia di armi, ma le loro scorte si stanno esaurendo. Gli Stati Uniti, con gli ATACMS, e la Germania, con i Taurus, possono sostituirli. Ma per il momento non sta accadendo nulla. I Taurus sono diventati un pomo della discordia tra Parigi e Berlino. Le tensioni si sono chiaramente attenuate al vertice dei leader del Triangolo di Weimar (Germania, Francia e Polonia) a Berlino, grazie in particolare al primo ministro polacco Donald Tusk. Olaf Scholz ha annunciato la formazione di una coalizione per i missili a lungo raggio. Farà qualche annuncio sui Taurus durante il vertice europeo? Tutti stanno aspettando. Una soluzione potrebbe essere quella di consegnare i Taurus tedeschi al Regno Unito, che poi li fornirebbe all'Ucraina, ha detto Josep Borrell. Ma l'Alto rappresentante ha ammesso di non avere alcuna indicazione sulle intenzioni del cancelliere tedesco.
Molte aspettative sul vertice europeo del 21 e 22 marzo sono state sollevate dal presidente del Consiglio, il belga Charles Michel. "Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra", ha scritto Michel in un articolo pubblicato all'inizio della settimana da alcuni dei principali quotidiani europei. Il tono è marziale. La linea è la stessa del presidente francese Emmanuel Macron, con l'invito a "passare a un'economia di guerra" e il monito a "non fare più affidamento sugli altri o essere in balia dei cicli elettorali negli Stati Uniti o altrove". "I soldati ucraini hanno urgente bisogno di proiettili, missili e sistemi di difesa aerea per controllare i cieli. Dobbiamo utilizzare il bilancio europeo per acquistare attrezzature militari per l'Ucraina. Usiamo i profitti inaspettati dei beni russi congelati per comprare armi per l'Ucraina", ha detto Michel. "Urgenza, intensità, determinazione". Il messaggio di Michel è forte. La realtà è ben diversa.
La frase
“La politica non ama mio marito. I politici lo temono. In Europa lui non ci andrà (…) Non lo manderanno mai. Non lo vogliono. E’ un uomo che parla con competenza, non improvvisa".
Maria Serenella Cappello, moglie di Mario Draghi, al quotidiano Il Foglio.
Geopolitica
Soldi russi per armare l'Ucraina - Gli attivi della Banca centrale russa presso diverse istituzioni finanziarie internazionali, pari a quasi 300 miliardi di euro, sono state congelate dalla prima ondata di sanzioni, subito dopo l'inizio dell'invasione dell'Ucraina nel febbraio 2022. Per mesi gli europei hanno discusso se questo denaro dovesse essere utilizzato per la ricostruzione dell'Ucraina o per il sostegno militare a Kyiv. L'idea di utilizzare tutti i beni russi congelati è stata abbandonata. Sarebbe troppo problematica dal punto di vista giuridico e potrebbe innescare turbolenze sui mercati finanziari internazionali. Tuttavia, le entrate generata da questi beni, stimate a 3 miliardi di euro l'anno per gli attivi della Banca centrale russa, sono un'eccezione. L'Ue ha già fatto il primo passo verso la confisca. Ora si prepara al secondo: versare i proventi straordinari nel bilancio comunitario per poi destinarli all'Ucraina. Il problema è che il bilancio dell'Ue non può essere utilizzato per acquistare armi. "Questa è una dottrina costante", afferma Josep Borrell. Charles Michel dovrebbe saperlo. Ma un parere del servizio giuridico del Consiglio dice che il bilancio dell'UE può essere utilizzato per acquistare armi. Il dibattito rischia di essere teorico: l'utilizzo del bilancio europeo impone vincoli incompatibili con l'urgenza della situazione. "Il dibattito sull'uso delle entrate straordinarie è difficile", ammette un funzionario europeo. In realtà, rivela una lotta di potere tra le istituzioni che agli ucraini non serve a nulla.
Il lodo Borrell per usare i soldi russi per comprare armi all'Ucraina – Eppure una soluzione è stata trovata. "Propongo che il 90 per cento dei proventi dei beni russi venga versato alla European Peace Facility, cosa che aumenterebbe la sua capacità di finanziare le forniture di armi all'Ucraina, e che il restante 10 per cento venga versato al bilancio europeo per finanziare investimenti volti a rafforzare la capacità dell'industria della difesa in Ucraina", ha spiegato ieri Josep Borrell. "Questa è la mia proposta. La trasmetto agli Stati membri per il vertice. O accettano o rifiutano. Dobbiamo smettere di discutere di ipotesi e decidere su proposte concrete", ha aggiunto Borrell. La proposta sarà formalizzata oggi dall'Alto rappresentante. La palla passerà poi ai capi di Stato e di governo nel Consiglio europeo di domani. Alcuni temono un veto ungherese. Il primo ministro, Viktor Orban, ha già dichiarato che questi fondi dovrebbero essere destinati alla ricostruzione dell'Ucraina e non all'acquisto di armi.
A maggio le garanzie di sicurezza europee per l'Ucraina - Le garanzie di sicurezza che l'Ue offrirà all'Ucraina sono di due tipi. Il primo riguarda la sicurezza e la difesa, con 9 impegni concreti, tra cui armamenti, formazione, sminamento e cooperazione per l'industria della difesa in Ucraina, ha spiegato ieri l'Alto rappresentante, Josep Borrell. Il secondo riguarda le questioni relative all'adesione dell'Ucraina all'Ue, tenendo presente che “la migliore garanzia di sicurezza per l'Ucraina è l'adesione", ha sottolineato Borrell. Un accordo sugli aspetti militari è stato raggiunto e un testo sarà presentato agli Stati membri, ha annunciato l'Alto rappresentante. "L'obiettivo è di concludere l'accordo entro maggio, prima delle elezioni europee, perché durante il periodo elettorale tutto diventa confuso", ha aggiunto Borrell. Kiev ha già firmato cinque accordi di sicurezza con gli Stati membri: Francia, Germania, Italia, Danimarca e Paesi Bassi. "Sarebbe stato auspicabile avere un accordo quadro", ha commentato l'Alto rappresentante.
Eurobond
Michel a favore del debito europeo per l'Ucraina e la difesa - Dopo Kaja Kallas ed Emmanuel Macron, anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, si è espresso a favore di uno strumento di debito europeo per finanziare lo sforzo di guerra dell'Ucraina e il rafforzamento della difesa europea. “Gli investimenti nella sicurezza sono costosi, ma senza di essi non possiamo aumentare la nostra produzione nel settore della difesa. Dobbiamo facilitare all’industria le modalità per accedere più facilmente ai finanziamenti pubblici e privati”, ha scritto Michel nel suo articolo pubblicato su diversi giornali europei. “L’emissione di bond europei per la difesa per raccogliere fondi per acquistare materiali o investire nel nostro settore potrebbe essere un mezzo potente per rafforzare la nostra innovazione tecnologica e la nostra base industriale”. L'obiettivo di Michel è “lanciare il dibattito” al Consiglio europeo che si apre domani, ci ha detto un funzionario. “Non vuole arrivare a un consenso sulla sua idea”. Ci vorrà tempo per superare le resistenze di paesi come la Germania. Ma alcuni frugali – come Estonia e Lettonia – sono favorevoli. Tuttavia Michel vorrebbe evitare di dover “sperimentare un momento Covid sulla difesa” per arrivare a uno strumento di debito comune come il Recovery fund. “Significherebbe che saremmo in una situazione davvero drammatica”, ci ha detto il funzionario.
Vacca sacra
Accordo a tempo di record sulle restrizioni ai prodotti agricoli ucraini - La presidenza belga dell'Ue e i negoziatori del Parlamento europeo questa notte hanno trovato un accordo sull'introduzione di misure di salvaguardia e restrizioni per le importazioni agricole dall'Ucraina. La trattativa si è svolta a tempo di record. Il testo dell'accordo sarà ha presentato già oggi agli ambasciatori dei ventisette stati membri e alla commissione Commercio del parlamento europeo. La proposta della Commissione è stata rafforzata sulle modalità e la tempistica per introdurre un embargo a livello di Ue o a livello nazionale. Inoltre, è stata allargata la lista dei prodotti sensibili per i quali verranno reintrodotte le quote: oltre a polli, uova e zucchero sono stati aggiunti avena, mais, semole e miele. Secondo le stime della Commissione, il danno per l'Ucraina potrebbe essere di 1,2 miliardi l'anno. Le misure di commercio autonome erano state introdotte nel giugno del 2022 per sostenere l'economia ucraina colpita dalla guerra. Due anni dopo, il “sostegno incrollabile” dell'Ue non ha retto alle proteste degli agricoltori e alle paure dei governi in un anno elettorale.
Super dazi sui cereali importati dalla Russia - La Commissione si appresta a proporre agli stati membri di introdurre dei dazi sulle importazioni di grano e altri cereali dalla Russia e dalla Bielorussia per calmare la rabbia degli agricoltori e andare incontro alle richieste di Polonia e Lettonia. Secondo il Financial Times, i dazi potrebbero essere sufficientemente elevati da annullare la domanda di prodotti russi sui mercati dell'Ue: 95 euro a tonnellata per i cereali e il 50 per cento su olio d i semi e prodotti derivati. Le importazioni di questi prodotti hanno raggiunto nel 2023 il livello record di 4 milioni di tonnellate, pari all'1 per cento del consumo dell'Ue. Finora la Commissione aveva evitato di colpire il settore agricolo della Russia, giustificandosi con la volontà di non provocare una crisi sui mercati mondiali. L'esecutivo di Ursula von der Leyen aveva anche ceduto alle pressioni di alcuni stati membri per non sanzionare i fertilizzanti di Russia e Bielorussia. La decisione di ricorrere alla politica commerciale, invece che alle sanzioni, ha un vantaggio: il voto a maggioranza qualificata invece dell'unanimità toglie la possibilità di veti. Alcuni stati membri potrebbero obiettare alla proposta della Commissione per proteggere operatori nazionali del settore agro-alimentare o evitare sanzioni di rappresaglia della Russia sui prodotti agricoli europei.
Green deal
La legge sul ripristino della natura in bilico al Consiglio - Il via libera del Consiglio alla legge sul ripristino della natura è in bilico, nonostante il fatto che il provvedimento proposto dalla Commissione sia già stato annacquato nei negoziati tra i governi e il Parlamento europeo. “C'è la maggioranza qualificata? Per come stavano le cose nelle scorse settimane sì, ma non sappiamo quello che succederà nelle capitali”, ha detto ieri un diplomatico europeo. Il voto dei governi è previsto per lunedì al Consiglio Ambiente. “Il momento della verità sarà quando vedremo i voti sullo schermo”, ha spiegato il diplomatico, riconoscendo che la situazione è “complicata”. Italia, Paesi Bassi e Svezia voteranno contro. Belgio, Polonia, Austria e Finlandia si asterranno (che equivale a un voto contrario). Per formare una minoranza di blocco è sufficiente un paese che rappresenti l'1,18 per cento della popolazione. Slovacchia, Romania e Ungheria potrebbero cambiare campo all'ultimo momento.
Elezioni europee
Schinas insiste su Meloni diga per l'estrema destra - Lo aveva già detto alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco e lo ha ribadito ieri a Euronews, anche se modificando leggermente il messaggio. Il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, responsabile dello stile di vita europeo e membro del PPE, considera Giorgia Meloni come una "diga" all'estrema destra. O meglio: "agli amici di Putin", come li definisce la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. "Non vedo il PPE (...) unirsi a alleati di estrema destra", ha spiegato Schinas, sostenendo la necessità di una "coalizione di forze moderate e pro-europee". Ma "se guardate a Roma, non considero Giorgia Meloni come un catalizzatore per gli estremisti filo Putin. La considero come una diga all'estrema destra", ha spiegato Schinas, ricordando che alcuni partiti del gruppo sovranista dei Conservatori e riformisti europei (Ecr) hanno votato a favore del Patto su migrazione e asilo.
Accade oggi
Summit tripartito
Consiglio di associazione Ue-Ucraina
Consiglio europeo: il presidente Michel riceve il premier ucraino, Dany Shmyhal, e il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres
Commissione: conferenza stampa dei commissari Dombrovskis, Schinas e Schmit sulla lotta contro la penuria di manodopera e competenze nell'Ue
Commissione: conferenza stampa della vicepresidente Vestager sulla comunicazione sulla promozione della biotecnologia e la bioproduzione nell'Ue
Commissione: riunione del collegio commissari
Commissione: la presidente von der Leyen riceve il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres
Commissione: evento di alto livello per l'equo accesso alla Sanità in Africa; conferenza stampa con la commissaria alla Cooperazione, Jutta Urpilainen
Commissione: discorso del vicepresidente Schinas al Collegio d'Europa
Commissione: la commissaria Simson interviene alla riunione del Gruppo europeo dei regolatori della sicurezza nucleare
Commissione: il commissario Sinkevicius in visita in Ecuador
Parlamento europeo: visita della presidente Metsola in Austria; conferenza stampa con il cancelliere Karl Nehammer
Parlamento europeo: audizione in commissione Affari economici della vicepresidente Vestager
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza Tribunale su ricorso di Nikita Mazepin contro le sanzioni
Banca centrale europea: discorso della presidente Lagarde alla 24esima Conferenza The Ecb and its Watchers
Comitato economico e sociale: sessione plenaria
Consiglio: riunione del Comitato politica e di sicurezza
Eurostat: dati sulla produzione nelle costruzioni a gennaio; dati sulle richieste asilo in dicembre