Buongiorno! Sono David Carretta e, insieme a Christian Spillmann, vi presentiamo Il Mattinale Europeo.
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Debito comune contro la paura del riarmo tedesco
I paesi dell'Unione europea si stanno lanciando in un programma di riarmo senza precedenti, ma i loro leader rischiano di sottovalutare la paura per quella che una parte delle opinioni pubbliche guarda ancora come una minaccia: una Germania pesantemente armata con mire egemoniche sul continente. Il tema è praticamente ignorato dall'establishment dell'Ue. La Germania è una democrazia solida, che ha saputo sviluppare anticorpi forti dopo il suo ruolo nella prima e nella seconda guerra mondiale, compresa la tragedia del nazismo. E' inconcepibile che Berlino lanci il suo esercito contro altri paesi europei. Ma i nemici dell'Ue – all'estrema destra e all'estrema sinistra – stanno usando la paura della Germania come arma per alimentare risentimenti e minare i piani per rendere l'Ue più sicura, spesso a vantaggio di Vladimir Putin. Uno strumento di debito comune per il riarmo potrebbe essere il modo più efficace di difendersi.
I piani di riarmo dei paesi europei sono una necessità di fronte alla doppia minaccia di Donald Trump e di Vladimir Putin. La volontà del presidente americano di disimpegnare gli Stati Uniti dalla sicurezza dell'Europa costringe gli europei a rafforzare i loro eserciti e i loro arsenali. Al summit dei capi di Stato e di governo della Nato all'Aia saranno concordati nuovi obiettivi per portare la spesa per la difesa al 5 per cento del Pil. Gli avvertimenti dei servizi di intelligence sulla possibilità di un attacco della Russia contro paesi dell'Ue entro il 2030 hanno reso il riarmo ancora più urgente. Nei più di tre anni di guerra russa contro l'Ucraina, troppo poco è stato fatto.
A marzo Ursula von der Leyen ha proposto un piano di riarmo da 800 miliardi di euro per l'Ue. Non tutti gli Stati membri hanno accolto positivamente REArmEU. Italia e Spagna non percepiscono la Russia come una minaccia esistenziale e non vogliono spostare risorse verso la difesa. Il piano di von der Leyen si fonda sugli sforzi finanziari dei singoli Stati membri. Grazie alla clausola nazionale di salvaguardia del Patto di stabilità e crescita, che consentirà di spendere l'1,5 per cento di Pil per la difesa, gli Stati membri avranno spazio fiscale aggiuntivo fino a 650 miliardi di euro. Ma finora solo sedici paesi hanno deciso di sfruttare questa deroga. Lo strumento SAFE fornirà prestiti per 150 miliardi, incentivando gli acquisti congiunti. Ma i beneficiari vedranno comunque il loro debito pubblico aumentare e il risparmio sui tassi di interesse è minimo per la Francia o sconveniente per la Germania. Soprattutto, il piano di von der Leyen non prevede di mettere in comune capacità militari e processi decisionali. Una Comunità di difesa europea o un esercito europeo sono espressamente esclusi.
I partiti di estrema destra ed estrema sinistra stanno demonizzando il piano von der Leyen puntando sulla paura e il risentimento verso la Germania. “Non è mai una buona notizia quando la Germania spende centinaia di miliardi per armarsi”, ha detto a marzo il leader della Lega e vice premier in Italia, Matteo Salvini. “Ogni volta che la Germania si è riarmata sono stati massacri e tragedie. Ogni volta che l’Europa ha avuto l’egemonia di uno stato si è arrivati alla guerra. La Germania che vuole costruire carri armati al posto delle auto mi fa paura”, ha spiegato il viceministro italiano, Edoardo Rixi. A marzo il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha denunciato “l'inizio del riarmo della Germania nel cuore dell'Europa. Ci sarà un esercito tedesco. Sarà il più grande d'Europa, più grande di chiunque altro, e la base industriale che si vuole costruire con questi soldi sarà di gran lunga più grande di quella di chiunque altro. Non abbiamo visto nulla di simile dalla Seconda Guerra Mondiale”, ha detto Orbán.
Argomenti simili, che richiamano il peso della storia, sono usati dall'estrema sinistra in Francia o in Grecia. Il leader della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, sin dal 2022 presenta il sostegno all'Ucraina come un'operazione di riarmo della Germania. “L'Ucraina non deve essere un pretesto per una nuova corsa agli armamenti. E soprattutto non in Germania”, ha scritto in un post su X appena dopo l'invasione da parte della Russia. L'ex ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, ha detto che il riarmo guidato dalla Germania potrebbe portare a un'Europa “più totalitaria”.
Grazie al “Vergangenheitsbewältigung” - il processo di superamento del passato attraverso la riflessione critica sul periodo nazista - la Germania ha sviluppato un sistema istituzionale e una cultura fortemente avversa alla guerra. L'analista italiano Michele Bellini, in un libro in uscita oggi (“Rendiamoci Conto - Senza difesa non c'è più l'Europa”, editore Castelvecchi), denuncia l'"anti-germanismo" dei populisti, che fingono di dimenticare ottant'anni di integrazione europea e la minaccia posta dalla Russia. "È davvero paradossale vedere quanto (...) ci sia da un lato una sorta di psicosi per il riarmo della Germania, dall’altro una paciosa tranquillità rispetto a quello della Russia, che ha causato guerre e sta accelerando". Bellini ci ha detto che “è un errore contrapporre la dimensione nazionale a quella sovranazionale: le due sono strettamente intrecciate. Non è realistico immaginare una difesa comune senza passare dal rafforzamento delle capacità difensive dei singoli Stati” come già avviene nella Nato. Tuttavia, Bellini riconosce che le divergenze tra Stati membri in termini di capacità finanziarie possono avere conseguenze “dannose” sulla tenuta interna dell'Ue.
Questo “non è un riarmo tedesco, un riarmo francese, un riarmo del Lussemburgo”, ci ha detto il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, in un incontro con altri media europei giovedì 5 giugno. “Quello di cui abbiamo bisogno è un riarmo europeo per assicurare un deterrente collettivo efficace e una robusta difesa comune”. Come gran parte dell'establishment europeo, Costa non è in grado di immaginare la Germania come minaccia. L'Ue è un progetto di pace, nato dalla riconciliazione franco-tedesca. “Siamo qui perché Francia e Germania negli anni 1950, dopo tre guerre molto drammatiche, hanno deciso di smettere di usare la guerra per risolvere i loro problemi e cercare di gestire la loro relazione in questo nuovo quadro dell'Unione”, spiega Costa. “Dobbiamo guardare al nostro investimento nella difesa non come 27 sforzi nazionali, ma come uno sforzo collettivo”.
Secondo Costa, “non è ragionevole pensare un esercito europeo”. Ma “dobbiamo guardare alla difesa europea come difesa collettiva contro minacce esterne e non per difenderci gli uni dagli altri”, dice il presidente del Consiglio europeo. Il problema con l'attuale piano von der Leyen è che l'obiettivo viene realizzato da 27 sforzi nazionali, che saranno molto diversi a seconda dello spazio fiscale a disposizione degli Stati membri. La Germania è l'unico grande paese, insieme alla Polonia, in grado di procedere a un riarmo nazionale consistente senza spaventare i mercati. Francia, Italia e Spagna hanno rinunciato a usare la clausola nazionale di salvaguardia proposta da von der Leyen per i timori legati alla sostenibilità del debito. I governi di questi tre paesi non hanno ancora detto se intendono usufruire dei prestiti dello strumento SAFE.
Costa auspica di andare oltre gli 800 miliardi del piano von der Leyen. Il presidente del Consiglio europeo insiste nel dire che i capi di Stato e di governo devono discutere e concordare “altre opzioni” per finanziare la difesa. Dietro questa espressione ci sono nuovi strumenti di debito comune. Senza debito comune, e in mancanza di una Comunità europea di difesa, l'Ue si ritroverà con una Germania militarmente più forte di tutti gli altri.
La paura può essere irrazionale e ingiustificata, ma per evitare che si diffonda va affrontata. “La difesa rappresenta l’ultima chiamata per l’integrazione europea: non lascia più spazio ad ambiguità e ci obbliga a decidere se vogliamo davvero essere una 'Unione'”, ci ha detto Michele Bellini. “È uno spartiacque anche per la Germania, che vede così messa alla prova la sua leadership. A Berlino, il tabù del debito è caduto; ora resta da vedere se, dopo questo passo a livello nazionale, vorrà promuovere un’analoga svolta sul piano europeo”, dice Bellini.
La frase
"Trump mi critica? Se questo ci avvicina alla fine della guerra, lo accetterò senza battere ciglio. Ha scelto la sua strategia. Non sono qui per giudicare".
Volodymyr Zelensky.
Geopolitica
L'Ue si sveglia con una nuova crisi dopo l'attacco di Israele all'Iran – Israele ha compiuto un attacco contro installazioni nucleari e militari della Repubblica islamica d'Iran nel corso della notte. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto che l'attacco ha colpito “il cuore” del programma per costruire armi nucleari. Il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha definito l'azione israeliana “unilaterale” e avvertito l'Iran di non “prendere di mira interesse e personale americani”.
Costa deplora l'incoerenza americana prima dei vertici del G7 e della Nato - Gli Stati Uniti chiedono ai loro alleati europei di assumersi maggiori responsabilità in materia di difesa, ma minano i loro sforzi con la guerra dei dazi. Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha sottolineato l'assurdità della politica commerciale condotta dall'amministrazione americana in un articolo pubblicato dal Financial Times pochi giorni prima del vertice del G7 in Canada e del vertice della Nato all'Aia. "I conflitti commerciali e i rischi legati ai dazi doganali costituiscono più che una distrazione da questo obiettivo; minano la forza economica necessaria per questa transizione strategica. L'incertezza, la perturbazione delle catene di approvvigionamento globali e il rallentamento della crescita economica ostacolano la capacità degli Stati di aumentare i loro investimenti in sicurezza e difesa", ha scritto Costa.
Zelensky vuole veri negoziati con l'Ue quest'anno - "Abbiamo soddisfatto le condizioni. L'Europa perde tempo se ci ritarda ora. Ogni nazione che lotta per l'adesione all'Ue o alla Nato ha diritto a un trattamento equo", ha affermato il presidente ucraino. Volodymyr Zelensky si prepara per gli incontri internazionali delle prossime settimane (vertice del G7, vertice della Nato e vertice europeo) e chiede sanzioni efficaci contro il Cremlino. "È essenziale che i nostri partner comprendano che le sanzioni contro la Russia sono veramente efficaci quando anticipano i tentativi di adattamento delle autorità russe. Sanzioni contro il petrolio, le banche russe e l'intero settore finanziario. La capacità di adattamento della Russia deve essere chiaramente limitata: non può resistere alla pressione. Questo segnerà un punto di svolta nella guerra, oltre il quale una pace duratura sarà possibile", ha affermato Zelensky in un messaggio su X. Il presidente ha inoltre riferito di successi militari sul campo. "Le nostre unità nella regione di Sumy stanno gradualmente respingendo l'occupante", ha annunciato.
Vertice della Nato: una pagina e una proposta per l'Ucraina - Gli ambasciatori dei 32 paesi membri della Nato hanno iniziato a negoziare il progetto di comunicato per il vertice dell'Alleanza il 24 e 25 giugno a L'Aia. Il testo è breve: una pagina. E contiene una proposta per l'Ucraina: includere i contributi alla difesa dell'Ucraina nel nuovo obiettivo del 5 per cento del Pil per le spese di difesa degli alleati, indica l'agenzia Bloomberg.
Washington taglia l'aiuto militare a Kiev - Il finanziamento dell'aiuto militare all'Ucraina sarà ridotto nel bilancio della difesa americano del 2026, ha annunciato il capo del Pentagono Hegseth. "Si tratta di una riduzione di bilancio. Vediamo la guerra in modo diverso. Un accordo che pone fine ai massacri giova sia all'Ucraina che alla Russia, e protegge gli interessi americani. La 'vittoria' non ha alcun valore indefinito. Trump vuole la pace con un piano", ha spiegato Hegseth.
La Svezia chiede di sanzionare Smotrich e Ben Gvir – Il governo svedese ieri ha scritto all'Alto rappresentante, Kaja Kallas, per chiedere di adottare delle sanzioni mirate contro i ministri estremisti del governo di Benjamin Netanyahu, dopo che il Regno Unito, il Canada, la Norvegia, il l'Australia e la Nuova Zelanda hanno introdotto misure restrittive contro Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich per aver incitato alla violenza contro i palestinesi in Cisgiordania. “Incoraggiamo il Consiglio a decidere urgentemente sanzioni mirate contro ministri israeliani che promuovono attività di insediamento illegali e lavorano attivamente contro una soluzione negoziata di due stati”, hanno scritto la ministra degli Esteri, Maria Malmer Stenergard, e quello della Cooperazione, Benjamin Dousa. “Sta diventando sempre più difficile riconciliare gli attuali metodi di guerra di Israele con i suoi obblighi sul diritto umanitario internazionale. Dichiarazioni recenti inaccettabili da parte dei membri del governo israeliano rafforzano questa valutazione”. La Svezia chiede anche ulteriori sanzioni contro i coloni estremisti. “Non si può permettere che l'attuale situazione continui”. La Svezia sostiene anche la revisione dell'accordo di associazione Ue-Israele per violazione della clausola sui diritti umani.
Pressioni sulla Commissione per proteggere la Corte penale internazionale dalle sanzioni di Trump – Il ministro della Giustizia del Belgio, Annelies Verlinden, ieri ha accusato Donald Trump di “un attacco diretto all'indipendenza della nostra magistratura, ai valori fondamentali e anche a ciò che riteniamo importante per combattere i crimini di guerra, il terrorismo e la criminalità organizzata internazionale”, dopo che il presidente americano ha imposto sanzioni contro la Corte penale internazionale. Al Consiglio Giustizia di ieri il Belgio ha chiesto alla Commissione di reagire “con fermezza e unità, nel rispetto dei valori dell'Ue”, per fare in modo che le vittime delle sanzioni “possano essere aiutate a continuare a svolgere il loro ruolo di giudici presso la Corte penale internazionale”. Belgio e Slovenia hanno chiesto alla Commissione di attivare il “regolamento di blocco” (blocking statute), che consente di neutralizzare in parte gli effetti extra territoriali delle sanzioni di Trump. Una risposta chiara non è arrivata. Ma ieri il commissario alla giustizia, Michael McGrath, ha assicurato che intende contribuire a “garantire la protezione della Corte e del suo personale contro pressioni o minacce esterne".
Riarmo
La Danimarca acquista europeo per la sua difesa aerea - Il governo danese ha selezionato tre sistemi di difesa aerea: il sistema di missili terra-aria NASAMS della norvegese Kongsberg, il missile d'intercettazione e combattimento MICA della francese MBDA e il sistema di missili antiaerei tedesco IRIS-T SLM di Diehl con l'obiettivo che tutto sia operativo entro il 2026. L'insieme rappresenta un investimento di 800 milioni di euro. Nessun materiale americano. Donald Trump ha convinto i danesi ad acquistare europeo per difendersi.
Gli Svizzeri non vogliono più gli F-35 americani - Gli svizzeri avevano approvato nel 2020 un budget di 6 miliardi di franchi svizzeri per l'acquisto di aerei da combattimento e il Consiglio federale aveva scelto l'F-35 dell'americano Lockheed Martin, preferito nel 2022 al Rafale francese. Ma la scelta è rimessa in discussione sondaggio dopo sondaggio: il 66 per cento delle persone intervistate nell'ultimo sondaggio realizzato dal gruppo Tamedia si oppone all'acquisto dei F-35 americani e l'82 per cento vuole privilegiare le partnership europee per rafforzare la strategia di armamento. La decisione degli Stati Uniti di imporre nuovi dazi doganali sulle esportazioni svizzere ha accentuato il risentimento verso gli Stati Uniti. L'81 per cento degli svizzeri ha un'immagine sfavorevole di Donald Trump, il che influenza le percezioni delle iniziative strategiche che coinvolgono gli Stati Uniti.
Spagna
Sanchez costretto a scusarsi dopo le dimissioni del segretario del Psoe - Il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, affronta una nuova crisi politica, dopo le dimissioni di uno dei suoi più stretti collaboratori, il segretario generale del Partito socialista, Santos Cerdan, a causa del suo coinvolgimento in un'inchiesta di corruzione sugli appalti di mascherine durante il Covid. Sanchez è stato costretto a rivolgersi direttamente agli spagnoli. “Voglio scusarmi con i cittadini perché fino a questa mattina ero convinto dell'integrità di Santos Cerdan. Queste sono accuse molto gravi. Di conseguenza ho chiesto le sue dimissioni come segretario dell'organizzazione del Partito socialista. Non avrei dovuto fidarmi di lui”, ha detto Sanchez. Cerdan è l'uomo che ha negoziato con il leader indipendentista catalano, Carles Puigdemont, il sostegno al governo in cambio dell'amnistia. Un altro dirigente socialista legato a Sanchez, José Luis Abalos, è implicato in un caso di corruzione. Il primo ministro ha spiegato di non ritenere di doversi dimettere perché gli scandali “non coinvolgono il governo spagnolo”.
Migranti
L'Unhcr contro la proposta della Commissione sui paesi terzi sicuri - L'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ieri ha espresso un giudizio molto critico sulla proposta della Commissione di revisione del concetto di paese terzo sicuro, chiedendo a governi e Parlamento europeo di modificare il testo, perché mancano “solide garanzie” per chi ha bisogno di protezione internazionale. L'Unhcr ha espresso “profonda preoccupazione” per l'eliminazione della sospensione automatica dei trasferimenti in attesa di ricorso in caso di bocciatura della domanda, perché rischia di “violare il principio di non respingimento”. Le critiche toccano anche la possibilità di trasferire i richiedenti asilo verso paesi con cui non hanno alcun legame o il fatto che il mero transito sia considerato sufficiente per determinare un legame. Il modello Ruanda proposto dalla Commissione è considerato pericoloso: “qualsiasi trasferimento verso un paese terzo sicuro non deve comportare lo spostamento di responsabilità internazionali su altri Stati” e “deve garantire ai richiedenti asilo trasferiti la possibilità di accedere ai propri diritti”. Secondo l'Unhcr, “l'aumento dei trasferimenti verso paesi terzi sicuri rischia di indebolire il diritto di chiedere asilo nell'Ue, il che minerebbe le fondamenta stesse del sistema di asilo dell'Ue e sarebbe dannoso per il regime internazionale di protezione dei rifugiati più in generale”. Gli Stati membri dell'Ue “non dovrebbero utilizzare questo approccio per sottrarsi alla responsabilità di fornire asilo sul proprio territorio”, ha detto l'Unhcr.
Stato di diritto
L'avvocato generale vuole rimandare Frontex davanti al Tribunale dell'Ue - L'avvocata generale della Corte di giustizia dell'Ue, Tamara Capeta, ha proposto di annullare una sentenza favorevole a Frontex per presunte violazioni dei diritti fondamentali e di rinviare la causa di nuovo davanti al Tribunale di prima istanza dell'Ue. Quest'ultimo aveva respinto un ricorso presentata da una famiglia di curdi siriani che era stata rimpatriata in aereo dalla Grecia alla Turchia nell'ambito di un'operazione congiunta coordinata da Frontex, senza che l'Agenzia dell'Ue avesse verificato se esistesse una decisione di rimpatrio nei loro confronti. La famiglia aveva chiesto un risarcimento dei danni materiali e morali a Frontex. Secondo l'avvocata generale Capera, Frontex ha l'obbligo di verificare l'esistenza di una decisione di rimpatrio nei confronti di tutte le persone destinatarie di un'operazione congiunta al fine di garantire il rispetto del principio di non respingimento. Inoltre, in situazioni in cui Frontex e gli Stati membri condividono obblighi nell'ambito di operazioni congiunte di rimpatrio, Frontex può essere ritenuta responsabile del danno cagionato dalla violazione di tali obblighi.
Unione dei mercati dei capitali
Accordo tra i governi sull'insolvenza - Il diritto fallimentare non sarà totalmente armonizzato nell'Ue, ma i governi dei ventisette Stati membri hanno trovato un accordo nel Consiglio Giustizia dell'Ue sulla proposta per avvicinare le norme nazionali in materia di insolvenza. L'obiettivo è rendere l'Ue più attraente per gli investitori stranieri e transfrontalieri, attualmente scoraggiati dalla diversità delle norme nazionali in caso di fallimento. L'accordo prevede di introdurre un meccanismo di “pre-pack” per la vendita degli attivi del debitore prima dell'apertura formale della procedura di insolvenza destinata a liquidare una società. Nell'ambito del meccanismo pre-pack, sarà possibile trasferire automaticamente i contratti esecutivi e quelli essenziali per la continuazione dell'attività, dal debitore all'acquirente dell'azienda senza il consenso della controparte del debitore. Il Consiglio ha tuttavia introdotto una serie di garanzie a tutela della libertà contrattuale. Un'altra novità è l'introduzione dei comitati dei creditori per rafforzare la loro posizione nella procedura di insolvenza. Tuttavia, dato che non tutti gli Stati membri prevedono questa istituzione, i governi avranno la possibilità di imporli solo per le grandi imprese. Inoltre l'armonizzazione delle procedure di liquidazione semplificata per le micro-imprese è stata stralciata dal testo.
La Commissione rinvia nuovamente Basilea III – La Commissione ieri ha proposto di rinviare di un altro anno, al primo gennaio 2027, l'attuazione della parte rimanente dei requisiti previsti per le banche dagli standard internazionali di Basilea III, in particolare le tecniche di misurazione sui requisiti patrimoniali e i rischi effettivi di esposizione nelle attività sui mercati dei capitali. L'attuazione di queste regole era già stata rinviata lo scorso anno. Secondo la Commissione, i recenti sviluppi internazionali indicano ulteriori ritardi nell'attuazione di Basilea III da parte di alcune importanti giurisdizioni globali. Di conseguenza i timori legati alla parità di condizioni a livello internazionale e all'impatto sulle banche dell'Ue rimangono elevati. La Commissione ha spiegato di voler evitare di penalizzare le banche europee attive a livello internazionale sui mercati finanziari globali, nonché per preservare la loro competitività sui mercati europei rispetto alle banche di paesi terzi.
Euro
La Bce verso la fine dei tagli dei tassi - La Banca centrale europea è orientata a chiudere la fase dei tagli dei tassi di interesse, ha detto ieri Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Bce, inviando un chiaro segnale delle future mosse di politica monetaria in un contesto internazionale che rimane altamente incerto. "Questo ciclo di politica monetaria sta volgendo al termine, poiché l'inflazione a medio termine si sta stabilizzando attorno all'obiettivo", ha detto Schnabel in un discorso a Bruxelles, sottolineando che l'aumento dei prezzi è stimato al di sotto del 2 per cento nei prossimi due anni. Inoltre, secondo Schnabel, le previsioni di crescita per la zona euro sono “"sostanzialmente stabili, nonostante la guerra commerciale". Il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, ieri ha detto che, “rispetto alla situazione di un anno fa, le nostre preoccupazioni si sono spostate dall'elevata inflazione alla crescita lenta”. La Bce sembra intenzionata a mettere la pressione sui governi per sostituirsi alla politica monetaria per sostenere la crescita. “Con un'inflazione vicina al nostro obiettivo del 2 per cento, le riforme strutturali e una politica fiscale orientata alla crescita diventano essenziali per promuovere la produttività e la competitività nell'Ue”, ha detto de Guindos.
Accade oggi
Consiglio Giustizia e Affari interni a Lussemburgo (sessione Interni)
Commissione: la commissaria Roswall interviene al Dialogo Ue-Cina sulle politiche ambientali
Parlamento europeo: conferenza stampa pre-sessione
Eurostat: dati sulla produzione industriale ad aprile; dati sul commercio internazionale di beni ad aprile; dati sul mercato del lavoro nel primo trimestre
Secondo Costa, “non è ragionevole pensare un esercito europeo”. Ma “dobbiamo guardare alla difesa europea come difesa collettiva contro minacce esterne e non per difenderci gli uni dagli altri”.
Mi continuo a domandare: ma in che mondo vive questa gente? Ci sono o ci fanno?
Retorica senza nessun riscontro pratico da parte di un mondo avulso dal mondo reale ancor più di quanto lo siano i politici dei parlamenti nazionali, e che si crogiola in una elefantiaca struttura molto tronfia di sé stessa la cui forza consiste solo negli slogan e nelle frasi a effetto.
Certamente il riarmo della Germania rievoca mai sopiti fantasmi. Ma se non esiste un Europa in grado di difendersi unitariamente, un domani che venga a mancare l’ombrello USA cos’altro possono fare Paesi meno imbelli dell’Italia?