Dieci giorni per salvare l'Europa geopolitica
Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
L'Europa geopolitica è nata con la guerra in Ucraina e rischia già di morire, minata dall'interno. Il vertice straordinario sull'Ucraina del primo febbraio determinerà se l'Unione è in grado di prendere in mano il proprio destino e di affermarsi come potenza, o se rimarrà un nano cautamente sottomesso agli Stati Uniti per essere protetto.
I leader europei hanno ancora dieci giorni per decidere se dare a Kiev tutto il sostegno finanziario e militare di cui ha bisogno per sconfiggere Vladimir Putin. Purtroppo non si tratta di una decisione scontata. Il primo ministro ungherese Viktor Orban sta ancora dettando le sue condizioni per il sostegno finanziario dell'UE e la Germania si rifiuta di consegnare armi decisive che Volodymyr Zelenky chiede da mesi.
Ursula von der Leyen, che si vanta di presiedere una Commissione geopolitica pur non avendo alcuna competenza in politica estera o di difesa, ha promesso al presidente ucraino 50 miliardi di euro in quattro anni. Ma non ha ancora un centesimo di quel denaro. Nella sua proposta, i finanziamenti per Kiev - 33 miliardi di euro in prestiti e 17 miliardi in sovvenzioni - devono essere finanziati dai contributi degli Stati membri al bilancio comune. Viktor Orban si rifiuta di passare per il bilancio comunitaria e si oppone all'idea di un debito comune. L'Ungheria "rifiuta di prendere un impegno cieco per 4 anni e di dare alla Commissione un assegno in bianco", afferma un negoziatore europeo. "Se queste condizioni non saranno accettate, l'Ungheria porrà fine al processo" ponendo il veto, ha avvertito Viktor Orban la scorsa settimana, durante un incontro a Budapest con il suo omologo slovacco Robert Fico.
Anche il sostegno militare sta incontrando difficoltà. I problemi sono di natura politica e di capacità. L'Ucraina chiede artiglieria, difesa missilistica, missili a lungo raggio e soprattutto munizioni. Volodymyr Zelensky tiene informati tutti i suoi contatti sulla situazione dei vari fronti e chiede di accelerare le consegne. Secondo il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan, "l'Ucraina esaurirà alcune capacità di difesa aerea e di artiglieria nelle prossime settimane". Il presidente Zelensky non ha usato mezzi termini di fronte ai partecipanti al World Economic Forum di Davos. "Abbiamo perso tempo perché ci è stato detto di "evitare l'escalation". Molti dei nostri combattenti più esperti, che combattevano dal 2014, hanno perso la vita. Sono state perse delle opportunità. La lezione è chiara", ha detto Zelensky.
Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha invitato i suoi partner a fornire "una panoramica precisa dei loro contributi" per il vertice del primo febbraio, dopo aver promesso a Kiev 8 miliardi di euro in aiuti militari nel 2024. In risposta, la Francia ha annunciato la fornitura di missili a lungo raggio e missili guidati Scalp e ha lanciato una coalizione per la fornitura di 78 Caesar, il cannone francese a lungo raggio, 49 dei quali sono già in servizio in Ucraina. La proposta francese di una coalizione europea di artiglieria è stata criticata in Germania. Viene vista come una dimostrazione della meschinità e dei "secondi fini mercantili" di Emmanuel Macron. La maggior parte dei Caesar dovrebbe essere finanziata da altri paesi occidentali.
Tuttavia la Germania non è nella posizione migliore per dare lezioni. Il giorno dell'annuncio francese, il Bundestag ha rifiutato a larghissima maggioranza (485 voti contro 178) di consegnare all'esercito ucraino i missili stealth a lungo raggio Taurus, richiesti da Kiev per distruggere il ponte di Kerch che collega la Crimea alla Russia. Il motivo? Il rischio di un'escalation del conflitto. Berlino segue la linea americana.
"L'unità dimostrata dall'Unione europea di fronte alla guerra contro l'Ucraina è stata notevole. Ma durerà? Cosa faremo se gli americani ridurranno il loro sostegno all'Ucraina una volta eletto un nuovo presidente, o forse anche prima? Queste sono le domande a cui dovremo rispondere", ha sottolineato il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, in una riflessione pubblicata da Le Grand Continent all'inizio di gennaio. Gli europei non si amano tra loro. I loro interessi sono spesso divergenti e non concordano sulla natura della minaccia rappresentata dalla Russia. Ma chi decide nell'UE? Non la Commissione o il Parlamento europeo, ma il Consiglio europeo, cioè i capi di Stato e di governo. "Dobbiamo fare in modo che i loro interessi arrivino a un punto comune. Siamo sempre alla ricerca di un compromesso", spiega Josep Borrell.
L'ex ambasciatore francese negli Stati Uniti Gérard Araud è pessimista sull'Europa geopolitica. "Credete che gli europei stiano serrando i ranghi e prendendo le decisioni difficili che sarebbero necessarie se volessero seriamente impedire una vittoria russa? No!", sostiene Araud in un articolo pubblicato sul settimanale francese Le Point. "Non potendo consegnare i proiettili da 155 mm promessi a Kiev, non traggono le necessarie conseguenze mobilitando la loro industria della difesa, che continua, più o meno, a operare come prima del 22 febbraio 2022", insiste Araud. Il passaggio a un'economia di guerra invocato dal presidente francese Emmanuel Macron è stato deriso, criticato e soprattutto ignorato.
"L'unità degli Stati membri deve essere mantenuta giorno per giorno", ci ha detto Josep Borrell. "Di fronte alle crisi esterne, gli europei devono rendersi conto che agire da soli non è la ricetta migliore. L'UE ne ha appena affrontate tre importanti: la crisi finanziaria, poi lo shock causato dalla pandemia di Covid-19 e ora le conseguenze della guerra in Ucraina. Ogni volta, questi shock esterni ci hanno costretto a cercare soluzioni al di fuori del sistema, perché non è stato progettato per affrontare queste situazioni. Improvvisiamo, cerchiamo modi per agire, ed è così che andiamo avanti", ha concluso Borrell.
La frase
“Non ho alcun dubbio sulle ragioni per cui la Commissione ha bloccato il denaro del Piano nazionale di ripresa. E' stata una decisione puramente politica contro il precedente governo polacco”.
Andrzej Duda, presidente della Polonia.
Geopolitica
Israele, Autorità palestinese e Lega araba al Consiglio Affari Esteri - I ministri degli Esteri dell'Ue oggi avranno una lunga giornata diplomatica dedicata soprattutto al Medio Oriente. Al primo punto all'ordine del giorno del Consiglio Affari generali c'è l'Ucraina con l'intervento del suo ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba. Poi ci sarà una girandola di sessioni con i principali protagonisti della crisi attuale. Al ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, verrà chiesto di prestare attenzione alla sorte dei civili a Gaza. Al ministro degli Esteri palestinese, Riyad al-Maliki, verrà promesso sostegno per un ruolo futuro dell'Autorità palestinese a Gaza. Con i ministri degli Esteri di Egitto, Giordania, Arabia Saudita e il segretario generale Lega Araba, si discuterà del piano di pace che stanno preparando.
Borrell presenta un piano di pace in dieci punti - Anche l'Ue sta lavorando a un suo piano di pace per porre fine alla guerra a Gaza. L'Alto rappresentante, Josep Borrell, ha fatto circolare un “non paper” in vista del Consiglio Affari esteri di oggi con un piano in dieci punti per una “soluzione credibile e globale” al conflitto. Come? Attraverso una serie di misure per arrivare a un cessate il fuoco a Gaza, istituire uno stato palestinese indipendente e normalizzare le relazioni tra Israele e il mondo arabo. La road map è stata elaborata dall'inviato speciale dell'Ue per il processo di pace in Medio Oriente, Sven Koopmans. Ma diversi stati membri hanno già sollevato obiezioni. Alcuni hanno contestato il fatto che Israele non sia stato coinvolto nella preparazione del piano. La Germania non è pronta a chiedere un cessate il fuoco immediato. Sul processo di pace, Berlino ritiene che si debbano includere anche gli Stati Uniti.
Nuove sanzioni contro Hamas, ma non contro i coloni - I ministri degli Esteri dell'Ue oggi annunceranno nuove sanzioni contro Hamas e la Jihad islamica palestinese. Venerdì il Consiglio ha approvato un nuovo quadro regolamentare per permettere all'Ue di sanzionare individui e entità che sostengono, facilitano o favoriscono le azioni violente delle due organizzazioni terroristiche. Per contro non c'è ancora accordo tra i ventisette sulle sanzioni contro i coloni israeliani responsabili di violenze in Cisgiordania. Secondo i nostri interlocutori, la discussione non è ancora matura.
Missione navale nel Mar Rosso in ritardo - I ministri degli Esteri dell'Ue non saranno in grado di annunciare oggi il via libera di un'operazione navale nel Mar Rosso per proteggere le navi mercantili dagli attacchi dei ribelli yemeniti Houthi. “Il principio di un'operazione militare è stato accettato”, ma servirà “più tempo”, ci ha spiegato un funzionario dell'Ue. Gli stati membri si trovano di fronte a un dilemma, dopo che la Spagna a fine dicembre ha messo il veto ad ampliare il mandato della missione anti-pirateria Atalanta. Iniziare una missione da zero prende molto tempo”, ha detto il funzionario dell'Ue. “Stiamo discutendo con stati membri per allargare le operazioni della missione Agenov che già opera nel Golfo. Se avremo successo, l'operazione nel Mar Rosso può essere lanciata in un tempo ragionevole”. L'operazione Agenor è stata organizzata nell'ambito dell'iniziativa EMASOH (European-led Maritime Awareness Strait of Hormuz) e opera nello stretto di Hormuz, nel Golfo Persico e nella zona di Oceano Indiano posta in corrispondenza delle coste dell'Oman. L'obiettivo della missione è quello di salvaguardare la libertà di navigazione e la sicurezza delle navi in transito nell'area dello stretto.
Niente attacchi dell'Ue contro gli Houti in Yemen - Al di là dei tempi per mettere in piedi l'operazionale navale nel Mar Rosso, l'Ue intende limitare le sue regole di ingaggio alle operazioni per scortare navi e per intercettare missili e droni degli Houti. “Non ci saranno attacchi in Yemen”, ci ha spiegato un diplomatico. “Il mandato sarà limitato all'abbattimento di missili e droni usati dagli Houthi”. La missione dell'Ue dovrebbe essere ben distinta dall'Operazione Guardiano della Prosperità lanciata dagli Stati Uniti. Diversi stati membri partecipino alla missione americana sul Mar Rotto e hanno contribuito ai bombardamenti sul territorio yemenita. Ma l'Ue vuole tenersi a distanza dal rischio di essere accusata di violare la sovranità di un paese terzo.
Vacca sacra
Von der Leyen corteggia gli agricoltori (invano) - Giovedì 25 gennaio si aprirà il Dialogo strategico sul futuro dell'agricoltura che era stato promesso dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, dopo le proteste del settore per alcune misure del suo Green deal, considerate penalizzanti per il mondo rurale. Alla sessione inaugurale sono state invitate 30 organizzazioni che rappresentano tutti gli “stakeholder”: agricoltori, cooperative, agri-business, comunità rurali, ong, società civile, istituzioni finanziarie e mondo accademico. Ma la lobby agricola teme che si tratti di un'operazione cosmetica. Gli inviti sono partiti una settimana prima dell'evento. Migliaia di piccole e grandi organizzazioni nazionali non sono state invitate. In un comunicato venerdì, le due principali organizzazioni europee del settore, Copa e Cogeca hanno chiesto alla Commissione chiarire gli obiettivi del Dialogo strategico. “La portata delle discussioni rimane particolarmente vaga”, hanno detto Copa e Cogeca. La Commissione ha scelto come presidente del Dialogo strategico un professore tedesco, Peter Strohschneider, che è già alla testa della Commissione per il futuro dell'agricoltura consiglia il governo tedesco. Il futuro dell'agricoltura dell'Ue sarà tedesco?
Accade oggi
Consiglio Affari esteri
Presidenza belga dell'Ue: riunione informale dei ministri del Commercio
Commissione: la presidente von der Leyen a Berlino partecipa ai funerali di Wolfang Schaeuble e pronuncia un discorso al Welt Economic Forum
Commissione: il vicepresidente Dombrovskis partecipa al dialogo Ue - società civile dal titolo "Affrontare le sfide del commercio globale: il multilateralismo è la risposta?" con il direttore del Wto Ngozi Okonjo-Iweala
Commissione: discorso del vicepresidente Schinas all'incontro del gruppo di alvoro sulla strategia dell'Ue per combattere l'antisemitismo e proteggere la vita ebraica
Commissione: il commissario Breton riceve l'ex premier francese, Jean-Pierre Raffarin
Commissione: i commissari Schinas, Johansson, Lenarcic, Hoekstra e Simson ricevono il ministro degli Esteri dell'Egitto, Sameh Shoukry
Parlamento europeo: audizione del ministro delle Finanze belga Vincent Van Peteghem alla commissione Affari economici e monetari
Eurostat: dati su deficit e debito nel terzo trimestre 2023; dati sulle domande di asilo a ottobre 2023
Nato: il segretario generale Stoltenberg incontra i ministri degli Esteri di Repubblica ceca e Romania