Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
Elezioni europee e “Top Job”: l'enigma Macron
La decisione di Ursula von der Leyen di diventare la candidata del Partito Popolare Europeo per un secondo mandato alla presidenza della Commissione europea ha mandato in frantumi il consenso raggiunto tra le varie famiglie politiche per la sua riconferma e ha messo il presidente francese, Emmanuel Macron, nella posizione di “queen maker”: il leader che deciderà la sua riconferma. Ursula von der Leyen non è più solo la presidente dell'attuale Commissione e non è ancora la presidente della prossima Commissione europea. È la Spitzenkandidat, la candidata di una famiglia politica, il PPE, che non la sostiene del tutto e ha dimostrato di non avere fiducia in lei durante la votazione organizzata al Congresso del partito a Bucarest. La sua decisione di diventare la paladina di una delle famiglie politiche europee contro le altre ha mandato in frantumi la collegialità della Commissione, già minata dalla sua personalissima gestione come presidente. E ha causato un grande malessere all'interno dell'esecutivo di Bruxelles.
Il commissario francese all'Industria, Thierry Breton, che non è candidato a una delle massime cariche delle istituzioni europee, ha sollevato la questione in un messaggio sul suo account X poche ore dopo la pubblicazione dei risultati del voto del Congresso di Bucarest. La sua posizione ha suscitato scalpore e tutti gli occhi sono ora puntati su Parigi, dato che Emmanuel Macron non ha dato ufficialmente il suo sostegno per un secondo mandato, a differenza dei leader della famiglia socialista, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. La signora von der Leyen "deve ancora convincere il Presidente", ci ha detto un funzionario francese, suggerendo che la scelta non è scontata. Nessuno è disposto a dire se l'incontro del 13 febbraio tra i due a Parigi sia stato decisivo. Emmanuel Macron tiene nascoste le sue carte e deciderà quando svelarle. "Questa strategia è quella giusta", sostiene un membro dell'esecutivo di Bruxelles. "Indebolisce Ursula von der Leyen e questo non va bene", dice un altro.
Thierry Breton si è precipitato nel gioco senza consultare Emmanuel Macron. Il commissario francese ha basato la sua decisione sui fatti. Il Congresso di Bucarest non è stato un successo per Ursula von der Leyen. Contrariamente a quanto comunicato ufficialmente, il voto ha dimostrato la sfiducia di buona parte del PPE nei confronti della presidente uscente,. È quanto ha sottolineato Thierry Breton. "Consideratemi una persona all'antica, ma trovo rassicurante che i Commissari non chiedano l'approvazione preventiva dei leader prima di inviare un tweet o di compiere qualsiasi altra azione, perché sarebbe una violazione dei Trattati", ha commentato l'eurodeputata liberale olandese Sophie In't Veld, accorsa a sostenere Thierry Breton. Ursula von der Leyen ha inferto un colpo "all'immagine della Commissione imparziale al servizio dell'interesse generale", ha deplorato la ricercatrice belga Hanneke Siebelink.
Thierry Breton non è il primo a criticare l'atteggiamento di Ursula von der Leyen. Il vicepresidente e Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza, lo spagnolo Josep Borrell, aveva criticato la commistione di ruoli in un'intervista del 25 febbraio al quotidiano El Pais. Von der Leyen "dovrebbe prestare maggiore attenzione alla neutralità quando è sia presidente che candidata", ha detto Borrell. "Dovrebbe assicurarsi che il suo partito, il Partito Popolare Europeo, non cada nella tentazione di allearsi con gli estremisti, abbandonando così le sue tradizionali alleanze", ha aggiunto. "È legittimo che lei voglia un secondo mandato, ma non che rivendichi tutti i successi a livello personale. C'è un collegio di commissari di diverso colore politico che ha preso decisioni". Josep Borrell si è spinto molto in là nelle sue critiche, ma il suo attacco non ha scatenato la tempesta scatenata da Thierry Breton. Probabilmente perché è un socialista uscente, mentre Thierry Breton potrebbe essere nominato per un secondo mandato.
Il giurista europeo Alberto Alemanno è severo. "Con der Leyen dovrebbe mettersi in aspettativa durante la sua campagna elettorale e lasciare il suo posto a un commissario che non si candida alle elezioni europee", sostiene Alemanno, che difende la decisione di Thierry Breton. "Von der Leyen non può aspettarsi che i suoi commissari non facciano politica quando lo fa lei: due pesi e due misure", afferma Alemanno. "Le azioni di Breton non possono e non sono decise a Parigi perché i commissari agiscono indipendentemente dalle loro capitali", ricorda Sophie In't Veld. Ursula von der Leyen finge indifferenza, ma dietro le quinte minaccia sanzioni contro i commissari colpevoli del reato di "lesa maestà", secondo i funzionari dell'istituzione.
La fine di un regno è spesso difficile per i presidenti della Commissione europea, secondo un diplomatico che ha lavorato a Bruxelles per molti anni. Vale anche per quello di Ursula von der Leyen. Secondo quanto dichiarato a Politico da un alto funzionario francese sotto condizione di anonimato, il presidente Emmanuel Macron sarebbe "arrabbiato" per l'attacco frontale di Thierry Breton a Ursula von der Leyen. Ma nulla lascia pensare che non sia d'accordo con la decisione del commissario di sottolineare l'ambiguità dell'atteggiamento della presidente uscente nel presentarsi come candidata di una famiglia politica che, sotto la spinta di Manfred Weber, si sta spostando sempre più a destra, flirtando con la destra sovranista e sparando a zero contro i socialisti e i liberali.
La riconferma di Ursula von der Leyen sarà decisa in un vertice dopo le elezioni europee, durante il quale i capi di Stato e di governo decideranno "cosa fare e con quale meccanica", spiega un insider degli affari europei. Lo sgambetto di Thierry Breton a von der Leyen "dà a Emmanuel Macron le carte da giocarsi per questa decisione", spiega. Secondo questo insider, per ora il presidente francese non ha motivo di rivelarle, né di disconoscere Thierry Breton. Il capo di Stato francese "nominerà il candidato francese alla Commissione e negozierà il suo portafoglio", aggiunge. Emmanuel Macron non ha rivelato le sue intenzioni su Thierry Breton e sta giocando anche su questa incertezza.
Il PPE ha ora un problema con la sua presidente e un problema con il suo candidato alla Commissione europea, perché da solo non può governare l'Unione europea. Il prossimo presidente della Commissione dovrà riunire una maggioranza di leader europei ed essere in grado di raccogliere una maggioranza nel Parlamento europeo. Senza il sostegno dei socialisti e dei liberali, sarà impotente e l'Unione rimarrà paralizzata. Questo è ciò che vogliono i leader dei partiti di estrema destra, amici di Putin e Trump.
Emmanuel Macron ha l'opportunità di rompere questa situazione. Nel 2019 aveva sbarrato la strada a Manfred Weber, candidato del PPE, ponendo il veto alla sua nomina a capo della Commissione. Può contrastare le manovre di Weber anche nel 2024. Tutto ciò che deve fare è convincere i leader dell'UE a fare una scelta diversa dalla riconferma di von der Leyen, che ha accettato di mettere il suo destino nelle mani di Manfred Weber. Oppure Macron può monetizzare con von der Leyen il suo via libera a un secondo mandato. La presidente-candidata non aveva alcun obbligo di rompere il tacito consenso raggiunto tra i leader delle tre grandi famiglie, Emmanuel Macron, Olaf Scholz e il polacco Donald Tusk, ex presidente del PPE, per riconfermarla. Tutto ciò che doveva fare era rimanere saggiamente al di fuori delle manovre politiche, "come presidente imparziale, al servizio dell'interesse generale".
La frase
“Una vittoria della Russia in Ucraina sarebbe il segnale che attendono i regimi autoritari per firmare la fine delle democrazie liberali”
Gabriel Attal, primo ministro francese.
Geopolitica
Accordo in vista sulla European Peace Facility per l'Ucraina - Un accordo per stanziare 5 miliardi di euro della European Peace Facility per le forniture di armi all'Ucraina è “vicino”, ci ha detto un funzionario dell'Ue. Francia e Germania potrebbero dare il via libera già nella riunione degli ambasciatori al Coreper di oggi. “La Germania ha ricevuto rassicurazioni sulla possibilità di scontare i suoi aiuti bilaterali all'Ucraina. La Francia ha ricevuto rassicurazioni sull'uso della European Peace Facility per rafforzare la competitività dell'industria europea della difesa”, ci ha detto il funzionario. Il compromesso prevede di mantenere il principio della preferenza comunitaria – il cosiddetto “Buy European” - ma quando le munizioni o le armi non sono disponibili nell'Ue, gli stati membri possono farsi rimborsare anche acquisti in paesi extra-Ue. Il meccanismo potrebbe essere usato anche per finanziare in parte l'iniziativa lanciata dalla Repubblica ceca per comprare 800 mila munizioni da 122 e 155 mm fuori dall'Ue.
L'Ecofin fa pressioni sulla Commissione sui beni congelati russi - I ministri delle Finanze dell'Unione europea ieri hanno aumentato la pressione sulla Commissione per presentare una proposta per utilizzare i profitti straordinari dei beni congelati russi a favore dell'Ucraina. “Aspettiamo una proposta alla fine di questa settimana o all'inizio della prossima settimana”, ha detto il ministro delle Finanze belga, Vincent Van Peteghem, che ha presieduto la riunione dell'Ecofin. Il primo passo per utilizzare una parte dei beni russi colpiti dalle sanzioni a favore dell'Ucraina era già stato fatto a febbraio, quando l'Ue ha deciso di separare le entrate straordinarie degli attivi congelati della Banca centrale russa realizzati da Euroclear. Ma l'Alto rappresentante e la Commissione non hanno ancora formalizzato la proposta per il secondo passo, che dovrebbe essere la confisca delle entrate straordinarie e la loro attribuzione al bilancio dell'Ue. Il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, non si è sbilanciato. “Il lavoro è in corso. La proposta sarà presentata molto presto”, ha spiegato Dombrovskis. Il ritardo irrita alcune capitali, perché i ventisette non avranno il tempo di discutere in modo approfondito la proposta prima del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo.
La Commissione raccomanda di avviare i negoziati con la Bosnia-Erzegovina - “Oggi decidiamo di raccomandare al Consiglio di aprire i negoziati di adesione con la Bosnia-Erzegovina”, ha annunciato ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, davanti al Parlamento europeo. Il rapporto sui progressi realizzati da dicembre è positivo. “La Bosnia.Erzegovina ha compiuto passai impressionanti verso di noi”, ha detto von der Leyen, sottolineando l'allineamento con la politica estera e di sicurezza, l'adozione di leggi come quella contro i conflitti di interessi o il riciclaggio di denaro, la gestione dei flussi migratori, la cooperazione con il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia e il dialogo per la riconciliazione. L'avvio dei negoziati di adesione con la Bosnia-Erzegovina è una priorità per paesi come l'Austria, la Croazia, la Slovenia, l'Ungheria e l'Ungheria. Tuttavia non tutti sono convinti che il Consiglio adotterà una decisione positiva rapidamente se non sarà presa una decisione analoga per l'Ucraina. “Non si può avere un negoziato con la Bosnia-Erzegovina se non si inizia a negoziare con l'Ucraina”, ci ha detto una fonte. La decisione da parte dei ventisette potrebbe slittare a giugno.
Posizione ambigua della Commissione per l'avvio dei negoziati con l'Ucraina - La Commissione ieri ha trasmesso ai governi anche la proposta di quadro negoziale per l'Ucraina e la Moldavia. Per Kyiv è una buona notizia solo a metà. Secondo la Commissione, l'Ucraina ha realizzato solo due delle quattro condizioni che erano state poste a dicembre, al momento della decisione di avviare i negoziati. Il commissario all'Allargamento, l'ungherese Oliver Varhelyi, ci ha messo lo zampino. Tra le condizioni non rispettate c'è ancora il trattamento della minoranza ungherese. Nel suo discorso al Parlamento europeo, durante un dibattito sul prossimo vertice dei capi di stato e di governo, Ursula von der Leyen non ha menzionato l'Ucraina, salvo in un breve passaggio per denunciare le forniture di armi dell'Iran alla Russia.
Von der Leyen saluta la partenza della prima nave verso Gaza e cambia tono su Israele - “La partenza della prima nave è un segnale di speranza”, ha detto ieri la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, dopo che una nave dell'ong Open Arms è salpata da Cipro verso Gaza nell'ambito della missione in collaborazione con WcKitchen. Von der Leyen ha ringraziato il presidente cipriota, Nikos Christodoulides. “Lavoreremo duramente insieme per molte altri navi”, ha assicurato la presidente della Commissione. Nel discorso di ieri davanti al Parlamento europeo, von der Leyen ha usato toni completamente diversi su Israele e Gaza. “Certo Israele ha il diritto di difendersi e difendersi contro Hamas. Ma la protezione dei civili deve essere assicurata in ogni momento”, ha detto von der Leyen. La presidente della Commissione ha chiesto “una pausa umanitaria immediata”, prima di aggiungere che “senza il cessate il fuoco sostenuto, il contagio della guerra di Gaza potrebbe diffondersi nella regione”.
Stato di diritto
Il Parlamento porta von der Leyen in tribunale per i fondi all'Ungheria - La Conferenza dei presidenti del Parlamento europeo domani dovrebbe dare il via libera a un ricorso davanti alla Corte di giustizia dell'Ue contro la decisione della Commissione di Ursula von der Leyen di scongelare 10 miliardi di euro di fondi a favore dell'Ungheria, malgrado i dubbi persistenti sulle violazioni dello stato di diritto. Lunedì sera la commissione Giuridica del Parlamento europeo ha approvato una raccomandazione di procedere con il ricorso con 16 voti a favore e uno contrario. "Vogliamo che la legittimità di ciò che è accaduto a dicembre sia verificata", ha detto la co-presidente dei Verdi, Terry Reintke. La Commissione aveva scongelato i fondi alla vigilia di un Consiglio europeo mentre il premier ungherese, Viktor Orban, minaccia il veto sul via libera ai negoziati di adesione con l'Ucraina. Non è la prima volta che il Parlamento europeo porta la Commissione von der Leyen davanti alla Corte sullo stato di diritto. Lo aveva già fatto alla fine del 2021 per il ritardo della Commissione nell'applicare il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, salvo ritirare il ricorso pochi mesi dopo. "L'Ungheria aveva presentato tutte le prove richieste dalla Commissione per dimostrare l'indipendenza del suo sistema giudiziario. La Commissione aveva quindi l'obbligo giuridico di adottare la decisione", ha risposto un portavoce della Commissione.
Digitale
DMA 3 - Apple 0 - Il colosso americano Apple ieri ha annunciato la terza concessione significativa dall'inizio dell'anno per adeguarsi alle nuove regole del Digital Markets Act (DMA) dell'Unione europea, con la decisione di consentire per la prima volta di scaricare le app per iPhon direttamente dai siti web degli sviluppatori senza dover passare dall'App Store. Gli sviluppatori potranno anche offrire le proprie app su un marketplace alternativo senza dover essere sull'App Store e potranno offrire promozioni direttamente ai propri clienti nel modo che desiderano. Il primo marzo Apple era stata costretta a fare marcia indietro sul progetto di interrompere l'accesso alle app che bypassano il suo App Store. Qualche giorno dopo, il colosso ha ridato accesso all'App Store a Epic Games dopo che la Commissione aveva annunciato che stava indagando sulla decisione di bandire l'account dello sviluppatore di giochi.
L'avvertimento di Vestager ha funzionato - L'App Store rappresenta una parte improtante del giro d'affari da 85 miliardi di dollari dei servizi offerti da Apple, che finora si era rifiutata di permettere di scaricare le app fuori dal suo ecosistema per ragioni di sicurezza. Gli sviluppatori di app devono versare il 30 per cento ad Apple per essere presenti nel suo ecosistema. Oltre alle concessioni per adeguarsi al DMA, il 4 marzo Apple si era anche vista infliggere una multa da 1,8 miliardi di euro dalla Commissione per aver abusato della propria posizione dominante nella distribuzione di applicazioni di streaming musicale. In quell'occasione la vicepresidente Margrethe Vestager, responsabile della Concorrenza, aveva lanciato un chiaro avvertimento: con il DMA “Apple dovrà aprire le porte al suo ecosistema, per consentire agli utenti finali di trovare facilmente le app che desiderano, pagarle nel modo che preferiscono e utilizzarle su qualsiasi dispositivo desiderino".
Svizzera
Un nuovo tentativo di unione tra l'Ue e la Svizzera - "Abbiamo il via libera per iniziare i negoziati" con la Svizzera, ha annunciato ieri il negoziatore europeo Maros Sefcovic. "Il mandato, basato su un'intesa comune, conferma l'interesse dell'Ue a modernizzare il nostro partenariato. La Commissione è pronta a tenere il piede sul pedale dell'acceleratore e a fare di queste discussioni un cambiamento storico per le nostre relazioni", ha assicurato Sefcovic. I negoziati inizieranno nei prossimi giorni. Si concentreranno sulle disposizioni istituzionali da includere negli accordi esistenti e futuri con la Svizzera sul mercato interno, che prevedono un allineamento dinamico con l'acquis dell'Ue, un'interpretazione e un'applicazione uniformi e la risoluzione delle controversie. Le due parti rilanceranno anche i negoziati sugli accordi in materia di elettricità, sicurezza alimentare e salute, e cercheranno un accordo che permetta alla Svizzera di partecipare ai programmi dell'Ue, tra cui Horizon Europe dedicato alla ricerca e all'innovazione. Il prezzo da pagare per la Confederazione sarà l'allineamento alle norme degli aiuti di Stato dell'UE e un contributo finanziario permanente della Svizzera in cambio della sua partecipazione al mercato unico europeo.
Nomine
L'Ecofin sostiene la riconferma di Georgieva al Fmi - I ministri delle Finanze dell'Unione europea ieri hanno deciso di sostenere la candidatura di Kristalina Georgieva per un secondo mandato come direttrice del Fondo Monetario Internazionale. “Tutti i paesi dell'Ue sostengono la conferma. E' una testimonianza della fiducia degli stati membri in Kristalina e la sua leadership e dell'importanza che diamo a questo incarico per l'Ue”, ha detto il ministro delle Finanze belga, Vincent Van Peteghem, che ha presieduto la riunione dell'Ecofin.
Accade oggi
Parlamento europeo: sessione plenaria a Strasburgo (dibattiti sui bambini ucraini deportati in Russia; la creazione di capitali europei per i bambini; le accuse di corruzione e abuso dei fondi dell'Ue in Spagna durante la pandemia; il semestre europeo; le regole finanziarie per il bilancio dell'Ue; l'attuazione della politica di coesione 2014-20; le violazioni dei diritti umani a Gaza, in Afghanistan e in Venezuela)
Parlamento europeo: discorso del primo ministro della Finlandia, Petteri Orpo
Servizio europeo di azione esterna: visita dell'Alto rappresentante Borrell a Washington
Commissione: la vicepresidente Vestager a Verona partecipa alla riunione dei ministri dell'Industria del G7
Commissione: il vicepresidente Sefcovic partecipa al Forum di Kosice Ucraina-Slovacchia
Commissione: visita del commissario Gentiloni a Madrid
Commissione: la commissaria Kyriakides partecipa in videoconferenza alla riunione dei ministri della Sanità del G20
Parlamento europeo: conferenza stampa dei deputati Satouri, Gahler e Melchior sull'attuazione del memorandum Ue-Tunisia
Parlamento europeo: conferenza stampa della deputata Verheyen sulla legge sulla libertà dei media
Parlamento europeo: conferenza stampa dei deputati Benifei e Tudorache sulla legge sull'intelligenza artificiale
Consiglio: riunione del Coreper I e II
Consiglio: riunione del Comitato politico e sociale
Banca centrale europea: riunione di politica non monetaria del Consiglio dei governatori
Banca centrale europea: discorso di Pietro Cipollone a una conferenza organizzata dall'Osservatorio sull'innovazione digitale del Politecnico di Milano
Eurostat: dati sulla produzione industriale a gennaio; dati sull'energia a dicembre 2023