Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
Gli europei sono pronti alla guerra?
La guerra in Ucraina è entrata nel suo terzo anno. Le dichiarazioni di sostegno si sono moltiplicate. "Saremo al vostro fianco per tutto il tempo necessario", hanno assicurato sabato i rappresentanti della NATO e dell'Unione Europea nel secondo anniversario dell'invasione della Russia. Ma i leader giunti a Kyiv erano a mani vuote. Il Presidente francese Emmanuel Macron riunirà oggi diverse decine di leader per discutere del sostegno all'Ucraina. Possiamo aspettarci qualche annuncio, ma sullo sfondo c'è una domanda assillante: siamo pronti alla guerra?
Il 21 gennaio 2025 il Presidente Trump interrompe ogni sostegno all'Ucraina e accetta di riconoscere l'annessione dei territori occupati dalla Russia come condizione per la pace o un armistizio. Cosa fanno gli europei? Esortano l'Ucraina a rifiutare? Si rassegnano? Questo scenario presentato da Gérard Araud non è frutto dell'immaginazione dell'ex ambasciatore francese a Washington. Donald Trump sarà il candidato repubblicano alle presidenziali di novembre, dopo la vittoria di ieri alle primarie in South Carolina. Il primo ministro ungherese Viktor Orban spera nella sua elezione e sostiene pubblicamente questo scenario. Ungheria e Slovacchia hanno rotto l'unità del fronte europeo. Entrambi i Paesi si rifiutano di fornire armi all'Ucraina e chiedono la pace.
Tutti i Paesi dell'Unione europea sono sottoposti a un'opera di manipolazione da parte degli "amici" del Presidente russo Vladimir Putin. Numerosi media diffondono previsioni catastrofiche, predicono la sconfitta dell'Ucraina, sottolineano l'incapacità dell'Europa di fornire le armi e le munizioni richieste dall'Ucraina e promuovono un sentimento disfattista nell'UE. Un sondaggio condotto a gennaio in dodici Paesi dell'UE per conto dell'European Council for Foreign Relations (ECFR) rivela che gli europei sono pessimisti sull'esito della guerra. Il 20% degli intervistati vede una vittoria russa e il 35% prevede negoziati che portino a un compromesso. Solo il 10% ritiene possibile una vittoria ucraina.
Emmanuel Macron incontrerà lunedì a Parigi "diverse decine di leader europei e internazionali per discutere la natura e le caratteristiche del nostro aiuto all'Ucraina". "Siamo in un momento critico e oggi dobbiamo rafforzare la nostra posizione, darle visibilità e impegnarci di più, ma anche dare credibilità al fatto che la Russia non può vincere in Ucraina e che ora ha deciso di attaccarci. Dobbiamo accettare che dobbiamo intraprendere nuove azioni, ed è di questo che parleremo", ha annunciato Macron.
Il titolo di questo articolo è tratto da un libro del giornalista francese Jean-Dominique Merchet. L'autore fornisce una panoramica delle capacità militari della Francia e raccomanda di interrogare i cittadini sulla loro capacità di fare la guerra, se necessario. La domanda merita di essere posta in tutti gli Stati membri dell'UE. Nessuno ci ha pensato. Il Parlamento europeo non ne ha mai discusso. Non per mancanza di consapevolezza del problema. "Dobbiamo prepararci alla guerra ed essere in grado di difenderci. Dobbiamo preparare la Bundeswehr e la società a questo", ha avvertito di recente il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius. Il suo omologo svedese ha lanciato lo stesso avvertimento, esortando i suoi connazionali a prepararsi alla guerra. Da allora, il numero di dichiarazioni in tal senso si è moltiplicato.
"Si vis pacem, para bellum". Le nuove generazioni non hanno imparato questa frase latina a scuola. "Se vuoi la pace, preparati alla guerra". Eppure l'Unione europea è un progetto di pace. La maggior parte dei suoi Stati membri si è disarmata dopo due guerre mondiali in cui si sono fatti la guerra tra loro. Un progetto di trattato che istituiva una Comunità europea di difesa fu preso in considerazione, ma respinto dalla Francia il 30 agosto 1954. L'invasione della Russia ha sorpreso coloro che non credevano in un ritorno alla guerra e ha rappresentato un campanello d'allarme per gli europei, che hanno scoperto le loro debolezze. I Paesi dell'UE hanno iniziato a riarmarsi. È una faccenda complicata. La spesa per la difesa è in aumento, ma le loro capacità militari sono ancora deboli. L'ombrello americano della NATO ha portato grandi Paesi come la Germania a perdere interesse per la loro difesa. La Polonia e gli Stati baltici, in prima linea contro la Russia, invece, hanno fatto la scelta opposta e i Paesi nordici stanno seguendo il loro esempio. La NATO chiede che le capacità siano condivise e lo slancio è evidente.
Gli europei avrebbero capacità. Nel marzo 2023 hanno promesso di fornire all'Ucraina un milione di proiettili e missili per la difesa antiaerea. Un funzionario europeo coinvolto nelle discussioni ci ha assicurato che gli ucraini hanno ricevuto le loro munizioni. Ma la narrazione non segue. Peggio, alimenta il pessimismo. L'ufficio dell'Alto rappresentante Josep Borrell tiene il conto delle forniture finanziate attraverso la Eropean Peace Facility, per un totale di 550.000 proiettili consegnati all'Ucraina Ma l'EPF è uno solo dei tre canali per le forniture. Il secondo è costituito dalle donazioni bilaterali, sulle quali Borrell non ha possibilità di verifica. Lo riconosce lui stesso pubblicamente: gli Stati non comunicano, o comunicano molto poco, per non dare alla Russia alcuna informazione sullo stato delle loro scorte.
Il terzo canale è costituito dagli acquisti dell'Ucraina dall'industria. Il funzionario europeo ci ha detto che gli ucraini hanno acquistato 340.000 proiettili dalla Spagna. Secondo la nostra fonte, l'Ucraina ha ottenuto più di un milione di proiettili attraverso questi tre canali, ma le sue forze armate hanno bisogno di molto di più. Nulla impedisce ai Paesi dell'UE di acquistare munizioni all'estero e di fornirle all'Ucraina. La Repubblica Ceca ha annunciato di aver individuato diversi Paesi nel mondo dove sarebbe possibile acquistare 800.000 proiettili da 155 mm e 122 mm (utilizzati dagli obici di fabbricazione sovietica in dotazione all'esercito ucraino) e sta cercando di raccogliere i fondi per acquistarli.
Thierry Breton assicura che l'industria europea sarà in grado di produrre 1,4-1,5 milioni di proiettili da 155 mm all'anno entro la fine del 2024. Perché non credergli? Ma la controversia sulla “preferenza comunitaria” (il Buy European) sta aggiungendo il danno alla beffa. Il denaro europeo deve essere utilizzato per finanziare il rafforzamento delle capacità produttive delle aziende europee con acquisti garantiti. Questo non piace alle aziende americane con sede in Europa, che hanno attivato le loro reti negli Stati membri e stanno facendo campagna contro il "protezionismo" europeo. La Francia è il primo bersaglio, perché Emmanuel Macron difende questa preferenza comunitaria. "Come possiamo sostenere lo sforzo per l'Ucraina a lungo termine senza capacità di produzione in Europa?", dice un funzionario. “Anche gli Stati Uniti hanno questo problema", aggiunge. Se i produttori europei riusciranno produrre 1,5 milioni di munizioni d'artiglieria l'anno, l'UE sarà in grado di fornire un milione di proiettili all'Ucraina e di rifornire le proprie scorte.
Ma gli europei sono pronti ad affrontare la Russia? Questa è una domanda per i cittadini degli Stati membri. Non saranno Ursula von der Leyen o Charles Michel a prendere queste decisioni. Quanti eserciti europei sono pronti a combattere? Quali governi sono pronti ad affrontare l'opinione pubblica con il ritorno di centinaia o migliaia di soldati uccisi o feriti? Volodymyr Zelenski si confronta quotidianamente con questo problema e ha enormi difficoltà a mobilitare nuovi combattenti ucraini. La Polonia e la Francia sanno come affrontare la morte, ma altri Paesi no.
La guerra durerà. L'anno 2024 sarà certamente caratterizzato da una ricostituzione delle forze e da un posizionamento ucraino più difensivo, rafforzando l'ipotesi di una guerra che probabilmente durerà almeno fino al 2025, o addirittura al 2026, secondo una decina di esperti e analisti consultati da Le Grand Continent. Stiamo entrando in un periodo in cui tutto è possibile, compresi gli scenari delineati dal governo tedesco in caso di accumulo di truppe russe in Bielorussia e nell'enclave russa di Kaliningrad, al confine con Polonia e Lituania.
La frase
"All'eroico popolo dell'Ucraina : faremo tutto il necessario per farvi vincere la guerra. Per la vostra libertà, per la nostra libertà. Per il nostro futuro comune. Slava Ukraini!".
Josep Borrell, Alto rappresentante dell'Ue.
Rapporto Draghi
L'analisi di Draghi sullo stato dell'economia dell'Ue - Sabato mattina, all'Ecofin informale di Ghent, Mario Draghi ha discusso con i ministri delle Finanze dell'Ue del rapporto che dovrebbe presentare entro la fine del secondo semestre. L'ex presidente della Bce ed ex premier italiano, non ha usato un linguaggio diplomatico. “Quando guardiamo ai nostri principali concorrenti e agli Stati Uniti in particolare, il divario è ovunque: produttività, crescita del Pil, pil pro capite, eccetera”, ha detto Draghi. Ci sono tre ragioni. Primo, l’ordine economico globale in cui l’Europa ha prosperato (facendo affidamento sull’energia russa, sulle esportazioni cinesi e sulla difesa degli Stati Uniti) è scosso. Secondo, la velocità nell’intraprendere la transizione verde che rimette in gioco le catene di approvvigionamento. Terzo, la velocità di cambiamento impressa dall'intelligenza artificiale.
La ricetta Draghi per la competitività dell'Ue è un fondo di debito dell'Ue - Secondo Mario Draghi, il fabbisogno finanziario della doppia transizione verde è stimato ad almeno 500 miliardi l'anno, a cui occorre aggiungere le risorse per la difesa e gli investimenti produttivi. L'interrogativo è come finanziare queste esigenze. Corre “mobilitare il risparmio in Europa come è stato mobilitato negli Stati Uniti”, ha spiegato Draghi, sottolineando che “il denaro pubblico non sarà mai abbastanza”. Tuttavia serve anche la politica fiscale. A livello nazionale, lo spazio fiscale è limitato dalle regole del Patto di stabilità e crescita o dall'elevato livello di debito. A livello di Ue, invece, Draghi ha proposto “un fondo dedicato, o un prestito (comune), o partenariati pubblici e privati in cui la Bei avrà un ruolo”. Secondo Draghi, finanziare queste esigenze a livello dell’Ue permette “un approccio unificato a qualunque cosa intraprendiamo”.
La Germania si oppone a un debito comune per la difesa - Durante il dibattito all'Ecofin, “è emerso un forte accordo tra i ministri sulla diagnosi presentata da Draghi e un sentimento condiviso sul senso di urgenza di agire”, ci ha detto una fonte a conoscenza delle discussioni. Ci sarebbe convergenza sulla necessità di ridurre i prezzi dell'energia e gli oneri normativi e avere un mercato unico forte per ripristinare la competitività. Per contro “sono emersi diversi punti di vista su come affrontare la questione degli investimenti pubblici”, ci ha detto la fonte. Sull'idea di Eurobond per gli investimenti nella difesa, rilanciata dal premier estone, Kaja Kallas, il tedesco Christian Lindner è stato esplicito. "Non penso che ne abbiamo bisogno". I ministri delle Finanze invieranno i loro contributi a Draghi, che ha chiesto “azioni coraggiose se vogliamo finanziare i costi della doppia transizione e della difesa e mantenere i nostri modelli sociali e la coesione sociale”.
Economia
L'educazione finanziaria all'Ecofin - All'Ecofin informale di venerdì e sabato, Maria Demertzis e Annamaria Lusardi del think tank Bruegel hanno presentato uno studio sullo stato dell'educazione finanziaria nell'Ue. Il documento è interessante e mostra la necessità di agire per espandere le conoscenze finanziarie. Solo un individuo su due nell’Unione Europea, in media, ha conoscenze finanziarie di base sufficienti. Questo costituisce un ostacolo per gli individui a investire nei mercati finanziari. Esiste un divario di conoscenze finanziarie tra i meno istruiti e i più istruiti, tra le famiglie più povere e quelle più ricche, e di genere. I paesi con una percentuale più elevata di persone con conoscenze finanziarie hanno un numero più elevato di persone che risparmiano e prendono in prestito da istituti finanziari, un’indicazione che la conoscenza finanziaria può migliorare l’inclusione finanziaria. Secondo il rapporto, tutti i paesi dell’Ue hanno o sono in procinto di lanciare una strategia nazionale di alfabetizzazione finanziaria. Ma c’è un urgente bisogno di attuare queste strategie, monitorare i progressi nel tempo e stabilire le migliori pratiche.
PieperGate
Transparency International chiede un'indagine indipendente sul PieperGate - Dopo le rivelazioni del Mattinale Europeo sulla nomina da parte di Ursula von der Leuyen del deputato della Cdu, Markus Pieper, a Inviato dell'Ue per le Pmi, l'organizzazione Transparency International ha chiesto un'indagine indipendente per potenziali violazioni del Codice di condotta da parte della presidente della Commissione. Le rivelazioni sollevano "serie preoccupazioni sull'integrità dei processi di reclutamento", ha detto Transparency International: è "profondamente preoccupante che Markus Pieper sia stato surclassato di almeno il 30% dalle due restanti candidate donne provenienti da Stati membri più piccoli nelle valutazioni delle assunzioni effettuate dalla Commissione". La nomina di Pieper, "un alleato politico della presidente Ursula von der Leyen, a scapito dei candidati più qualificati, suggerisce che i posti di vertice della Commissione vengono promessi a coloro che sono politicamente vantaggiosi per la presidente". Secondo Nick Aiossa, direttore di Transparency International EU, "nella migliore delle ipotesi questa sembra essere una procedura di reclutamento profondamente viziata (...), nella peggiore è un potenziale conflitto di interessi da parte della Presidente per installare un collega di partito in una posizione di potere altamente redditizia”.
Stato di diritto
Von der Leyen scongela 137 miliardi di euro per la Polonia - In visita a Varsavia venerdì, Ursula von der Leyen ha annunciato che questa settimana la Commissione sbloccherà 137 miliardi di euro per la Polonia dallo Strumento per la ripresa e la resilienza e dalla politica di coesione, che erano stati congelati per le violazioni dello stato di diritto. E' bastato un piano d'azione per riformare la giustizia, presentato dal governo di Donald Tusk, per convincere von der Leyen. “Accolgo con grande favore il piano d'azione che il vostro governo ha presentato agli Stati membri questa settimana. È una dichiarazione potente, è una chiara tabella di marcia per la Polonia e i vostri sforzi sono decisivi. Sulla base delle riforme che avete avviato e di una serie di passi immediati che avete intrapreso verso l’indipendenza della magistratura, ho buone notizie”, ha detto von der Leyen: “il collegio presenterà due decisioni sui fondi europei attualmente bloccati per la Polonia. Queste decisioni libereranno fino a 137 miliardi di euro per la Polonia”. Dal Recovery fund la Polonia riceverà quasi 60 miliardi di euro, mentre nella politica di coesione sono stati pre allocati 76,5 miliardi.
Von der Leyen mette la politica davanti a valori e procedure - Jakub Jaraczewski, ricercatore di Democracy Reporting International, è rimasto con "l'amaro in bocca" per la decisione di von der Leyen di scongelare tutti i fondi per la Polonia. "Sono assolutamente favorevole che la Polonia abbia questa enorme quantità di denaro da spendere per ricostruire meglio. Ma lo Stato di diritto sembra esserne, almeno in parte, una vittima", ha spiegato Jaraczewski su X. Il fatto è che la decisione si fonda su un piano d'azione, non sull'effettiva implementazione delle riforme chieste dalla Commissione, in particolare con le cosiddette "super milestone" del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il governo Tusk si è mosso rapidamente, ma ci sono ancora numerosi ostacoli per restaurare l'indipendenza della giustizia e lo stato di diritto, in particolare a causa del diritto di veto del presidente, Andrzej Duda, sulla legislazione adottata dal Parlamento. "Dire che tutti i problemi polacchi relativi allo stato di diritto siano stati pienamente affrontati è prematuro. C’è molta strada da fare", ha detto Jaraczewski:"Oggi sembra che la politica abbia preso il sopravvento sui valori".
Vacca sacra
Tusk chiede di più per gli agricoltori polacchi - Il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha ringraziato la presidente della Commissione per lo scongelamento dei fondi ma, nonostante la promessa di poter usare subito 1,4 miliardi di euro per gli agricoltori, ha insistito per adottare ulteriori misure contro le importazioni agricole dall'Ucraina. "Non c'è dubbio sul sostegno all'Ucraina nella sua lotta contro la Russia. Questo non è negoziabile. Tuttavia, dovremmo anche proteggere gli agricoltori polacchi e il mercato polacco dalle conseguenze negative dell'apertura delle frontiere per i prodotti agricoli”, ha detto Tusk. Il suo governo ha boicottato una proposta del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, di un incontro immediato alla frontiera. Tusk ha annunciato che ci sarà un incontro con la parte ucraina il 28 marzo a Varsavia.
Gli agricoltori paralizzano di nuovo Bruxelles - Gli agricoltori oggi torneranno a paralizzare Bruxelles in occasione della riunione del Consiglio Agricoltura per discutere delle prime proposte della Commissione per ridurre la burocrazia a carico del mondo rurale. Sabato, il commissario all'Agricoltura, Janusz Wojciechowski, ha dato tutta la colpa al Green deal e agli accordi di libero scambio. "Comprendo perfettamente le critiche degli agricoltori. Ma il prolema non è la politica agricola, è la politica climatica e la politica commerciale", ha detto Wojciechowski in un'intervista all'Est Republicain. Wojciechowski ha proposto di abolire le regole ambientali che "limitano la produzione agricola" e che gli agricoltori sono costretti a rispettare se vogliono ricevere gli aiuti della Pac. L'Ue registra da anni un surplus commerciale nel settore agroalimentare, ma secondo Wojciechowski le regole "creano un rischio per la sicurezza alimentare" degli europei.
Macron fischiato al Salone dell'Agricoltura - Sabato il presidente francese, Emmanuel Macron, ha annunciato l'introduzione di un prezzo minimo per garantire il reddito degli agricoltori francesi e un piano di emergenza per le aziende agricole in difficoltà. Vuole anche appellarsi a Bruxelles per combattere le pratiche dei gruppi di supermercati che "usano l'Europa per aggirare la legge francese". Il capo dello Stato, di fronte aagli agricoltori infuriati, è stato protetto da centinaia di poliziotti e gendarmi mentre passeggiava tra i corridoi deserti del Salone, dato che l'accesso al pubblico era stato chiuso. L'annuncio dell'invito al movimento Soulèvement de la Terre, ostile all'agricoltura convenzionale, ha rovinato il pranzo organizzato con le organizzazioni professionali, che hanno rifiutato di sedersi al tavolo. Peggio ancora, le principali organizzazioni interprofessionali (cerealicoltori, bieticoltori, coltivatori di sementi) hanno chiuso i loro stand. Il racconto delle giornaliste Emmanuelle Ducros (L'Opinion) e Géraldine Woessner (Le Point) contraddice la versione ufficiale della visita e testimonia il malessere del mondo agricolo francese. A nulla è valso il togliersi la giacca per discutere con gli agricoltori. Il capo dello Stato ha aperto il 60° Salone dell'Agricoltura tra i fischi dei manifestanti. Come da tradizione, ha accarezzato una mucca dal dolce nome di "oreillette" ed è rimasto fino all'ora di chiusura.
Accade oggi
Consiglio Agricoltura e Pesca
Parlamento europeo: sessione plenaria a Strasburgo (dibattiti sulla relazione annuale della Bce; la trasparenza della pubblicità politica; lo stallo sulla direttiva sui lavoratori delle piattaforme; l'inflazione dei prezzi alimentari)
Commissione: il vicepresidente Sefcovic presiede il dialogo sulla transizione pulita dedicato all'infrastruttura del Green deal
Commissione: discorso del commissario Breton alla Mobile World Conference 2024 a Barcellona
Commissione: discorso del commissario Varhelyi al summit sugli investimenti dei balcani occidentali della Berd
Commissione: il commissario Sinkevicius riceve il ministro dell'Agricoltura polacco, Jacek Czerniak
Parlamento europeo: riunione dell'Ufficio di presidenza
Parlamento europeo: discussione alla commissione Agricoltura sulle proteste agricole e le proposte della Commissione
Banca centrale europea: la presidente Lagarde partecipa al dibattito sul rapporto annuale della Bce al Parlamento europeo
Eurostat: dati sul commercio Ue-Ucraina nel quarto trimestre; dati sulle vendite online nel 2022