Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
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Gymnich a Bruxelles, Kaja Kallas prende le misure del suo “top job”
Quando l'ex premier estone, Kaja Kallas, è venuta a Bruxelles la scorsa settimana si è dovuta rendere conto dell'entità delle difficoltà che dovrà affrontare una volta assunta la carica di Alto rappresentante. I suoi nuovi interlocutori, i ministri degli Esteri e i loro omologhi della Difesa, per mesi non sono riusciti a prendere decisioni fondamentali, perché alcuni governi sono ansiosi di non inimicarsi Mosca, Pechino, Teheran o Tel Aviv. L'Alto rappresentante uscente, lo spagnolo Josep Borrell, non nasconde più la sua delusione e la sua irritazione quando riferisce i risultati delle riunioni che presiede.
Le riunioni informali di giovedì e venerdì durante il soggiorno a Bruxelles di Kallas sono state essenzialmente dedicate al sostegno dell'Ucraina, le cui forze sono impegnate in un'operazione in territorio russo, nell'oblast di Kursk, e allo stesso tempo sono sopraffatte nel Donbass, mentre il resto del paese vive sotto raffiche di bombardamenti. I ministri hanno ascoltato le rimostranze del loro omologo ucraino, Dmytro Kuleba, preoccupato per i ritardi nella consegna delle armi e delle munizioni promesse e ansioso di ottenere la revoca delle restrizioni imposte all'uso dei missili per colpire in profondità gli obiettivi militari russi.
La risposta è stata inadeguata e al limite della provocazione quando il capo della diplomazia italiana, Antonio Tajani, ha replicato a una domanda dicendo: “Non siamo in guerra con la Russia. Nemmeno la NATO è in guerra con la Russia, ed è per questo che l'Italia mantiene la sua posizione di limitare l'uso delle nostre armi all'interno del territorio ucraino”. Josep Borrell non è riuscito a trattenersi. “È ridicolo dire che permettere (all'Ucraina) di colpire all'interno del territorio russo significa essere in guerra con Mosca. Non siamo in guerra con Mosca - e penso che sia ridicolo dirlo”. Che atmosfera...
Tre stati membri sono particolarmente ostici alle riunioni degli Affari esteri: Ungheria, Slovacchia e Italia. Questi tre paesi, in un modo o nell'altro, hanno espresso la loro opposizione alla nomina di Kaja Kallas ad Alto Rappresentante a luglio. Dopo la decisione del Consiglio europeo – con l'astensione di Viktor Orban e il voto contrario di Giorgia Meloni – è stata lanciata una procedura scritta per confermare la decisione dei leader dell'Ue. Ungheria e Italia hanno confermato la loro posizione al Consiglio europeo. Sorpresa: a loro si è aggiunta la Slovacchia, votando “no” a Kallas.
“Mi chiedo a cosa servano le riunioni dei ministri degli Esteri se non siamo in grado di prendere decisioni e tutto viene rimandato al Consiglio europeo (dei capi di Stato e di governo)”, lamenta un ex ministro. Quello di Kaja Kallas è un lavoro difficile. “Prendiamo solo botte”, ci hanno detto diversi funzionari del Servizio per l'azione esterna. Kaja Kallas avrà certamente avuto modo di discuterne con Federica Mogherini quando si sono incontrate a Bruxelles. “Grazie per i tuoi consigli e le tue parole gentili”, ha scritto sotto la fotografia che illustra la loro conversazione.
L'Alto rappresentante è ignorato dal Cremlino e la situazione non è destinata a migliorare con Kaja Kallas, che è oggetto di un mandato d'arresto emesso da Mosca. L'Alto rappresentante è ignorato anche da Pechino e poco considerato a Washington. Le grandi potenze giocano sulle divisioni tra gli stati dell'UE e trattano con i loro leader invece che con i loro rappresentanti a Bruxelles.
La politica estera non è una competenza dell'Ue e nemmeno la Difesa. Gelosi della loro sovranità, i diplomatici dei principali paesi europei svolgono il loro ruolo da soli, o talvolta in trio come Francia, Germania e Polonia nel quadro del triangolo di Weimar. L'Alto rappresentante è molto spesso in disparte, mai sotto i riflettori. Josep Borrell ha fatto questa amara constatazione in diverse occasioni. I suoi rapporti con Ursula von der Leyen sono stati pessimi. Il motivo: l'Alto Rappresentante non ha i mezzi per svolgere le sue funzioni. Sono tutti nelle mani della Commissione europea. Josep Borrell ha osato chiedere il controllo delle politiche di dimensione esterna (come sviluppo e commercio), ma gli è stato rifiutato.
Kaja Kallas è stata per anni al tavolo del Consiglio europeo con gli altri leader dell'UE. Quando ha accettato l'incarico di Alto rappresentante, ha anche accettato di diventare subordinata alla presidente della Commissione. Ora dovrà fare i conti con l'altra Ursula von der Leyen, che, come lei, è profondamente impegnata in Ucraina. Riusciranno a lavorare bene insieme e a formare una squadra?
Ex ministro della Difesa, la presidente della Commissione vuole mantenere il controllo sugli affari esteri e sulla difesa. Il suo discorso di venerdì a Praga, in occasione del forum sulla sicurezza GlobSec 2024, ha confermato questo desiderio. Von der Leyen non ha esitato a prendere di mira alcuni membri del Consiglio, senza nominarli, ma in modo molto esplicito. “Oggi, alcuni leader politici all'interno della nostra Unione, e anche in questa parte d'Europa, stanno intorbidendo le acque della nostra discussione sull'Ucraina. Stanno attribuendo la colpa della guerra non agli aggressori, ma agli aggrediti. Non incolpano la sete di potere di Putin, ma la sete di libertà dell'Ucraina”, ha dichiarato. L'attacco era rivolto al leader ungherese Viktor Orban, che non nasconde più la sua vicinanza al presidente russo Vladimir Putin, ma comprendeva anche tutti i sostenitori di una “capitolazione dell'Ucraina” in nome della pace.
Ursula von der Leyen vuole mettere il turbo al riarmo dell'Unione durante il suo secondo mandato. “Il nostro obiettivo deve essere quello di creare una produzione di difesa su scala continentale. L'Europa centrale è nella posizione ideale per essere una delle forze trainanti e uno dei maggiori beneficiari di questo nuovo impulso dato al settore della difesa europeo (...) Dobbiamo prevedere una revisione sistematica della difesa europea. Questa è la responsabilità strategica dell'Europa, a prescindere dall'esito delle elezioni americane del 5 novembre”, ha dichiarato von der Leyen. La Presidente non ha ancora ultimato la sua nuova Commissione, ma ha già fissato la rotta e le priorità. Quale sarà il ruolo di Kallas?
La frase
“Il Manifesto di Ventotene è la base dell'Ue e rappresenta tutti i valori in cui crediamo. Lo manderei a Putin”.
Josep Borrell.
Germania
L'estrema destra di AfD vince in Turingia - E' la prima vittoria in un'elezione dell'estrema destra in Germania dalla Seconda guerra mondiale. Alternativa per la Germania (AfD) è arrivata in testa ieri nelle elezioni del Land della Turingia, piazzandosi in seconda posizione in Sassonia dopo un testa a testa con i conservatori della CDU. "Sensazionale", ha detto il leader di AfD, Tino Chrupalla, commentando i risultati: "La volontà degli elettori è che ci debba essere un cambiamento politico sia in Sassonia sia in Turingia". AfD non sarà in grado di governare, perché nessun partito è disposto ad allearsi con l'estrema destra in una coalizione. Ma il risultato è uno schiaffo per i partiti che formano la coalizione di Olaf Scholz. In Turingia con circa il 6 per cento dei voti i socialdemocratici della Spd hanno ottenuto il loro peggior risultato dalla riunificazione, mentre i Verdi sono precipitati sotto la soglia del 5 per cento. AfD ha ottenuto il 33 per cento in Turingia, avanzando nettamente la CDU con il 23,6 per cento. In Sassonia con il 31,5 per cento i conservatori hanno superato di poco l'estrema destra con il 30,4 per cento. Il successo populista è su entrambi i fronti. Il nuovo partito di estrema sinistra anti migranti e pro Russia Alleanza Sahra Wagenknecht ha ottenuto circa il 15 per cento in Turingia e il 12 per cento in Sassonia.
Francia
Macron gioca la carta del socialista Cazeneuve come nuovo primo ministro - Il presidente francese, Emmanuel Macron riceverà questa mattina all'Eliseo l'ex socialista Bernard Cazeneuve, nel quadro delle sue consultazioni per la nomina del nuovo primo ministro. Da giorni circola il suo nome come possibile capo di un governo di coalizione, che dovrebbe essere sostenuto dal centro, dalla sinistra moderata e dalla destra moderata. O almeno un governo che non rischi di essere sfiduciato all'Assemblea nazionale grazie a un accordo di “non censura” tra socialisti, verdi, centristi e Républicains. “Bernard Cazeneuve non lo chiede, ma se lo farà è per dovere e per evitare ulteriori difficoltà al Paese”, ha detto al Monde il suo entourage. Cazeneuve è stato una delle personalità centrali durante la presidenza di François Hollande tra il 2012 e il 2017, occupando i posti di ministro per gli Affari, europei, ministro per il Bilancio, ministro dell'Interno e primo ministro. Nel 2022 Cazeneuve ha lasciato il Partito socialista perché contrario all'alleanza con la France insoumise di Jean-Luc Mélenchon attorno al progetto della Nuova Unione popolare ecologica e sociale.
Geopolitica
Ursula von der Leyen contro Orban e Fico sull'Ucraina - La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, venerdì ha implicitamente accusato Viktor Orban e Robert Fico di volere la “sottomissione dell'Ucraina” da parte della Russia promuovendo la falsa narrazione sulla pace. “Oggi, alcuni politici all'interno della nostra Unione, e persino in questa parte d'Europa, stanno intorbidando le acque della nostra discussione sull'Ucraina, dando la colpa della guerra non all'invasore, ma all'invaso, non alla brama di potere di Putin, ma alla sete di libertà dell'Ucraina”, ha detto von der Leyen in un discorso al Forum Globsec. “Vorrei chiedere loro: incolpereste mai gli ungheresi per l'invasione sovietica del 1956? Incolpereste mai i cechi per la repressione sovietica del 1968? La risposta a queste domande è molto chiara: il comportamento del Cremlino era illegale e atroce allora. E il comportamento del Cremlino è illegale e atroce oggi”. Secondo von der Leyen, “coloro che sostengono l'interruzione del sostegno all'Ucraina non sostengono la pace. Sostengono l'appeasement e la sottomissione dell'Ucraina”. Per la presidente della Commissione, la pace non è semplicemente l'assenza di guerra. La pace è un accordo che rende la guerra impossibile e non necessaria”. Inoltre, “l'integrazione dell'Ucraina nella nostra Unione Europea è per noi al centro del nostro sforzo di pace”, ha detto von der Leyen.
Borrell definisce “ridicole” le obiezioni dell'Italia sulla fine delle restrizioni alle armi - Le ragioni addotte dal ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, per opporsi alla fine delle restrizioni all'uso in territorio russo delle armi fornite all'Ucraina non sono andate giù all'Alto rappresentante, Josep Borrell. “Non siamo in guerra con la Russia. La Nato non è in guerra con la Russia. L'Italia mantiene la sua posizione sull'uso delle nostre armi dentro il territorio ucraino”, ha detto giovedì Tajani, rigettando le richieste di Kyiv per permettere di colpire la Russia più in profondità. “Penso che sia ridicolo dire che consentire di colpire all'interno del territorio russo significhi essere in guerra contro Mosca”, ha risposto Borrell venerdì. “Non siamo in guerra contro Mosca, penso che sia ridicolo dirlo. Stiamo sostenendo l'Ucraina. L'Ucraina viene attaccata dal territorio russo e, secondo il diritto internazionale, può reagire attaccando i luoghi da cui viene attaccata. Quindi, non c'è nulla di strano in questo. Si può d'accordo o meno, ma non è una guerra contro Mosca se alcuni Stati membri” tolgono le restrizioni, ha detto Borrell. Secondo l'Alto rappresentante, l'opposizione dell'Italia e di altri paesi è dettata da “motivi politici”.
L'Ue in ritardo sul milione di munizioni - I ministri della Difesa venerdì hanno espresso la disponibilità ad addestrare altri 15 mila soldati ucraini entro la fine dell'anno, ma hanno rigettato la richiesta di Kyiv di effettuare l'addestramento direttamente in Ucraina. L'Ue si limiterà ad aprire una “cellula” della missione di assistenza militare a Kyiv, con personale limitato (cinque militari), per coordinarsi con il governo ucraino. Borrell venerdì ha anche svelato le ultime cifre sulle forniture di munizioni. “Ora siamo al 65 per cento del nostro obiettivo originale di consegnare un milione di proiettili per munizioni. C'è stata un'accelerazione durante l'estate. L'industria sta lavorando a pieno ritmo. Siamo al 65 per cento”, ha detto l'Alto rappresentante. L'obiettivo di un milione di munizioni entro la fine dell'anno – che in realtà era stato portato a 1,2 milioni - difficilmente sarà raggiunto. Inoltre, secondo una nostra fonte, nelle 650 mila munizioni effettivamente consegnate dai paesi dell'Ue all'Ucraina sono conteggiate anche una parte delle circa 150 mila munizioni fornite finora dalla Repubblica ceca attraverso un'iniziativa parallela.
Commissione von der Leyen II
I nomi della prossima Commissione - Venerdì è scaduto il termine dato da Ursula von der Leyen ai governi per inviare i nomi dei candidati al posto di commissario europeo. Manca ancora il Belgio, immerso nei negoziati per la formazione del governo. La Bulgaria è l'unico paese che ha risposto positivamente alla richiesta di von der Leyen di inviare due nomi – un uomo e una donna – per garantire la parità di genere. Ecco tutti i nomi dei candidati designati, i rispettivi paesi e partiti politici europei. Germania: Ursula von der Leyen (PPE). Estonia: Kaja Kallas (Renew). Austria: Magnus Brunner (PPE). Bulgaria: Ekatarina Zaharieva (PPE) e Juliano Popov (Indipendente). Croazia: Dubravka Suica (PPE). Cipro: Costas Kadis (PPE). Repubblica ceca: Jozef Sikela (PPE). Danimarca: Dan Jorgensen (S&D). Finlandia: Henna Virkkunen (PPE). Francia: Thierry Breton (Renew). Grecia: Apostolos Tzitzikostas (PPE). Ungheria Oliver Varhelyi (Patrioti). Irlanda: Michael McGrath (Renew). Italia: Raffaele Fitto (ECR). Lettonia: Valdis Dombrovskis (PPE). Lituania: Andrius Kubilius (PPE). Lussemburgo: Christophe Hansen (PPE). Malta: Glenn Micallef (S&D). Paesi Bassi: Wopke Hoekstra (PPE). Portogallo: Maria Luis Albuquerque (PPE). Romania: Victor Negrescu (S&D). Slovacchia: Maros Sefcovic (S&D). Slovenia: Tomaz Vesel (Indipendente). Spagna: Teresa Ribera (S&D). Svezia: Jessika Roswall (PPE).
Gli equilibri nella prossima Commissione - Salvo cambiamenti dell'ultimo minuto, la Commissione von der Leyen II sarà composta prevalentemente da uomini e conservatori. La parità di genere è lontana. Von der Leyen rischia di non rispettare nemmeno i criteri della direttiva sull'equilibrio tra uomini e donne nei consigli di amministrazione delle società quotate (40 per cento), facendo peggio dei suoi predecessori José Manuel Barroso e Jean-Claude Juncker. I governi hanno inviato i nomi di 18 candidati uomini e 7 donne. Un'ottava donna potrebbe arrivare grazie alla decisione della Bulgaria di presentare due candidati di sesso diverso. La nona (che permetterebbe di uguagliare Juncker) dipende dal Belgio. Von der Leyen avrebbe fatto pressioni su Malta e Romania per cambiare il candidato uomo con una candidata donna. Anche sul piano politico, la Commissione von der Leyen II è sbilanciata rispetto ai numeri della maggioranza che la sostiene al Parlamento europeo. Il PPE conta 13 commissari (che probabilmente saliranno a 14 se von der Leyen opterà per la bulgara Zaharieva), i socialisti 5, i liberali 3 (che probabilmente saliranno a 4 con il Belgio). Non ci sono commissari Verdi. Per contro l'ECR e i Patrioti, che hanno votato contro la conferma di von der Leyen, sono rappresentati nel nuovo collegio.
Le prossime tappe della prossima Commissione - Ursula von der Leyen dovrebbe trascorrere la prossima settimana a strutturare la sua nuova Commissione, intervistando i candidati designati dai governi, in vista dell'allocazione di responsabilità e portafogli. La presentazione del nuovo collegio potrebbe avvenire il 12 settembre. La settimana successiva a Strasburgo, il Parlamento europeo dovrebbe fissare il calendario delle audizioni nelle commissioni parlamentari. Il processo di verifica dei singoli commissari davanti ai deputati dovrebbe durare tra due e tre settimane. Se non ci saranno bocciature, il Parlamento europeo potrebbe votare la fiducia all'intero collegio nella sessione plenaria convocata a Strasburgo dal 21 al 24 ottobre, permettendo così alla Commissione von der Leyen II di entrare in carica il primo novembre. Ma è un grande “se”.
Accade oggi
Presidenza ungherese dell'Ue: riunione informale dei ministri per gli Affari europei a Budapest
Commissione: la presidente von der Leyen a Bled, in Slovenia, visita insieme al premier Robert Globo le aree colpite dall'alluvione di agosto 2023 e tiene un discorso inaugurale al Bled Strategic Forum
Commissione: discorso del commissario Hoekstra all’apertura dell’anno accademico all’Università di Eindhoven
Commissione: il commissario Wojciechowski a Cipro
Commissione: la commissaria Simson a Windhoek, in Namibia, partecipa a un evento dell'Associazione namibiana per l’idrogeno verde
Corte dei conti dell'Ue: relazione speciale sull’assorbimento dei fondi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF)
Parlamento europeo: audizione alla commissione Affari economici di Claudia Buch, presidente della supervisione unica della Bce
Eurostat: statistiche sui fattori principali del cambiamento climatico nel 2022