Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
I leader contro la Commissione “politica” e “geopolitica” di von der Leyen
E' uno schiaffo al modo in cui Ursula von der Leyen ha interpretato il suo ruolo di presidente della Commissione. Ed è un avvertimento in vista delle trattative per la sua riconferma per un secondo mandato, che si apriranno subito dopo la pubblicazione dei risultati delle elezioni europee domenica. Un numero consistente di capi di Stato e di governo dell'Unione europea ritiene che von der Leyen abbia oltrepassato le sue competenze proiettandosi come “presidente dell'Europa” attraverso i concetti di Commissione “politica o “geopolitica”, che compromettono l'imparzialità dell'esecutivo comunitario ed esulano dall'equilibrio istituzionale previsto dai trattati. Il messaggio è chiaro: a dirigere l'Ue sono i suoi Stati membri. La Commissione deve eseguire le loro direttive e concentrarsi sui compiti che le attribuisce il Trattato. Se otterrà un secondo mandato, von der Leyen dovrà rispettare i paletti. Se qualcun altro verrà scelto al suo posto, dovrà ridimensionare le sue ambizioni.
La critica a von der Leyen è contenuta in un documento riservato, che il Mattinale europeo ha potuto consultare. E' la sintesi delle discussioni che il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha avuto con i capi di Stato e di governo in vista dell'adozione dell'Agenda strategica per la prossima legislatura. Tre pilastri sono stati identificati come prioritari per i prossimi cinque anni. Il primo è “un'Europa forte e sicura” (sicurezza e difesa, Ucraina, migrazioni e allargamento). Il secondo è un'Europa prospera e competitiva (competitività, clima, politica industriale, agricoltura e sfida demografica). Il terzo sono i valori e lo stato di diritto (comprese le questioni sociali).
E' sull'Europa “forte e sicurezza” che emergono i malumori nei confronti di von der Leyen, che dall'Ucraina al Medio Oriente, passando dal rapporto con gli Stati Uniti di Joe Biden, ha spesso superato i confini che erano stati fissati dagli Stati membri o lanciato iniziative unilaterali senza consultarsi con gli altri leader. “I concetti di Commissione 'politica' o perfino 'geopolitica' sollevano preoccupazioni contrastanti, dalle implicazioni sull'imparzialità all'equilibrio istituzionale”, dice il documento riservato. “C'è stato un accordo generale sulla necessità che il ruolo e le competenze di ciascuna istituzione come fissati nei trattati siano meglio rispettati”, si legge.
La Commissione “geopolitica” di von der Leyen si è espressa sotto diverse forme. Ciò che ha irritato maggiormente alcuni capi di stato e di governo è stata la sua reazione all'attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre e alla successiva guerra di Gaza. “Un assegno in bianco a Benjiamin Netanyahu”, spiega un diplomatico. Le divergenze con l'Alto rappresentante, Josep Borrell, e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, hanno ridicolizzato l'Ue che parla con una voce sola. Borrell e Michel attribuiscono ai “doppi standard” di von der Leyen su Israele il mancato sostegno all'Ucraina da parte del Sud Globale. Alcuni leader ritengono che la presidente della Commissione sia stata troppo compiacente verso Joe Biden e le sue politiche protezioniste, come l'Inflation reduction act. Altri hanno visto nella sua strategia del “de-risking” dalla Cina una decisione non concordata tra i ventisette. Il tentativo di firmare frettolosamente accordi di libero scambio, come quello sul Mercosur, è stato un altro elemento di tensione legato al concetto di Commissione “geopolitica”.
La Commissione “politica” di von der Leyen si è concretizzata con un approccio molto flessibile e discrezionale al suo ruolo essenziale di guardiano dei trattati. Più che applicare le regole, la Commissione von der Leyen ha preferito smussare gli elementi di conflitto con gli Stati membri e fare favori a questo o a quel capo di Stato e di governo. Molte procedure di infrazione sono state bloccate o rinviate in nome del dialogo. Il documento riservato contiene un'altra accusa diretta a von der Leyen particolarmente esplosiva. Da parte di alcuni capi di stato e di governo c'è stato “un appello affinché lo Stato di diritto sia gestito in modo più efficace, e forti riserve sono state espresse contro quello che è percepita come politicizzazione della condizionalità dello stato di diritto”. A dicembre von der Leyen ha sbloccato i fondi per l'Ungheria, dando l'impressione di fare un regalo a Viktor Orban per convincerlo a togliere il veto sull'avvio dei negoziati di adesione con l'Ucraina. La presidente della Commissione ha scongelato i fondi per la Polonia sulla base di semplici impegni del nuovo governo di Donald Tusk, invece di attendere l'effettiva implementazione delle riforme.
Le critiche a von der Leyen contenute nel documento riservato sulle cene tra i leader sono al contempo giuste e ingiuste. La presidente della Commissione si vede come “Queen Europe”. Diversi commissari hanno la mancanza di collegialità dentro la Commissione, le decisioni unilaterali del gabinetto di von der Leyen, le nomine e i favori personali. Ma von der Leyen ha anche applicato un principio che ha fatto comodo agli Stati membri: non creare problemi ai governi nazionali, ma al contrario cercare di risolverli, anche a costo di non seguire la lettera e lo spirito dei trattati. Del resto la sua gestione sul Covid-19, il Piano di ripresa e resilienza post pandemia, le sanzioni contro la Russia, la risposta alla crisi energetica è stata applaudita. Quando Parigi e Berlino le hanno chiesto di sospendere le regole sugli aiuti di Stato, lei ha eseguito. Quando i governi le hanno chiesto di fare marcia indietro sulle condizionalità ambientali degli agricoltori per le proteste dei trattori, lei ha agito immediatamente.
Più che gli interessi europei, von der Leyen ha fatto i suoi interessi personali e quelli dei governi nazionali (alcuni più di altri). Von der Leyen rimane la favorita per essere scelta come presidente della Commissione al Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. Per i capi di Stato e di governo, è la nomina più semplice per evitare di dover compiere scelte difficili. Ma, se sarà effettivamente nominata dai leader dei ventisette e poi approvata a maggioranza dal Parlamento europeo, la sua libertà di manovra in un secondo mandato sarà più limitata. Il documento riservato che sintetizza le discussione durante le cene di Michel con i leader dimostra la volontà degli Stati membri di concentrare i poteri nel Consiglio. Domenica e nei giorni successivi l'attenzione sarà tutta concentrata sul Parlamento europeo. Ma è l'Ue rimane saldamente un'istituzione diretta dai suoi Stati membri.
La frase
“Nessun istruttore coinvolto nell'addestramento dei soldati ucraini gode di immunità (...). Non importa se sono francesi o meno”.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
Elezioni europee
Le ultime proiezioni per il Parlamento europeo - Alla vigilia del primo giorno di votazioni nei Paesi Bassi, Europe Elects e Euractiv ieri hanno pubblicato l'ultima proiezione sulla composizione del prossimo Parlamento europeo, che confermano i trend di un'ascesa dei partiti nazionalisti e un forte calo dei gruppi dei liberali di Renew e dei Verdi. Al PPE sono attribuiti 182 eletti, che gli consentiranno di restare il primo gruppo. Ai Socialisti&Democratici dovrebbero andare 136 deputati. I liberali di Renew potrebbero rimanere la terza forza con 81 seggi (una ventina in meno di quelli attuali), ma sono inseguiti da vicino dal gruppo sovranista dei Conservatori e riformisti europei con 79 eletti. Dopo l'espulsione di Alternativa per la Germania, al gruppo di estrema destra Identità e democrazia sono attribuiti 69 eletti. Tuttavia i due gruppi delle destre nazionaliste hanno un potenziale bacino dove raccogliere altri deputati: circa 80 seggi che andranno a partiti che siedono tra non iscritti o sono non affiliati. Ai Verdi sono attribuiti 55 seggi, mentre al gruppo la Sinistra 38 seggi.
https://www.euractiv.com/european-elections-2024/
Notte elettorale, niente risultati definitivi prima di mezzanotte - Gli italiani voteranno fino alle 23.00 di domenica e dovremo attendere la chiusura dei seggi nella penisola prima di poter iniziare a pubblicare i risultati definitivi, ha dichiarato Jaume Duch, portavoce e direttore della comunicazione del Parlamento europeo. “Ma dalle 20.30 alle 21.00 dovremmo avere un'idea abbastanza chiara di che tipo di Parlamento avremo e con quali maggioranze”, ha dichiarato al programma Hora 25 della radio spagnola Cadena Ser. Esperto del Parlamento europeo, di cui è portavoce dal 1999, Jaume Duch nota l'ascesa dei partiti di estrema destra nei sondaggi condotti per il Parlamento e tenuti segreti, ma dice di non aspettarsi grandi cambiamenti nella composizione dell'assemblea. “Sarà più frammentata, più plurale. Ma 2/3 degli eletti saranno membri dei gruppi parlamentari storici - popolari, socialisti, liberali, verdi - che hanno costruito l'Unione europea", prevede Duch. “Questa maggioranza potrebbe essere più piccola di quella del 2019, oppure no. Dipenderà dal fatto che gli elettori si rechino o meno alle urne”.
Anche la Danimarca abbandona i “frugali” - Il primo ministro danese, la socialdemocratica Mette Frederiksen, ha annunciato un cambiamento radicale nella politica europea danese, senza “linee rosse”, dove nulla è escluso, nemmeno un aumento del bilancio dell'UE, in un'intervista con la collega Karin Axelsson di Politiken. “Sono in gioco la nostra libertà e la nostra sicurezza. Dobbiamo partire da lì. Quindi, quando alcuni paesi diranno che l'enorme riarmo richiederà loro l'accesso al capitale di rischio, dovremo rispondere", ha detto la premier danese. I leader dell'UE dovranno considerare tutte le possibilità di raccogliere fondi per finanziare le priorità comuni dell'UE. “Questa volta tutti sono preoccupati. Non possiamo escludere nulla", ha dichiarato Frederiksen. La signora Frederiksen ha dichiarato di “non rifiutare la possibilità” di risorse proprie per il bilancio europeo. “Sono d'accordo con gran parte del discorso di Macron alla Sorbona. Se non prestiamo molta attenzione, l'Europa perderà terreno nella competizione internazionale. E questo sarà fatale per il nostro continente", ha dichiarato. Quando il bilancio pluriennale era stato negoziato nel 2020, la Danimarca era nel campo dei “frugali” insieme a Paesi Bassi, Svezia e Austria. Quei giorni sono finiti: “Non ci vedo in quella costellazione”, afferma Mette Frederiksen. Questo cambio di direzione non significa che lei abbia ambizioni di incarichi europei. Quando le è stato chiesto se fosse interessata a una delle massime cariche dell'UE, Mette Frederiksen è stata categorica. “Ho detto no a questa domanda in molte occasioni”.
Nessuna alleanza con i partiti filorussi, ma apertura alla destra sovranista - Mette Frederiksen si rifiuta di commentare le alleanze politiche dopo le elezioni europee. Si dice pronta a collaborare con tutti, tranne che con i filorussi, ma non condivide la fretta dei suoi colleghi europei di rifiutare la collaborazione con l'estrema destra. “Ho un approccio diverso”, ammette. È molto cauta sull'allargamento. Alcuni dei paesi candidati sono “vulnerabili perché sono soggetti all'enorme influenza della Russia. È nel nostro interesse tenerli il più possibile vicini all'UE. Ma per essere un membro dell'UE, bisogna essere pronti. E ci vuole molto tempo per essere pronti", spiega. “Nel frattempo si può fare molto per questi paesi”, aggiunge. La Danimarca presiederà il Consiglio dell'UE nella seconda metà del 2025, ma la signora Frederiksen non ha voluto commentare eventuali misure sull'allargamento durante questo periodo. Mette Frederiksen insiste su una più stretta cooperazione in materia di difesa. La Danimarca ha iniziato il riarmo e ha formalizzato la sua partecipazione alla difesa europea. “Non credo che disarmeremo di nuovo. Per quanto ne so, un primo ministro danese non potrà dire ai danesi che 'ora che la pace è stata ristabilita', possiamo iniziare a spendere questi soldi per qualcos'altro. Semplicemente non credo che questo accadrà", ha spiegato.
Le amicizie pericolose di Giorgia non aiutano von der Leyen - Nicolas Schmit, lo Spitzenkandidat del Partito Socialista Europeo, ieri ha usato un incontro a Roma tra Giorgia Meloni e la leader del partito francese di estrema destra Reconquete! Marion Maréchal, per contestare l'offerta di Ursula von der Leyen al presidente del Consiglio italiano di entrare nella sua maggioranza. Schmit ha ricordato le principali proposte di Reconquete: "'Fermare l'invasione e impegnarsi per la remigrazione, fermare la libera circolazione, sopprimere la Commissione, ridurre del 50 per cento il Fondo sociale europeo, abrogare il Green deal'. Ecco il programma di Reconquete alleato di Meloni", ha scritto Schmit prima di fare una domanda: "Che ne è delle linee rosse signora von der Leyen?". L'apertura a Meloni si sta rivelando sempre più tossica per la candidata del PPE. Le ambiguità intrattenute da Meloni, che continua a promuovere una maggioranza alternativa dal centro destra all'estrema destra per escludere i gruppi progressisti, non aiutano la presidente della Commissione che sta cercando un secondo mandato.
Brutta fine della campagna elettorale in Spagna - Il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, ha denunciato un nuovo tentativo dell'opposizione di destra di infangare la sua reputazione in una lettera aperta pubblicata sul social network X dopo che la moglie Begonia è stata convocata il 5 luglio per un caso di corruzione. “Siamo entrambi perfettamente tranquilli. Non c'è nulla dietro queste accuse, solo una rozza trappola messa in piedi da organizzazioni di estrema destra", ha sostenuto il premier socialista. Pedro Sanchez ha annunciato la sua intenzione di rimanere alla guida del governo e ha denunciato il desiderio della destra e dell'estrema destra di utilizzare questa vicenda per cercare di influenzare il voto alle elezioni europee di questo fine settimana. “Spero che le urne diano la risposta che meritano al signor Feijoo e al signor Abascal, punendo le loro cattive azioni”. La convocazione fa seguito all'apertura di un'indagine preliminare, il 16 aprile, sulle accuse mosse da un gruppo di persone vicine all'estrema destra, che hanno ammesso di essersi basate su pubblicazioni della stampa. In quell'occasione, Pedro Sanchez aveva sospeso le sue attività per cinque giorni annunciando la possibilità di dimettersi.
Geopolitica
La Georgia fa un altro passo verso la Russia - Il Parlamento georgiano inizierà nei prossimi giorni a discutere di una nuova legge sui "valori della famiglia", che include il divieto di "propaganda Lgbt". La sua approvazione, dopo il via libera alla legge sulle interferenze straniere ispirata dalla Russia di Vladimir Putin, confermerebbe la scelta del partito al governo Sogno Georgiano di aprire un nuovo fronte di scontro con l'Unione europea e di avvicinarsi a Mosca. La prima delle tre letture obbligatorie del disegno di legge avrà luogo durante la sessione primaverile del Parlamento, ha detto il suo presidente Shalva Papuashvili. La proposta di legge vieta la “propaganda LGBT” nel sistema educativo e impedisce alle emittenti di mostrare scene intime che coinvolgono relazioni omosessuali. Il cambio di sesso verrebbe vietato. Sogno Georgiano usa la retorica di Putin sulla necessità di difendere il paese dai valori "pseudo liberali" per giustificare l'adozione del progetto di legge.
Franco-italiano
Gli industriali di Italia e Francia vogliono il Fondo sovrano europeo - In una dichiarazione comune adottata ieri al termine del 6o Forum Economico Confindustria-Medef, i presidenti delle due organizzazioni, Emanuele Orsini e Patrick Martin, hanno chiesto di riportare l'industria al centro delle priorità delle istituzioni europee. Tra le richieste ci sono quelle di "una decisa azione di semplificazione" per rafforzare la competitività europea e "uno shock sugli investimenti" per mobilitare risorse pubbliche e private, compreso un grande Fondo Sovrano Europeo in grado di mobilitare fino a 500 miliardi di euro. Le altre priorità sono attrarre talenti e garantire competenze future, sostenere la neutralità tecnologica e l’industria nucleare nella transizione climatica, e sviluppare una strategia della resilienza con la creazione di un “mercato comune per l’industria della sicurezza e della difesa".
Accade oggi
Eurogruppo: riunione in videoconferenza
Commissione: il vicepresidente Schinas a Beirut in Libano incontra il presidente del Parlamento, Nabih Berri e il primo ministro, Najib Mikati
Commissione: il commissario Hahn a Lussemburgo partecipa al Seminario sui mercati dei capitali organizzato congiuntamente dalla Commissione europea, dalla Bce e dal Mes
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sulla richiesta di risarcimento da parte di Malacalza investimenti per gli interventi della Bce su Banca Carige
Consiglio: riunione del Coreper I e II
Eurostat: prezzi alla produzione industriale ad aprile; consumo energetico delle famiglie nel 2022