Buongiorno! Sono Idafe Martín Pérez e, con Christian Spillmann e David Carretta, vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
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I primi 100 giorni di Ursula II: marcia indietro o scatto avanti?
I primi 100 giorni sono il momento più importante di un mandato politico, i giorni degli annunci, del lancio dei cantieri, i giorni che tracciano la rotta per i prossimi cinque anni nel caso della Commissione europea. La presidente Ursula Von der Leyen ha già annunciato diversi progetti, ma la tedesca è sottoposta a pressioni sempre più intense e variegate da parte degli Stati membri, di alcuni gruppi al Parlamento europeo e delle lobby per far sì che questi primi 100 giorni, che dovrebbero iniziare il 1° dicembre, siano i giorni della marcia indietro. Von der Leyen II sarà la Commissione che rallenta e addirittura fa retrocedere le conquiste di von der Leyen I? Le politiche di protezione del clima e dell'ambiente sono sotto i riflettori, ma non solo.
Il Green deal europeo ha più nemici che amici. Se in pubblico nessun governo si dice favorevole all'abolizione del Patto verde, in pratica molti stanno cercando di annullare o ritardare diverse delle sue sezioni più importanti. La situazione è tale che gli ambientalisti sarebbero pronti ad accontentarsi di evitare passi indietro in questa legislatura, perché gli equilibri politici, con la maggioranza al Partito Popolare Europeo (sostenuto da un'estrema destra in ascesa) in tutte le istituzioni dell'Ue, rendono improbabili ulteriori progressi. Le pressioni della lobby agricola sono ancora più forti.
Il primo passo indietro è avvenuto la settimana scorsa, quando 21 governi hanno votato per declassare la protezione del lupo, che ora è al massimo. Spronati dal settore dell'allevamento, e dietro di esso dai cacciatori che vogliono riavere il lupo nel mirino dei loro fucili, la maggioranza dei ministri ha dato il via libera per presentare al Comitato permanente della Convenzione di Berna, il forum internazionale che prenderà la decisione, una proposta per far passare il lupo da specie “strettamente protetta” (l'animale può essere abbattuto solo quando mette in pericolo vite umane) a “protetta” (in cui si apre il ventaglio delle possibilità). Si dice che la Commissione europea, che sosteneva la massima protezione, abbia cambiato idea quando un lupo ha ucciso il pony della presidente von der Leyen. Ma la realtà è che la pressione della lobby degli allevatori è stata enorme negli ultimi mesi. Solo Spagna e Irlanda hanno votato contro, mentre Slovenia, Cipro, Malta e Belgio si sono astenuti. Gli altri si sono espressi a favore. Più di 300 Ong ambientaliste hanno criticato la misura, sostenendo che i dati sulla conservazione del lupo non supportano il declassamento della sua protezione.
Uno dei temi che si sta surriscaldando, perché la sua attuazione è vicina, è la fine della “deforestazione importata”. Questo è un altro dei progressi del primo mandato di von der Leyen messi sotto pressione per avviare la retromarcia. Secondo il regolamento sulla deforestazione, a partire dal 30 dicembre, le aziende che vendono soia, carne bovina, legname, cacao, caffè, olio di palma o gomma in Europa dovranno dimostrare che questi prodotti non provengono da aree deforestate di recente (dopo il 2022) e non causano danni alle aree forestali durante la loro produzione.
A tre mesi dall'entrata in vigore, i dubbi aumentano. Influenti eurodeputati del PPE, come Herbert Dorfmann (coordinatore nella commissione Agricoltura) e Peter Liese (coordinatore nella commissione Ambiente) chiedono un rinvio. Liese ha persino scritto un tweet in cui affermava che la Commissione aveva già deciso il rinvio, ma lo ha cancellato poco dopo. Forse è stato informato male, o forse è stato informato troppo in fretta. Il PPE sostiene che le disposizioni di questo regolamento sono “un mostro burocratico” che mette a rischio la fornitura di mangimi per il bestiame europeo e il commercio internazionale. I socialisti sostengono che il calendario concordato deve essere rispettato, ma sono in minoranza e la pressione non è solo interna. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha già dichiarato pubblicamente di aver contattato la von der Leyen per proporle di ritardare l'attuazione del regolamento, come richiesto anche da Washington. Austria, Slovacchia, Slovenia, Finlandia, Italia, Polonia, Slovacchia e Svezia sono sulla stessa linea.
Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha fatto da portavoce dei governi del Mercosur presso von der Leyen a margine degli incontri annuali tenutisi a fine settembre presso la sede delle Nazioni Unite a New York. I paesi del blocco (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) chiedono di essere esentati dall'applicazione di questa norma, citando i negoziati per un accordo commerciale con l'Ue, che si trascinano da oltre 20 anni e che la Francia continua a bloccare, mentre altri paesi, come Belgio, Austria, Polonia e Irlanda, nascondono il loro rifiuto dietro i francesi. Tra i prodotti inclusi nel regolamento, il Brasile li esporta tutti tranne l'olio di palma.
La fine della vendita di automobili con motori a combustione è un altro regolamento che potrebbe essere oggetto di retromarcia. L'Unione europea ha deciso nel 2023 che dal 1° gennaio 2035 non potranno essere vendute in Europa auto nuove con motori a combustione. Si trattava, a poco più di un decennio dalla scadenza, del passo definitivo verso l'auto elettrica. È stato difficile far passare questa norma. Poco più di un anno dopo, è già in dubbio. L'estrema destra e parte del PPE attribuiscono al Green deal, e soprattutto a questo regolamento, la responsabilità della deindustrializzazione del continente.
L'italiana Giorgia Meloni è una delle voci che chiedono che il meccanismo di revisione della data venga attivato già nel 2025. In linea di principio, la revisione non è prevista prima del 2026. E la contestazione non viene solo dalla destra politica. Il ministro dell'Economia tedesco, il verde Robert Habeck, il 23 settembre ha dichiarato di sostenere gli industriali che hanno chiesto di anticipare la revisione. Habeck ha detto di non essere contrario al 2035, ma di essere al fatto che le auto vendute nel 2025 debbano ridurre le loro emissioni inquinanti del 15 per cento o pagare multe. Il problema per Habeck, sedicente ecologista, è che il gigante Volkswagen non è pronto per portare le sue auto a questo standard entro il 2025. L'industria lo ha detto chiaramente alla Commissione. Anche il PPE chiede una revisione anticipata per posticipare il divieto del 2035 almeno al 2040. Oltre a Germania e Italia, sono favorevoli a questo passo indietro anche Repubblica Ceca, Cipro, Lettonia, Malta, Romania, Polonia e Slovacchia.
Von der Leyen deve fare attenzione, perché ha bisogno dei voti degli ecologisti al Parlamento europeo. Ma le parole di Habeck mettono in dubbio l'atteggiamento del suo partito, proprio quando i Verdi stanno per uscire da diversi governi, come quello belga e austriaco. Tra un anno potrebbero lasciare anche il governo tedesco. Quando le audizioni dei prossimi commissari saranno terminati, lo scontro potrebbe avvenire con la spagnola Teresa Ribera. La futura vicepresidente per la Transizione pulita, equa e competitiva (e commissaria per la Concorrenza) non è certo una persona pronta a rinunciare a tutti i progressi realizzati nella lotta contro la crisi climatica e la tutela dell'ambiente senza opporre resistenza.
Un passo indietro potrebbe arrivare anche su altre questioni. Il Patto di stabilità riformato è pienamente operativo. I governi devono presentare percorsi di consolidamento fiscale con aggiustamenti, dopo che la Commissione ha annunciato una procedura nei loro confronti lo scorso giugno. Tra questi c'è il governo francese, che si è appena insediato con l'ex commissario europeo Michel Barnier al timone. Il problema è proprio la Francia. I conti pubblici francesi sono fuori controllo. Il suo debito decennale, per essere collocato, deve già offrire interessi più alti di quelli della Spagna. Una sorpresa che mette alle corde Barnier, il quale, per rispettare il Patto di stabilità, dovrebbe approvare un aggiustamento di enorme portata per il bilancio del 2025, che potrebbe provocare un incendio sociale in Francia.
Mentre la Spagna è sulla buona strada per chiudere l'anno con un deficit pubblico che si aggira intorno all'auspicato 3,0 per cento, il deficit pubblico francese viaggia a briglia sciolta oltre il 6 per cento. La Commissione europea costringerà il governo francese ad apportare i necessari aggiustamenti con la minaccia di una multa o, come ha fatto per due decenni fa, lascerà che la Francia continui a fare quello che vuole perché, come ha detto Jean-Claude Juncker, “la Francia è la Francia”? Il Patto di stabilità è stato riformato in modo tale da non dover essere applicato ai due grandi? Una domanda scomoda a cui von der Leyen dovrà rispondere nel 2025. Ma se permetterà alla Francia di aggirare le regole, avrà perso l'autorità morale di chiedere adeguamenti agli altri Stati membri, soprattutto all'Italia, la cui situazione di bilancio non è molto più sana.
L'altra grande questione che sembrava essersi calmata per qualche mese è quella dell'immigrazione. L'Ue aveva concordato un nuovo Patto su migrazione e asilo che persino i socialisti hanno difeso, anche se comportava procedure di asilo più dure. Ma oggi nemmeno questi mattoni per costruire il muro della “Fortezza Europa” sono più sufficienti. L'Italia promuove il modello di accordi con Tunisia e Albania come un successo. L'obiettivo è far arrivare il minor numero possibile di richiedenti asilo, anche se la dittatura tunisina abbandona i migranti nel Sahara, mentre la Commissione guarda da un'altra parte. E quelli che arrivano finiscono nei campi di concentramento in Albania, mentre le Ong che li salvano in mare vengono criminalizzate.
I Paesi Bassi, Stato membro fondatore e parte del nucleo centrale dell'Ue, sono stati in prima linea nel forgiare l'accordo con la Tunisia prima che l'estrema destra salisse al potere. Ora, con Geert Wilders nel retrobottega del nuovo governo, chiedono un opt-out dalle politiche di asilo dell'Ue. Il tedesco Olaf Scholz, che con lo spagnolo Pedro Sánchez dovrebbe tenere alta la bandiera del centrosinistra contro una maggioranza di conservatori, non ha avuto idee migliori che annunciare controlli alle frontiere terrestri di Schengen per almeno due anni. La Commissione europea non ha alzato un dito. Nel frattempo, il governo spagnolo si rifiuta ancora di chiedere aiuto a Frontex per gestire l'aumento degli arrivi via mare nelle Isole Canarie. L'agenzia europea ha una storia di violazioni dei diritti umani, in particolare per le sue attività a fianco della guardia costiera greca nel Mar Egeo. Ma il ministro degli Interni spagnolo, Fernando Grande-Marlaska, teme che più barche pattugliano la zona, più migranti arriveranno.
La lotta contro le attività illegali delle grandi piattaforme tecnologiche sulla base del Digital Services Act è un'altra patata bollente. Il passaggio di questi dossier dalle mani di un interventista come il francese Thierry Breton a un conservatore, la finlandese Henna Virkkunen, nel cui partito è presente un'europarlamentare, Aura Salla, che ha diretto le attività di lobby a Bruxelles di Meta (società madre di Facebook) fino al 2023, fa pensare che i colpi saranno indirizzati altrove. Uno dei primi passi di Virkkunen sarà quello di decidere se proseguire le indagini di Breton contro X e Meta per presunte violazioni del Digital Services Act. Oppure chiudere le indagini. Questo rappresenterebbe un'altra battuta d'arresto.
L'ultima richiesta di un'inversione di rotta è arrivata la settimana scorsa, quando il ministro della Giustizia tedesco, Marco Buschmann, ha invitato la Commissione europea a riaprire i negoziati sulla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la norma che impone alle aziende di riferire sull'impatto delle loro attività sull'ambiente e sulla società. I commenti di Buschmann sono arrivati il giorno dopo che la Germania e altri 16 paesi erano stati ammoniti dalla Commissione europea per non aver approvato la norma entro la scadenza. La direttiva, in vigore dallo scorso gennaio, deve essere attuata gradualmente nell'arco di due anni e dovrebbe essere pienamente operativa entro gennaio 2026. Ma la Germania ora vuole rinegoziare queste scadenze.
Von der Leyen II dovrà lottare contro mari e venti per garantire che la sua eredità non sia lo smantellamento di quanto realizzato da von der Leyen I.
La frase
"Non sono preoccupato. Conosco bene entrambi i candidati. Ho lavorato per 4 anni con Donald Trump. E' stato lui che ci ha spinto a spendere di più e ha avuto successo (…). E ci ha spinto anche sulla Cina e penso che abbia avuto ragione".
Mark Rutte, il nuovo segretario generale della Nato, sulle presidenziali negli Stati Uniti.
Geopolitica
L'Iran attacca Israele, l'Ue condanna e chiede il cessate il fuoco regionale - L'Unione europea ieri ha condannato "con la massima fermezza" l'attacco missilistico lanciato dall'Iran contro Israele, ma ha chiesto un "cessate il fuoco immediato in tutta la regione" per "scongiurare una guerra regionale", ha detto l'Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell. "Il pericoloso ciclo di attacchi e rappresaglie rischia di degenerare in una spirale fuori controllo", ha detto Borrell. Un appello simile è arrivato dal presidente del Consiglio europeo. "Condanno fermamente l'attacco dell'Iran contro Israele: rappresenta una minaccia alla sicurezza regionale", ha detto Charles Michel: "La spirale mortale di escalation in Medio Oriente deve fermarsi ora. Una guerra regionale non è nell'interesse di nessuno". Dopo l'uccisione di Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, la Repubblica islamica ha sparato circa 180 missili direttamente contro Israele, a cui si aggiungono i razzi lanciati dalla milizia sciita libanese. "L'attacco dell'Iran è un'escalation grave e pericolosa. Ci saranno conseguenze", hanno avvertito le Forze di difesa israeliane (IDF): "Risponderemo ovunque, quando e come sceglieremo, in conformità con le direttive del governo di Israele".
Nato
Cambio nella continuità alla Nato - L'olandese Mark Rutte ieri è diventato il nuovo @SecGenNato (come recita il suo account su X). Ma “non si prevede alcun cambiamento nella politica della Nato”, ha avvertito lo stesso Rutte. Sarà la linea, tutta la linea, nient'altro che la linea definita nelle conclusioni del vertice di Washington di luglio. Il primo ministro dei Paesi Bassi, che spavaldo e faceto arrivava con un libro e una mela per “ammazzare il tempo” a un vertice europeo sul bilancio “perché non c'era nulla da negoziare”, ha vestito i panni austeri del suo predecessore Jens Stoltenberg e si è attenuto da bravo allievo alle note dello spartito scritto per la sua prima conferenza stampa. Niente più umorismo o battute. Le risposte sono state calibrate per non offendere i membri dell'Alleanza. Lui, il primo ministro “frugale”, che ha criticato la sregolatezza dell'Italia quando si è seduto al tavolo del Consiglio europeo, si trova ora a dover fare pressione sull'Italia per spendere di più per la difesa comune. Ci si aspettava una risposta esplosiva. Invece è stata banale. “Molti governi si trovano di fronte a questo dilemma. Ognuno deve gestire il proprio bilancio ed essere responsabile, ma dobbiamo garantire che le priorità possano essere finanziate”, ha detto Rutte. Se nulla cambia alla Nato, molte cose cambieranno nella vita di Mark Rutte. Non andrà più in ufficio in bicicletta, come era solito fare all'Aia. “Non sarebbe saggio per motivi di sicurezza”, ha ammesso. La sua residenza a Bruxelles sarà sotto sorveglianza, così come i suoi spostamenti, e il suo ufficio sarà una stanza senza finestre dell'austero quartier generale della Nato.
La Nato si prepara al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca - Mark Rutte ha sorpreso tutti con le sue lodi all'ex presidente degli Stati Uniti durante la conferenza stampa di insediamento come Segretario generale della Nato. “Grazie a Donald Trump, le spese per la difesa degli alleati sono aumentate e le sue dichiarazioni sulla Cina sono state ascoltate”. Mark Rutte ha ripetuto l'argomento due volte durante e ha insistito sugli ottimi rapporti con l'ex presidente americano. Da mesi, il personale della Nato si prepara all'eventualità che Donald Trump vinca le elezioni presidenziali di novembre. E' stato elaborato un linguaggio adatto a lusingarlo, nella speranza che eviti di mettere in discussione l'Alleanza, come aveva fatto durante il suo primo mandato, ci hanno detto diversi diplomatici. “Non ho intenzione di commentare tutto quello che dicono Donald Trump o Kamala Harris (la candidata democratica), ma la mia sensazione, basata sulle discussioni con entrambi i candidati, è che capiscano che il legame transatlantico è importante per la loro difesa e per la loro stessa sicurezza”, ha spiegato Mark Rutte.
L'Ucraina deve aspettare per l'adesione, la priorità è lo sforzo bellico - Nessuna sorpresa per Kyiv con il cambio del Segretario generale della Nato. L'olandese Mark Rutte si adegua alla linea dettata dagli alleati a Jens Stoltenberg. “Il posto dell'Ucraina è all'interno dell'Alleanza, ma la priorità è la guerra. L'Ucraina deve vincere. Non ci arrenderemo e ci concentreremo sullo sforzo bellico. Parlare di adesione è molto difficile in questa fase”, ha spiegato Rutte. “Sentiamo le minacce del Cremlino, ma non vediamo alcuna minaccia imminente di utilizzo di armi nucleari da parte della Russia”, ha aggiunto. “L'Ucraina sta conducendo una guerra legittima in sua difesa e deve essere in grado di colpire obiettivi legittimi sul territorio russo”, ha affermato. Mark Rutte non ha osato commentare le limitazioni imposte dagli Stati Uniti e da alcuni alleati sull'uso delle armi fornite all'Ucraina. “Ogni alleato determina il proprio sostegno all'Ucraina individualmente”, ha dichiarato Rutte, prima di sottolineare che “senza il sostegno degli Stati Uniti, l'Ucraina non esisterebbe più”. Rutte parteciperà alla riunione dei leader dei paesi del Gruppo di sostegno all'Ucraina convocata dal presidente Joe Biden il 12 ottobre presso la base americana di Ramstein, in Germania.
L'Ue deve comportarsi come un buon partner e non creare strutture parallele alla Nato - Gli alleati Nato che sono membri dell'Ue volevano uno dei loro a capo della Nato, ma Mark Rutte non sarà un promotore dell'autonomia strategica europea. “Gli sforzi di difesa dell'Ue devono essere complementari a quelli della Nato e interoperabili. Non devono creare duplicazioni o strutture parallele”, ha dichiarato il nuovo Segretario generale dell'Alleanza. Rutte ha ribadito che “senza una forte industria transatlantica, non c'è difesa” e ha accolto con favore l'acquisizione da parte degli alleati di diverse centinaia di moderni caccia da combattimento, citando espressamente gli F-35 americani.
Francia
Le due spade di Damocle di Barnier - “Siamo collettivamente a uno spartiacque”, ha detto ieri il primo ministro francese, Michel Barnier, nel suo discorso di politica generale all'Assemblea generale per presentare il programma del suo governo. "La nostra spada di Damocle è l'enorme debito pubblico: 3.228 miliardi di euro", ha spiegato Barnier, annunciando “scelte serie e gravi sui conti pubblici”. E' la spada di Damocle che interessa di più l'Ue nel momento in cui il deficit della Francia supera il 6 per cento del Pil. Barnier ha annunciato l'intenzione di “riportare il deficit del nostro paese al 5 per cento nel 2025” e “mettere il nostro paese sulla traiettoria per portare il deficit sotto il 3 per cento nel 2029”. La scadenza fissata è due anni dopo quanto previsto dal precedente governo in primavera. Barnier ha spiegato che due terzi dello sforzo sarà fatto attraverso la riduzione della spesa. Il resto verrà da “uno sforzo mirato, limitato nel tempo” da parte delle “imprese grandi e molto grandi che realizzano profitti importanti” e da “un contributo eccezionale dei francesi più ricchi”. Ma “c'è un'altra spada di Damocle, altrettanto temibile, quella del debito ecologico”, ha avvertito Barnier, spiegando che le priorità saranno la biodiversità, l'economia circolare e la decarbonizzazione”.
Barnier apre al proporzionale e a una correzione sulle pensioni - Barnier ieri ha parlato davanti a un'Assemblea nazionale particolarmente rumorosa, soprattutto nei banchi occupati dal Nuovo Fronte Popolare, l'alleanza di sinistra guidata dalla France Insoumise. “I francesi non ci perdonerebbero l'immobilismo nei prossimi tre anni. Ci chiedono risposte urgenti ad alcune grandi questioni” come sanità, potere d'acquisto e sicurezza, ha avvertito Barnier. Il primo ministro ha promesso “un nuovo metodo” di “ascolto, rispetto e dialogo tra il governo e il Parlamento”. Barnier ha inviato due segnali ai partiti che non fanno parte della maggioranza di governo. Si è detto pronto “a un'azione senza ideologia sul sistema elettorale proporzionale” e disponibile a “riprendere il dialogo” sulla riforma delle pensioni. “Alcuni limiti della legge votata il 15 aprile 2023 possono essere corretti”, ha detto Barnier. Il primo ministro ha indicato anche quali saranno le sue linee rosse: “nessuna tolleranza” su razzismo e antisemitismo, violenza contro le donne e comunitarismo, “nessun accomodamento” sulla difesa della laicità e le discriminazioni, “nessuna rimessa in discussione” sull'aborto, il matrimonio per tutti e la procreazione medicalmente assistita.
Austria
Nehammer confermato leader della OVP vuole dare la prima chance alla FPO - Il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, ieri è stato confermato all'unanimità come leader del suo partito conservatore, l'OVP, prima dell'avvio dei negoziati per formare un nuovo governo di coalizione. La decisione è stata presa in una riunione della direzione della OVP convocata per discutere dei risultati elettorali e della strategia per la formazione del governo. Nonostante la sconfitta della OVP nelle elezioni di domenica, nelle quali il partito di estrema destra della FPO è arrivato nettamente in testa, Nehammer è in posizione di forza per restare cancelliere, se riuscirà a trovare un accordo con i socialdemocratici della SPO su un programma politico. La coalizione potrebbe essere allargata ai liberali di NOS. ha ottenuto la fiducia del partito, rafforzando il suo mandato per formare un nuovo governo di coalizione. Ma sorpresa: Nehammer ha chiesto al presidente Alexander Van der Bellen di affidare alla FPO il compito di tentare per primo di formare una coalizione. “E' una buona tradizione che il vincitore delle elezioni sia incaricato di tenere colloqui esplorativi”, ha detto Nehammer. Il leader di estrema destra Herbert Kickl riunirà oggi la direzione della FPO.
Patrioti
VOX ha cambiato il suo gruppo parlamentare europeo in cambio di denaro? - Le inchieste giornalistiche del sito web “VSquare” e del quotidiano El Pais hanno confermato che VOX, il partito spagnolo di estrema destra, ha ricevuto un prestito dalla Magyar Bankholding (MBH), un'entità che ha tra i suoi principali azionisti Lörinc Mészáros, un amico del primo ministro ungherese Viktor Orban. La stessa banca ha finanziato anni fa il Rassemblement National di Marine Le Pen. VOX ha riconosciuto ieri che MBH le ha concesso un prestito di 6,2 milioni di euro e un altro di 2,6 milioni di euro. Il partito di estrema destra spagnolo sostiene di averli già rimborsati entrambi e di averli chiesti perché le banche spagnole si rifiutavano di finanziare il partito. Il prestito non è di per sé illegale, ma nasconderlo sì, ai sensi della legge spagnola sul finanziamento dei partiti politici, che richiede la pubblicazione di informazioni sui conti del partito, come i prestiti, il loro importo, il tasso di interesse e l'entità coinvolta. Queste informazioni sono pubbliche per evitare che le banche finanzino i partiti in modo illecito. Il credito ormai noto potrebbe spiegare una mossa che VOX ha fatto dopo le elezioni europee e che non è stata compresa né al Parlamento europeo né in Spagna. Il partito ha lasciato il gruppo sovranista ECR per aderire alla nuova formazione promossa da Viktor Orban e Marine Le Pen, i Patrioti per l'Europa. Il cambiamento è avvenuto dopo le costituzioni dei gruppi, quando VOX aveva la vicepresidenza dell'ECR.
I Patrioti portano il cordone sanitario davanti alla Corte - Il gruppo dei Patrioti per l'Europa ha presentato ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea per chiedere di annullare le decisioni prese nelle commissioni del Parlamento europeo per escluderli da tutti i posti di responsabilità (presidenti e vicepresidenti). "I Patrioti sono il terzo gruppo più grande del Parlamento europeo, ma contrariamente a gruppi molto più piccoli non hanno vicepresidenti né questori del Parlamento, né presidenti o vicepresidenti delle commissioni. Questa applicazione del cordone sanitario viola diversi articoli del regolamento interno del Parlamento”, hanno detto i Patrioti in un comunicato. Gli articoli del regolamento presi di mira sono il 34 sulle procedure per riflettere la diversità politica del Parlamento nelle commissioni e nelle delegazioni, nonché negli organi decisionali, e l'articolo 219 sulla diversità che deve riflettersi nella composizione dell'ufficio di presidenza di ogni commissione. Secondo i Patrioti, il cordone sanitario “viola il principio secondo cui tutti i membri del Parlamento dovrebbero essere in grado di esercitare pienamente il mandato ricevuto dagli elettori”.
Commissione von der Leyen II
Oggi il calendario delle audizioni dei candidati commissari - La Conferenza dei presidenti del Parlamento europeo oggi deciderà il calendario delle audizioni dei candidati commissari scelti da Ursula von der Leyen per il suo nuovo collegio. La preferenza espressa dai presidenti delle commissioni è il periodo dal 4 al 12 novembre con doppie audizioni la mattina, il pomeriggio e la sera, anche se c'è una seconda opzione per iniziare a metà ottobre. Il calendario permetterebbe alla Commissione di entrare in funzione il primo dicembre, dopo il voto del Parlamento europeo sull'intero collegio nella sessione del 25-28 novembre a Strasburgo. I presidenti delle commissioni parlamentari hanno stabilito quali commissari compariranno di fronte a quale commissione. Sono state infine approvate due serie di domande orizzontali rivolte a tutti i candidati commissari. La prima riguarda la competenza, l'impegno per l'Europa e l'indipendenza personale, la seconda la gestione del portafoglio e la collaborazione con il Parlamento Europeo.
Euro
L'inflazione nella zona euro sotto il 2 per cento - Per la prima volta dal giugno del 2021, l'inflazione è scesa sotto il 2 per cento collocandosi al 1,8 per cento in settembre rispetto al 2,2 per cento di agosto, secondo la stima flash pubblicata ieri da Eurostat. Anche l'inflazione di base (al 2,7 per cento) e quella del settore dei servizi (4,0 per cento) sono in calo, anche se in misura minore. I dati dovrebbero spingere la Banca centrale europea a procedere a un ulteriore tagli dei tassi nella prossima riunione del Consiglio dei governatori il 17 ottobre. La presidente della Bce, Christine Lagarde, lunedì ha detto di aspettarsi una ripresa dell'inflazione nel quarto trimestre dell'anno, causato dal calo dei prezzi dell'energia registrato alla fine del 2023. Ma Lagarde ha anche assicurato che l'inflazione tornerà all'obiettivo del 2 per cento in tempi ragionevoli.
Accade oggi
Commissione: la presidente von der Leyen riceve il premier britannico, Keir Starmer, e la presidente della Georgia, Salome Zourabichvili
Commissione: riunione del collegio dei commissari
Commissione: conferenza stampa della commissaria Urpilainen sulle partnership "Team Europe"
European fiscal board: conferenza stampa del presidente Niels Thygesen sul rapporto annuale dell'European Fiscal Board
Commissione: i commissari Jourova e Reynders ricevono il ministro della Giustizia del Montenegro, Bojan Bozovic
Commissione: il commissario Schmit riceve Christian Benner, primo presidente del sindacato IG Metall
Commissione: la commissaria Johansson a Mirabella Eclano partecipa alla riunione dei ministri dell'Interno del G7
Commissione: la commissaria Simson in Brasile per la Ministeriale sull'energia pulita CEM-15
Commissione: la commissaria McGuinness partecipa al Politico's Competitive Europe Week Summit
Commissione: il commissario Gentiloni partecipa a un evento di Confindustria con membri del Parlamento europeo
Parlamento europeo: riunione della Conferenza dei presidenti
Parlamento europeo: la presidente Metsola incontra il premier britannico, Keir Starmer
Consiglio: riunione del Coreper I e II
Comitato economico e sociale: lancio dell'European Cybersecurity Month 2024
Banca centrale europea: discorso di Philip Lane alla Conferenza organizzata da Bce, Fed di New York e Banca del Canada
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sul divieto di fornire consulenza legale ad entità della Federazione russa
Corte dei conti dell'Ue: relazione speciale sull'efficacia dei finanziamenti dell'ue a favore dei sistemi sanitari nei paesi poveri
Eurostat: permessi nel settore delle costruzioni a giugno; turnover industriale a luglio; dati sull'apprendimento di lingue straniere nel 2022; dati sulla disoccupazione ad agosto; dati sulla spesa dell'istruzione nel 2022; dati sulle persone nate all'estero e i loro discendenti nel 2023