Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
Il “Buy European” di Macron sulle armi incompatibile con l'urgenza Ucraina
L'aumento del sostegno militare europeo all'Ucraina deve essere una priorità urgente. Nonostante le sanzioni, la Russia è entrata in un'economia di guerra e le forze ucraine sono sottoposte a una pioggia di fuoco, a cui non possono rispondere per mancanza di munizioni. Gli europei ne sono consapevoli, ma non sono in grado di fornire ciò di cui l'Ucraina ha bisogno perché non hanno una produzione sufficiente, nonostante i loro impegni ad aumentare la capacità. Qual è lo scopo del vertice europeo straordinario sull'Ucraina convocato oggi a Bruxelles? Molti se lo chiedono. Perché i leader europei sono "bravi a parlare, ma poco a fare", incapaci di agire. Sono in discussione aiuti finanziari per 50 miliardi di euro in 4 anni, ma sono bloccati dall'Ungheria, e non si prevedono cifre precise per il sostegno militare. Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky partecipa all'incontro in videoconferenza. Di fronte a lui ci saranno 27 leader europei e i due presidenti delle istituzioni che gli hanno già fatto molte promesse, ma non le hanno mantenute.
Che fine ha fatto il milione di proiettili di artiglieria da 155 mm promesso all'Ucraina entro la fine dello scorso anno? Ne è stato consegnato appena un terzo. Altre 200.000 munizioni saranno consegnate entro la primavera e la promessa sarà mantenuta, ma solo alla fine dell'anno, ha assicurato ieri Josep Borrell, l'Alto rappresentante europeo, al termine di un incontro con i ministri della Difesa. "Fissare una data era una grande ambizione che si riteneva impossibile da realizzare, ma alcuni Stati membri l'avevano richiesta", ha spiegato un funzionario europeo. "Avremo un ritardo di 6-7 mesi", ha precisato il funzionario. E che dire dell'economia di guerra annunciata dal presidente francese Emmanuel Macron? E' stata una dichiarazione senza seguiti. La Francia ha triplicato la produzione di munizioni, ma non sarà in grado di fornire più di 3.000 munizioni al mese. "Questo equivale a 14 ore di fuoco medio giornaliero dell'artiglieria ucraina nel 2023", sottolinea François Heisbourg, specialista in questioni di difesa.
La tragedia degli europei è che si invidiano, si criticano e litigano tra loro. Hanno dimostrato una notevole unità e ingegnosità fin dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, utilizzando la European Peace Facility per finanziare il rimborso di armi e munizioni fornite dagli Stati membri all'Ucraina, a complemento dei loro aiuti bilaterali all'Ucraina. In due anni, l'UE e i suoi Stati membri “hanno erogato 28 miliardi di euro di sostegno militare all'Ucraina", ha sottolineato Josep Borrell. E gli impegni per il 2024 ammontano già a 21 miliardi di euro, ha annunciato. Questi impegni sono stati presi da una decina di paesi, ha aggiunto Borrell. Resta da vedere se i fondi promessi saranno spesi e per cosa. E non tutti condividono lo sforzo. La solidarietà si sta evaporando. I disfattisti, come l'Ungheria e la Slovacchia, favorevoli a una pace immediata con l'Ucraina, si rifiutano di aiutare Kiev. I neutrali si nascondono dietro la loro neutralità. Alcuni, come la Polonia e la Grecia, non hanno i mezzi, o non hanno armamenti, o li riservano per la propria difesa.
La questione del "chi fa cosa" sta avvelenando il clima. La Germania, uno dei principali finanziatori di questa "cassa" che è la Peace Facility, creata e gestita dagli Stati membri al di fuori del controllo del bilancio e del Parlamento europeo, è stanca di essere criticata e accusata di non fornire abbastanza armi a Kiev. Insieme a Francia, Italia e Spagna, ha contribuito per oltre il 60% al bilancio del European Peace Facility, che ha stanziato 5,6 miliardi di euro per l'acquisto di armi per l'Ucraina. Berlino ha deciso di non pagare più e ora fa annunci bilaterali. Sono ingenti: 8 miliardi di euro per l'Ucraina entro il 2024. Nessuno riesce a tenere il passo. Ma che senso ha questa gara unilaterale se la Germania non dà le armi richieste dagli ucraini, i missili stealth a lungo raggio Taurus, bloccati dall'argomento che la loro consegna potrebbe essere vista come "un'escalation del conflitto"?
"Dobbiamo insistere per trovare il modo di accelerare la consegna delle munizioni di artiglieria promesse all'Ucraina (...) Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo sviluppare le capacità industriali in Europa attraverso contratti quadro e investimenti sostenuti da parte degli Stati membri. Anche i Paesi partner potrebbero svolgere un ruolo importante e sono invitati a unirsi al nostro sforzo collettivo. I mezzi sono meno importanti. Sono i fini e i mezzi che sono decisivi", hanno dichiarato cinque leader dell'UE, il Cancelliere Olaf Scholz, Mette Frederiksen, Primo Ministro della Danimarca, Petr Fiala, Primo Ministro della Repubblica Ceca, Kaja Kallas, Primo Ministro dell'Estonia e Mark Rutte, Primo Ministro dei Paesi Bassi, in una lettera pubblicata dal Financial Times alla vigilia del vertice. Belle parole, ma saranno seguite dai fatti?
Dalla Svezia, Emmanuel Macron ha accolto con favore questa presa di posizione. "Sono pronto a prendere decisioni insieme, ma anche se la nostra produzione cresce sempre più velocemente, lo sforzo fatto non è della stessa portata di quello della Russia. I russi hanno adattato la loro economia all'economia di guerra, e noi dobbiamo reagire con più forza", ha avvertito Macron. Secondo il presidente francese, l'Europa non deve più dipendere dai suoi partner e alleati esterni. "Dobbiamo controllare la nostra sicurezza e i nostri armamenti. Dobbiamo prendere decisioni da soli, non delegare agli Stati Uniti, anche se sono nostri alleati", ha insistito Macron.
Nessuno sa chi vincerà le elezioni presidenziali di novembre e, se vincerà Donald Trump, il sostegno americano all'Ucraina, già bloccato dai repubblicani al Congresso, potrebbe essere compromesso. Inoltre, anche gli Stati Uniti hanno problemi di approvvigionamento. “Il tasso di produzione mensile per il 2025 è di 100.000 proiettili, ma per tutti i teatri di operazioni militari", osserva François Heisbourg. È improbabile che la capacità di produzione del Regno Unito sia molto superiore a quella della Francia, aggiunge l'esperto. Ma la priorità al momento "è fornire le munizioni e i sistemi d'armamento, compresi obici, carri armati, droni e difesa aerea, di cui l'Ucraina ha tanto bisogno sul campo, ora", insistono i cinque firmatari della lettera.
Nel breve termine, gli europei dovranno acquistare dall'estero. "Non c'è nulla che lo impedisca", confermano a Parigi. "Ma se l'Unione Europea vuole fornire un sostegno a lungo termine allo sforzo bellico dell'Ucraina, deve avere la capacità industriale corrispondente e quindi intensificare gli sforzi. Non è facile", insiste la nostra fonte. "Con il ritorno di conflitti ad alta intensità nel continente europeo, dobbiamo adattare i nostri eserciti e le nostre industrie a nuove realtà e nuove minacce. La sicurezza delle forniture e la scalabilità sono diventate essenziali. Dobbiamo produrre di più e più velocemente, senza dipendere da altri", ha spiegato Thierry Breton, il commissario per l'Industria, all'Atlantic Council a Washington. La risposta "Europa First" all'"America First" sostenuta dagli Stati Uniti comincia a mettere radici. Di quante primavere avrà bisogno per sbocciare?
La frase
“La dura verità è che il milione di munizioni promesso dall'Ue all'ucraina non si è concretizzato. Di conseguenza, con tutto il dovuto rispetto, il 'sostegno per tutto il tempo necessario' dovrebbe lasciare il posto al 'sostegno tanto efficace quanto è necessario in questo momento'. Non è una questione di slogan, ma di determinazione dell'Europa a difendersi”.
Olena Shuliak, capo del partito dei Servi del Popolo di Volodymy Zelensky.
Vertice
La carota offerta dai ventisei a Orban – I leader dell'Unione europea sono pronti a fare due ultime concessioni cosmetiche a Viktor Orban per cercare di superare il suo veto sul pacchetto da 50 miliardi di euro di aiuti all'Ucraina e sulla revisione del quadro finanziario pluriennale. La prima è contenuta nella bozza di conclusioni del vertice straordinario di oggi. “Il Consiglio europeo terrà un dibattito ogni anno sull'attuazione della Facility (per l'Ucraina), con l'obiettivo di dare indicazioni sull'approccio dell'Ue sulla situazione che deriva dalla guerra di aggressione contro l'Ucraina”, dice il documento. Sarebbe una discussione analoga a quella che i leader tenevano sugli accordi di Minsk ogni volta che dovevano rinnovare le sanzioni alla Russia. Ma finora l'Ungheria ha rifiutato questa offerta. Un dibattito strategico non è il veto che Orban chiede sugli esborsi annuali a Kyiv. L'ultima carta da giocare con Orban è il cosiddetto “freno d'emergenza”: la possibilità per un paese di chiedere che la decisione di fornire gli aiuti finanziari a Kyiv sia discussa dal Consiglio europeo. Lo stesso stratagemma era stato usato con i Paesi Bassi e altri paesi frugali che non si fidavano del giudizio della Commissione sulle riforme che l'Italia deve fare per incassare le rate del Piano di ripresa e resilienza. “E' un meccanismo che mira a drammatizzare la preoccupazione di uno stato, ma non porta poi a un blocco definitivo”, si ha spiegato un diplomatico: il freno di emergenza “può portare a una sospensione dei pagamenti, ma solo temporaneamente”.
La minaccia del bastone dell’articolo 7 contro l’Ungheria – Il successo o il fallimento del vertice ora dipende solo da Viktor Orban. La posta in gioco è enorme per l'Ue e per l'Ucraina. “Questo è un momento crocevia in cui si stabilisce se cresciamo e che tipo di attore internazionale vogliamo essere”, ci ha detto un diplomatico coinvolto nei negoziati. L'Ucraina è considerata “esistenziale” da diversi stati membri. Per quasi tutti è “un interesse strategico”. Un fallimento dell'Ue sugli aiuti finanziari potrebbe spingere l'Amministrazione Biden a rinunciare alla battaglia al Congresso per garantire la sopravvivenza di Kyiv. In caso di fallimento del vertice esiste un piano B per continuare a finanziare l'Ucraina con l'attuale programma di assistenza macrofinanziaria (ma sono solo 18 miliardi di prestiti l'anno). C'è anche un piano B contro l'Ungheria. Diversi stati membri hanno chiesto di usare l'articolo 7 del trattato sulle violazioni dello stato di diritto per privare Orban del diritto di voto (e di veto). E' difficile e serve l'unanimità. Ma l'opzione nucleare – come viene chiamata a Bruxelles – converrebbe a tutti. Malgrado la vicinanza ideologica di Giorgia Meloni, “non vedo perché l'Italia dovrebbe opporsi” all'articolo 7 “soprattutto se riguarda la revisione del bilancio dell'Ue”, ci ha detto il diplomatico. Nella proposta di revisione del bilancio ci sono 10 miliardi in più per le politiche migratorie e la politica estera, nonché più flessibilità per i fondi di coesione. Due priorità di Meloni.
Geopolitica
La missione navale Aspides non attaccherà gli Houthi – I ministri della Difesa dell'Ue ieri hanno discusso dei dettagli della missione militare navale che sarà inviata nel Mar Rosso per far fronte alla minaccia degli attacchi dei ribelli yemeniti Houthi. Il nome era già conosciuto. "Aspides vuole dire protezione", ha spiegato l'Alto rappresentante, Josep Borrell. "Questo è l'obiettivo: protezione delle navi e intercettare gli attacchi contro le navi”. Le navi di Apsides “non parteciparanno in alcun tipo di azione contro gli Houthi”, ma serviranno solo “per bloccare gli attacchi degli Houthi contro le navi"”, ha precisato Borrell. L'accordo definitivo dovrebbe essere raggiunto il 19 febbraio. Diversi paesi hanno dato disponibilità di navi e aerei. Restano da determinare il comando e il quartier generale di Aspides.
Vacca sacra
Von der Leyen capitola davanti ai trattori – La Commissione ieri ha presentato il pacchetto regalo agli agricoltori, che si preparano ad assediare Bruxelles con i loro trattori nel giorno in cui si riuniscono i capi di stato e di governo si riuniscono per il loro vertice straordinario. Per calmare la collera saranno sacrificate sull'altare dell'agricoltura l'Ucraina e l'ambiente. La prima serie di misure riguarda le importazioni di prodotti agricoli ucraini. La Commissione propone una deroga per i cereali che permetterà di introdurre degli embargo nazionali in caso di perturbazione dei mercati. Inoltre, ci sarà un “freno d'emergenza” per pollame, uova e zucchero: se le importazioni supereranno la media del 2022-23, saranno imposti di nuovo i dazi. La Commissione inoltre ha proposto di prorogare la sospensione dei requisiti di biodiversità previsti dalla riforma della Politica agricola comune. L'obbligo di mettere a riposo il 4 per cento dei terreni è rinviato di un anno: per ricevere i pagamenti diretti dell'Ue nel 2024 agli agricoltori basterà piantare colture azotofissatrici o colture intercalari (come lenticchie, piselli o favi). “Gli agricoltori mettono il cibo sulle nostre tavole – il migliore e più sano al mondo, nelle difficoltà troviamo soluzioni comuni”, ha detto von der Leyen.
Sovranisti
Morawiecki apre le porte dell'Ecr a Fidesz – L'ex premier polacco, Mateusz Morawiecki, si è detto disponibile ad aprire le porte del gruppo sovranista Ecr a Fidesz, il partito del premier ungherese, Viktor Orban. "È prerogativa del governo ungherese, in particolare di Viktor Orban chiede di entrare ed è nostra prerogativa accettare un nuovo membro", ha detto Morawiecki, uno dei leader del partito Legge e Giustizia (PiS) durante una conferenza stampa a Bruxelles. "Non sono sicuro che ci saranno cambiamenti prima delle elezioni”, ma “personalmente sono aperto all'adesione di Fidesz al nostro gruppo", ha detto Morawiecki. Al gruppo Ecr appartengono anche il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d'Italia, e il partito nazionalista spagnolo Vox. Secondo le proiezioni, il 9 di giugno, Fidesz dovrebbe eleggere tra i 14 e i 16 deputati europei, che potrebbero essere decisivi per permettere all'Ecr di diventare il terzo gruppo al Parlamento europeo.
Europeisti
L'eurosclerosi per l'omaggio di von der Leyen a Delors - “Per Jacques Delors, il nostro orizzonte dovrebbe essere un'Unione sempre più coesa, in un quadro di pace, libertà e solidarietà. Un orizzonte morale e storico, ma anche una soluzione pragmatica alle nostre sfide”, ha detto ieri Ursula von der Leyen nella cerimonia per rendere omaggio a Jacques Delors, scomparso lo scorso 27 dicembre. La presidente della Commissione ha osato fare un paragone tra le crisi in corso al momento dell'insediamento di Delors alla testa dell'esecutivo comunitarie e quelle attuali. “Ricordiamoci l'inizio degli anni 1980, degli anni che gli osservatori chiamavamo un periodo di eurosclerosi, degli anni di crisi economiche e tensioni politiche e una comunità europea come assente e paralizzata. Dalla sua nomina Jacques Delors capisce che bisogna rilanciare la macchina per riconquistare la fiducia degli europei”, ha detto von der Leyen. La cerimonia è stata segnata da alcune assenze, come quella del presidente francese, Emmanuel Macron, o del presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni.
Retoscena
Martin Selmayr va all'università - Martin Selmayr è l'ex capogabinetto di Jean-Claude Juncker e l'ex segretario generale della Commissione. E' anche uno dei funzionari più controversi e temuti di Bruxelles, visto il suo bilancio di giochi di potere e accentramento del potere. Ursula von der Leyen se n'è liberata appena designata presidente. Selmayr era stato trasferito a Vienna come capo dell'ufficio di rappresentanza della Commissione. Ieri il collegio ha scelto di rimpatriarlo e riespatriarlo in Austria. La Commissione ha modificato l'organigramma del segretariato generale creando un posto temporaneo di consigliere “hors classe”, ha nominato Selmayr per l'incarico e “nell'interesse del servizio” lo ha distaccato all'università di Vienna da oggi fino al 31 agosto. Selmayr sarà lontano da Bruxelles nel periodo decisivo delle nomine tra luglio e agosto. Secondo le nostre fonti, la scelta è sua. Avrà tempo libero e sarà ben pagato, in attesa di essere nominato alla testa di una delegazione dell'Ue in settembre.
Von der Leyen regala la pensione d'oro a un deputato della Cdu – Il collegio dei commissari ieri ha deciso di nominare Markus Pieper come inviato speciale dell'Ue per le piccole e medie imprese. Pieper non è solo tedesco. E' un eurodeputato uscente della Cdu, il partito di Ursula von der Leyen. Prima di entrare al Parlamento europeo, era stato direttore di una Camera di commercio regionale in Germania. La vita dopo le aule parlamentari sarà dorata. A Pieper è stato attribuito il grado 15 che, in termini finanziari, si traduce in uno stipendio mensile di almeno 18 mila euro. Il suo contratto durerà quattro anni, rinnovabili per altri due.
Accade oggi
Consiglio europeo straordinario
Parlamento europeo: conferenza stampa della presidente Metsola dopo il suo intervento al Consiglio europeo
Commissione: il vicepresidente Dombrovskis partecipa alla riunione ministeriale del Gruppo di Ottawa e riceve Kao Kim Hourn, segretario generale dell'Asean
Commissione: il commissario Schmit incontra Romano Prodi
Commissione: il commissario Breton interviene all'evento "Amici dell'Europa"
Commissione: la commissaria Johansson a Vilnius in Lituania interviene alla conferenze sulle donne nelle forze dell'ordine
Commissione: la commissaria Simson a Chisinau, in Moldova, incontra il ministro dell'Energia, Victor Parlicov
Commissione: il commissario Sinkevicius interviene al Collegio d'Europa a Bruges sul Negoziato e il processo decisionale nell'Unione europea
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sul ricorso di Scania contro le multe impste dalla Commissione per un cartello
Comitato delle regioni: sessione plenaria (dibattito sulle elezioni europee)
Banca centrale europea: discorso di Philip Lane a un evento organizzato dall'Istituto Eindaudi per l'Economia e le Finanze a Roma
Eurostat: stima flash dell'inflazione a gennaio; dati sulla disoccupazione a dicembre