Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
Il cancro della disinformazione minaccia le elezioni europee
La disinformazione e la manipolazione delle informazioni si stanno diffondendo come un cancro. Stanno avvelenando le democrazie. Si diffondono in modo insidioso grazie alle élite, attraverso i media e i social network, e minacciano le elezioni europee del 6 e 9 giugno. La lotta è in corso, ma le risorse mobilitate sono insufficienti.
La minaccia è presa molto sul serio dal Parlamento europeo. Ma cosa si può fare con una squadra di appena sei persone? Ogni giorno, Delphine Collard, responsabile della task force sulla disinformazione, e i membri del suo team informano ed istruiscono i rappresentanti eletti e i loro assistenti, nonché i visitatori. Hanno lavorato sodo durante il periodo della mini-sessione tra l'8 l'11 aprile a Bruxelles. Hanno incontrato quasi 300 giornalisti provenienti da tutta l'UE, oltre a gruppi di insegnanti e studenti.
Le ultime accuse di interferenze russe nel Parlamento europeo si sono prestate a questa attività di sensibilizzazione. Impegnato in una guerra con l'Ucraina, dopo aver tentato di invadere il paese, il Cremlino è molto attivo in vista delle elezioni europee. "Non siamo più nell'ambito di attività che possono essere considerate legali, come l'acquisto di articoli o l'utilizzo di troll sui social network. Ci stiamo spostando nella zona rossa, con attività volte a provocare il caos e a minare la democrazia", ci ha spiegato uno dei responsabili di questa unità.
La "cattura delle élite" è in pieno svolgimento. Politici, eletti europei e giornalisti si alternano sui media e sui social network per trasmettere la narrazione del Cremlino sulla guerra in Ucraina, sulla necessità di fermare i combattimenti e fare la pace. Il messaggio è tronco. Non c'è alcun riferimento alle condizioni di questa pace, o vengono definite come insignificanti. Gli attori russi al timone di questa manipolazione dell'informazione si preoccupano poco delle affiliazioni politiche dei loro burattini.
Destra, sinistra, estrema destra, estrema sinistra. L'importante è far passare il messaggio e influenzare il voto degli elettori alle urne. L'obiettivo è eleggere un Parlamento europeo incapace di trovare compromessi e quindi incapace di sostenere l'Ucraina. È impossibile agire contro gli eurodeputati coinvolti in questa campagna di disinformazione. La libertà di espressione e il loro mandato li proteggono. È difficile sapere se i moltiplicatori di opinione sono persone convinte o se sono stati comprati. Le istituzioni europee non hanno le risorse per condurre indagini di polizia e giudiziarie.
"Il problema è l'amplificazione artificiale del messaggio, della narrazione", ha sottolineato la vicepresidente della Commissione europea Vera Jourova durante il dibattito in Parlamento sulle interferenze russe. La disinformazione e la manipolazione si diffondono alla velocità della luce sui social network. Facebook, Instagram, X (ex Twitter) e TikTok sono molto permeabili. Ma l'UE si è data i mezzi per agire con la legge sui servizi digitali (DSA), che stabilisce obblighi legali per le piattaforme online per prevenire gli abusi. Più complicate sono le reti chiuse e criptate come Whatsapp, Telegram e Signal.
La task force speciale del Parlamento sulla disinformazione sta collaborando con unità simili create nelle altre istituzioni europee. "Un giorno tutte queste persone dovranno essere riunite", dice il nostro interlocutore. Ma almeno si scambiano e condividono tra loro e con gli Stati membri. L'Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO) fornisce un supporto prezioso. I suoi 14 hub nazionali o multinazionali sono aperti ai 27 Stati membri dell'UE più la Norvegia e formano una rete a livello di UE-27 per combattere la disinformazione.
I tre pilastri dell'azione sono l'analisi del rischio, la resilienza e il coordinamento della risposta. Nel periodo precedente alle elezioni europee, il Parlamento europeo ha condotto un esercizio di mappatura basato su quanto accaduto nelle elezioni nazionali dei 18 mesi precedenti. Sono emerse tre tendenze comuni: la disinformazione secondo cui le elezioni sarebbero state fraudolente o rubate; i tentativi di scoraggiare alcuni gruppi dal votare; l'uso di questioni considerate divisive per aumentare la polarizzazione, seminare il caos e dare l'impressione che chi è al potere sia incapace di fornire risposte. L'obiettivo è "rendere lo spazio dell'informazione il più caotico possibile, in modo che la gente non si fidi più di nessuno, perda la fiducia nelle istituzioni e si convinca che la democrazia non funziona più", spiega Delphine Colard.
"I contenuti dannosi non controllati si stanno diffondendo come un cancro e mettono a rischio la salute delle nostre democrazie", ha avvertito l'Alto rappresentante Josep Borrell in occasione di una conferenza sulle interferenze straniere a fine gennaio. Il Servizio per l'azione esterna ha creato un sito web, EUvsDesinfo, attivo dal 2015, e ha pubblicato il suo secondo rapporto sulla manipolazione e l'interferenza straniera. Gli autori della disinformazione e della manipolazione sono diventati particolarmente abili nel targettizzare le narrazioni a seconda del paese. In Francia funzionano bene i migranti, la guerra in Ucraina e lo scontro tra comunità ebraica e musulmana. In Polonia, i temi sono i contadini e i prodotti agricoli ucraini. In Spagna, il catalizzatore della polarizzazione è la Catalogna. In Portogallo i diritti LGBT.
"Un'azione rapida è essenziale per prevenire la diffusione della manipolazione delle informazioni, che devono essere sfatate prima che diventino virali", insiste Josep Borrell. La smentita è un compito dei fact-checkers, ma non è una soluzione miracolosa. "È molto complicato rimuovere un'idea una volta che è entrata nella testa delle persone. Non si può sostituire con niente. Bisogna spiegare perché è sbagliata, essere concreti in ogni fase ed evitare di rafforzare il messaggio", spiega il nostro contatto al Parlamento europeo.
L'impatto della disinformazione varia da paese a paese. Le recenti elezioni in Estonia, Finlandia, Svezia e Slovacchia sono state un esempio. “Più alto è il livello di educazione dei media e di consapevolezza delle minacce, meno efficace è la disinformazione", ci ha spiegato un funzionario della Commissione europea. In Finlandia, la manipolazione non ha preso piede. In Slovacchia, invece, è diventata carburante elettorale. Lo stesso vale per il ruolo dei media tradizionali. Nei paesi in cui sono meno indipendenti e meno forti, la disinformazione si diffonde molto facilmente. D'altra parte, dove la stampa libera è forte e accurata, i rischi sono minori. "La forza dei media gioca un ruolo fondamentale", spiega un funzionario europeo: "Combattere la disinformazione non serve a molto. Bisogna lavorare sulla società nel suo complesso".
"La fiducia nel processo elettorale europeo dipenderà essenzialmente dalla nostra capacità di fare affidamento su infrastrutture sicure dal punto di vista informatico e sull'integrità e disponibilità delle informazioni. Spetta ora a noi garantire l'adozione delle misure necessarie per raggiungere questo obiettivo delicato ma essenziale per le nostre democrazie", sostiene Juhan Lepassaar, direttore esecutivo dell'Agenzia europea per la sicurezza informatica. "Stiamo per assistere a una battaglia di narrazioni, e questa battaglia deve essere vinta. E per vincerla bisogna combattere, e per farlo servono capacità, strumenti e persone dedicate", ha detto l'Alto rappresentante. Josep Borrell ha usato ancora una volta le parole giuste. Ma le risorse mancano ancora. Alcuni Stati membri affrontano la questione, come Francia, Svezia, Finlandia e Repubblica Ceca. La Germania si è svegliata. Ma non tutti sono allo stesso livello.
La frase
"L'Ucraina è il solo paese al mondo ad affrontare missili balistici. Non c'è oggi alcun altro posto in cui i Patriot dovrebbero essere"
Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri dell'Ucraina.
PieperGate
Il Parlamento europeo contro von der Leyen sulla nomina di Pieper - Il Parlamento europeo ieri ha votato a larga maggioranza un emendamento al discarico di bilancio che chiede alla Commissione di revocare la nomina di Markus Pieper a Inviato dell'Ue per le Pmi, sollevando seri interrogativi sul rispetto dei principi del merito e dell'equilibrio geografico e della parità di genere. Ursula von der Leyen, che ha imposto la nomina del suo compagno di partito, la Cdu tedesca, contro il parere del commissario responsabile e malgrado sia stato il peggiore dei candidati preselezionati, si trova in una situazione sempre più imbarazzante. L'emendamento presentato dal Verde Daniel Freund è stato votato dai gruppi socialista, liberale, della sinistra e di estrema destra. Solo il PPE ha votato contro, mentre i sovranisti dell'Ecr si sono astenuti. Il risultato: 382 voti a favore, 144 contro e 80 astenuti. Non è solo la maggioranza dei votanti, ma la maggioranza assoluta dei deputati a sospettare un caso di favoritismo per ragioni politiche ed elettorali. Se non ci sarà una marcia indietro su Pieper, l'episodio rischia di complicare l'elezione di von der Leyen da parte del Parlamento europeo in caso di secondo mandato.
Von der Leyen tira dritto su Pieper nascondendosi dietro l'autonomia della Commissione - Nonostante il voto del Parlamento europeo, Markus Pieper entrerà in carica il 16 aprile. Ursula von der Leyen ha deciso di fare finta di nulla, nascondendosi dietro procedure e autonomia istituzionale. “Nell'assunzione del signor Pieper e di ogni assunzione abbiamo autonomia istituzionale”, ha detto ieri un portavoce della Commissione. Tradotto: non spetta al Parlamento europeo decidere chi e come la Commissione sceglie come alto funzionario. “La procedura applicabile è stata seguita”, ha ribadito il portavoce. Pieper potrà anche portare in Commissione alcuni dei suoi collaboratori attuali. Il portavoce ci ha confermato che l'istituzione prevede di assumere con un contratto temporaneo alcune persone indicate da Pieper per assisterlo nel suo lavoro. Come se i 32 mila funzionari attuali non fossero sufficienti. Ma al di là del caso di favoritismo, c'è il problema politico. “La nomina controversa di Pieper è il simbolo del processo di presidenzializzazione del collegio dei commissari sotto von der Leyen”, ha commentato il professor Alberto Alemanno dell'ong The Good Lobby. “Invece di agire in linea con il principio della collegialità (…) la presidente ha centralizzato molte funzioni al punto da aver escluso gran parte dei membri della Commissione da decisioni amministrative e a volte pre legislative chiave”.
Il Piepergate spinge il PPE alla disinformazione - Il PPE ha cercato di far adottare un emendamento orale per contrastare il testo sul PieperGate messo ai voti in Parlamento. Ma gli eurodeputati si sono opposti alla votazione e si sono alzati per mostrare il loro numero al presidente della sessione. Furioso, il gruppo del PPE ha postato sul suo account X (ex Twitter) una foto dei deputati in piedi con questa didascalia: "Guardate i deputati che si oppongono alla nomina di un rappresentante dell'UE per le piccole imprese. Stanno abusando delle procedure standard di nomina del personale dell'UE per condurre campagne politiche a basso costo. Oggi hanno impedito al Parlamento di votare per impedire che l'Inviato per le PMI venisse utilizzato a fini di campagna elettorale di partito". Disinformazione o manipolazione delle informazioni. La verità è che gli eurodeputati non si sono opposti alla nomina di un Inviato per le PMI. Hanno votato per chiedere alla Commissione "di rettificare la situazione annullando la nomina e avviando una procedura realmente trasparente e aperta", si legge nel testo adottato. Markus Pieper del PPE è stato scelto da Ursula von der Leyen, anche se "nella valutazione per l'assunzione è stato superato da due candidati di sesso femminile provenienti da Stati membri sottorappresentati, il che solleva interrogativi sulla considerazione data ai criteri di merito, equilibrio geografico e di genere", sottolinea il testo.
Dlabajova risponde con classe a von der Leyen e al PPE – L'europarlamentare ceca, Martina Dlabajova, è la candidata che i valutatori esterni e interni della Commissione avevano considerato come la più qualificata per ricoprire l'incarico di Inviato dell'Ue per le Pmi. Era anche quella raccomandata dal commissario, Thierry Breton. Ieri ha risposto con una certa classe al favoritismo di von der Leyen e alle piccole manovre politiche del PPE nel PieperGate. Prima della votazione dell'emendamento, Dlabajova ha chiesto la parola per annunciare che non avrebbe partecipato perché “ho un conflitto di interessi in questo voto. Penso che la trasparenza e l'interesse pubblico devono sempre venire prima di ogni cosa – una considerazione che non sembra valere per tutti nella Commissione o in questo Parlamento, dove alcuni preferiscono gli interessi di partito e i favori personali alle regole e ai principi”, ha detto Dlabajova, ricevendo una lunga ovazione da parte di decine di europarlamentari.
Euro
La rivolta delle colombe dentro la Bce - La Banca centrale europea ieri ha mantenuto invariati i tassi di interessi, ma dovrebbe essere l'ultima volta prima di un taglio nella riunione del Consiglio dei governatori di giugno. Ma l'impegno ad allentare la politica monetaria nel prossimo futuro non è bastato a calmare le colombe, che hanno cercato di rivoltarsi contro i falchi che dominano gli equilibri interni al Consiglio dei governatori da ormai due anni. La presidente Christine Lagarde ha ammesso che una minoranza dei governatori ha sostenuto un taglio immediato dei tassi. La Bce ha comunque cambiato linguaggio, riconoscendo che “sarebbe appropriato” tagliare i tassi se le pressioni sottostanti sui prezzi e le nuove previsioni economiche rafforzeranno la convinzione che l'inflazione si sta avvicinando all'obiettivo del 2 per cento. Ma Lagarde ha anche avvertito che lungo questa strada potrebbero esserci dei “dossi” che spingono l'inflazione verso l'alto prima di scendere al 2 per cento entro la metà del 2025.
Recovery
Nessuna speranza per l'Italia di prorogare il Recovery oltre il 2026 - Il governo italiano ha espresso informalmente, ma in pubblico, la richiesta di prolungare la durata della Recovery and Resilience Facility oltre il 2026, data entro la quale i progetti e gli investimenti dovranno essere completati. L'Ecofin di oggi, che discuterà del bilancio a metà percorso della Facility, sarebbe stata l'occasione giusta. Ma è una richiesta politicamente irricevibile. La Commissione ha chiarito che serve non solo l'unanimità dei 27 stati membri, ma anche la ratifica da parte di tutti i parlamenti nazionali, perché la base giuridica è il quadro finanziario pluriennale. Anche la presidenza belga dell'Ue, pur riconoscendo che altri stati membri vorrebbero un prolungamento oltre il 2026, ha ricordato ieri che c'è “bisogno di unanimità” e “siamo ben lontani da un consenso unanime”. Anche Bercy, il ministero delle Finanze francese, è scettico sulla possibilità di “riaprire il dibattito principale sulla Facility”. Meglio concentrarsi sui “benefici che ha portato all'economia europea, i suoi costi e di guardare le modalità concrete della sua messa in opera”, ha detto una fonte di Bercy.
L'Ue allarga le braccia sulle frodi al Recovery - I ministri delle Finanze dell'Ue sembrano rassegnati a scoprire miliardi di euro di frodi legate ai Piani nazionali di ripresa e resilienza. La scorsa settimana la Procura europea ha annunciato il sequestro di 600 milioni di euro in Italia. La stessa Procura europeo sta indagando insieme alle autorità di concorrenza in Grecia sull'attribuzione di appalti per un valore di 2,5 miliardi di euro. “Questi abusi possono accadere, sono già accaduti in passato e accadranno in futuro”, ci ha detto un diplomatico. Durante il dibattito all'Ecofin, alcuni ministri potrebbero sollevare il tema delle frodi. “E' molto probabile. Questi testi sono molto complicati. Ci sono molte garanzie per cercare di evitare questi abusi. Ma è un po' inevitabile”, ha spiegato il diplomatico.
Geopolitica
L'Ecofin chiede alla Bei di essere più flessibile per la difesa - I ministri delle Finanze dell'Ue useranno la colazione prima dell'Ecofin di oggi per invitare la presidente della Banca europea degli investimenti, la spagnola Nadia Calvino, a modificare la sua politica di prestito. L'obiettivo? “Finanziare progetti industriali sulla difesa che sono nell'ambito dei prodotti a uso duale, che hanno applicazione civile e militare”, ci ha spiegato un diplomatico. Non sarà una rivoluzione. La Bei non potrà finanziare l'industria della difesa nella produzione di armi e munizioni. Il mandato a Calvino sarà di “aggiornare la definizione di uso duale. Non implica un cambio di mandato. E' un adattamento delle pratiche di prestito della Bei”, ci ha detto il diplomatico.
Verhofstadt blocca i conti del Consiglio per costringerlo a fornire difesa aerea all'Ucraina - Il Parlamento europeo ieri ha rifiutato di concedere il cosiddetto discarico di bilancio sui conti del Consiglio europeo e del Consiglio dell'Ue per il 2022 nel tentativo di spingere i leader a fornire sistemi di difesa aerea aggiuntivi all'Ucraina. Il colpo, che ha più un significato politico che pratico, è merito dell'europarlamentare ed ex premier belga, Guy Verhofstadt, che ha convinto gli eletti a rinviare il voto alla prossima sessione, l'ultima della legislatura. "Sono stanco di ciò che accade in Ucraina" con gli attacchi massicci contro le città e le infrastrutture critiche, ha detto Verhofstadt. I governi di "non essere nemmeno capaci di decidere in questa emergenza di inviare un certo numero di sistemi anti-aerei. Ci sono in totale, signor presidente, 100 di questi sistemi Patrioti in Europa e ne chiedono 7 per proteggere le loro città". La sessione dal 22 al 25 aprile sarà l'ultima per Verhofstadt, che non si ricandiderà. Si sentirà la mancanza dei suoi discorsi in plenaria.
Diritti
Il Parlamento chiede il diritto all'aborto nella Carta dei diritti fondamentali - Il Parlamento europeo ieri ha chiesto al Consiglio dell'Ue di aggiungere alla Carta dei diritti fondamentali l'assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva e il diritto a un aborto sicuro e legale. La risoluzione non vincolante è stata approvata con 336 voti a favore, 163 contrari e 39 astensioni. Non è la prima volta che i deputati si esprimono per inserire il diritto all'aborto nella Carta. Ma, dopo che il presidente francese Emmanuel Macron ha promesso di battersi per questo obiettivo, il Parlamento spera in un nuovo slancio per modificare l'articolo 3 della Carta con questa frase: "ognuno ha il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo, all'accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l'accesso all'aborto sicuro e legale". I deputati hanno condannato il regresso sui diritti delle donne e tutti i tentativi di limitare o rimuovere gli ostacoli esistenti per la salute e i diritti sessuali e riproduttivi. La risoluzione esorta gli stati membri a depenalizzare completamente l'aborto e invita la Polonia e Malta ad abrogare le loro leggi. I deputati hanno criticato il fatto in Italia l'accesso all'assistenza all'aborto sta subendo erosioni e che un'ampia maggioranza di medici si dichiara obiettore di coscienza, cosa che rende estremamente difficile de facto l'assistenza all'aborto in alcune regioni.
Vacca sacra
Più aiuti di stato per l'agricoltura - La Commissione europea ieri ha inviato ai governi la sua proposta per una proroga limitata del quadro temporaneo di crisi sugli aiuti di Stato per sostenere il settore agricolo davanti alle "persistenti perturbazioni del mercato", colpito dagli effetti "diretti e indiretti" dell'aggressione della Russia contro l'Ucraina. La consultazione è il passo preliminare alla decisione di prorogare l'attuale quadro temporaneo, che scade il 30 giugno. La Commissione ha detto che intende adottare la proroga "il prima possibile, tenendo conto delle risposte ricevute dagli Stati membri". Si tratta dell'ennesima concessione agli agricoltori dopo le proteste degli scorsi mesi. Ieri il Parlamento europeo ha approvato la procedura d'urgenza per dare il via libera alla proposta della Commissione di controriforma della Politica agricola comune, che prevede una serie di deroghe sulle condizionalità ambientali.
Media
Viktor Orban ha messo le mani su Euronews - Lo Stato ungherese ed enti filogovernativi hanno finanziato parte dei 170 milioni di euro impegnati nel 2022 per l'acquisto del canale televisivo paneuropeo Euronews, ha rivelato ieri un'inchiesta condotta congiuntamente dal sito web investigativo ungherese Direckt36 , dal quotidiano francese Le Monde e dal settimanale portoghese Expresso. Almeno un terzo dell'importo della transazione è stato fornito dal fondo sovrano ungherese Szechenyi e da una società di comunicazione di proprietà di una persona vicina al Primo Ministro ungherese. L'obiettivo dell'acquisizione di Euronews è "mitigare la parzialità della sinistra nel giornalismo", secondo una presentazione in powerpoint del fondo Szechenyi ottenuta da Direckt36. "Le forze nazionali conservatrici, sovraniste e cristiane stanno aumentando il loro potere potere in tutta Europa. Siamo il peggior incubo dei burocrati di Bruxelles. Vinceremo le elezioni europee di giugno e faremo #OccupyBrussels", ha proclamato Viktor Orban. Euronews dichiara di trasmettere a "400 milioni di case in 160 Paesi". Si tratta di un gioiello per un autocrate "illiberale" che sostiene Vladimir Putin ed è vicino all'americano Donald Trump.
Digitale
Schwab fa pressioni su Vestager per rafforzare i controlli del DMA - L'europarlamentare del PPE, Andreas Schwab, ieri ha scritto alla vicepresidente della Commissione, Margrethe Vestager, per proporre una serie di idee per assicurare un'applicazione rigorosa del Digital Markets Act (DMA). La Commissione recentemente ha avviato una serie di inchieste formali contro le grandi piattaforme. Ma dai dibattiti con Vestager e con gli esperti del settore, Schwab ha tratto un aco conclusione: "Non è sufficiente valutare i parametri che sono tradizionalmente analizzati". Occorre includere "informazioni precise sulle performance, incluso il numero di unità vendute, i click generati e i download o gli acquisti fatti". Secondo Schwab le risorse della Commissione sono limitate. I dati che l'esecutivo comunitario chiede ai cosiddetti gatekeeper potrebbero “essere forniti a parti terze che possono assistere la Commissione nel valutare l'efficacia dell'applicazione".
Accade oggi
Ecofin a Lussemburgo
Presidenza belga dell'Ue: riunione informale dei ministri delle telecomunicazioni a Louvain-la-Neuve
Commissione: la vicepresidente Vestager a Washington
Commissione: discorso della vicepresidente Suica e della commissaria Dalli a una conferenza sulla transizione demografica e la sostenibilità a Roma
Commissione: discorso del commissario Schmit al nono Forum della coesione
Commissione: il commissario Hoekstra a Berlino incontra il ministro dell'Economia, Robert Habeck
Consiglio: riunione del Coreper I
Eurostat: indice dei prezzi agricoli nel 2023: dati sulla sicurezza stradale nel 2022
Hi Rachele.
Here the reprto by the EEAS. The one of the EP is not public.
https://www.eeas.europa.eu/eeas/2nd-eeas-report-foreign-information-manipulation-and-interference-threats_en
Thanks for following us.
Thank you for the excellent eu coverage. You mention two reports in your article on disinformation in EU elections. One by EEAS, the other by the EP covering electoral information monitoring in 16 MS. I can’t find them, would you be willing to share the link to the sources please? Immense thanks. I’m developing research on this theme for the EUI.