Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Piccola novità per queste elezioni europee: abbiamo deciso di aprire Il Mattinale Europeo, chiedendo a due colleghi di parlarci liberamente della campagna e delle poste in gioco del voto nei loro rispettivi paesi.
Oggi è Katalin Halmai, corrispondente di Népszava, che ci prende per mano per condurci in Ungheria, il paese più problematico per l'UE, ma dove per la prima volta Viktor Orban è confrontato a una sfida inattesa. Grazie Katalin!
Il dibattito elettorale che non c'è stato: l'Ue del 2029
L'Europa vive un rischio esistenziale. “E' mortale”, come ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron. La sua sicurezza dell'Unione europea è minacciata dalla Russia, che ha riportato la guerra sul continente con l'aggressione ingiustificata dell'Ucraina. La sua economia è minacciata dalla Cina, che riversa veicoli elettrici e green tech a basso costo sbaragliando l'industria europea. Le sue alleanze strategiche sono minacciate dal potenziale ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, pronto ad abbandonare la Nato e imporre dazi proibitivi contro gli europei. Il pericolo è anche interno, con leader e partiti illiberali che conquistano consensi e arrivano al governo, rendendo più fragili i pilastri della democrazia e dello stato di diritto. Ma, nel momento in cui i cittadini sono chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento europeo, le grande scelte che l'Ue sarà chiamata a fare nei prossimi cinque anni sono state appena citate dagli Spitzenkandidat europei che corrono per la presidenza della Commissione, così come dai singoli candidati nelle liste nazionali.
La guerra è rimasta sullo sfondo della campagna elettorale, ma senza che siano state poste le domande fondamentali che la minaccia della Russia pone per l'Ue. Gli europei sono disposti a morire per Tallinn? Gli europei sono pronti a rinunciare a una parte del loro generoso welfare state per finanziare le spese per la difesa? Gli europei sono pronti a fare debito comune – che dovrà essere ripagato con tasse più alte – per armare l'Ucraina, prima linea difensiva da un'aggressione russa contro uno dei suoi Stati membri? Ursula von der Leyen, presidente uscente del Parlamento europeo e Spitzenkandidat del Partito Popolare Europeo, ha risposto parlando di “risorse proprie” e “contributi nazionali”, ma senza mai offrire un'idea guida, una visione o una proposta dirompente. Tra i 370 milioni di cittadini che stanno andando alle urne, quanti sanno cosa sono le “risorse proprie”?
L'economia è un tema quasi sempre presente nei dibattiti, ma mai seriamente affrontato dai candidati in termini di ricette e soluzioni. “L'Europa diventerà l'economia più competitiva al mondo” era lo slogan dell'agenda di Lisbona adottata dai leader dell'Ue nel marzo del 2000. Sono passati ventiquattro anni e siamo ancora lì. Ad aprile i leader hanno deciso di rimettere la competitività al centro dell'agenda strategica che adotteranno al Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. Servono più aiuti di Stato e una politica industriale pilotata da Bruxelles o dai governi dei ventisette? L'Ue deve restare un mercato aperto al resto del mondo oppure chiudersi perché le auto elettriche cinesi minacciano milioni di posti di lavoro e gli agricoltori protestano contro la carne di manzo del Mercosur? Campione del mondo della regolamentazione del digitale, perché l'Ue non è mai riuscita a dare alla luce un Google, un Amazon e nemmeno un TikTok? Le tasse, la regolamentazione e l'avversione al rischio degli europei impediscono la distruzione creativa del capitalismo? A parte qualche acronimo incomprensibile per gli elettori come “STEP” (Strategic Technologies for Europe Platform), nulla si è sentito dagli Spitzenkandidat.
Quello che è mancato dal dibattito di questa campagna elettorale europea è un confronto serio sull'idea dell'Europa nel 2029. Enrico Letta, l'ex premier italiano, ci ha provato con il suo rapporto sul futuro del mercato unico, che non ha sfondato il tetto di cristallo degli esperti. Un altro rapporto, quello di Mario Draghi sul futuro della competitività europea, ha creato molte aspettative. Draghi ha promesso proposte per il “cambiamento radicale” di cui l'Europa ha bisogno. Ma il suo rapporto sarà pubblicato a fine luglio, molto dopo le elezioni, senza dare la possibilità a candidati ed elettori di dibatterne e confrontarsi. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha fatto il suo secondo discorso della Sorbona, ma i francesi sembrano intenzionati a punirlo per ciò che ha fatto in Francia, non per le sue idee sull'Europa. L'Ucraina bussa per entrare, ma nessuno sembra pronto a chiedere agli elettori di sostenere le modifiche del trattato necessarie per farla entrare insieme alla Moldavia, alla Georgia e ai paesi dei Balcani occidentali. Per la gente comune è difficile appassionarsi alle “cooperazioni rafforzate” e alle “clausole passerella”, di cui parlano von der Leyen e gli altri Spitzenkandidat.
Domenica sera si farà il bilancio di queste elezioni europee. L'annunciata avanzata dei partiti nazionalisti e di estrema destra mostra un paradosso. Negli ultimi cinque anni l'Ue ha realizzato come mai prima d'ora ciò che aveva promesso: “l'Europa che protegge”. La pandemia di Covid-19 è stata superata meglio che nel resto del mondo grazie ai vaccini inventati, prodotti e comprati insieme dagli europei. Di fronte al crollo dell'economia provocato dai lockdown, l'Ue ha lanciato il primo strumento di vero debito comune, NextGenerationEU. Dopo l'aggressione contro l'Ucraina, i ventisette hanno sfidato le Cassandre e sono rimasti uniti imponendo alla Russia sanzioni senza precedenti e adottando decisioni impensabili prima del 24 febbraio 2022 come lo status di candidato per Kyiv. Minacciata di un inverno al freddo per il taglio del gas russo, l'Ue ha superato la crisi energetica riuscendo a tenere la luce accesa per famiglie e imprese.
“L'Europa che protegge” ha funzionato. Ma un'Ue che si dedica alla gestione delle crisi e delle emergenze non sembra ispirare i cittadini europei. La campagna elettorale del 2024 sarebbe potuta diventare il grande terreno di confronto e scontro sull'Europa del futuro. Un super Stato a cui cedere vera sovranità in politica estera e di difesa? Una federazione economica, fiscale e monetaria, oltre a un grande mercato unico? Un organismo di semplice cooperazione tra nazioni? Sono domande esistenziali per l'Ue. I suoi leader – dagli Spitzenkandidat ai capi di stato e di governo – hanno troppa paura degli elettori per rispondere in modo chiaro, proponendo la loro idea di Europa del 2029. Di qui a domenica tocca ai cittadini rispondere, ma si è pesa l'occasione di metterli davanti a una scelta chiara.
La frase
“Non faremo un passo indietro. Se lo faccessimo, l'Ucraina sarà soggiogata e non finirà lì. I vicini dell'Ucraina saranno minacciati. Tutta l'Europa sarà minacciata”.
Joe Biden.
Ungheria: una nuova forza politica sulla scena
Di Katalin Halmai, corrispondente di Népszava
Da molti anni l’esito delle elezioni in Ungheria non era così incerto come oggi. Il 9 giugno gli ungheresi eleggeranno gli eurodeputati e contemporaneamente consiglieri comunali e sindaci. All'inizio dell'anno nessuno pensava che qualcosa potesse far vacillare la vittoria apparentemente certa di Fidesz. Viktor Orbán e il suo partito al governo hanno mantenuto saldamente il potere per 14 anni, rendendo difficile, se non impossibile, sconfiggerli in elezioni democratiche.
Lo “scandalo della clemenza” di inizio febbraio, quando è emerso che il presidente ungherese aveva concesso la grazia a un uomo incarcerato per aver costretto dei bambini a ritrattare le accuse di abuso sessuale contro il direttore di un orfanotrofio statale, ha capovolto tutto. Il capo dello Stato e il ministro della Giustizia si sono dimessi, privando Fidesz di due leader e dell'illusione che il partito sia incrollabile. Lo scandalo ha colpito duramente il partito di Orbán perché la sua propaganda non ha mai smesso di sottolineare i “valori familiari tradizionali” e la protezione dei bambini contro gli Lgbtq, deliberatamente accomunati ai pedofili.
Per settimane il partito al governo e il governo non sono riusciti a far fronte allo scandalo e, a differenza del solito, non sono riusciti a trovare un antidoto all’indignazione pubblica. La manifestazione organizzata da varie Ong a Budapest all'inizio di aprile è diventata la più grande manifestazione degli ultimi dieci anni, con la partecipazione di oltre 100.000 persone. Secondo i sondaggi, la popolarità di Fidesz è iniziata a diminuire.
È stato in questo contesto che l'ex marito del dimissionario ministro della Giustizia, Péter Magyar, ha espresso per la prima volta la sua indignazione per lo “scandalo della clemenza”, affermando che il presidente e la sua ex moglie erano vittime, gettati in pasto al popolo da coloro che erano realmente responsabili. Magyar, che fino a poche settimane prima aveva beneficiato del sistema Fidesz, ha prima fatto conoscere sui social media la sua disillusione e poi ha rilasciato interviste in cui criticava il governo e il partito al governo. Ha immediatamente attirato grande attenzione, perché mai prima d’ora la gente aveva ricevuto informazioni privilegiate sul regime di Orban da un uomo che aveva buoni rapporti con i suoi rappresentanti.
All'inizio Magyar ha detto che non voleva entrare in politica e fondare un partito. Ma, vedendo l'interesse e il sostegno della gente, ha cambiato idea. Dato che le regole elettorali vietano di formare un nuovo partito in prossimità delle elezioni, ha rilevato un piccolo partito esistente che nessuno conosceva, chiamato Rispetto e Libertà (TISZA in ungherese), che è anche il nome di uno dei grandi fiumi ungheresi. Ha annunciato che si presenterà alle elezioni per il Parlamento europeo e alle elezioni municipali di Budapest. I candidati al Parlamento europeo del nuovo partito sono stati eletti con voto popolare con una procedura aperta. Magyar ha iniziato a girare il paese, visitando quasi 200 città e villaggi in poche settimane. Le sue manifestazioni hanno attirato grandi folle. Anche le accuse pubbliche di violenza domestica da parte dell'ex moglie non hanno intaccato il suo appeal.
I sondaggi d’opinione mostrano che il partito TISZA sta crescendo in popolarità. Alla vigilia delle elezioni è il partito di opposizione con il maggiore sostegno. Ma i sondaggi suggeriscono anche che TISZA non sarà in grado di scuotere in modo significativo il potere di Fidesz, anche se il partito di Orbán potrebbe perdere seggi nel Parlamento europeo, perché Magyar sottrae voti soprattutto all’opposizione di sinistra.
Péter Magyar è un conservatore dichiarato, essendo stato un membro di Fidesz per molti anni. Le sue opinioni sono vicine a quelle di Fidesz su alcune politiche, come la relazione con l'UE e la guerra in Ucraina. Ma è molto critico nei confronti della corruzione e della propaganda governativa, che paragona alla macchina propagandistica della Germania nazista. Questa macchina è stata messa in moto per screditare lui e l’opposizione e per indurre un’isteria bellica che Fidesz spera mobiliterà la sua base elettorale. La popolazione viene avvertita che se non vota per i partiti al governo (Fidesz e il suo partito satellite dei cristiano-democratici), l'Ungheria si ritroverà coinvolta nella guerra in Ucraina e potrebbe scoppiare addirittura la terza guerra mondiale.
Resta da vedere quanto il partito TISZA riuscirà davvero a smuovere le acque politiche in Ungheria, ma è chiaro che le elezioni non sono mai state così entusiasmanti e imprevedibili come lo sono adesso.
Elezioni europee
Nei Paesi Bassi Timmermans batte Wilders - I Paesi Bassi sono stati il primo stato membro a votare per le elezioni europee ieri e hanno offerto la prima sorpresa. La coalizione tra laburisti e verdi guidata da Frans Timmermans è arrivata in testa, davanti al partito di estrema destra di Geert Wilders PVV, secondo l'exit poll realizzato da Ipsos. Wilders aveva nettamente vinto le elezioni legislative dello scorso novembre e aveva presentato le elezioni europee come un referendum tra lui e Timmermans. Se gli exit poll saranno confermati, laburisti e verdi otterranno 8 seggi nel prossimo Parlamento europeo, uno in meno del 2019. Il PVV dovrebbe avere 7 eletti, superando i liberali conservatori del VVD (4 seggi), i cristiano-democratici della CDA (3), i liberali di sinistra dei D66 (3) e il Movimento civico-contadino BBB (2). Il Nuovo Contratto Sociale di Pieter Omtzigt è uno dei grandi perdenti delle elezioni europee con un solo eletto.
Wilders canta vittoria, ma è dimezzata - Geert Wilders ha comunque rivendicato una vittoria ieri sera, nonostante il secondo posto sia un peggioramento rispetto alle elezioni legislative di novembre. Il PVV è “il vincitore più grande”, ha scritto Wilders su X. Effettivamente, rispetto a cinque anni fa quando ottenne un solo eletto, il PVV fa un netto balzo in avanti. Ma, guardando ai risultati passati, oltre che alle elezioni legislative, il risultato per l'estrema destra è comunque deludente. Il PVV ha perso terreno rispetto alle elezioni legislative, quando Wilders aveva ottenuto il 23,5 per cento dei voti. Inoltre, il risultato è frutto di una ridistribuzione interna alla destra e all'estrema destra. Nel 2019 la sorpresa erano stati i quattro eletti del Forum per la democrazia di Thierry Baudet, che ieri non ha conquistato nessun seggio. Oltre a Timmermans in testa, gli europeisti dei D66 conquistano un seggio in più. Gli esperti sottolineano anche l'importanza dei dati sull'affluenza, che ha registrato con il 46 per cento il miglior risultato dal 1989. La mobilitazione degli elettori pro-europei è stata molto più forte di quella degli elettori anti-europei.
Geopolitica
La Francia consegnerà all'Ucraina i caccia Mirage - Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha fatto l'annuncio ieri, prima del suo incontro a Parigi con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ospite delle commemorazioni per l'80° anniversario del D-Day. “Consegneremo i Mirage 2000-5, aerei da combattimento francesi che permetteranno all'Ucraina di proteggere il suo suolo e il suo spazio aereo”, ha spiegato il capo di Stato in un'intervista televisiva. I piloti ucraini saranno addestrati in Francia a partire da quest'estate e i velivoli saranno poi messi a disposizione dell'Ucraina “alla fine dell'anno”. Macron non ha specificato il numero di velivoli, ma potrebbero essere utilizzati per colpire sul territorio russo le installazioni militari russe utilizzate per attaccare l'Ucraina al fine di neutralizzarle. Diversi paesi della Nato, in particolare i Paesi Bassi e la Danimarca, consegneranno caccia F-16 americani. I primi dovrebbero arrivare in Ucraina quest'estate. La Francia vuole anche addestrare, equipaggiare e armare una brigata di 4.500 soldati ucraini come parte della mobilitazione intrapresa dal presidente Zelensky. I soldati francesi saranno inviati in Ucraina per questa missione, ma l'addestramento “non sarà effettuato in zone di combattimento”. “Questa è una risposta a una sfida di capacità. Dobbiamo muoverci molto più velocemente", ha spiegato Macron. “C'è una richiesta ucraina. Il presidente Zelensky ieri ha chiesto agli alleati di contribuire alla formazione dei soldati ucraini e di venire ad addestrarli in Ucraina", ha aggiunto.
Biden contro la tentazione dell'isolazionismo - Il presidente americano, Joe Biden, ieri ha usato il suo discorso di commemorazione dell'80esimo anniversario dello sbarco in Normandia per attaccare le tentazioni isolazioniste negli Stati Uniti e altrove. "La forza della libertà è più forte della forza della conquiste", ha detto Biden. “"Le idee delle nostre democrazie sono più forti di qualsiasi esercito. Insieme abbiamo vinto la guerra e ricostruito l'Europa (…) Abbiamo creato la Nato, la più grande alleanza militare della storia del mondo” e “oggi la Nato è più unita che mai”, ha spiegato Biden rendendo omaggio agli eroi del D-Day. “L'isolamento non era la risposta 80 anni fa, e non è la risposta oggi”, ha sottolineato il presidente americano, prima di parlare dell'Ucraina “invasa da un tiranno che vuole dominarla”. Per Biden, “arrendersi ai prepotenti, cedere ai dittatori è semplicemente impensabile”.
I ventisette cercano di nuovo un accordo sui negoziati con l'Ucraina - Gli ambasciatori degli Stati membri dell'Unione europea oggi torneranno a discutere del quadro negoziale per l'Ucraina che deve essere approvato all'unanimità prima di avviare formalmente i negoziati di adesione. L'Ungheria rimane il principale ostacolo. La scorsa settimana il rappresentante del governo di Viktor Orban ha chiesto diverse modifiche al testo per includere nuove condizioni, come i diritti delle minoranze e tutele per l'agricoltura. La presidenza belga del Consiglio dell'Ue spera di trovare un'intesa per poter convocare una conferenza intergovernativa e avviare i negoziati di adesione con Ucraina e Moldavia dopo il Consiglio Affari generali del 25 giugno a Lussemburgo.
Stoltenberg esclude l'Ue dalla difesa dell'Europa - "Sono un forte sostenitore dell’Unione europea. Ho cercato due volte di farvi aderire la Norvegia e ho fallito. Ma l’Ue non è lì per difendere, ma per il commercio, l’ambiente, l’economia e tante altre cose. Ma per la difesa c’è l’Alleanza della Nato", ha detto ieri il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in un evento dell'Atlantic Council a Helsinki. "Bisogna comprendere che l’Ue non può difendere l’Europa. Ed è una questione di risorse: l’80 per cento della spesa per la difesa della Nato arriva da alleati non Ue. Non riguarda solo gli Stati Uniti, ma anche altri alleati”. Stoltenberg ha anche ricordato il fattore politico e quello militare. “Ogni tentativo di indebolire il legame transatlantico non solo indebolirà la Nato ma dividerà l’Europa. Quindi ben venga ogni sforzo per la difesa dell’Ue, ma dev’essere complementare alla Nato e non duplicare o indebolire la concezione della Nato”, ha detto Stoltenberg. “La Nato ha delle responsabilità che non devono essere messe in discussione: abbiamo una struttura di comando, la spina dorsale. Se l’Ue comincia a costruire una struttura di comando parallela, indebolirà il comando della Nato e non sarà competitiva”.
Orban pone le condizioni per Rutte alla Nato - Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha posto una serie di condizioni per togliere il veto alla nomina del premier olandese uscente, Mark Rutte, come segretario generale della Nato. In un'intervista a Mandiner, Orban ha chiesto a Rutte di rinnegare le dichiarazioni critiche nei confronti del suo governo. "Ci sono due affermazioni che il popolo ungherese non gli perdonerà", ha detto il premier ungherese. “Prima ha detto che gli ungheresi dovrebbero essere esclusi dall’Ue, poi ha detto che l’Ungheria dovrebbe essere messa in ginocchio”. Le dichiarazioni di Rutte risalgono al 2021 e all'approvazione di una legge ungherese anti Lgbtq. Inoltre, Orban chiede una deroga alla partecipazione alle operazioni della Nato “contro i russi in Ucraina”. Il segretario generale uscente, Jens Stoltenberg, visiterà Budapest nei prossimi giorni per discutere con Orban il veto su Rutte. Lo stesso Rutte potrebbe incontrare Orban di persona nei giorni successivi.
Geoeconomia
La Cina investe meno in Europa, ma molto di più in Ungheria - Secondo un rapporto che sarà pubblicato oggi dal Mercator Institute for China Studies (MERICS) e da Rhodium Group, nel 2023 l’Ungheria ha ricevuto il 44 per cento di tutti gli investimenti esteri diretti della Cina in Europa, superando le “tre grandi” economie Germania, Francia e Regno Unito, come principale destinatario degli investimenti cinesi. L’Ungheria è stata uno dei principali destinatari degli investimenti nel settore dei veicoli elettrici (EV), che ha attirato oltre due terzi (69 per cento) degli investimenti diretti esteri cinesi in Europa. Nel complesso, gli investimenti diretti esteri cinesi nella regione sono scesi a 6,8 miliardi di euro e hanno raggiunto il livello più basso dal 2010. Le fusioni e acquisizioni sono crollate in termini di valore del 58 per cento a soli 1,5 miliardi di euro. Secondo gli autori, ci sono varie ragioni per cui gli investimenti cinesi in Europa hanno toccato il minimo di un decennio nel 2023: l’incertezza sull’economia globale, la bassa crescita della Cina che ha indebolito la base finanziaria di molte aziende cinesi, i severi controlli sui capitali e il deprezzamento dello yuan, e il tentativo dell’Ue di trovare un equilibrio tra la riduzione dei rischi e cooperazione nelle relazioni con la Cina.
Pechino ricompensa Orban per le sue posizioni filo cinesi - Le ragioni del successo dell'Ungheria? Secondo il rapporto del MERICS e di Rhodium Group, le imprese cinesi potrebbero ritenere che il loro investimento sia più sicuro in un paese come l’Ungheria che ha stretti legami con Pechino rispetto ad altre destinazioni che hanno recentemente aumentato il controllo normativo sulla governance aziendale delle società cinesi. Viktor Orban ha aperto le porte alla Cina e sostenuto gli interessi di Pechino nell'Ue. Il suo impegno paga. Tra il 2012 e il 2021, l’investimento medio annuo della Cina in Ungheria era stato di soli 89 milioni di euro. Nel 2022 è salito a 1,51 miliardi di euro e ha raggiunto i 2,99 miliardi di euro nel 2023.
Euro
La Bce non si impegna su ulteriori tassi - Christine Lagarde è stata molto prudente ieri sui prossimi passi della Banca centrale europea, dopo che il Consiglio dei governatori ha deciso di tagliare i tre principali tassi di interesse dello 0,25 per cento. “Non ci stiamo impegnando in anticipo”, ha detto Lagarde a proposito di possibili tagli dei tassi già nella prossima riunione di fine luglio. “Siamo dipendenti dai dati”. In effetti “dati” è stata la parola più usata da Lagarde, ripetuta all'infinito per sottolineare il fatto che tutte le possibilità restano aperte. L'altro aggettivo più usato da Lagarde è stato “irregolare” per definire la strada che attende la Bce per arrivare all'obiettivo di inflazione del 2 per cento. Lagarde ha lasciato intendere di essere preoccupata per l'aumento dei salari e l'inflazione nel settore dei servizi. La decisione di ieri di tagliare i tassi è stata approvata da tutti i governatori della Bce, tranne uno.
Accade oggi
Elezioni europee: votazioni in Irlanda e in Repubblica ceca
Nato: visita del segretario generale Stoltenberg in Svezia
Commissione: la vicepresidente Vestager a Copenaghen interviene all'Assemblea generale dei Manager europei della Cec
Banca centrale europea: la presidente Lagarde partecipa all'Atelier Maurice Allais 2024 a Parigi
Banca centrale europea: discorso di Isabel Schnabel a un evento organizzato dal Ministero tedesco delle Finanze
Consiglio: riunione del Coreper I
Eurostat: dati sul Pil e l'occupazione nel primo trimestre; produzione dei servizi a marzo; fatturato dei servizi a marzo; indice della produzione totale del mercato a marzo