Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Il gruppo dei Patrioti che dicono sempre “no” all'Ue
Viktor Orban lo ha annunciato domenica a Vienna. L'8 luglio nascerà al Parlamento europeo il gruppo dei “Patrioti per l'Europa” con l'obiettivo di diventare la più grande forza politica della destra nella plenaria di Strasburgo. In realtà, non sarà una nuova famiglia politica. L'operazione lanciata in pompa magna dal premier ungherese, al fianco all'ex primo ministro ceco Andrej Babis e al leader della Fpo austriaca Herbert Kickl, è un'illusione ottica: un cambio di nome del vecchio gruppo di estrema destra Identità e democrazia, con qualche innesto in più. Le delegazioni nazionali di ID hanno già iniziato a cambiare casacca. Poco importa. L'intento di Orban è soprattutto mediatico. Vuole dare l'impressione di provocare una rivoluzione politico culturale, al pari di Donald Trump negli Stati Uniti. Il nome “Patrioti” non è stato scelto a caso. Ma lungi dall'essere “per l'Europa”, i gruppo di Orban sarà la formazione che dice sempre “no” all'Ue. Il fatto è rilevante per i calcoli del Partito popolare europeo e del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di creare delle maggioranze variabili nella prossima legislatura sulla base dei singoli provvedimenti.
Come gran parte dei partiti della destra sovranista e dell'estrema destra, anche quelli che ruotano attorno a Orban vivono di segretezza. Abbiamo provato a contattare direttamente i loro leader. Abbiamo usato le nostre fonti. Ma nulla trapela su come evolverà l'operazione “Patrioti per l'Europa”. Tuttavia i segnali puntano verso uno scenario centrale. Il vecchio gruppo Identità e democrazia, di cui fanno parte il Rassemblement National di Marine Le Pen e la Lega di Matteo Salvini, si trasformerà in quello dei “Patrioti” di Orban. La Fpo di Kickl era parte di ID. Lunedì i portoghesi di Chega hanno annunciato il passaggio. Il premier ungherese ha detto che presto arriverà un partito italiano. Salvini si è mostrato particolarmente interessato. Nel RN nessuno parla con la scusa delle elezioni legislative in Francia, ma una fonte ci ha confermato che Orban ha il via libera di Marine Le Pen. I numeri dicono che, con l'aggiunta dei 10 eletti del Fidesz di Orban e dei 7 del partito Ano di Babis, il gruppo ID ribattezzato “Patrioti” potrebbe avere 75 deputati, facendo concorrenza a Renew come quarto gruppo del Parlamento europeo.
La preda più ghiotta per Orban è il partito polacco Legge e Giustizia (PiS), che attualmente siede nel gruppo dei Conservatori e riformisti europei (ECR) con Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni. Anche nell'ECR il segreto e l'opacità prevalgono. La scorsa settimana alcuni conflitti interni sugli incarichi all'interno del gruppo sembravano sul punto di portare a una rottura tra il PiS e Fratelli d'Italia. Polacchi e italiani sono da lunedì in un resort sul mare in Sicilia, per le giornate di studio dell'ECR. Questa mattina dovrebbe tenersi una riunione dell'ufficio di presidenza dell'Ecr, seguita dall riunione costitutiva del gruppo per la prossima legislatura. Solo allora si saprà con certezza se il PiS resterà nell'ECR, che è diventato il terzo gruppo con 83 membri, o emigrerà verso i Patrioti, portando il totale dei suoi eletti a 95. “C'è molta volatilità”, ci ha detto un diplomatico di uno stato membro. “Vedremo dove saremo alla fine della settimana. Se i polacchi lasciano l'ECR, quello dei Patrioti diventerà il terzo gruppo”.
Questi movimenti tra i gruppi della destra sovranista e quello dell'estrema destra hanno un impatto sulle strategie del Partito popolare europeo per la prossima legislatura. Nonostante la conferma della maggioranza europeista con i socialisti e i liberali, il PPE vuole portare avanti la tattica delle “maggioranze variabili”. Su alcuni temi particolarmente sensibili per la loro base elettorale o i loro governi – Green deal, agricoltura, politiche migratorie, sicurezza – i popolari cercheranno di allearsi con chi sta alla loro destra. Lo hanno già fatto alla fine della scorsa legislatura, innescando la marcia indietro su alcune proposte del Green deal o sulla riforma della Politica agricola comune. Anche il nuovo Patto su migrazione e asilo, ufficialmente sostenuto anche da socialisti e liberali, alcuni voti dell'ECR e di ID sono serviti a compensare le diserzioni interne alla maggioranza europeista. Minacciare alleanze con l'estrema destra, serve al PPE anche per aumentare la sua forza dentro la coalizione con socialisti e liberali.
Il PPE ha presentato un programma elettorale molto a destra. Di conseguenza, il terreno di cooperazione con ECR e ID si può allargare. Anche Giorgia Meloni ha in mente le “maggioranze variabili”. Esclusa dalla coalizione europeista, il presidente del Consiglio italiano sostiene che nella prossima legislatura l'ECR potrà votare con il PPE e l'estrema destra su molti temi. Ma votare come? Lungi dal riuscire ad adottare direttive e regolamenti per fare avanzare l'Ue in una direzione o nell'altra, le “maggioranze variabili” possono permettere di svuotare le proposte della Commissione (quando va bene) o portare alla paralisi legislativa (quando va male).
Le liste di voto del Parlamento europeo delle ultime due legislature sono piene di voti “contrari” dei gruppi ECR e ID. Solo in rare occasioni, come nella controriforma della Politica agricola comune, i due gruppi della destra sovranista e dell'estrema destra hanno votato “a favore”. I partiti nazionalisti, inoltre, sono spesso divisi tra loro a causa di priorità nazionali divergenti, rendendo le indicazioni di voto del gruppo incoerenti. “Nell'Ue non si riesce a governare votando 'no'. E buona parte dell'ECR e i “Patrioti” di Orban voteranno sempre 'no', come accaduto in passato con ID”, prevede una fonte del Parlamento europeo. Con l'ECR e i “Patrioti” di Orban, il PPE “può costruire una maggioranza tutta a destra, ma è una maggioranza di 'no'”, ci ha confermato una seconda fonte del Parlamento europeo.
Il motto della presidenza ungherese dell'Ue scelto da Orban è “Make Europe Great Again”. Il nome “Patrioti per l'Europa” per il suo gruppo è altrettanto evocativo. Ma il suo progetto è volto a smantellare l'Ue e a opporsi a qualsiasi forma di ulteriore integrazione, anche di fronte a sfide come la guerra della Russia o la prepotenza economica della Cina. Il gruppo di Orban dirà “no” a tutto ciò che va nella direzione di un rafforzamento dell'Ue. Di fronte ai suoi “Patrioti” il PPE dovrà scegliere se continuare a usare le maggioranze variabili nei rapporti di forza con socialisti e liberali oppure attenersi alla logica della coalizione. Fuori dalla maggioranza europeista, Meloni dovrà decidere se vuole essere un leader pragmatico e costruttivo oppure buttarsi nelle braccia dei “Patrioti” contro l'Ue.
La frase
"E' una forma di colpo di Stato amministrativo".
Marine Le Pen a proposito di potenziali nomine di Emmanuel Macron prima del secondo turno delle elezioni legislative.
Maggioranza
Dopo Budapest, von der Leyen cancella la Nato per dare la caccia ai voti in Parlamento - Dopo aver rinviato a dopo l'estate il viaggio della Commissione a Budapest per l'inizio della presidenza di turno del Consiglio dell'Ue, Ursula von der Leyen ha deciso di cancellare anche la sua partecipazione al vertice della Nato a Washington che si terrà dal 9 all'11 luglio. Una fonte della Commissione ci ha spiegato che von der Leyen nelle prossime due settimane si concentrerà quasi esclusivamente sulla caccia ai voti al Parlamento europeo per assicurarsi la maggioranza di 361 eletti necessaria per essere confermata per un secondo mandato. Anche l'agenda del collegio di questa settimana è ridotta al minimo, con la presentazione della valutazione dell'European fiscal board sulla politica fiscale della zona euro. Da notare anche il fatto che la Commissione non ha approvato il pacchetto delle infrazioni di giugno, che avrebbe potuto mettere in imbarazzo alcuni governi.
La buona musica di von der Leyen alle orecchie dei socialisti - Ursula von der Leyen ieri ha incontrato la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, e i leader dei gruppi politici in vista del voto di conferma per un secondo mandato come presidente della Commissione il 18 luglio. “Von der Leyen ha mandato un messaggio chiaro sulle sue priorità. La musica sembra buona, ma ora dobbiamo capire i dettagli”, ha detto Iratxe Garcia Perez, la presidente del gruppo dei Socialisti&Democratici. “Ho avuto la sensazione che la presidente abbia voluto mettere sul tavolo questioni importanti per le forze politiche pro europee”, ha spiegato Garcia Perez.
Il PPE insiste sul modello Ruanda per richiedenti asilo e migranti - Il Partito popolare europeo è a Cascais in Portogallo per le sue giornate di studio. E' l'occasione per approvare il documento programmatico del PPE per la prossima legislatura. Nel programma elettorale, c'era già un riferimento al modello Ruanda voluto dal governo conservatore nel Regno Unito per i richiedenti asilo. Nel documento programmatico il PPE chiederà alla Commissione un libro bianco sugli “hub per i rimpatri” da collocare in paesi terzi per i migranti che sono stati espulsi, ma non possono essere rimpatriate nei paesi di origine. Il PPE vuole anche una nuova direttiva sui rimpatri per deportare i migranti nei cosiddetti paesi sicuri. Inoltre, chiede alla Commissione di adottare nuovi memorandum di intesa con paesi di origine e transito come Mali, Niger, Ciad, Nigeria ed Etiopia sul modello degli accordi con la Tunisia e con l'Egitto.
Geopolitica
Nessuna svolta da Orban durante la sua visita a Kyiv - Il premier ungherese, Viktor Orban, ieri ha compiuto la sua prima visita a Kyiv dall'inizio della guerra, usando come copertura la presidenza di turno dell'Ue. Eppure Orban non ha fatto alcun annuncio realmente favorevole all'Ucraina, nel momento in cui l'Ungheria blocca 6,6 miliardi di euro della European Peace Facility destinati agli aiuti militari. Al contrario. Durante l'incontro con Volodymyr Zelensky, il premier ungherese ha insistito su un cessate il fuoco, che congelerebbe le conquiste territoriali della Russia. “Ho chiesto al presidente di valutare la possibilità di un cessate il fuoco rapidamente”, che “permetterebbe di accelerare i negoziati di pace”, ha detto Orban. Zelensky ha risposto chiedendo al premier ungherese di aderire al suo piano per una “pace giusta per l'Ucraina e per l'insieme dell'Europa”. Il presidente ucraino ha ribadito le richieste all'Ue di mantenere il sostegno “a un livello sufficiente”. I due leader hanno anche discusso di relazioni bilaterali con la promessa di risolvere alcune contenziosi aperte.
Tusk critica Scholz sulla Difesa - L'incontro doveva segnare la riconciliazione tra Berlino e Varsavia dopo gli anni di governo del partito nazionalista Legge e Giustizia (PiS) che giocava con il risentimento anti-tedesco di alcuni strati della popolazione in Polonia. Olaf Scholz ieri era a Varsavia dopo sei anni di assenza di un leader tedesco per incontrare Donald Tusk e firmare un documento comune di una quarantina di pagine per rinnovare la cooperazione germano-polacca. Il cancelliere tedesco tuttavia ha deluso le aspettative della controparte polacca, omettendo di impegnarsi a compensazioni per le vittime del Terzo Reich in Polonia. Ma è soprattutto l'urgenza sulla difesa che divide i due leader. In conferenza stampa Tusk ha detto che l'Ue è "drammaticamente disorientata" e ha spiegato di essere "irritato" con il rifiuto di Scholz di prendere in considerazione Eurobond per finanziare la difesa. “C'è una mancanza di cooperazione” ha detto Tusk. Al Consiglio europeo della scorsa settimana, Scholz si era opposto all'ipotesi di uno strumento di debito comune per finanziare la difesa europea, compreso il progetto polacco di una linea di difesa terrestre ai confini con Russia e Bielorussia. “Non posso immaginare che la Germania non diventi leader sulla sicurezza comune europea, compresa quella polacca”, ha detto Tusk.
Francia
218 desistenze in vista del secondo turno per privare il RN della maggioranza assoluta - Alle sei di sera di ieri è scaduto il termine entro il quale i candidati nei singoli collegi elettorali potevano rinunciare a candidarsi al ballottaggio di domenica in Francia. Secondo il conteggio di Le Monde, ci sono state 218 desistenze, di cui 131 da parte del Nuovo fronte popolare e 82 della coalizione del presidente Emmanuel Macron. Un fronte repubblicano si è formato, anche se non in tutte le triangolari. Il Grand Continent ha realizzato una proiezione sulla base delle desistenze e dei risultati del primo turno. Il partito di estrema destra del Rassemblement National e i suoi alleati non dovrebbero arrivare alla maggioranza assoluta all'Assemblea nazionale, fermandosi a 244 deputati. Sono 45 in meno della maggioranza assoluta di 289. I candidati dei Républicains e della destra dovrebbero essere circa 40. I partiti legati a Emmanuel Macron dovrebbero ottenere circa 106 eletti. Al Nuovo Fronte Popolare sono attribuiti 162 deputati, di cui 68 della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon.
Paesi Bassi
Un nuovo governo molto a destra all'Aia - Dopo quasi 14 anni al potere Mark Rutte ieri ha lasciato per l'ultima volta con la sua bicicletta la sede del governo olandese all'Aia dopo il cambio della guardia con il nuovo primo ministro Dick Schoof, alla testa di un governo dove l'azionista di maggioranza è il partito di estrema destra PVV di Geert Wilders. Schoof è l'ex capo dei servizi segreti olandesi e guiderà un governo di coalizione con metà ministri tecnici e metà politici dei quattro partiti della coalizione. Oltre al PVV di Wilders, l'alleanza include il Nuovo contratto sociale (conservatore), il PVV di Rutte (liberal-conservatore) e il Movimento civico contadino (estrema destra). Wilders ha ottenuto un programma incentrato sul tema dell'immigrazione con un indurimento della politica di asilo. Il ministero dell'immigrazione è stato assegnato a Marjolein Faber del PVV. Il VVD ha ottenuto il ministro delle Finanze, Eelco Heinen, e della Difesa, Ruben Brekelmans. Il Nuovo contratto sociale ha il ministro degli Esteri, Caspar Veldkamp.
Digitale
L'Ue in ritardo sul decennio digitale - Nella passata legislatura si è parlato molto della transizione digitale, ma gran parte dell'attività della Commissione, del Consiglio e del Parlamento si è concentrata sulla regolamentazione delle grandi piattaforme. Ieri la Commissione ha pubblicato il secondo rapporto sullo stato del decennio digitale, che fornisce una panoramica completa dei progressi compiuti nel conseguire gli obiettivi e i traguardi digitali fissati per il 2030. I risultati non sono soddisfacenti. La Commissione ha anche valutato i progressi dei singoli paesi. L'Italia appare più indietro della Francia. In generale l'analisi della Commissione mostra che, nello scenario attuale, gli sforzi collettivi degli Stati membri saranno al di sotto del livello di ambizione dell'Ue. Le lacune individuate comprendono la necessità di investimenti aggiuntivi, in particolare nei settori delle competenze digitali, della connettività di alta qualità, dell'adozione dell'intelligenza artificiale (IA) e dell'analisi dei dati da parte delle imprese, degli ecosistemi di produzione di semiconduttori e delle start-up. La domanda è la stessa che per altre politiche ambiziose: dove trovare i soldi?
Soldi
La Commissione stacca un assegno da 11 miliardi per l'Italia, 658 milioni per il Belgio - La Commissione ieri ha dato il via libera preliminare alla quinta richiesta di pagamento effettuata dall'Italia sul suo Piano di ripresa e resilienza, riconoscendo che 53 traguardi e obiettivi su riforme e investimenti sono stati realizzati. L'assegno per il governo di Giorgia Meloni ammonta a 11 miliardi di euro. La Commissione ha anche approvato in via preliminare la prima richiesta di pagamento del Belgio per un valore di 658 milioni di euro. Tuttavia ha dovuto sospendere il pagamento di 31 milioni di euro, perché insoddisfatta della riforma delle pensioni. Il Belgio è tra gli ultimi della classe in termini di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Accade oggi
Commissione: riunione settimanale del Collegio dei commissari
Banca centrale europea: Forum di Sintra
Partito popolare europeo: Ursula von der Leyen partecipa alle Giornate di Studio del Gruppo dei popolari
Parlamento europeo: riunioni costitutive dei gruppi Ecr e Id
Servizio europeo di azione esterna: l’Alto rappresentante Borrell partecipa 'Jornadas de Verano 2024' organizzate dal Real Instituto Elcano
Commissione: la vicepresidente Vestager a Singapore
Commissione: la commissaria Dalli a Città del Messico
Commissione: la commissaria Johansson a Lisbona per il lancio dell'Agenzia europea per le droghe
Commissione: la commissaria Simson a Buenos Aire co-presiede il Dialogo energetico ad alto livello con l'Argentina
Consiglio: riunione del Coreper I e II
Eurostat: prezzi della produzione industriale a maggio