Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Il “I want the EU money back” di Orban
Sono bastati pochi minuti al Consiglio europeo di ieri per superare un mese e mezzo di drammi attorno al veto di Viktor Orban sul pacchetto da 50 miliardi di euro di aiuti finanziari all'Ucraina. “Il vertice più breve di sempre”, ha detto il cancelliere tedesco, Olaf Schoz. Alle 11 e 26, con sorpresa generale della sala stampa, il presidente Charles Michel ha annunciato un accordo a ventisette sulla revisione del quadro finanziario pluriennale per “assicurare un finanziamento solido, di lungo periodo e prevedibile per l'Ucraina”. I capi di stato e di governo erano entrati nella sala del Consiglio europeo pochi istanti prima. Com'è stato possibile? In realtà, l'accordo è stato raggiunto in una riunione ristretta, due ore di trattative tra Michel, Orban, Ursula von der Leyen, Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Giorgia Meloni, che si è tenuta appena prima della plenaria del Consiglio europeo. Che cosa ha ottenuto il premier ungherese? Nulla di quello che chiedeva perché “la pressione dei ventisei gli ha fatto capire che era andato troppo lontano”, ci ha spiegato un diplomatico. Ma nelle conclusioni del Consiglio europeo c'è una speranza di ciò che Orban vuole a tutti i costi. “I want my money back”, avrebbe detto Margaret Thatcher. Nel caso di Orban i soldi sono quelli dei contribuenti europei.
L'intesa dovrebbe facilitare gli esborsi all'Ungheria dei fondi congelati dalla Commissione, a condizione che Orban realizzi le riforme sullo stato di diritto che sono state chieste. Nel testo di conclusioni del Consiglio europeo non troverete nulla in grado di spiegare la svolta a U di Orban sull'Ucraina. A convincere il premier ungherese sono stati due paragrafi aggiunti all'ultimo momento. Nel primo si prevede che il Consiglio europeo possa chiedere tra due anni alla Commissione una proposta di revisione del bilancio pluriennale dell'Ue, tenendo conto dei fondi destinati all'Ucraina. Nel 2026 il periodo di programmazione finanziaria sarà terminato. Ci si augura che anche la guerra della Russia si sia conclusa. La Commissione sarà alle prese con il prossimo quadro finanziario pluriennale. In ogni caso il Consiglio europeo deciderà all'unanimità se fare la richiesta alla Commissione. Non sarà Orban ad avere il veto, ma tutti gli altri leader che potranno semplicemente bocciare una sua richiesta di tagliare i fondi a Kyiv.
Quel primo paragrafo non vale nulla e non ci saranno seguiti. Anche il secondo paragrafo, aggiunto all'ultimo momento per strappare il “sì” di Orban, a prima vista appare inutile: un richiamo alle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2020 sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto e come deve essere messo in pratica. Nell'arte tutta brussellese di dire tutto senza dire nulla, quelle due righe hanno un significato preciso. La Commissione deve essere meno rigida con l'Ungheria sullo sblocco dei fondi.
E' su quel paragrafo che la trattativa nella notte che ha preceduto il vertice è stata decisiva. Il primo ministro ungherese ha incontrato Meloni all'hotel Amigo, nel centro di Bruxelles, in attesa dell'arrivo dalla Svezia di Macron. Tra il premier ungherese e il presidente del Consiglio italiano non c'è stato solo un selfie da postare su X (nell'immagine si vede una bottiglia di Champagne Laurent Perrier, simbolo poco appropriato dei populisti che difendono il popolo dall'elite dell'Ue, nel momento in cui gli agricoltori assediavano Bruxelles).
Meloni ha spiegato a Orban come ha fatto a ottenere, tra mille difficoltà, tutti i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un anno fa, tra Roma e Bruxelles era lo stallo per i sospetti della Commissione sull'incapacità del governo italiano di mantenere gli impegni su riforme e investimenti. Con il suo ministro Raffaele Fitto e attraverso il rapporto diretto con von der Leyen, Meloni è riuscita a restaurare un rapporto di lavoro proficuo e vantaggioso per l'Italia. Infine è arrivato Macron, di ritorno dal suo viaggio di Stato in Svezia. Un'altra ora di colloquio per Orban, che ha ricevuto un chiaro messaggio dal francese: sull'Ucraina ha “tirato troppo l'elastico e si è rotto”.
Al premier ungherese Macron ha spiegato che ci sono limiti da non superare. Ha messo in guardia contro l'irritazione sempre più grande degli altri leader. Sempre più stati membri si sono schierati a favore dell'uso dell'articolo 7 – l'opzione nucleare – contro l'Ungheria, anche pubblicamente. Il finlandese Petteri Orpo ha avvertito che "nessuno può ricattare 26 stati membri” e che “i nostri valori non sono in vendita". Il premier polacco, Donald Tusk, è stato il più duro. “La posta in gioco per Budapest, per Viktor Orbán, è essere dentro o fuori la comunità. In gioco ci sono gli enormi fondi disponibili per ogni paese che rispetta i nostri interessi europei comuni. È lui che deve trarre la conclusione”, ha detto Tusk: nell'Ue “non c'è fatica Ucraina, c'è fatica Orban”. Quando è entrato nella sala dell'ultimo incontro organizzato da Michel ieri mattina, il premier ungherese era ben consapevole delle conseguenze delle sue scelte.
L'Ungheria ha bisogno dei soldi europei. Lo ha ricordato la premier estone, Kaja Kallas, in modo molto crudo. “Se si guarda all'economia ungherese, non usa l'euro, il tasso di interesse della banca centrale è al 9 per cento e questo mostra come stia andando la loro economia. L'Ungheria ha bisogno dell'Europa e (Orbán) dovrebbe pensare quanto vale per l'Ungheria essere dentro l'Europa", ha detto Kallas. Nell'Ue, il bastone è sempre accompagnato dall'alternativa della carota. Per Orban la carota è il paragrafo delle conclusioni che ricorda indirettamente come funziona il meccanismo sullo stato di diritto. Per il premier ungherese, la Commissione ha usato la condizionalità in modo punitivo, per ragioni politiche che non hanno a che vedere con le regole.
Michel ha convocato anche von der Leyen all'incontro a sei con Orban di ieri mattina. “Ci sono delle cose che von der Leyen doveva ascoltare” da Macron, Scholz e Meloni. Non è un ordine a sbloccare i fondi per l'Ungheria. Ma la Commissione dovrà essere proporzionata ed equilibrata. Orban “non ha ottenuto regali, ma un metodo chiaro, non discriminatorio”, ha detto Macron. “Ci sono regole, non arbitrario. Ogni volta che uno sforzo richiesto viene fatto, c'è sblocco di fondi”. Gli altri 26 hanno ottenuto l'accordo a 27 che cercavano e permette anche la revisione del bilancio 2021-27. L'Ucraina ha ottenuto i 50 miliardi per quattro anni ed è quello che contava di più. Resta la “fatica Orban” che sarà difficile superare.
La frase
“Missione compiuta”.
Viktor Orban, primo ministro ungherese.
Vertice
Gli europei si scusano e giurano che manterranno le promesse con l'Ucraina - Nel 2023 era stato preso l'impegno di consegnare a Kiev 1 milione di proiettili di artiglieria entro la primavera del 2024. La scadenza non è stata rispettata e le forniture sono in forte ritardo. 520.000 proiettili saranno consegnati entro il prossimo marzo e il resto è promesso per la fine del 2024, cioè con 7 dopo. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, collegato in videoconferenza durante il vertice straordinario sull'Ucraina, ha ricordato il costo di questi ritardi per le sue truppe, che vengono bombardate dall'artiglieria russa e non possono reagire per mancanza di munizioni. "Siamo consapevoli di dover mantenere le nostre promesse, e per farlo dobbiamo aumentare la nostra produzione e adattare alcuni ordini fatti da paesi terzi", ha spiegato il presidente del Consiglio Charles Michel al termine del vertice. L'industria europea sarà in grado di produrre tra 1,2 e 1,4 milioni di munizioni all'anno entro la fine del 2024, secondo il commissario all'Industria, Thierry Breton. Ma i produttori hanno bisogno di ordini, e per il momento stanno onorando quelli fatti dai paesi terzi. Una soluzione potrebbe essere quella di dirottare alcuni di questi ordini verso l'Ucraina. “E' una questione di competenza delle autorità nazionali”, ha sottolineato Charles Michel.
Raddoppio degli aiuti militari - L'accordo raggiunto al vertice per concedere all'Ucraina un aiuto finanziario di 50 miliardi di euro in quattro anni è stato integrato da una componente militare con la creazione di un fondo all'interno alla European Peace Facility. Questo strumento, creato dagli Stati membri al di fuori del bilancio europeo e finanziato con contributi nazionali per 5,6 miliardi di euro, è stato utilizzato dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina nel febbraio 2022 per finanziare il rimborso delle armi prelevate dai governi dai loro arsenali e consegnate all'Ucraina. Ma non è più adatto per gli acquisti congiunti. Secondo Charles Michel, il nuovo strumento avrà un budget annuale di 5 miliardi di euro. Non tutti i paesi partecipano a questa iniziativa, ma nessuno si è opposto alla sua creazione. Dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina, gli aiuti militari dell'UE e dei suoi Stati membri hanno stanziato 28 miliardi di euro. Diversi governi che hanno annunciato impegni per 21 miliardi di euro solo per il 2024, tra cui 8 miliardi dalla Germania, secondo il capo della diplomazia europea Josep Borrell.
Messaggio agli americani: l'Europa rimane ferma - "Questo accordo invia un messaggio agli americani. Siamo affidabili e credibili nel nostro sostegno all'Ucraina. Speriamo che questo aiuti coloro che negli Stati Uniti sono determinati ad aiutare l'Ucraina", ha sottolineato Charles Michel, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio europeo. Su pressione di Donald Trump, i membri repubblicani del Congresso stanno bloccando un pacchetto di aiuti militari all'Ucraina da 61 miliardi di dollari. L'ex presidente ha annunciato che se vincerà la presidenza a novembre, è determinato a porre fine alla guerra in Ucraina in "un giorno" attraverso un accordo con la Russia.
Vacca sacra
Ursula von der Leyen promette meno burocrazia per gli agricoltori - Con i trattori a poche centinaia di metri di distanza, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato ieri una proposta per "ridurre gli oneri amministrativi" sugli agricoltori per cercare di calmare la collera degli agricoltori. "Lavoreremo con la Presidenza belga (del Consiglio dell'Ue) su una proposta che presenteremo per ridurre gli oneri amministrativi" della Pac, ha detto von der Leyen al termine di un vertice europeo a Bruxelles. La proposta dovrebbe essere presentata già questo mese, in vista di una riunione informale dei ministri dell'Agricoltura. Secondo le nostre fonti, durante il Consiglio europeo, il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha chiesto a von der Leyen "più misure" per andare incontro alle richieste degli agricoltori, malgrado le deroghe sul maggese e le salvaguardie sulle importazioni ucraini presentati mercoledì.
Macron vuole l'esercito sanitario europeo per l'agricoltura - Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha chiesto "l'istituzione di una forza europea di controllo della salute e dell'agricoltura" per "evitare" la "concorrenza sleale" tra gli Stati membri dell'UE, in modo che le regole "siano controllate allo stesso modo in tutti i paesi". Macron ha anche rivendicato di aver impedito la firma da parte della Commissione dell'accordo di libero scambio con il Mercosur.
Accade oggi
Presidenza belga dell'Ue: riunione informale dei ministri degli Esteri
Riunione ministeriale Ue-Asean
Riunione ministeriale Ue-Forum Indo-pacifico
Commissione: i commissari Sefcovic e Gentiloni partecipano alla tavola rotonda sull'accelerazione della transizione energetica al Forum ministeriale dell'Indo-Pacifico
Commissione: i commissari Lenarcic e Varhelyi ricevono la direttrice generale dell'Oim, Amy Pope
Commissione: il commissario Sinkevicius a Lione interviene al Congresso dei Verdi europei
Consiglio: riunione del Coreper I
Parlamento europeo: conferenza stampa pre-plenaria
Eurostat: permessi nel settore delle costruzioni a ottobre 2023; dati sul turnover industriale a novembre 2023