Il Mattinale estivo: I governi snobbano von der Leyen sulle commissarie donne
Buongiorno! Come le istituzioni dell'Ue, anche il Mattinale Europeo è in vacanza per alcune settimane. Ma durante la pausa estiva vogliamo continuare a proporvi occasionalmente le nostre analisi.
Oggi David spiega come i governi stanno minando l'autorità di Ursula von der Leyen ignorando la sua richiesta di nominare delle donne nella prossima Commissione.
I governi snobbano von der Leyen sulle commissarie donne
L'autorità di Ursula von der Leyen rischia di subire un duro colpo all'inizio del suo secondo mandato, nel momento in cui gran parte dei governi dell'Unione Europea ha deciso di nominare un uomo per far parte della prossima Commissione, ignorando la richiesta della presidente di presentare una coppia di nomi al fine di rispettare la parità di genere. Ultimi casi in ordine di tempo: lunedì il presidente di Cipro, Nikos Christodoulidis, ha nominato Costas Kadis, mentre il presidente della Lituania, Gitanas Nausėda, ha indicato Andrius Kubilius. Finora 19 stati membri hanno nominato 14 uomini e 5 donne, snobbando la richiesta di von der Leyen di presentare una coppia di nomi. Con sette posti da riempire, per von der Leyen sarà quasi impossibile rispettare la promessa di parità di genere dentro il suo collegio. Se la presidente della Commissione non riuscirà a rimediare entro la fine di agosto, il processo di conferma dei commissari potrebbe complicarsi al Parlamento europeo. Ma l'attitudine dei governi rappresenta soprattutto un segnale di quanto considerino von der Leyen una semplice esecutrice delle loro direttive.
La prima Commissione von der Leyen è stata esemplare in termini di parità tra uomini e donne. Il 16 luglio del 2019, nel discorso davanti al Parlamento europeo per ottenere l'investitura, von der Leyen aveva spiegato di voler mostrare “l'esempio” assicurando “la piena parità di genere nel mio collegio di commissari. Se gli stati membri non propongono abbastanza commissarie donne, non esiterò a chiedere nuovi nomi”, aveva assicurato von der Leyen, ricordando che “dal 1958 ci sono stati 183 Commissari”, ma “solo 35 erano donne, meno del 20 per cento”. Al momento della sua entrata in funzione, la prima Commissione von der Leyen aveva 12 donne (inclusa la presidente) e 15 uomini. Dopo le dimissioni dell'irlandese Phil Hogan, sostituto da Mairead McGuinness, la ratio ha raggiunto la quasi parità con 13 commissarie donne e 14 commissari uomini.
L'impegno a raggiungere la piena parità di genere è stato rilanciato da Ursula von der Leyen il 18 luglio scorso al Parlamento europeo quando ha ricevuto la fiducia per un secondo mandato. “Voglio scegliere i candidati meglio preparati che condividono l'impegno europeista. Ancora una volta, punterò a una quota uguale di uomini e donne al tavolo del collegio”, ha detto la presidente della Commissione. Una settimana dopo von der Leyen ha inviato una lettera ai governi per chiedere di indicare una coppia di candidati commissari, un uomo e una donna, entro la fine di agosto. L'unica eccezione doveva essere per i commissari confermati per un altro mandato. Ma nessun governo ha rispettato l'indicazione di un “ticket” per lasciare libertà di scelta a von der Leyen. Alcuni primi ministri, come l'irlandese Simon Harris, hanno rifiutato di ottemperare. Gli altri hanno inviato un solo nome, nella gran parte dei casi uomo.
Gli uomini confermati per un nuovo mandato come commissari sono il francese Thierry Breton, il lettone Valdis Dombrovskis, l'olandese Wopke Hoekstra, l'ungherese Oliver Varhelyi e lo slovacco Maros Sefcovic. I nuovi maschi entranti sono l'austriaco Magnus Brunner, il ceco Jozef Sikela, il greco Apostolos Tzitzikostas, l'irlandese Michael McGrath, il maltese Glenn Micallef, il polacco Piotr Serafin, lo sloveno Tomaz Vesel, il cipriota Costas Kadis e il lituano Andrius Kubilius. La componente femminile del futuro collegio è composta dalla presidente von der Leyen, dall'estone Kaja Kallas (vicepresidente e Alto rappresentante), dalla croata Dubravka Suica (confermata per un secondo mandato), dalla finlandese Henna Virkkunen, dalla spagnola Teresa Ribera e dalla svedese Jessika Roswall.
I portavoce della Commissione finora hanno rifiutato di commentare le decisioni dei singoli governi sulla parità di genere dei candidati commissari o di anticipare una risposta da parte di von der Leyen. La presidente, almeno in teoria, potrebbe chiedere agli stati membri di cambiare il loro candidato. “Non faremo congetture ulteriori su cosa accadrà nel processo e su ipotetici scenari”, ha detto a fine luglio la portavoce Arianna Podestà. Solo che lo scenario non è più ipotetico, ma molto reale. Alcuni dei paesi che non hanno ancora inviato i nomi del loro o dei loro candidati sembrano orientati a indicare un uomo (Belgio, Italia, Lussemburgo e Portogallo). Se così, per riempire caselle con nomi femminili resterebbero solo Bulgaria, Danimarca e Romania. La Commissione von der Leyen 2 potrebbe ritrovarsi con meno donne (nove) della Commissione Juncker e della Commissione Barroso II.