Buongiorno! Sono David Carretta e, insieme a Christian Spillmann, vi presentiamo Il Mattinale Europeo.
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Il “One Big Beautiful Fund” di Ursula
Se Donald Trump ha puntato tutto sul suo “One Big Beautiful Bill”, Ursula von der Leyen oggi farà una scommessa altrettanto grande proponendo un “One Big Beautiful Fund” per fondere le risorse per l'agricoltura e per la coesione nella sua proposta per il nuovo Quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea. Il QFP (MFF è l'acronimo in inglese per Multiannual Financial Framework) è il bilancio 2028-34 dell'Ue. E' la madre di tutte le proposte. Fissa l'ammontare delle risorse disponibili, le entrate, gli strumenti per realizzare le politiche europee e le modalità di finanziamento. Quanti soldi all'agricoltura? Quanti alle regioni? Quanti a difesa e competitività? Ci saranno nuovi strumenti di debito, dopo NextGenerationEU? Von der Leyen vuole modernizzare il bilancio. Per farlo, proporrà la creazione di un “Fondo europeo per la prosperità e la sicurezza sostenibili a livello economico, territoriale, sociale, rurale e marittimo” che deve unificare le risorse della Politica agricola comune e della Politica di coesione.
Abbiamo preso a prestito l'espressione “One Big Beuatiful Fund” dal nostro collega Rik Winkel, che per anni ha coperto le istituzioni europee per il giornale olandese Het Financieele Dagblad. La presidente del Comitato delle regioni, Kata Tüttő, è stata ancora più esplicita. "Ho la brutta sensazione che dietro il fumo della semplificazione e dell'efficienza emergerà un 'Big Ugly Bill' sotto forma di un bilancio più piccolo e più debole dopo il 2027", ha scritto Tüttő su X il 2 luglio. L'acronimo del “European Economic, Territorial, Social, Rural and Maritime Sustainable Prosperity and Security Fund” rischia di essere altrettanto brutto: "EETSRMSP".
Effettivamente il prossimo bilancio pluriennale dell'Ue non sarà “Grande”, almeno non quanto sarebbe necessario. La Commissione svelerà oggi l'ammontare complessivo del nuovo QFP, ma difficilmente andrà molto oltre il tetto dell'1 per cento del Reddito nazionale lordo dell'ultimo bilancio. Non ci sarà nemmeno uno strumento di debito comune permanente, come raccomandato dal rapporto di Mario Draghi, per finanziare gli investimenti necessari in competitività e difesa. “C'è il debito di NextGenerationEU da ripagare, ci sono nuove sfide per gli Stati membri, la difesa e della competitività. Non si può fare di più con meno”, ha detto ieri l'eurodeputata socialista portoghese, Carla Tavares, correlatrice al Parlamento europeo sul QFP.
I grandi capitoli del bilancio saranno quattro. Uno di questi è il “One Big Beautiful Fund”: quello che riunisce l'agricoltura e la coesione sotto un unico fondo, a cui dovrebbero essere destinate più della metà delle risorse complessive. Per le modalità di funzionamento, la proposta della Commissione è una mezza rivoluzione. Ma comporta rischi. Trasformerebbe gran parte del bilancio dell'Ue in un “bancomat” per gli Stati membri, rendendo meno europee e più nazionali le politiche dell'Ue. “Attualmente, diversi fondi sono prevalentemente pre-allocati agli Stati membri. Tuttavia, le profonde sfide che la nostra Unione deve affrontare impongono una riflessione su come migliorarne la progettazione per realizzare al meglio le nostre priorità comuni”, dice la Commissione in una delle bozze del QFP.
Il meccanismo di funzionamento del “Fondo europeo per la prosperità e la sicurezza sostenibili a livello economico, territoriale, sociale, rurale e marittimo” dovrebbe essere lo stesso dello Strumento della ripresa e della resilienza post Covid, la principale componente di NextGenerationEU. Le risorse saranno pre-allocate agli Stati membri in una dotazione nazionale unica per sette anni. I governi dovranno presentare “piani di partenariato nazionali e regionali” con riforme e investimenti, che permetteranno di sbloccare le risorse dell'Ue una volta realizzati obiettivi e traguardi.
Come incentivo, gli Stati membri avranno la possibilità di spostare con maggiore flessibilità i fondi dell'Ue a seconda delle loro priorità. I piani dovranno rispettare alcuni criteri e priorità europei. Ma saranno i governi nazionali a decidere se distribuire più risorse all'agricoltura o alle regioni, oppure se dirottarli verso altre priorità europee come la difesa e la sicurezza. La “flessibilità” e la “semplificazione” sono alcuni degli obiettivi di Ursula von der Leyen. “Oggi lavoriamo con un bilancio concepito per gli anni 2019 e 2020. Un mondo diverso”, ha detto la presidente della Commissione in un discorso a maggio. Il nuovo QFP deve “essere in grado di agire come una forza d'intervento d'emergenza. Il prossimo bilancio deve produrre risultati laddove è necessario: rapidamente, efficientemente e con impatto”.
La diagnosi di von der Leyen può essere giusta. Ma la sua cura è molto controversa. La gestione delle risorse europee passa di fatto da “condivisa” a “nazionale”. L'obiettivo della semplificazione viene contraddetto dalla necessità di adottare nove regolamenti diversi (dall'agricoltura alla pesca, dalla migrazione alla sicurezza interna, dal Fondo sociale europeo al Fondo europeo per lo sviluppo regionale) che si aggiungono alle 143 pagine di regolamento del Fondo unico. Gli obiettivi previsti dal Trattato di aiutare lo sviluppo delle regioni più povere vanno contro la strategia di incentivare le riforme macroeconomiche a livello nazionale per ottenere l'esborso dei fondi.
La formula di allocazione delle risorse ai singoli Stati membri mette insieme criteri tanto disparati quanto la popolazione, il reddito nazionale lordo pro-capite nazionale, prodotto interno lordo pro-capite di entità sub-regionali, ettari agricoli eleggibili per gli aiuti diretti, numero di richiedenti asilo e rimpatri, confini da proteggere. Se i pagamenti diretti agli agricoltori sono stati in gran parte protetti, le regioni sono destinate a subire tagli profondi.
“Rigetteremo ogni tentativo della Commissione di rinazionalizzare la Politica agricola comune e la politica regionale”, ha avvertito ieri l'europarlamentare rumeno del PPE, Siegfried Muresan, l'altro correlatore al Parlamento sul nuovo QFP. “Rigetteremo ogni tentativo di indebolire la politica europea. Rigetteremo ogni tentativo di trasformare il bilancio in un bancomat per 27 interessi nazionali divergenti. Rigetteremo l'idea della Commissione di introdurre piani nazionali unici”. Secondo Muresan, PAC e coesione devono restare “separate” con capitoli di bilancio specifici e basi giuridiche diverse.
Dentro la stessa Commissione, diversi membri del collegio hanno cercato di frenare la modernizzazione proposta da von der Leyen. Il vicepresidente per la Coesione, l'italiano Raffaele Fitto, ha spinto per mantenere il più possibile un ruolo per le regioni. Il commissario all'Agricoltura, Christophe Hansen, ha chiesto di mantenere l'attuale struttura dei due pilastri della PAC in un fondo a parte. Invano. Von der Leyen, che ha gestito la preparazione della proposta del QFP direttamente attraverso i suoi fedelissimi (il capo-gabinetto Bjoern Seibert e la direttrice generale del Bilancio Stéphanie Riso), nel fine settimana ha fatto alcune concessioni, ma per lo più cosmetiche. “Le belle dichiarazioni della Commissione contano meno delle proposte legislative”, ha spiegato Muresan. “La Commissione dice che lo status quo è il grande nemico. Non pensiamo che lo status quo sia il grande nemico”.
Il Parlamento europeo è preoccupato per il suo ruolo di autorità di bilancio. I deputati sono di fatto esclusi dalla gestione dello Strumento per la ripresa e la resilienza di NextGenerationEU. L'adozione o le modifiche ai Piani nazionali di ripresa e resilienza sono proposte dalla Commissione e decise dagli Stati membri. Muresan accusa Ursula von der Leyen di non essere “sufficientemente preoccupata della accountability democratica, dalla trasparenza nello spendere i fondi europei e dal coinvolgere il Parlamento europeo”. Il giudizio del Comitato delle regioni è un “Big Ugly Bill”. Le lobby agricole pur essendo protette, oggi torneranno con i trattori a Bruxelles per protestare.
Ma c'è un altro “One Big Beautiful Fund” che motiva von der Leyen. E' il “Fondo per la competitività”, che nelle intenzioni iniziali doveva inglobare tutti i programmi a gestione diretta, che attualmente valgono il 20 per cento del bilancio dell'Ue. Horizon per la ricerca, Erasmus per gli scambi di studenti e la cooperazione tra università, Life per ambiente e clima, le reti trans-europee, InvestEU, l'Europa digitale, il Fondo per la difesa o quello per lo spazio: tutti dovevano finire sotto un unico Fondo, di cui la presidente e la sua squadra avranno il controllo.
Nella proposta di oggi, alcuni programmi dovrebbero essere preservati, ma saranno tutti chiamati a contribuire al “Fondo per la competitività”, l'altra creatura “mostro” di Ursula von der Leyen. Il nuovo QFP è “un tentativo senza precedenti di nazionalizzare la politica di coesione e di centralizzare verso la presidenza della Commissione il controllo dei programmi a gestione diretta”, ci ha spiegato un funzionario europeo. La proposta del nuovo QFP è solo l'inizio di un lungo processo. Per adottarla servirà l'unanimità dei capi di Stato e di governo e il consenso della maggioranza dei membri del Parlamento europeo. I negoziati possono durare fino a due anni.
La frase
“Se prometti di fornire le armi e qualcun altro paga per te, non stai dando le armi”.
L'Alto rappresentante, Kaja Kallas, sull'annuncio di Trump di forniture di armi americane all'Ucraina pagate dagli europei.
Geopolitica
Niente accordo sul diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia – La Slovacchia di Robert Fico ha mantenuto il veto sul diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, nonostante le garanzie offerte dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, sulle sue richieste per evitare costi per l'uscita definitiva dal gas russo. “Sono molto delusa che non abbiamo raggiunto un accordo”, ha detto ieri l'Alto rappresentante, Kaja Kallas, dopo una riunione dei ministri degli Esteri. “Eravamo molto vicini dal rassicurare la Slovacchia”, ha aggiunto, lasciando intendere che Fico si è rimangiato la parola data all'ultimo momento. Il premier slovacco ha chiesto un'eccezione al piano RePowerEu per mantenere i contratti con la russa Gazprom fino al 2034. “La palla è nel campo della Slovacchia”, ha spiegato Kallas, dicendosi “fiduciosa” sulla possibilità di raggiungere un accordo oggi sulle sanzioni. “E' da 2 mesi che cerchiamo di trovare una soluzione (per la Slovacchia). I messaggi che arrivano anche dal resto del mondo è che dobbiamo aumentare la pressione sulla Russia. Dobbiamo fornire risultati”, ha detto Kallas.
Kallas critica Trump che si fa comprare le armi – L'Alto rappresentante, Kaja Kallas, ieri ha criticato il presidente americano, Donald Trump, per aver presentato le forniture di armi all'Ucraina come un'iniziativa degli Stati Uniti, quando sono pagate dagli europei. “Se noi paghiamo per queste armi, è il nostro sostegno. E' sostegno europeo”, ha detto Kallas. “Se prometti di fornire le armi e qualcun altro paga per te, non stai dando le armi”. Kallas ha chiesto agli Stati Uniti di contribuire al pari degli europei. L'Alto rappresentante ha anche annunciato che i ministri degli Esteri dell'Ue torneranno a discutere dell'uso degli attivi russi congelati durante la loro riunione informale di fine agosto in Danimarca. “E' chiaro che abbiamo bisogno di sempre più finanziamenti per fermare la guerra e aiutare l'Ucraina a difendersi”, ha detto Kallas. “Tra gli Stati membri abbiamo opinioni molto diverse sugli attivi congelati ma potremmo trovare dei compromessi. I nostri contribuenti si chiedono perché la Russia non sta pagando. E' una domanda giusta”, ha detto l'Alto rappresentante.
L'Ue denuncia l'uso di armi chimiche per piegare l'Ucraina – La Russia sta intensificando l'uso di armi chimiche in Ucraina, secondo le informazioni condivise dai servizi di intelligence di Paesi Bassi e Germania, ha detto ieri l'Alto rappresentante, Kaja Kallas, al termine della riunione del Consiglio Affari esteri."E' stato sorprendente anche per me sentire che, dall'inizio dell'invasione su larga scala nel 2022, la Russia ha effettuato più di 9.000 attacchi con armi chimiche contro le truppe ucraine”, ha detto Kallas. “Penso che sia motivo di grandissima preoccupazione. Ancora una volta, questo dimostra che la Russia vuole infliggere quanta più sofferenza e dolore possibile affinché l'Ucraina si arrenda. E' davvero insopportabile", ha aggiunto Kallas.
Niente sanzioni contro Israele, ma Kallas promette di mantenere la pressione – I ministri degli Esteri dell'Ue ieri sono tornati a discutere della possibilità di adottare delle misure contro Israele per la violazione dell'articolo 2 dell'accordo di associazione con l'Ue sui diritti umani a Gaza. L'accordo ottenuto da Kallas la scorsa settimana per aumentare l'accesso degli aiuti umanitari ha allentato le tensioni interne ai ventisette. “Vediamo segnali positivi”, ha detto l'Alto rappresentante, sottolineando che sono stati aperti più valichi, sono entrati più camion e una parte della rete elettrica è stata riparata. Ma “Israele deve adottare passi più concreti per migliorare l'accesso degli aiuti umanitari sul terreno” perché “chiaramente non è sufficiente”. Per “mantenere la pressione”, il Consiglio Affari esteri ha deciso di condurre una verifica ogni due settimane del rispetto dell'accordo da parte di Israele. Gli ambasciatori degli Stati membri riceveranno un rapporto al Comitato politico e di sicurezza. Kallas ha promesso di “tenere sul tavolo” le opzioni che ha presentato agli stati membri per sanzionare Israele. “Saremo pronti a agire se non rispetterà le sue promesse. L'obiettivo non è punire Israele, ma migliorare la situazione a Gaza”, ha detto Kallas.
Amnesty accusa l'Ue di tradimento sull'accordo di associazione con Israele – Amnesty International e altre organizzazioni non governative ieri hanno criticato i ministri degli Esteri dell'Ue per il loro rifiuto di sospendere l'accordo di associazione con Israele. “Un tradimento crudele e illegittimo del progetto e della visione europea basati sul rispetto del diritto internazionale e sulla lotta alle pratiche autoritarie”, ha detto Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. "Questo voto sarà ricordato come uno dei momenti più vergognosi della storia dell'Ue. I leader europei hanno avuto l'opportunità di prendere una posizione di principio contro i crimini di Israele, ma gli hanno invece dato il via libera per continuare il genocidio a Gaza, l'occupazione illegale dell'intero Territorio Palestinese Occupato e il sistema di apartheid contro i palestinesi”, ha detto Amnesty.
Funzionari in dissenso, raccolgono fondi per Gaza, ma incontrano ostacoli – Si chiamano “EU Staff for Peace” e sono un gruppo informale di funzionari dell'Ue, che da mesi esprime il suo dissenso nei confronti della posizione adottata da Ursula von der Leyen e dalla sua Commissione sulla guerra di Israele a Gaza. L'ultima iniziativa è promuovere vendite di dolci, il cui ricavato viene alla Croce Rossa Irlandese, che sostiene la Mezzaluna Rossa Palestinese nella Striscia. Un'iniziativa simile era stata lanciata in risposta alla guerra in Ucraina ed è "in linea con i valori fondanti dell'Ue", dicono i funzionari di “EU Staff for Peace” in un comunicato, in cui denunciando "ostacoli deliberati" e "critiche da parte di alcuni dirigenti" della Commissione. Secondo EuObserver, la Coordinatrice dell'Ue per la lotta all'antisemitismo, Katharina von Schnurbein, ha definito le vendite di dolci per Gaza come "antisemitismo diffuso". “Questa accusa è falsa, infondata e profondamente lesiva della reputazione degli organizzatori", hanno risposto i funzionari dissidenti. La critica verso von der Leyen e l'Ue rimane. "Cogliamo l'occasione per esprimere la nostra preoccupazione per il fatto che l'attuale posizione dell'Ue nei confronti della situazione a Gaza, nonostante le persistenti violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani da parte di Israele, come riconosciuto dai servizi interni dell'UE rimanga incoerente con gli obblighi giuridici e i valori dichiarati dell'UE. Una giustizia selettiva indebolisce la credibilità dell'Ue".
Guerra commerciale
La Commissione propone una lista di contromisure “intelligenti” per fare pressione su Trump - La Commissione ha trasmesso agli Stati membri una lista di oltre 200 pagine di prodotti americani che saranno presi di mira con dazi europei come contromisura per i dazi imposti dagli Stati Uniti, se non sarà trovato un accordo entro il primo agosto. Il valore complessivo delle importazioni americane è di 72 miliardi di euro. Nella lista sono inclusi gli aerei (10,8 miliardi di euro), i macchinari (9,4 miliardi), le auto (7,9 miliardi), le sostanze chimiche e materie plastiche (7,7 miliardi) e i dispositivi e le apparecchiature mediche (7,6 miliardi) e l'agroalimentare (6,3 miliardi). Tra i prodotti presi di mira figura anche il bourbon. I dazi europei dovrebbero colpire alcune merci prodotte in Stati a maggioranza repubblicana: la soia (Louisiana), la carne bovina e il pollame (Nebraska e Kansas), legno (Georgia, Virginia e Alabama). Boeing beneficerebbe di un'esenzione, con l'esclusione dei dazi su prodotti a scopo militare. Per la prima volta la Commissione prevede anche restrizioni alle esportazioni dell'Ue verso gli Stati Uniti su prodotti per un valore di quasi 100 milioni di euro tra cui cascami e rottami ferrosi o di alluminio.
Cedere o non cedere al ricatto della Cina – Il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, ha moltiplicato i contatti con l'Amministrazione Trump in vista della nuova scadenza del primo di agosto, quando gli Stati Uniti imporranno dazi del 30 per cento sull'Ue. Dopo aver parlato lunedì con il segretario al Commercio, Howard Lutnick, ieri era prevista una telefonata con il rappresentante per il Commercio, Jamieson Greer. Una squadra di alti funzionari della Commissione è volata a Washington. Nel frattempo, con l'avvicinarsi del summit Ue-Cina a Pechino, Ursula von der Leyen e Antonio Costa si trovano di fronte a un dilemma simile a quello che i ventisette devono risolvere con Donald Trump. Cedere o non cedere al ricatto della Cina sull'esportazione di terre rare? Janka Oertel, direttore del programma Asia dell'European Council on Foreign Relations, sostiene che cedere alla pressione cinese oggi porterà solo a minacce più sofisticate domani: serve una risposta unita e assertiva dell'Ue per fermare il ciclo di coercizione e proteggere l'industria europea.
Francia
La cura di austerità di quattro anni di François Bayrou – Il primo ministro francese, François Bayrou, ieri ha presentato “un piano pluriennale di ritorno all'equilibrio del debito su quattro anni”, che prevede di riportare il deficit sotto il 3 per cento del Pil nel 2029. “E' un piano realistico e un obiettivo raggiungibile”, ha detto Bayrou. Le tappe sono forzate. L'obiettivo di deficit è del 5,4 per cento del Pil nel 2025, 4,6 per cento nel 2026, 4,1 per cento nel 2027, 3,4 per cento nel 2028 e 2,8 per cento nel 2029. Lo sforzo solo per il prossimo anno sarà di 44 miliardi di euro. Il primo ministro ha promesso di tagliare la spesa pubblica, con una riduzione del numero di funzionari, ma ha anche spiegato che “tutti dovranno partecipare allo sforzo”. Un contributo di solidarietà dovrebbe essere chiesto ai redditi più alti. Bayrou ha anche annunciato la soppressione di due giornate festive: il lunedì di Pasqua e la fine della Seconda guerra mondiale l'8 maggio.
Le Pen minaccia la censura, Bayrou riconosce dei rischi per il suo governo - Un anno dopo le elezioni legislative anticipate provocate dalla dissoluzione decisa da Emmanuel Macron, sette mesi dopo la censura del governo di Michel Barnier, la Francia rischia di ripiombare nel caos politico dopo la presentazione dei piani di bilancio da parte di François Bayrou. Lo stesso primo ministro ha riconosciuto che ci sono “rischi” dato che il suo governo non ha una maggioranza all'Assembea nazionale. “Si François Bayrou non rivede la sua copia, lo censureremo”, ha detto la leader del Rassemblement national, Marine Le Pen. "Bisogna far partire Bayrou", ha detto il leader della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon. "Non è un piano di risanamento, è un piano di demolizione del nostro modello francese", ha denunciato il primo segretario del Partito socialista, Olivier Faure. Si spingerà fino a votare la censura con Le Pen e Mélenchon?
Accade oggi
Commissione: riunione settimanale del collegio dei commissari, proposta del nuovo Quadro finanziario pluriennale
Presidenza danese dell'Ue: riunione informale ministri Competitività a Copenaghen
Parlamento europeo: audizione in commissione Bilancio del commissario Serafin sulla proposta del nuovo quadro finanziario pluriennale
Parlamento europeo: audizione in commissione Trasporti del commissario Tzitzikostas
Parlamento europeo: audizione in commissione Cultura della vicepresidente Minzatu
Consiglio: riunione del Coreper I e II
Comitato economico e sociale: sessione plenaria (dibattito con i commissari Sefcovic e Micallef)
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sul ricorso presentato da Jean-Marie Le Pen sull'uso improprio di fondi del Parlamento
Eurostat: dati sul commercio internazionale di beni in maggio; dati sulle nuove imprese e i fallimenti a maggio