Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
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Il piano B sull'Ucraina: l'Europa a 26
Di fronte ai veti di Viktor Orban sull'Ucraina, i capi di stato e di governo stanno preparando un “piano B” per dimostrare che l'Unione europea è in grado di mantenere gli impegni ed evitare di inviare un “segnale catastrofico” non solo alla Russia, ma anche al resto del mondo. “L'Ucraina è la priorità assoluta” del vertice che si apre oggi a Bruxelles, spiega un diplomatico: “Dobbiamo dimostrare che l'Ue è pronta a stare al fianco di Kyiv nella durata. La geopolitica impone che il vecchio modo dell'Ue di fare le cose non su applica più allo stesso modo”. Serve una “mobilitazione totale”, come ha detto il premier polacco, Donald Tusk, nel suo discorso martedì davanti al Parlamento. Ma i veti di Orban paralizzano l'Ue sull'avvio dei negoziati di adesione e su un pacchetto di aiuti finanziari da 50 miliardi. Se sull'allargamento serve l'unanimità, sui soldi “ci sono altre opzioni rispetto al piano A”, spiega il diplomatico: “Abbiamo la capacità di agire senza Orban”.
Il piano B a ventisei senza l'Ungheria sugli aiuti finanziari prevede di replicare nel 2024 il programma di assistenza macrofinanziaria da 18 miliardi di euro concesso dall'Ue all'Ucraina nel 2023. La proroga dovrebbe essere adottata a maggioranza qualificata. Ma, in caso di ulteriori ostacoli, c'è anche un piano C: ventisei stati membri fornirebbero garanzie nazionali per raccogliere i fondi da destinare a Kyiv in un quadro intergovernativo. Tutte le delegazioni sono coscienti che non è la soluzione migliore. La preferenza è il pacchetto da 50 miliardi nell'ambito della revisione del quadro finanziario pluriennale. Servirebbe a dare a “certezze” all'Ucraina e permetterebbe di avere “tutti i controlli e le condizionalità” previste dall'Ue, dice un altro diplomatico. Ma “se Orban non vuole, troveremo un'altra soluzione. Nessun problema”.
Trovare un piano B sull'avvio dei negoziati di adesione è molto più complicato. Per l'Ucraina è “la madre di tutte le decisioni”, ha spiegato lunedì il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. Il presidente Volodymyr Zelensky potrebbe fare una tappa a sorpresa a Bruxelles per fare pressioni sui leader dell'Ue, anche se alcune delegazioni ritengono che potrebbe rivelarsi controproducente in caso di fallimento. Michel e gli altri leader cercheranno di convincere Orban a un compromesso tipicamente brussellese: la decisione sui negoziati dovrebbe essere presa in questo vertice, ma si materializzerà solo a marzo dopo una conferma all'unanimità del Consiglio europeo sul quadro negoziale e la convocazione della conferenza intergovernativa. La Commissione ieri ha cercato di addolcire Orban, sbloccando 10 miliardi di euro di fondi della coesione che erano stati congelati per le violazioni dello stato di diritto. “Quello che cerchiamo di fare è di trovare i modi per arrivare all'unanimità”, dice un terzo diplomatico.
Cosa farà Orban? “Sento una risposta diversa ogni giorno”, si è lamentato un ambasciatore. Nella sua lettera di invito ai leader, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha invocato "l'audacia di fare le scelte giuste" sull'Ucraina. La decisione sui negoziati non va presa “solo per amore dell'Ucraina”, conferma il terzo diplomatico. “La questione è il messaggio al resto del mondo”, dice un alto funzionario dell'Ue. Il problema di un fallimento non sarebbero solo le conseguenze per Kyiv, ma per la stessa Ue a livello globale. Il successo serve a convincere il Congresso americano ad approvare gli aiuti e a dimostrare a Russia e Cina che l'Ue è un attore geopolitico serio. Lo scontro “non è solo contro la Russia, ma contro quella parte del mondo che è contro i nostri valori e interessi fondamentali”, ha ricordato ieri Tusk.
Prima del Consiglio europeo, Orban aveva chiesto una “discussione strategica” sull'andamento della guerra e il sostegno all'Ucraina. Ma i leader degli altri 26 stati membri potrebbero essere costretti a una discussione strategica su Orban. Il premier ungherese è completamente isolato. Il suo omologo slovacco, Robert Fico, ha detto di nutrire gli stessi dubbi sulla preparazione dell'Ucraina per i negoziati di adesione, ma ha annunciato che non bloccherà una decisione. Ora che in Polonia c'è un governo liberale, c'è un modo per neutralizzare i veti di Orban: l'attivazione dell'articolo 7 del trattato per le violazioni sullo stato di diritto per privare l'Ungheria del diritto di voto. “E' molto prematuro”, dice il terzo diplomatico. “Finché si trovano soluzioni, non ci sono ragioni di rimettere in discussione il nostro funzionamento”. Ma “se un giorno si constaterà che l'impasse è generalizzata” a causa di Orban, “si porrà una questione più fondamentale”, dice il diplomatico.
La frase
I Balcani occidentali hanno fatto la loro scelta europea. È giunto il momento di fare come loro e riformarci. L’allargamento è il nostro strumento geopolitico più potente. Se falliamo, altri riempiranno lo spazio e alimenteranno l’instabilità.
Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo durante il summit Ue-Balcani occidentali
Stato di diritto
Il PE in rivolta contro von der Leyen sul regalo all'Ungheria - La Commissione di Ursula von der Leyen ieri ha annunciato di aver sbloccato 10 miliardi di euro per l'Ungheria, che erano stati congelati per le violazioni dello stato di diritto. Prima ancora della decisione, i presidenti dei gruppi Ppe, S&D, Renew e Verdi avevano scritto a von der Leyen per contestare il regalo a Viktor Orban. Le condizioni che erano state poste sulle riforme per garantire l'indipendenza della giustizia "non sono state rispettate", hanno scritto Manfred Weber per i popolari, Iratxe Garcia per i socialisti, Stéphane Séjourné per i liberali e Philippe Lamberts con Terry Reintke per i verdi. I leader dei quattro gruppi politici hanno anche espresso preoccupazione "per le nuove minacce alo stato di diritto in Ungheria, come la proposta per la cosiddetta legge sulla difesa della sovranità" che può essere usata per metetre sotto silenzio opposizione, ong e critici del governo. Alcuni parlamentari, come l'olandese Sophie in't Veld, si sono spinti a chiedere le dimissioni di von der Leyen.
Come Orban inganna l'Ue attraverso false riforme - Erika Farkas e András Kádár, due giuristi del Comitato Helsinki ungherese, su Verfassungsblog spiegano come Viktor Orban sia riuscito a ingannare l'Ue sulle riforme sullo stato di diritto per sbloccare i fondi congelati della Commissione. La lettura è consigliata. Il governo ungherese dice di aver realizzato tutte le riforme richieste. Ma "osservando più da vicino le precondizioni per i pagamenti e la natura e l’attuazione delle riforme proposte, diventa chiaro che l’Ungheria sta ancora facendo dei trucchi per evitare di conformarsi, soprattutto quando si tratta di riforme che potrebbero avere conseguenze dolorose per la maggioranza al potere", dicono i due giuristi. "Questi trucchi sono di natura molto tecnica, ma l’esperienza ha dimostrato che il governo ungherese può essere molto tecnico nel portare avanti il suo programma volto a smantellare lo Stato di diritto. Decine di esempi dimostrano che i dettagli giuridici contano e, se esiste la possibilità che la legislazione possa essere applicata a scapito dei principi dello Stato di diritto, verrà applicata così"
Eurobarometro
Meno sostegno all'Ucraina tra i cittadini dell'Ue - La Commissione ieri ha pubblicato un Eurobarometro annunciando che gli europei continuano a sostenere ampiamente l'Ucraina. Ma, guardando da vicino i dati del sondaggio realizzato tra ottobre e novembre, si inizia a intravedere un calo della tendenza favorevole a Kyiv rispetto alla precedente ricerca effettuata tra maggio e giugno. La percentuale degli europei favorevoli al finanziamento e all'acquisto di armi per l'Ucraina è scesa di 4 punti percentuali. Quella dei favorevoli ad accogliere i rifugiati ucraini è scesa di due punti. Quanto agli aiuti finanziari, gli europei a favore scendono di tre punti percentuali. Anche l'entusiasmo per l'adesione dell'Ucraina cala di tre punti. In generale il sostegno rimane elevato: il 72 per cento degli europei è favorevole al sostegno finanziario all'Ucraina e alle sanzioni contro la Russia, il 61 per cento sostiene lo status di paese candidato e il 60 per cento il finanziamento delle forniture di armi.
Follow-up
Un altro taglio richiesto sul bilancio pluriennale - Il contributo aggiuntivo richiesto agli Stati membri per finanziare gli aiuti all'Ucraina e la gestione della migrazione è stato tagliato da 65,8 a 22,5 miliardi di euro. Una riduzione di due terzi. Ma questo non è ancora sufficiente per la Germania e gli altri Paesi "frugali". "Vogliono scendere a 17 miliardi", ci ha detto un negoziatore poche ore prima dell'inizio del vertice europeo di giovedì a Bruxelles. "Le discussioni sono ancora in corso", ha confermato una delle sue controparti. Sarà "decisamente complicato", hanno avvertito entrambi. In gioco ci sono i 50 miliardi di euro di sostegno finanziario europeo all'Ucraina - 17 miliardi di euro in sovvenzioni e 33 miliardi di euro in prestiti - per i prossimi quattro anni. 26 dei 27 stati membri non hanno messo in discussione questo importo. Ma l'Ungheria non vuole questa soluzione e preferisce continuare con l'assistenza macrofinanziaria annuale sotto forma di prestiti. È stata fatta un'enorme quantità di lavoro. I tagli ai finanziamenti per altre priorità sembrano drastici. Ma in realtà è stato realizzato un delicato gioco di equilibri con fondi non assegnati e riallocazioni per ridurre il conto per le finanze degli Stati membri. STEP, lo strumento di sostegno agli investimenti in settori strategici e all'innovazione, è stato tagliato da 10 miliardi di euro a 1,5 miliardi di euro nella proposta.
Retroscena
L'umiliazione di Ursula von der Leyen sul bilancio - I negoziati sul bilancio pluriennale dell'UE sono sempre difficili per la Commissione europea. Le sue richieste vengono sistematicamente ritenute eccessive e riviste al ribasso. Ma l'esercizio si è trasformato in un incubo per il finanziamento degli aiuti all'Ucraina e di una serie di altre priorità. Le richieste presentate dalla Commissione per aggiungere 66 miliardi di euro a un bilancio portato al limite da crisi impreviste nel 2020 sono state respinte con forza al vertice di ottobre. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz era stato particolarmente duro nei confronti di una proposta ritenuta "non da fare", una "caricatura" di un bilancio, secondo diversi partecipanti. A Ursula von der Leyen è stato chiesto di rifare i compiti a casa per il vertice di dicembre. I suoi servizi hanno ritenuto il compito impossibile, data la mancanza di spazio di manovra. L'argomentazione è stata respinta dagli Stati membri. Questi ultimi hanno preso in mano il dossier e individuato i fondi inutilizzati, le possibilità di riassegnazione e i possibili tagli, riuscendo a ridurre i loro contributi di 40 miliardi di euro. Senza toccare i 50 miliardi di euro di finanziamenti, compresi i 17 miliardi di euro di donazioni promesse all'Ucraina. Ci sarà ancora spazio per intervenire finanziariamente in caso di un'altra crisi? "La domanda è pertinente", confida uno dei loro negoziatori.
Sanzioni
Accordo (o quasi) per un dodicesimo pacchetto contro la Russia - Il dodicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia potrebbe presto vedere la luce. Un solo Stato ha ancora una riserva. Non è l'Ungheria, ma l'Austria, secondo due diplomatici europei. Se l'accordo sarà approvato, le importazioni di diamanti russi nell'UE saranno vietate a partire dal 1° gennaio 2024 e le importazioni di diamanti lucidi russi in India e in altre parti del mondo saranno vietate nel marzo 2024. È previsto un sistema di tracciabilità. La misura segue quella adottata dai Paesi del G7 all'inizio di dicembre. L'obiettivo di questo dodicesimo pacchetto di sanzioni economiche è continuare a ridurre le entrate della Russia per paralizzare il finanziamento del conflitto in Ucraina. Il divieto di acquistare diamanti russi è la misura più emblematica, ma le misure adottate dagli europei mirano soprattutto a prevenire le numerose elusioni delle loro sanzioni che le rendono inefficaci.
Divisioni
Negoziare o non negoziare su Gaza? - Le pressioni di Spagna, Belgio, Irlanda e Malta per chiedere un cessate il fuoco nella guerra tra Israele e Hamas a Gaza probabilmente infiammeranno una parte del dibattito durante il vertice europeo. "Sulla carta, non c'è unanimità a sostegno di questa richiesta, ma c'è una dinamica in corso", ha riconosciuto un diplomatico europeo. Da ottobre "la situazione è cambiata e la linea politica dell'UE deve essere adattata", ha spiegato il diplomatico. Il presidente del Consiglio "Charles Michel ha condotto consultazioni. Spetta a lui decidere se portare avanti la questione". Il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, vuole un dibattito e una posizione chiara dell'UE. "Ci sarà un dibattito, ma non sarà facile data la sensibilità del tema", ha detto un altro diplomatico. "Non credo che ci sia un forte desiderio di negoziare per ore su questo argomento", ha sottolineato. All'Assemblea generale dell'Onu martedì, Austria e Repubblica ceca hanno votato contro la richiesta di cessate il fuoco Bulgaria, Germania, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia e Ungheria si sono astenute.
Clima
L'Ue rivendica un successo nell'accordo storico alla Cop28 - L'Unione europea ha rivendicato di essere riuscita a mantenere viva la possibilità di rispettare l'impegno dell'accordo sul clima di Parigi di limitare l'aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi Celsius grazie all'accordo concluso ieri alla Cop28 di Dubai. Il successo principale è l'intesa per uscire gradualmente dai combustibili fossili. "L'accordo di oggi segna l'inizio dell'era post-fossile", ha detto Ursula von der Leyen. spiegando che "una parte cruciale di questo storico accordo è davvero 'made in Europe': tutto il mondo ha approvato i nostri obiettivi per triplicare le energie rinnovabili e raddoppiare l'efficienza energetica entro il 2030".
Trilogo
Accordo sui lavoratori delle piattaforme digitali - I negoziatori del Parlamento europeo e del Consiglio hanno raggiunto un accordo provvisorio sulle nuove regole sulle condizioni di lavoro delle persone che lavorano attraverso una piattaforma digitale. La direttiva mira a garantire la corretta classificazione dello status professionale delle persone che lavorano attraverso una piattaforma di lavoro digitale e a introdurre le prime norme europee sulla gestione algoritmica e sull'uso dell'intelligenza artificiale sul posto di lavoro. Le nuove norme introducono la presunzione di un rapporto di lavoro subordinato (in contrapposizione al lavoro autonomo), quando sono soddisfatti due di cinque indicatori di controllo. Alle piattaforme sarà vietato prendere alcune decisioni importanti, come il licenziamento e la sospensione di un account, senza una supervisione umana. Una piattaforma non potrà eludere le norme ricorrendo a intermediari, ossia quando i lavoratori hanno un rapporto contrattuale diretto con una parte diversa dalla piattaforma digitale in questione.
Accade oggi
Consiglio europeo
Banca centrale europea: conferenza stampa della presidente Lagarde al termine della riunione del Consiglio dei governatori
Parlamento europeo: conferenza stampa della presidente Metsola dopo il suo intervento al Consiglio europeo
Parlamento europeo: sessione plenaria a Strasburgo (dibattiti sull'esito della Cop28; il meccanismo di non-obiezione nelle convenzioni internazionali; il miglioramento dell'attuazione del diritto dell'Ue)
Commissione: la vicepresidente Jourova riceve Alberto Nunez Feijoo, il presidente del Partito popolare spagnolo
Commissione: la commissaria Johansson a Ginevra partecipa al Global Refugee Forum
Commissione: il commissario Sinkevicius a Parigi interviene all'evento Lvhm 360 life
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sul ruling fiscale in Lussemburgo per Amazon; sentenza sulla mancata chiusura delle discariche non autorizzate in Romania; sentenza sulle ferie in quarantena durante il Covid
Corte di giustizia dell'Ue: conclusione dell'Avvocato generale nella causa Ilva
Comitato economico e sociale: sessione plenaria
Nato: conferenza stampa del segretario generale Stoltenberg con il primo ministro della Slovacchia, Robert Fico
Eurostat: dati sul pil pro capite, i consumi pro capite e gli indici di livello dei prezzi per il 2020-22; dati sul trasporto marittimo passeggeri