Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Il PieperGate: come von der Leyen ha regalato alla Cdu una nomina da 20 mila euro
Markus Pieper è un eurodeputato della Cdu tedesca. Non è un deputato semplice, anche se il suo nome non è molto conosciuto dal grande pubblico. E' il segretario della delegazione della Cdu al Parlamento europeo. Eletto per la prima volta nel 2004, nel corso degli anni ha aumentato il suo peso non solo tra i cristiano-demcoratici tedeschi, ma anche nel Partito Popolare Europeo. Tra pochi giorni lascerà il suo posto nella plenaria di Strasburgo e Bruxelles per un altro incarico. La Commissione lo ha nominato come nuovo Inviato dell'Ue per le Piccole e Medie Imprese. La decisione è stata presa dal collegio dei commissari il 31 gennaio scorso. In apparenza tutto normale. Ma la tempistica e le modalità della nomina sollevano dubbi su un potenziale un conflitto di interesse per Ursula von der Leyen.
Pieper non era il candidato che aveva ottenuto la valutazione migliore dei comitati di selezione indipendenti. Pieper non era il candidato raccomandato dal commissario responsabile, Thierry Breton. La decisione è stata presa in assenza di Breton per decisione del gabinetto di von der Leyen, senza una discussione preventiva tra i capigabinetto dei commissari. La presidente della Commissione è dello stesso partito di Pieper. La sua nomina è avvenuta tre settimane prima che la Cdu, dove non tutti sono entusiasti di von der Leyen, esprimesse il suo sostegno per un secondo mandato. Ma cominciamo dall'inizio.
La creazione di un posto da Inviato dell'Ue per le Pmi è stata annunciata da von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell'Unione del settembre 2023. “Riporterà direttamente a me”, ha detto la presidente della Commissione. Pochi giorni dopo è stato aperto il bando di selezione per un consigliere Hors Classe che fissa al 25 ottobre la data per presentare le candidature. I candidati sono stati valutati prima da una commissione di preselezione, poi dal comitato consultivo per le nomine, infine da un Assessment center gestito da consulenti esterni. Sulla base dei colloqui e della relazione trasmessa dall'Assessment center, il comitato consultivo per le nomine ha presentato una “short list” di tre candidati.
Oltre a Pieper, ci sono Martina Dlabajová, eurodeputata liberale della Repubblica ceca, e Anna Stellinger, vicedirettrice generale della Confederazione delle imprese svedesi responsabile degli Affari internazionali e dell'Ue. Entrambe sono donne (e von der Leyen ha sempre promesso di favorire le donne). Entrambe hanno nazionalità di paesi poco rappresentanti (e il bando per il posto di Inviato dell'Ue per le Pmi prevede di favorire l'equilibrio geografico). Entrambe ottengono risultati migliori di Pieper nelle valutazioni dei consulenti esterni e del comitato consultivo per le nomine. L'eurodeputato della Cdu è indietro di almeno il 30 per cento rispetto alle due donne nei punteggi dei valutatori.
A inizio dicembre, a Pieper, Dlabajová e Stellinger vengono comunicati i risultati della selezione e il loro inserimento nella short list, I tre vengono convocati per un colloquio con von der Leyen, il commissario Johannes Hahn (responsabile dell'amministrazione) e il commissario Breton (responsabile per il settore delle Pmi). La presidente della Commissione ha lasciato l'onere al suo capogabinetto, Bjoern Seibert, che è la sua mano e la sua mente, a capo della squadra ristretta composta sopratutto da tedeschi e che gestisce l'esecutivo comunitario come fosse cosa propria. Sulla base delle valutazioni e delle interviste, tocca però al commissario Breton raccomandare la persona giusta per il posto di Inviato dell'Ue per le Pmi. La raccomandazione ricade su Martina Dlabajova. Ma qualche giorno dopo, sorpresa per Breton e non solo.
Alla riunione del collegio dei commissari del 31 gennaio, von der Leyen propone il compagno di partito Pieper (formalmente è il commissario Hahn, anche lui membro del Ppe, a fare la proposta). Nessuna obiezione da parte dei commissari presenti. Il servizio stampa annuncia la nomina in un comunicato a mezzogiorno: Pieper ha “una vasta esperienza e competenza nelle politiche per le PMI. È membro della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia. Durante il suo mandato, ha svolto un ruolo fondamentale nel definire e sostenere politiche a vantaggio delle Pmi”.
La Commissione sostiene che nessuna regola è stata violata nella nomina di Pieper. “La selezione e la nomina dell'Inviato per le Pmi dell'Ue sono state condotte nel pieno rispetto delle procedure”, ci ha detto il portavoce responsabile dell'Amministrazione, Balazs Ujvari. Il fatto che Pieper sia stato valutato come il peggiore dei tre dai valutatori interni ed esterni? Ciascuna fase della procedura “ha l'unico scopo di individuare i candidati che, con riferimento ai criteri di selezione indicati nell'avviso di posto vacante, dovrebbero essere proposti per la fase successiva della procedura, e quelli che dovrebbero essere esclusi. Di conseguenza la maggior parte delle fasi non hanno classifica. Il signor Pieper è stato selezionato in ogni fase della procedura, fino alla nomina definitiva”, ha detto il portavoce. La raccomandazione di Breton di nominare una delle due donne? “Come ogni decisione relativa alle nomine degli alti funzionari, anche questa decisione è stata presa collegialmente dai commissari durante la riunione del collegio”, ha spiegato il portavoce.
Le regole forse non saranno state violate nella lettera, ma sullo spirito è più discutibile. Il 31 gennaio Breton non poteva essere alla riunione del collegio dei commissari. Appena rientrato dagli Stati Uniti, dove aveva partecipato al Consiglio Commercio e Tecnologia Ue-Usa, il commissario francese era impegnato in una riunione informale dei ministri della Difesa. Breton scoprirà della nomina solo più tardi nel corso della giornata. Ma nemmeno il gabinetto di Breton era stato informato della decisione. A stabilire l'ordine del giorno della riunione settimanale del collegio sono proprio i capigabinetto nel cosiddetto “Hebdo”, che si tiene alla vigilia. Per prassi è lì che generalmente si concordano anche le decisioni. "Queste nomine non sono discusse a livello della riunione settimanale dei capi-cabinetto (Hebdo)", ci ha deto un altro portavoce della Commissione. Ma nei fatti è il gabinetto della presidente che ha preso la decisione, in violazione dello spirito del metodo collegiale. Il giorno successivo, al collegio dei commissari, Von der Leyen ottiene l'approvazione della nomina di Pieper.
Contattati dal Mattinale, i principali protagonisti non hanno voluto commentare. Dlabajová, Stellinger e il gabinetto Breton hanno declinato gentilmente. Pieper non ha risposto a un'email con le nostre domande. La sua vita dopo le aule parlamentari sarà dorata, perfino meglio di quella che ha fatto per vent'anni da deputato della Cdu. A Pieper è stato attribuito dalla Commissione il grado 15 che, in termini finanziari, si traduce in uno stipendio mensile di almeno 18mila euro (ben oltre i 20 mila euro tenendo conto delle indennità). Il suo contratto durerà quattro anni, rinnovabili per altri due, appena prima della pensione obbligatoria per i funzionari europei a 66 anni. La vice portavoce capo della Commissione, Arianna Podestà, ci ha fornito una lunga risposta. La sostanza è questa: la nomina di Pieper è avvenuta “nel pieno rispetto delle procedure della Commissione per la selezione e la nomina di alti funzionari".
“La presidente e il suo gabinetto hanno giocato il loro ruolo istituzionale nella procedura collegiale, dato che la decisione è stata adottata dal collegio”, ci ha detto la portavoce Podestà. Tuttavia i portavoce Commissione non hanno negato né che le due donne candidate abbiano ottenuto valutazioni migliori di Pieper, né che Breton abbia raccomandato un altro nome. Le modalità e la tempistica della nomina di Pieper hanno sollevato interrogativi dentro la Commissione e nel Parlamento europeo. Il sospetto è che la scelta sia ricaduta su Pieper per assicurare il sostegno della Cdu a un secondo mandato di von der Leyen come presidente della Commissione. Sono passati appena 18 giorni tra la nomina dell'Inviato dell'Ue per le Pmi e la riunione del direttivo della Cdu che ha portato alla ricandidatura di von der Leyen. Lunedì a Berlino, durante la conferenza stampa per annunciare la sua corsa, von der Leyen ha citato Pieper due volte. Lo ha perfino definito “il nuovo Commissario per le Pmi”. Come se avesse già deciso che nella prossima Commissione ci sarà posto per un secondo tedesco.
La frase
"Lavorerò con chi è pro europeo, pro Nato, pro Ucraina e che sostiene chiaramente i nostri valori democratici".
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, sulla coalizione per garantire la maggioranza nella prossima legislatura.
Elezioni europee
L'assolo di Ursula - "Il Presidente del PPE Manfred Weber ha ricevuto una lettera dall'Union Christlich Demokratische (CDU, Germania) che nomina Ursula von der Leyen a capo della lista. Nessun altro candidato è stato nominato". Il comunicato stampa è chiaro: nessuno all'interno del Partito Popolare Europeo ha osato proporsi come rivale della candidatura di Ursula von der Leyen a capo lista della famiglia conservatrice al Congresso del PPE che si terrà a Bucarest il 6 e 7 marzo. Fino a ora, i grandi elettori del PPE avevano sempre potuto scegliere. Nel 2019, il candidato potenziale Manfred Weber aveva affrontato il finlandese Alexander Stubb, mentre nel 2014 il lussemburghese Jean-Claude Juncker aveva affrontato il francese Michel Barnier. La candidatura di Ursula von der Leyen ha ricevuto il sostegno dei partiti Platforma Obywatelska (PO, Polonia) e Nea Demokratia (ND, Grecia), come richiesto dalle regole. Ma le voci di dissenso si fanno già sentire. Il partito francese Les Républicains e il partito sloveno SDS non le daranno il loro voto. I membri spagnoli del Partido Popular per il momento tergiversano e alcuni di loro potrebbero non rispettare le istruzioni di voto, come punizione per l'aperto sostegno espresso a von der Leyen dal primo ministro spagnolo, il socialista Pedro Sanchez.
La pace è tornata nel PPE - Ursula von der Leyen era estasiata ieri alla riunione del gruppo del PPE al Parlamento europeo. L'ascia di guerra dissotterrata nel 2019 contro l'usurpatore è stata seppellita. Manfred Weber, presidente del PPE e del gruppo PPE al Parlamento, faceva grandi sorrisi e gli elogi scorrevano come miele. "Abbiamo lavorato a stretto contatto negli ultimi cinque anni. Ursula von der Leyen ha il mio pieno sostegno. Insieme siamo al 100% del PPE". La realtà raccontata dagli altri eletti dalla famiglia popolare è molto diversa. Ursula von der Leyen era riluttante a partecipare alle riunioni del gruppo del PPE, perché veniva costantemente criticata e aveva difficoltà a rispondere. Ma a luglio avrà bisogno del sostegno di tutti i parlamentari della famiglia per la sua investitura. Nel 2019 sono mancati quasi 70 voti del PPE e lei ha ottenuto una maggioranza di 9 voti solo grazie ai voti degli eurodeputati sovranisti, passando alla storia come il peggior presidente della Commissione eletto.
Von der Leyen chiarisce la linea rossa della prossima coalizione - Ieri abbiamo avuto l'occasione di chiedere a Ursula von der Leyen se sia pronta a una coalizione con il gruppo sovranista dei Conservatori e riformisti europei, malgrado la presenza di partiti euroscettici e contrari allo stato di diritto. Facendo una domanda alla presidente della Commissione abbiamo citato il PiS polacco, i francesi di Reconquête, gli spagnoli di Vox e il Fidesz di Orban (quest'ultimo aspira a entrare nell'Ecr). Questa è stata la sua risposta: "Lei hai già definito molto bene ciò che è contrario allo Stato di diritto. Impossibile. Gli amici di Putin? Impossibile". Per von der Leyen, "la linea di demarcazione è: sei a favore della democrazia? Difendi i nostri valori? Sei molto fermo nel norma di legge? Sostieni l'Ucraina? E stai combattendo contro il tentativo di Putin di indebolire e dividere l’Europa? Queste risposte devono essere molto chiare".
Von der Leyen minaccia di sottrarre partiti all'Ecr - Non è chiara quale sia la posizione di Von der Leyen su Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni. Ma la presidente della Commissione ha lasciato intendere che alcuni partiti dell'Ecr potrebbero andarsene per aderire al Ppe. "Non sappiamo come sarà formato l'Ecr dopo le elezioni, quali gruppi lasceranno l’Ecr e, ad esempio, se aderiranno al Ppe, il che è anche possibile", ha detto von der Leyen, rispondendo alla nostra domanda in conferenza stampa. Secondo fonti del Ppe, i fuori usciti potrebbero essere i partiti della Repubblica ceca, della Finlandia e della Svezia. Il che lascerebbe Meloni davanti a un dilemma: restare con gli infrequentabili?
Tusk vuole un "Top Job" per l'Europa centrale - Il ritorno di Donald Tusk al tavolo del Consiglio europeo è stato accolto con favore, ma il primo ministro polacco è duro nei negoziati. Chiede che uno dei tre "Top Job" delle istituzioni europee sia affidato a un candidato dell'Europa centrale, e nessuno osa contestare questa richiesta, ci ha detto un alto funzionario europeo. Ci sono molti candidati, ma molti sono stati esclusi dall'accordo ai massimi livelli per la riconferma di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione. Sono finiti i tempi di Donald Tusk, quando la Commissione e il Consiglio erano assegnati a un membro del PPE. I liberali ora sono parte del gioco e la torta va divisa in fette più piccole. Il PPE avrà un solo "incarico di vertice" e punta su Ursula von der Leyen. Il capo della diplomazia polacca, Radek Sikorski, è fuori dalla corsa, così come i suoi omologhi lituano e lettone, Gabrielus Landsbergis e Arturs Krišjānis Kariņš, perché membri della famiglia del PPE.
Il dilemma di Kallas - Il primo ministro estone liberale Kaja Kallas è un potenziale candidato a succedere allo spagnolo Josep Borrell come Alto rappresentante. Ma deve ancora esprimere il suo interesse. Per il momento, Kallas è ufficialmente in lizza per il posto di Segretario Generale della NATO, anche se molti alleati sono riluttanti ad affidare la carica a un candidato così apertamente contrario alla Russia. Evitare un'escalation e il coinvolgimento della NATO in un conflitto con la Russia è il leitmotiv di americani e tedeschi. Domanda: Kaja Kallas può ripiegare sulla carica di Alto Rappresentante, la cui funzione primaria è quella di trovare il minimo comune denominatore, come dimostra la difficoltà dei 27 ad accordarsi su vere sanzioni contro la Russia?
Accordo sul tredicesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca - L'Ungheria ha manovrato per indebolirlo, ma non lo ha bloccato. Ieri è stato raggiunto un accordo su un tredicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Deve ancora essere formalmente approvato dalle capitali ed entrerà in vigore il 24 febbraio, terzo anniversario dell'invasione dell'Ucraina. "Stiamo aggiungendo 200 nomi alla lista di persone ed entità sanzionate per il loro coinvolgimento nella guerra, e stiamo prendendo altre misure contro entità coinvolte nell'elusione delle sanzioni europee, così come aziende o gruppi nei settori della difesa e militare, perché dobbiamo continuare a degradare la macchina da guerra di Putin", ha sottolineato il capo della diplomazia europea, Josep Borrell. Undici società straniere - quattro cinesi, una turca, una indiana, una di Singapore, una dello Sri Lanka, una serba e una del Kazakistan - sono state sanzionate in questo 13° pacchetto. "Troppo poco, troppo tardi", ha criticato l'eurodeputato ed ex primo ministro belga Guy Verhofstadt. "La Fondazione Navalny ha stilato una lista di 6.000 persone che compongono il regime di Putin. Dopo tutto quello che abbiamo visto in Ucraina e in Russia, l'UE ne ha sanzionato meno di un terzo. E dopo la morte di Navalny, ne aggiungiamo... 147.. Questo è il nostro strumento per colpire gli alleati più stretti di Putin... Usatelo!", ha detto ai leader europei. Un pacchetto può essere modificato con l'accordo unanime delle capitali. Vladimir Putin e Serguei Lavrov sono stati così aggiunti alla prima serie di sanzioni europee.
Stato di diritto
L'Ungheria multa l'opposizione di Orban - Le autorità ungheresi hanno imposto una pesante multa a sei partiti dell'opposizione, accusandoli di finanziamento illegale ricevuto dall'estero e privandoli di risorse cruciali in vista delle elezioni europee. La Corte dei conti dello Stato ha multato i partiti che si erano coalizzati nel 2022 contro Fidesz, il partito del primo ministro Viktor Orban, per una somma complessiva di oltre 520 milioni di fiorini (1,3 milioni di euro), pari a circa metà del finanziamento pubblico destinato agli stessi partiti. L'opposizione è anche oggetto di un’indagine fiscale separata che potrebbe portare a sanzioni ancora più severe.
Economia
A metà percorso il Recovery fund è meno efficace del previsto - La Commissione ieri ha presentato la sua valutazione di metà percorso della Facility di ripresa e resilienza, il grande debito comune realizzato per finanziare riforme e investimenti dopo la pandemia. L'attenzione è stata incentrata su obiettivi e traguardi e sugli esborsi. A fine 2023, la a Commissione ha ritenuto raggiunti oltre 1.150 target e milestones. Ad oggi sono già stati erogati agli Stati membri quasi 225 miliardi di euro. L'Italia è il primo beneficiario con circa 100 miliardi. Un importo di 67 miliardi di euro è stato versato come prefinanziamento per avviare l’attuazione di riforme e investimenti e per mitigare gli effetti a breve termine della crisi Covid-19 e poi della crisi energetica. Ma l'effetto sulla crescita non è tanto importante quanto sperato all'inizio. Nel 2020 la commissione aveva stimato che la Facility per la ripresa e la resilienza avrebe permesso in media di aumentare il pil del 1,9 per cento nel 2022. Il risultato è stato un più modesto 0,4 per cento. Il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, ha dato la colpa ai modelli usati. “Se si usa un altro modello, si arriva allo 0,8 per cento nel 2022. E 1,4 per cento nel 2026”, ha detto Dombrovski, che ha tuttavia riconosciuto che la stima “è più bassa” di quella iniziale. Il commissario Paolo Gentiloni ha invitato a non concentrarsi sui modelli, ma ricordare che il debito comune ha permesso di ridurre lo spread e accelerare la ripresa.
Connettività
Nessuna rivoluzione con il pacchetto connettività - Margrethe Vestager e Thierry Breton ieri hanno presentato una delle ultime iniziative della legislatura per il settore delle telecomunicazioni. Ma la rivoluzione non arriverà dal pacchetto connettività. La Commissione ha illustrato una serie di possibili azioni per promuovere l'innovazione, la sicurezza e la resilienza delle infrastrutture digitali. Il pacchetto sulla connettività digitale mira ad avviare una discussione su proposte concrete con i portatori di interessi, gli stati membri e i partner. Il Libro bianco "Come padroneggiare le esigenze dell'infrastruttura digitale europea?" analizza le sfide che l'Europa si trova attualmente ad affrontare nella diffusione delle future reti di connettività e presenta possibili scenari per attrarre investimenti, promuovere l'innovazione, aumentare la sicurezza e realizzare un vero mercato unico digitale. La raccomandazione sulla sicurezza e la resilienza delle infrastrutture dei cavi sottomarini presenta una serie di azioni a livello nazionale e dell'Ue volte a migliorare la sicurezza e la resilienza.
Vince Vestager la partita sui campioni europei delle telecomunicazioni - Chi si aspettava dal pacchetto connettività la promozione dei campioni europei attraverso le fusioni è rimasto deluso. Sostenitrice della linea liberale, Vestager ha spiegato che il consolidamento del settore europeo delle telecomunicazioni non è ostacolato dalle regole comunitarie, ma dalle normative difformi applicate nei singoli stati membri. "Oggi non c'è nulla, dal punto di vista della politica sulla concorrenza, che impedisca alle telecomunicazioni di consolidarsi a livello transfrontaliero", ha detto Vestager: "Il motivo per cui non lo fanno non sono gli ostacoli della concorrenza... è più probabile che sia l'onere di dover affrontare normative diverse. Tutto ciò, ovviamente, rende la situazione meno interessante dal punto di vista economico", ha aggiunto.
Vacca sacra
Il Tribunale dell'Ue salva l'Halloumi Dop - Il Tribunale dell'Ue ieri ha respinto un ricorso contro la registrazione della denominazione del formaggio cipriota “Halloumi” come denominazione di origine protetta. L'halloumi è un formaggio cipriota con odore e sapore caratteristici. È fabbricato con latte di pecora o di capra, o una miscela di entrambi, con o senza latte vaccino. Ha la proprietà di non fondere ad alta temperatura. La Papouis Dairies Ltd, una società cipriota, e altre persone avevano contestato il regolamento di esecuzione della Commissione, che era stato adottato dopo lunghi negoziati. Il Tribunale ha rigettato il ricorso nella sua integralità, sostenendo che la Commissione non è tenuta a verificare se il metodo di ottenimento del prodotto, descritto nella domanda di registrazione, sia conforme ad una norma di produzione nazionale preesistente.
Accade oggi
Consiglio europeo: il presidente Michel riceve il premier svedese, Ulf Kristersson
Commissione: la presidente von der Leyen riceve il premier svedese, Ulf Kristersson
Commissione: la presidente von der Leyen presiede il Clean Tech Industry Dialogue
Commissione: discorso della vicepresidente Jourova a un vento sulla difesa della democrazia in europea organizzato dal Centre for European reform e da Kreab
Commissione: visita del commissario Schimt a Budapest
Commissione: il commissario Rounders incontra il procuratore generale della Corte penale internazionale, Karim Khan
Commissione: discorso della commissaria McGuinness a una conferenza del Ppe sull'agricoltura
Parlamento europeo: discorso della presidente Metsola al "Forum Europa"
Banca centrale europea: pubblicazione del resoconto della riunione del 24 e 25 gennaio del Consiglio dei governatori
Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
Eurostat: dati sull'inflazione a gennaio 2024; dati sul commercio con la Russia nel quarto trimestre 2023; dati sulle competenze nell'era digitale nel 2023