Il Regno Unito volta la pagina politica sulla Brexit
Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
Il Regno Unito ha voltato politicamente pagina sulla Brexit con un'alternanza al potere. Le elezioni generali del 4 luglio hanno posto fine a quattordici anni di governo Tory e hanno dato la vittoria ai laburisti. Ma non cambierà nulla, o quasi. Il Labour sotto Jeremy Corbyn ci ha messo del suo nella decisione di lasciare l'Unione Europea nel referendum del 2016. Ora che il partito è guidato da Sir Keir Starmer, il futuro primo ministro, il Labour non mette in discussione la decisione dei suoi compatrioti. Tuttavia, inizierà un lento riavvicinamento per permettere al Regno Unito di rientrare nei giochi europei.
"Il Regno Unito non entrerà nell'Ue, nel mercato unico o nell'unione doganale", ha dichiarato Keir Starmer. Nessuno a Bruxelles ci si aspetta una completa inversione di rotta sulla Brexit. "Dovremo aspettare una generazione", ci ha detto un alto funzionario dell'Ue. "Tra un secolo o due, sì", afferma Jean-Claude Juncker in un'intervista a Politico.eu. L'ex presidente della Commissione europea ha negoziato la Brexit, facendosi insultare da media e politici britannici. "La Gran Bretagna sta scoprendo ora le conseguenze del suo voto e queste conseguenze corrispondono esattamente a ciò che avevano detto", dice Juncker un po' disilluso. L'uscita del Regno Unito, un vero e proprio freno quando era membro dell'Ue, è stata vissuta come tragedia, ma anche come un sollievo. Oggi sono altri paesi che si assumono la responsabilità di mettere i bastoni tra le ruote al blocco europeo. Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, non ha fatto mistero delle sue intenzioni e sta lavorando con un certo successo per paralizzare il processo decisionale.
La Brexit è diventata un argomento tabù su entrambe le sponde della Manica. Non si parla più di ridiscutere l'uscita dal Regno Unito. Ma entrambe le parti stanno cercando di rivedere le loro relazioni. Il modo in cui ciò avverrà rimane da vedere. Keir Starmer vuole rinegoziare gli accordi commerciali con l'Ue. "Penso che potremmo ottenere un accordo migliore di quello pasticciato che abbiamo ottenuto sotto Boris Johnson sul fronte del commercio, della ricerca e dello sviluppo e della sicurezza", ha annunciato il futuro primo ministro. Un risultato positivo non è scontato. Il continente non si mostra molto propenso a nuovi negoziati con Londra.
D'altra parte, gli sconvolgimenti geopolitici stanno aprendo nuove prospettive. E spingono britannici ed europei a riconsiderare le loro relazioni. "Gli aiuti militari e finanziari all'Ucraina, le sanzioni contro la Russia e lo sforzo di ricostruzione hanno dato vita a uno stretto coordinamento e a un'azione di cooperazione sin dall'inizio della guerra, ma su base informale e guidata dall'urgenza. Questa volta, la concomitanza delle elezioni europee e britanniche, rispettivamente il 9 giugno e il 4 luglio 2024, offre l'opportunità alle future squadre al comando di avviare, strutturare e formalizzare un nuovo dialogo per estendere le relazioni a settori strategici", sottolinea in una nota analitica Sébastien Maillard dell'Istituto Jacques Delors.
La Comunità politica europea (CPE) fornisce un quadro di riferimento. Il Regno Unito ha immediatamente aderito a questo organismo informale lanciato dal presidente francese, Emmanuel Macron, nel 2022. Il governo britannico ospiterà il prossimo vertice, previsto per il 18 luglio 2024 a Blenheim Palace, vicino a Oxford. "Descritto dal Foreign Office come il più grande evento europeo sul suolo britannico dopo la Brexit, con il sostegno all'Ucraina in cima all'agenda, dovrebbe vedere il successore di Rishi Sunak dare il benvenuto ai suoi omologhi di tutto il continente e ai leader dell'Ue, alla presenza di Re Carlo III, in quello che potrebbe simboleggiare il primo riavvicinamento della Gran Bretagna all'Europa. E il possibile inizio di un dibattito sulle loro relazioni", sostiene Sébastien Maillard.
Sicurezza e difesa sono due aree di cooperazione. Anche se i britannici lo negano, la Brexit è costata loro cara. All'interno della Nato, Londra è considerata un partner molto al di sotto del suo potenziale. Le sue capacità militari si sono degradate a causa di "gravi errori di valutazione commessi dal 2020", secondo un documento che abbiamo consultato. Le forze armate britanniche "non possono difendere adeguatamente il territorio britannico" e "non sono preparate per un conflitto di qualsiasi portata", ha ammesso Rob Johnson, un alto funzionario della difesa responsabile della valutazione della potenza militare britannica, citato dal Financial Times. Inoltre, la rottura con l'Ue esclude le aziende britanniche produttrici di armi dai contratti di appalto congiunti e impedisce loro di beneficiare del sostegno al loro sviluppo industriale.
La possibile rielezione di Donald Trump negli Stati Uniti è considerata un motivo di preoccupazione comune, viste le minacce rivolte agli inadempienti dell'Alleanza. Si prevede un "riorientamento radicale", con il ritiro degli Stati Uniti, che costringerà gli europei ad assumere un ruolo per il quale sono impreparati. In questa configurazione, Londra deve avvicinarsi ai suoi ex partner dell'Ue. Ma la partecipazione britannica alla difesa europea richiederebbe un contributo finanziario e un allineamento normativo con l'Ue in contrasto con la Brexit. "La minaccia posta dalla Russia al continente rende certamente necessario un riavvicinamento strategico tra Londra e l'Ue a 27. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca lo renderebbe imperativo. Le elezioni presidenziali americane promettono quindi di essere un fattore decisivo per accelerare l'intensificazione di una relazione euro-britannica basata tanto su valori e interessi condivisi quanto sulla semplice vicinanza geografica", sostiene Sébastien Maillard.
La frase
"Gli europei saranno in grado di continuare a sostenere l'Ucraina, se gli Usa non lo faranno. Sicuramente è difficile, ma non impossibile. C'è la volontà politica? Ho qualche dubbio".
Josep Borrell rispondendo a una domanda sulla possibile elezione di Donald Trump.
Geopolitica
Orban in viaggio per incontrare Putin senza consultare l'Ue - Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, oggi dovrebbe incontrare il presidente russo, Vladimir Putin, dopo l'incontro di martedì a Kyiv con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Lo scoop è del giornalista d'inchiesta Szabolcs Pany. Orban sarà accompagnato dal ministro degli Esteri, Péter Szijjártó, che martedì ha avuto una conversazione telefonica con il suo omologo russo, Sergei Lavrov. Non è ancora chiaro se l'incontro avrà luogo a Mosca. Il programma ufficiale di Orban prevede la sua partecipazione oggi e domani al vertice dell'Organizzazione degli Stati Turchi a Shusha in Azerbaijan, dove potrebbe essere presente anche il presidente russo. Dopo l'inizio della guerra, Orban ha già incontrato Putin a Pechino il 17 ottobre scorso. Questa volta può anche usare il cappello della presidenza ungherese dell'Ue. O meglio abusare. Secondo le informazioni che abbiamo raccolto, Orban non ha consultato né informato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sulla sua visita a Mosca. La visita del premier ungherese ha colto di sorpresa anche la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e l'Alto rappresentante, Josep Borrell. Nessuno ne è stato informato.
Michel sconfessa Orban - La sconfessione pubblica è senza precedenti nella storia dell'Ue. “La presidenza di turno dell'Ue non ha un mandato di dialogare con la Russia a nome dell'Ue”, ha scritto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dopo la notizia dell'incontro tra Orban e Putin. “Il Consiglio europeo è chiaro: la Russia è l'aggressore, l'Ucraina la vittima. Nessuna discussione sull'Ucraina può avvenire senza l'Ucraina”. Una fonte ci ha raccontato che, oltre a non informare Michel del viaggio, la squadra di Orban non ha risposto alle richieste del presidente del Consiglio europeo di chiarire i contorni della possibile visita in Russia. “Ci sono stati numerosi tentativi di avere un contatto e confermare la notizia di una possibile visita di Orban in Russia, ma non hanno avuto successo”, ci ha detto la fonte. “Se Orban avesse chiesto, il presidente Michel gli avrebbe vivamente consigliato di evitare questa visita”, ha aggiunto la fonte. Anche il premier polacco, Donald Tusk, è intervenuto con un messaggio su Xi diretto al premier ungherese. “Le voci sulla tua visita a Mosca non possono essere vere Viktor Orban, o possono?”.
Borrell consiglia a Costa di mettere le cose in chiaro con von der Leyen - Sul palco del Consiglio annuale dell'European Council on Foreign Relations ieri a Madrid, l'Alto rappresentante Josep Borrell ieri ha voluto dare un paio di consigli ad Antonio Costa, che dal primo dicembre sarà presidente del Consiglio europeo, alla luce della lezione degli ultimi cinque anni. E, anche se non ha fatto il nome, il bersaglio di Borrell è Ursula von der Leyen, che i leader hanno confermato alla presidenza della Commissione per un secondo mandato. "Tu sei il rappresentante dell'Ue per la politica estera e di sicurezza. Tu lo sei. Nessun altro”, ha detto Borrell. “Il mio consiglio è di affermarlo in modo chiaro dal primo momento. Secondo l'articolo 15 del Trattato, tu sei il più alto rappresentante dell'Unione nel mondo sulla politica estera e di sicurezza, senza pregiudizio delle competenze dell'Alto rappresentante. La Commissione è il rappresentante dell'Ue, con l'eccezione della politica estera e di sicurezza. Articolo 17”, ha detto Borrell. “Prendo nota”, ma “dobbiamo agire come squadra. Non abbiamo politica estera senza politica di sviluppo e politica commerciale”, ha risposto Costa. “Dobbiamo avere una cooperazione molto stretta tra presidente del Consiglio, Alto rappresentante e presidente della Commissione”. Von der Leyen è accusata da Borrell e dall'attuale presidente del Consiglio, Charles Michel, di aver oltrepassato le proprie competenze per attribuirsi il ruolo di rappresentante dell'Ue nel mondo.
Parlamento
La Sinistra accoglie il movimento populista italiano dei 5 stelle - Il gruppo della Sinistra ieri ha deciso di accogliere gli otto eletti italiani del Movimento 5 Stelle, anche se potrebbe non essere in via definitiva. "Per confermare la convergenza politica, la Sinistra e il M5S hanno concordato di prendersi un periodo di sei mesi di tempo con uno status di osservatore reciproco", ha detto il gruppo della Sinistra in un comunicato. Effettivamente il Movimento 5 Stelle, fondato dal comico Beppe Grillo, ha fatto un percorso politico decisamente incoerente. Nel 2014, dopo il suo ingresso al Parlamento europeo, decise di aderire a un gruppo con il britannico, Nigel Farage, uno dei promotori della Brexit. Nel 2018-19 ha formato in Italia un governo con la Lega, il partito di estrema destra di Matteo Salvini. Dopo la fine dell'alleanza con Farage, il M5s ha cercato di entrare nei gruppi liberale, verde e socialista, ma ogni volta si è visto rispondere con un rifiuto. Con l'ingresso degli otto eletti del M5S, il gruppo della Sinistra passa a 47 membri. E' una brutta notizia per Ursula von der Leyen che sta cercando i voti per la sua conferma da parte del Parlamento europeo. Il M5S cinque anni fa aveva votato a favore della presidente della Commissione. Il 18 luglio, invece, ha annunciato un "no alla nomina di Ursula von der Leyen".
Legislatura
Il “memo” del Bruegel a von der Leyen, Costa e Metsola - Il think tank Bruegel ha pubblicato un documento con le sue raccomandazioni ai leader delle istituzioni dell'Ue per la prossima legislatura. Il compito si annuncia titanico. “Nei prossimi cinque anni, è necessario continuare a sostenere l’Ucraina attuando misure per rinvigorire la crescita dell’Ue, raggiungere gli obiettivi climatici del 2030 e gettare le basi per raggiungere gli obiettivi del 2040 e garantire riduzioni più rapide delle emissioni oltre i confini dell’Ue. È necessario ripristinare la coesione sociale per scongiurare le minacce al modello europeo. Occorre fare di più per migliorare la sicurezza esterna dell’Ue”, dicono gli autori. “Alla base di tutto ciò, è necessario compiere uno sforzo serio per migliorare la governance dell’Ue – e ciò deve essere fatto senza creare ulteriori divisioni”. La lettura è interessante, con alcune idee originali anche a livello settoriale, come riformare la Politica agricola comune per ridurre i finanziamenti da parte dell'Ue e introdurre il cofinanziamento nazionale o affrontare il tema dell'immigrazione rafforzando gli ingressi legali con la “Blue Card”. Rimane il problema della montagna di soldi di cui ha bisogno l'Ue. “Lo spazio fiscale è limitato e aumentare le risorse proprie o accettare nuovi prestiti da parte dell’UE sarà difficile e creerà divisioni”, avverte Bruegel.
Geoeconomia
La Commissione conferma (per ora) i dazi sulle auto elettriche cinesi - La Commissione europea ieri ha confermato l'introduzione di dazi provvisori contro i veicoli elettrici importati dalla Cina. Nell'indagine avviata lo scorso ottobre sono stati individuati sussidi che vengono concessi da tutti i livelli di governo (dal governo centrale alle autorità locali), a tutta la catena del valore dei veicoli elettrici (dall'estrazione del litio per le batterie ai porti europei), con ogni strumento possibile (dagli aiuti diretti alla concessione di terreni a basso costo). La Commissione ha concluso che i produttori di veicoli elettrici in Cina “beneficiano pesantemente di sussidi ingiusti” e che “l'afflusso di importazioni cinesi sovvenzionate a prezzi artificialmente bassi rappresenta quindi una minaccia di pregiudizio chiaramente prevedibile e imminente per l'industria dell'Ue”. Dal 2020 al 2023, la quota di mercato dei costruttori europei è scesa dal 68,9 al 59,9 per cento, mentre le importazioni cinesi sono salite dal 3,9 al 25 per cento. Il livello dei dazi è stato fissato sulla base dei sussidi ricevuti dai gruppi cinesi coinvolti direttamente nell'indagine: 17.4 per cento per Byd, 19,9 per cento per Geely, 37,6 per cento per Saic. Gli altri produttori che hanno cooperato rispondendo ai questionari della Commissione si vedono imporre un dazio del 20,8 per cento, quelli che non hanno cooperato del 37,6 per cento. I dazi decisi si sommano al 10 per cento applicato a tutti i veicoli elettrici importati nell'Ue.
La Commissione apre al dialogo con la Cina per evitare dazi definitivi - Malgrado la decisione sui dazi compensativi, ieri la Commissione ha decisamente cambiato tono nel conflitto sui sussidi cinesi ai produttori di veicoli elettrici. “Quello che vuole l'Unione europea è una soluzione, non l'introduzione di dazi”, ha spiegato il portavoce della Commissione, Eric Mamer. L'ammontare dei dazi provvisori è stato rivisto leggermente al ribasso, rispetto al preannuncio di un mese fa, ufficialmente per un errore formale. Dentro la Commissione si ritiene che ci siano stati progressi nelle discussione tecniche con le autorità di Pechino. La decisione se applicare in modo definitivo i dazi sarà presa entro il 4 novembre, dopo un voto a maggioranza qualificata degli stati membri al Consiglio. La conferma tra quattro mesi non è scontata. La Germania e diversi paesi nordici hanno criticato la Commissione. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, si è espresso pubblicamente contro. I produttori di auto tedeschi temono che Pechino applichi dazi di rappresaglia sulle loro auto di lusso. Berlino sta facendo pressioni sulla Commissione per trovare una soluzione negoziata, o almeno abbassare in modo considerevole i dazi compensativi.
Francia
Lo sbarramento repubblicano affossa il Rassemblement National - La maggioranza assoluta di 289 seggi all'Assemblea Nazionale si allontana per Marine Le Pen e Jordan Bardella. Le ultime proiezioni danno tra i 210 e i 240 seggi all'estrema destra e ai suoi alleati (IFOP per Le Figaro). 228 secondo la proiezione del Grand Continent. La rivista tuttavia avverte che l'affluenza al secondo turno sarà il fattore decisivo. La formazione di un fronte repubblicano per bloccare l'estrema destra ha portato a 212 desistenze e ha ridotto il numero di gare a tre da 306 a 94. Un'ampia coalizione di governo che riunisca i repubblicani, i centristi-liberali e la maggioranza dei partiti di sinistra del Nuovo Fronte Popolare, con l'eccezione di France Insoumise, totalizzerebbe tra i 270 e i 280 rappresentanti eletti. Il problema rimane la negoziazione di un programma di governo tra le tre forze pro-europee dello spettro politico francese e un accordo sulla persona che guiderà un eventuale governo. Una cosa è certa: Emmanuel Macron perderà il suo potere assoluto e non avrà più mano libera. La Francia diventerà uno Stato membro come tutti gli altri dell'Ue.
Regno Unito
I Tory annichiliti, il Labour con una maggioranza storica - Le elezioni legislative nel Regno Unito ieri hanno prodotto una nuova svolta paragonabile all'arrivo al potere di Margaret Thatcher nel 1979 e di Tony Blair nel 1997. Il Labour ha ottenuto 410 seggi contro 131 eletti per il partito dei Tory, secondo gli exit poll pubblicati ieri sera. Per il partito conservatore è il peggiore risultato di sempre. La concorrenza del movimento Reform UK di Nigel Farage, che ha ottenuto 13 eletti, ha completato la disfatta dei Tory. I Liberal-democratici, con 61 deputati, ottengono un buon risultato, mentre il Partito nazionale scozzese con appena 10 seggi subisce una disfatta. di Il leader laburista Sir Keir Starmer diventerà primo ministro con la seconda maggioranza più solida della storia del partito laburista dopo quella ottenuta da Blair nel 1997. Cinque anni fa, il Labour guidato da Jeremy Corby sembra destinato all'estinzione. Oggi sono i Tory a rischiare di scomparire. Il caos politico ed economico provocato dalla Brexit e dalla sua attuazione ha dato un contributo decisivo alla loro disfatta. Ma ci sono voluti otto anni per superare politicamente il referendum del 23 giugno 2016.
Accade oggi
Nato: conferenza stampa del segretario generale, Jens Stoltenberg, in vista del summit di Washington
Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell a Larissa in Grecia visita il quartier generale dell'Operazione Eunavfor Aspides
Commissione: il commissario Schmit, ad Aix-En-Provence partecipa all’evento 'Coltivare la solidarietà intergenerazionale'
Commissione: la commissaria Simson a Buenos Aires incontra la ministra degli Esteri, Diana Mondino
Banca centrale europea: la presidente Lagarde partecipa ai Rencontres Economiques i Aix-en-Provence 2024
Eurostat: dati sul commercio al dettaglio in maggio; indice prezzi dei prezzi delle case nel primo trimestre; statistiche sulle procedure Dublino nel 2023