Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann e Idafe Martín vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Non dimenticate di sostenere il Mattinale passando a un abbonamento a pagamento.
La Convenzione di Ginevra sui rifugiati è diventata troppo stretta per l'Ue
Il prossimo mattone della costruzione dell'Europa fortezza contro i migranti sarà la richiesta dell'Unione europea di rivedere la Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati? La presidenza polacca del Consiglio dell'Ue ha evocato questa possibilità in un documento – un “discussion paper” - distribuito ai ministro dell'Interno per la loro riunione informale che si è tenuta ieri a Varsavia. Il tema non è ancora una priorità. Ma il solo fatto che questa possibilità venga menzionata dimostra quanto le regole del diritto internazionale che garantiscono l'asilo a chi è perseguitato siano diventate troppo strette per gli Stati membri dell'Ue. Sempre più governi di fatto effettuano respingimenti alla frontiera, negando il diritto a presentare domanda di asilo. La Commissione rimane silente, nel migliore dei casi guardando dall'altra parte, nel peggiore diventando complice delle violazioni del diritto internazionale per omissione.
I ministri dell'Interno dell'Ue ieri si sono concentrati sui rimpatri. “Stiamo lavorando a nuove regole più severe sui rimpatri”, ha detto il commissario agli Affari interni, Magnus Brunner. “Nessuno capisce perché persone che non possono stare non vengono rimpatriate”. Il commissario ha confermato che i centri di rimpatrio in paesi terzi, fuori dal territorio europeo, potrebbero far parte delle cosiddette “soluzione innovative”. Un altro modello innovativo sostenuto dalla Commissione è il memorandum concluso dall'Italia con l'Albania per esternalizzare le procedure di asilo. Il governo di Giorgia Meloni lo ha appena riattivato, malgrado il fatto che per due volte i tribunali italiani abbiano contestato il meccanismo delle “procedure accelerate di frontiera”, perché mette in dubbio alcuni principi del diritto di asilo fissati dalla Convenzione di Ginevra.
La Convenzione sullo status dei rifugiati del 1951 è nata sulle ceneri delle persecuzioni del nazismo e della Seconda guerra mondiale. Firmata da 144 Stati contraenti, definisce il termine “rifugiato” e specifica tanto i diritti dei migranti forzati quanto gli obblighi legali degli Stati di proteggerli. Il principio fondamentale è quello del non-refoulement (non respingimento), che afferma che nessun rifugiato può essere respinto verso un paese in cui la propria vita o libertà potrebbero essere seriamente minacciate. Oggi il principio di non respingimento è considerato una norma di diritto internazionale consuetudinario. Ma nell'Ue sempre più governi lo mettono in discussione con le loro politiche condotte in nome della sicurezza delle frontiere e della lotta all'immigrazione irregolare.
Il “discussion paper” della presidenza polacca suggerisce che le normative internazionali ed europee sul diritto di asilo non sono più adeguate al fenomeno migratorio attuale. “Questi principi sono stati sviluppati dopo la fine della Seconda guerra mondiale ed erano caratterizzati da una situazione geopolitica molto diversa da quella odierna”, si legge nel documento. Nel 1951 e nei decenni successivi i flussi di candidati all'asilo erano di gran lunga inferiori a quelli attuali. La crisi dei rifugiati siriani del 2015-16, con oltre un milione di persone che hanno attraversato le frontiere dell'Ue, ha cambiato tutto. Il rigetto dei migranti da parte dei cittadini e degli elettori, con la crescita dei partiti di estrema destra nelle urne, ha creato un senso di urgenza ulteriore nei governi. L'uso dei migranti come arma ibrida (da parte della Bielorussia e della Russia a partire dal 2020) o di ricatto politico-finanziario (da parte della Turchia o della Libia ripetutamente nel corso di quest'ultimo decennio) è un'altra ragione invocata per sospendere le regole sull'asilo.
E' sulla base di queste ragioni politiche che la Commissione ha chiuso gli occhi o acconsentito a deroghe alle regole internazionali sulla protezione dei rifugiati. L'Italia ha concluso accordi con la Libia e la Tunisia per esternalizzare i respingimenti attraverso l'intercettazione dei migranti in mare, utilizzando i finanziamenti dell'Ue. La Grecia è stata recentemente condannata dalla Corte europea dei diritti umani per aver praticato respingimenti in modo sistematico, ma la Commissione non ha avuto nulla da dire. E' di ieri la notizia che alla frontiera tra la Turchia e la Bulgaria, tre minori egiziani sono morti di freddo a Natale perché la polizia bulgara ha rifiutato di soccorrerli nella foresta di Burgas. Centinaia di abusi contro i migranti che cercavano di attraversare la frontiera, sono stati registrati in Croazia. Al massimo la Commissione ha chiesto spiegazioni. I portavoce della Commissione sono rimasti silenti ieri quando i giornalisti hanno chiesto se la risoluzione approvata dal Bundestag tedesco, su iniziativa del leader della CDU, Friedrich Merz, e con i voti dell'estrema destra di AfD, che prevede di respingere i richiedenti asilo alla frontiera.
L'uso dei migranti come arma politica ha spinto la Commissione a dare la sua benedizione alla sospensione del diritto di asilo. La Commissione non ha reagito alla legge adottata dalla Finlandia nel luglio del 2024 che autorizza i guarda frontiere a respingere i migranti che tentano di entrare nel paese dalla Russia. Lo scorso dicembre, la Commissione è andata oltre dando la sua approvazione a un progetto di legge della Polonia per introdurre una sospensione territoriale della possibilità di chiedere asilo per i migranti che forzano la frontiera con la Russia e la Bielorussia. La sospensione dei diritti fondamentali può essere consentita “se è proporzionata, temporanea e limitata a quanto è strettamente necessario” per affrontare la minaccia alla sicurezza, ha detto la Commissione nelle sue linee guida. Sono "le situazioni eccezionali in cui gli stati membri possono adottare anche misure eccezionali", ha spiegato Henna Virkkunen, la vicepresidente della Commissione: “Possono limitare l'esercizio del diritto d'asilo, ma ciò deve avvenire in condizioni molto rigorose e (entro) i limiti legali".
Secondo il discussion paper della presidenza polacca, le “limitazioni all'applicazione” del diritto di asilo attualmente previste “in situazioni straordinarie” non sono più sufficienti. “E' importante considerare se la situazione attuale sia semplicemente temporanea o se sia già una nuova realtà. Se quest'ultima ipotesi è vera, invocare la natura straordinaria della situazione non può giustificare l'uso di sole norme derogatorie e deve essere preso in considerazione un riferimento più ampio alle sfide che affrontiamo”, si legge nel documento. Per questo – secondo la presidenza polacca – è necessario “stimolare la discussione sulla questione a livello internazionale. La mancanza di alternative all'accettazione delle domande di protezione internazionale e il rispetto del principio di non respingimento richiedono certamente una discussione approfondita”. Tradotto: serve un dibattito sulla revisione della Convenzione di Ginevra del 1951.
La Convenzione di Ginevra rappresenta in effetti un ostacolo per misure sempre più radicali da parte dell'Ue contro migranti e richiedenti asilo. Che sia la revisione del concetto di “paese sicuro” che la Commissione intende proporre o l'idea di creare degli hub esterni all'Ue dove portare i candidati all'asilo in attesa di una decisione sulla loro protezione internazionale, il principio di non respingimento limita il margine di azione. Inoltre, la Convenzione di Ginevra – insieme alla Carta dei diritti fondamentali dell'Ue – può essere usata dalla Corte di giustizia dell'Ue per contestare o dichiarare illegali alcune normative europee o nazionali che superano i limiti di ciò che è permesso dal diritto internazionale sui rifugiati. Il tentativo della presidenza polacca di violare il tabù della Convenzione di Ginevra ha un merito: porre fine all'ipocrisia di un'Ue che dice di guardare con orrore Donald Trump mentre deporta i migranti illegali, salvo fare la stessa cosa con i richiedenti asilo.
La frase
“Guten Morgen, Deutschland! Welcome to the club!”
Viktor Orban, dopo che l'Unione CDU-CSU ha votato con l'estrema destra di AfD una risoluzione per indurire le politiche migratorie.
Migranti
Merkel denuncia l'errore di Merz - La famiglia cristiano-democratica è divisa in Germania dopo l'approvazione di una mozione anti-migranti presentata dalla CDU-CSU al Bundestag e approvata con il sostegno del partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD). L'ex cancelliere Angela Merkel ha denunciato “un errore” del candidato della CDU Friedrich Merz per aver “accettato a occhi aperti, per la prima volta, una maggioranza con i voti dell'AfD in una votazione al Bundestag tedesco”. Merkel ha invitato i partiti democratici a lavorare insieme e a rifiutare “manovre tattiche”. La mozione adottata mercoledì non è vincolante. Chiede al governo di limitare l'immigrazione e in particolare di respingere i richiedenti asilo alla frontiera. Durante la crisi dei rifugiati siriani nel 2015-2016, Angela Merkel si rifiutò di rimandare indietro i richiedenti asilo che erano passati dalla Grecia, il paese di primo ingresso nell'UE, a causa delle cattive condizioni di accoglienza fornite dalle autorità greche.
Merz va dritto per la sua strada - “Voglio maggioranze al centro politico. Ma non sono più disposto a lasciare che una minoranza mi dissuada dal votare su una questione giusta. La nostra proposta è fondamentalmente corretta e necessaria”, ha dichiarato Friedrich Merz. Favorito per diventare cancelliere dopo le elezioni generali del 23 febbraio, il leader della CDU è tuttavia imbarazzato dalle polemiche e dalle critiche all'interno del suo partito. Merz ha proposto di tenere ulteriori colloqui sull'immigrazione con i socialdemocratici al governo e i verdi prima del voto sulla proposta di legge sull'immigrazione previsto per oggi.
I socialisti europei alimentano le polemiche - “Per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale, i conservatori tedeschi (CDU/CSU) hanno adottato una mozione anti-migrazione con il sostegno di AfD, il partito di estrema destra. Friedrich Merz ha appena rotto un cordone sanitario durato 80 anni contro l'influenza dell'estrema destra - per un meschino guadagno politico. Un segnale pericoloso. Un errore imperdonabile”, ha deplorato il gruppo socialista al Parlamento europeo in un comunicato stampa.
Tedeschi divisi sulla strategia di Merz - Il 47 per cento dei tedeschi approva la mozione anti-immigrazione della CDU/CSU adottata con i voti dell'AfD, ma il 48 per cento si dice contrario, secondo un sondaggio pubblicato dalla ZDF. Due terzi dei simpatizzanti cristiano-democratici sostengono questa strategia. Ma due terzi dei tedeschi sono favorevoli al rifiuto della cooperazione ufficiale con AfD e il 31 per cento deplora la posizione della CDU. 7 tedeschi su 10 considerano AfD un pericolo per la democrazia. Il 41 per cento è favorevole alla messa al bando del partito, ma il 54 per cento è contrario.
L'Ue e Munsk
12 paesi premono sulla Commissione per usare il DSA contro le interferenze - I ministri per gli Affari europei di dodici paesi hanno scritto alla vicepresidente della Commissione, Henna Virkkunen, e al commissario alla Giustizia, Michael McGrath, per sollecitarli ad agire contro le interferenze nelle democrazie europee attraverso le piattaforme online. “Le crescenti minacce di interferenze straniere e di interventi dirompenti nei dibattiti pubblici durante eventi elettorali chiave rappresentano una sfida diretta alla nostra stabilità e sovranità. I recenti incidenti richiedono un'azione urgente e unita per difendere le prossime elezioni nell'Ue e nei paesi candidati all'Ue”. La Commissione deve “intraprendere azioni decise per proteggere l'integrità dei processi elettorali europei. Gli Stati membri, uniti dai valori condivisi della democrazia e dello stato di diritto, hanno affidato alla Commissione la singolare responsabilità di salvaguardare questi principi. Pertanto, invitiamo la Commissione a rispettare questo mandato con determinazione incrollabile”. C'è il sospetto che Ursula von der Leyen non abbia voluto farlo? Belgio, Cipro, Croazia, Repubblica ceca, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Romania, Slovenia, Spagna esortano la Commissione a “sfruttare appieno i poteri concessi ai sensi sensi del Digital Services Act (DSA) per mitigare eventuali rischi e ad accelerare le indagini in corso. Questi meccanismi devono essere impiegati senza esitazione”.
Brum brum
Von der Leyen annuncia un piano d'azione per l'auto il 5 marzo - La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ieri ha presieduto la prima riunione del dialogo strategico sul futuro dell'industria automotive in Europa. Ventidue attori del settore si sono seduti attorno al tavolo. I costruttori tedeschi erano tutti presenti. Stellantis non ha potuto partecipare perché il suo amministratore delegato, John Elkann, aveva problemi di agenda. Il dialogo sarà lampo. Von der Leyen ha annunciato che la Commissione presenterà il piano d'azione per l'auto il 5 marzo prossimo. Saranno i servizi della Commissione a scriverlo oppure l'esito è già stato preparato dal gabinetto della presidente in consultazione con alcune capitali? Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha detto che von der Leyen ha accettato la sua idea di un piano europeo per fornire incentivi finanziari per l'acquisto di veicoli elettrici per sostenere i costruttori in difficoltà. La Germania insiste anche per allenare le multe miliardarie che alcuni costruttori rischiano di dover pagare per il mancato raggiungimento degli obiettivi sulle emissioni alla fine del 2025. “Questo piano d'azione traccerà un percorso chiaro per garantire che il settore possa prosperare in Europa e competere con successo sulla scena mondiale”, ha detto von der Leyen.
Euro
La Bce taglia (e taglierà) i tassi per contrastare la stagnazione - Nonostante un'inflazione persistente, la Banca centrale europea ieri ha deciso di tagliare i tassi di interesse per la quarta volta consecutiva, annunciando la possibilità di un ulteriore allentamento della politica monetaria per contrastare la debole crescita della zona euro e i rischi di una guerra commerciale con gli Stati Uniti. Il tasso di riferimento sui depositi è stato tagliato di altri 25 punti base attestandosi al 2,75 per cento. I tassi sono scesi complessivamente di 1,25 punti percentuali rispetto al picco del settembre 2023. Pur senza impegnarsi per un calendario preciso, la presidente Christine Lagarde ha annunciato che altri tagli potrebbero seguire. E' "troppo presto" considerare "quando dovremmo smettere" di abbassare i tassi, ha detto Lagarde. "Sappiamo in quale direzione vogliamo muoverci, ed è quella che prenderemo". Ieri Eurostat ha annunciato che la crescita nella zona euro è stata piatta nel quarto trimestre del 2024.
BEI
La BEI punta a investimenti record in difesa, clima, edilizia e tecnologia – La presidente della Banca europea per gli investimenti, la spagnola Nadia Calviño, ha presentato ieri i risultati della BEI per il 2024 (che riflettono la maggiore spesa nella storia dell’istituzione per la transizione climatica) e, soprattutto, ha evidenziato le priorità per il 2025 e gli anni successivi. Calviño ha spiegato che il braccio finanziario dell’Ue investirà circa 95 miliardi di euro e ha sottolineato le stesse priorità che la Commissione europea sta anticipando da settimane: sostegno all’industria della sicurezza e della difesa, transizione climatica, edilizia abitativa accessibile e sostenibile e nuove tecnologie. Calviño ha anticipato che i suoi piani mirano a “intensificare il sostegno alle tecnologie all’avanguardia, comprese le tecnologie pulite, l’intelligenza artificiale, i chip, il calcolo quantistico e ad alte prestazioni, le scienze della salute e le tecnologie mediche, nonché la capacità industriale all’avanguardia dell’Europa”. La quota destinata alla difesa rimane molto bassa, circa 2 miliardi di euro nel 2025, ma è il doppio rispetto al 2024.
Norvegia
Il governo cade per una disputa su una direttiva dell'Ue - La Norvegia non è un paese membro dell'Ue, ma facendo parte dello Spazio economico europeo che le permette di far parte del mercato interno è obbligata a recepire la legislazione comunitaria. Come dimostra lo scontro sull'allineamento normativo con il Regno Unito dopo la Brexit o i conflitti periodici con la Svizzera, il tema è politicamente esplosivo. Ieri il governo norvegese è caduto a causa della volontà del primo ministro, Jonas Gahr Store, di recepire tre direttive dell'Ue nel settore dell'energia. Il partito euroscettico parte della coalizione, il Partito di centro, ha deciso di abbandonare il governo. "Non dobbiamo cedere più potere all'Ue", ha detto il suo leader Trygve Slagsvold Vedum, che è anche ministro delle Finanze. Jonas Gahr Store, leader del Partito laburista, potrebbe restare al potere con un governo di minoranza fino alle elezioni previste l'8 settembre.
Accade oggi
Presidenza polacca dell'Ue: riunione informale dei ministri della Giustizia a Varsavia
Commissione: seminario del collegio dei commissari
Eurostat: dati sugli stanziamenti dei governi per ricerca e sviluppo; dati sui salari minimi nel primo semestre; dati sulle emissioni di gas a effetto serra nel 2023