Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
La deriva a destra del PPE squalificherà Ursula von der Leyen?
Postura o impegno reale? In un chiaro segnale di sfiducia nei confronti dell'apertura della “Spitzenkandidat” del Partito Popolare Europeo, Ursula von der Leyen, alla cooperazione con i partiti nazionalisti, i gruppi dei Socialisti, Verdi, Liberali (Renew) e della Sinistra hanno promesso di non formare mai una coalizione con l'estrema destra e hanno chiesto alla Presidente della Commissione Ursula di prendere un impegno analoga. La destra conservatrice del Ppe ha risposto benedicendo l'accordo stretto da uno dei suoi leader, il premier croato Andrej Plenkovic, con un partito populista di destra per rimanere al potere in Croazia.
La campagna per le elezioni europee è iniziata e le ostilità sono aperte. Ursula von der Leyen, candidata del Ppe per un secondo mandato alla guida della Commissione europea, ha aperto la porta a una collaborazione con il gruppo dei Conservatori e riformisti europei (Ecr) durante il primo dibattito tra i candidati dei diversi partiti europei. Il problema è che l'Ecr comprende il partito polacco Legge e Giustizia (PiS), ideologicamente nazionalista ed euroscettico, il partito italiano Fratelli d'Italia, nazionalista, populista di destra e post-fascista, il partito spagnolo di estrema destra neo-franchista Vox, il partito francese di estrema destra Reconquête e diversi altri gruppi nazionalisti di estrema destra.
Le altre famiglie politiche del Parlamento, chiamate a votare sul candidato designato dai leader europei per la presidenza della Commissione, stanno prendendo posizione. La dichiarazione firmata l'8 maggio dai leader dei gruppi Socialisti, Verdi, Renew e Sinistra è inequivocabile: “Non collaboreremo né formeremo una coalizione con i partiti di estrema destra a nessun livello e chiediamo al Presidente della Commissione e a tutti i partiti democratici di rifiutare categoricamente qualsiasi normalizzazione, cooperazione o alleanza con l'estrema destra e i partiti estremisti”. L'impegno è stato appoggiato dal cancelliere tedesco della Spd Olaf Scholz e dal capo del governo socialista spagnolo Pedro Sanchez. Anche il presidente francese Emmanuel Macron, leader dei liberali, ha espresso la sua ostilità nei confronti dei nazionalisti.
“Mi dispiace che il PPE si sia rifiutato di firmare. Questo dimostra ancora una volta la loro ambiguità, come rivelato da Ursula von der Leyen durante il dibattito della scorsa settimana", ha dichiarato lo “Spitzenkandidat” dei socialisti, il lussemburghese Nicolas Schmit, membro del collegio dei Commissari presieduto dalla stessa von der Leyen e in conflitto con la sua personalissima gestione dell'istituzione. Il Ppe ha risposto a modo suo al manifesto firmato dai leader delle altre famiglie politiche dell'UE. L'annuncio del primo ministro croato Andrej Plenkovic che il suo partito, l'Unione Democratica Croata (HDZ), ha raggiunto un accordo con il Movimento patriottico (DP), nazionalista di estrema destra, per formare un governo di coalizione, è stato una doccia fredda. Plenkovic è uno dei leader del Ppe al tavolo del Consiglio europeo. La sua decisione è un insulto agli altri gruppi europeisti.
Più sorprendente è la scelta del silenzio fatta dal premier polacco conservatore Donald Tusk. Il suo avversario politico, il PiS, guida l'Ecr. Un'alleanza tra il Ppe e l'Ecr è una linea rossa per l'ex presidente del Consiglio europeo, che ha riportato la Polonia a un ruolo di protagonista nell'UE e tratta alla pari con Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Il fatto che Ursula von der Leyen, in qualità di presidente della Commissione, abbia annunciato la chiusura della procedura dell'articolo 7 contro Varsavia per violazione dello Stato di diritto appena prima che Ursula Von der Leyen, candidata del Ppe, andasse a fare campagna in Polonia, lascia aperta la porta a molte interpretazioni del silenzio di Tusk. Ma la politicizzazione della presidenza della Commissione denunciata da Emmanuel Macron sta diventando palesemente evidente.
“Dopo le elezioni europee di giugno, voglio mettere in piedi ampie coalizioni per un'Europa forte”, ha annunciato la candidata del Ppe nel suo discorso in Polonia. “Per me, la base di questa coalizione è chiarissima: un chiaro impegno per lo Stato di diritto, un chiaro impegno per l'Ucraina, un chiaro impegno per la nostra Europa”. Chi, nell'Ecr, risponde a questi criteri? Forse la leader di Fratelli d'Italia e primo ministro italiano, Giorgia Meloni. Ma Meloni abbandonerà l'Ecr? E' improbabile. Per conquistare Fratelli d'Italia, Ursula von der Leyen è disposta a stringere un patto con Vox, il partito alleato del Partido Popular, punta di diamante del Ppe in Spagna, o con DP, l'alleato croato di Plenkovic, che cerca un gruppo al Parlamento europeo? Nell'Ecr sono entrati troppi estremisti di destra. Al punto che il gruppo è diventato poco attraente per la Nuova Alleanza Fiamminga (NV-A), il partito nazionalista e populista di destra del Belgio, che intende lasciarlo.
Finora, la Commissione europea ha sempre trovato una maggioranza nella coalizione europeista formata al Parlamento europeo dal Ppe, dai socialisti e dai liberali, cui si potrebbero aggiungere i Verdi. Ma nel 2019 Ursula von der Leyen non aveva beneficiato del voto di fiducia di tutti i deputati di questi gruppi. Alla fine, la candidata imposta dai leader europei era passata per appena 9 voti, in particolare grazie ai polacchi dell'Ecr. Tuttavia, Fratelli d'Italia non è ancora certa di sostenere un secondo mandato di von der Leyen.
La politicizzazione di Ursula von der Leyen e le sue tendenze di destra, unite all'avversione mostrata verso i socialisti dal presidente del PPE Manfred Weber e dal Partido Popular spagnolo, non favoriscono la sua rielezione per un secondo mandato. Von der Leyen sta dunque elemosinando i voti dei nazionalisti perché sa di non poter contare sul pieno sostegno dei socialisti e dei liberali e sa che i verdi non sono dalla sua parte. Un secondo mandato che fosse una replica del primo, caratterizzato da scontri continui tra la presidente e i commissari socialisti e liberali sarebbe positivo per l'Ue?
Soluzione facile quando era solo la presidente uscente della Commissione e non la candidata del Ppe, la riconferma di Ursula von der Leyen è ora diventata problematica. Olaf Scholz, Pedro Sanchez ed Emmanuel Macron devono tenere fede all'impegno preso nel manifesto pubblicato l'8 maggio e trovare un candidato pro-europeo in grado di distinguersi, non perché membro di una potente famiglia politica, ma perché capace di prendere il timone dell'Ue e di tenerla unita di fronte a nuove tempeste.
La frase
"La situazione è difficile, ma le forze di difesa ucraine stanno facendo tutto il possibile per mantenere le linee difensive e infliggere danni al nemico".
Il comandante in capo delle Forze armate ucraine, Oleksandr Syrsky, dopo che la Russia ha lanciato una nuova offensiva su Kharkiv.
Geopolitica
La Russia lancia l'offensiva a Kharkiv, ma dove sono le armi europee? - La Russia venerdì ha lanciato una nuova offensiva e si sta spingendo all'interno della regione di Kharkiv, nel nord-ovest dell'Ucraina. Le forze russe hanno conquistato diversi villaggi di confine e stanno avanzando verso Lyptsy e Vovchanks. Le difese ucraine resistono, ma sono a corto di munizioni. Ieri gli Stati Uniti hanno annunciato l'invio di armi, proiettili e missili per il sistema di difesa aerea Patriots e di sistemi missilistici terra-aria avanzati, lanciarazzi e veicoli blindati. Cosa fa l'UE? La Francia di Macron è vaga, la Germania di Scholz continua a dire “nein” alla fornitura di missili Taurus e il presidente Volodymyr Zelensky è costretto a implorare ancora una volta. “È essenziale che i nostri partner effettuino le consegne in tempo utile per supportare i nostri caccia. Davvero in tempo. Un pacchetto che aiuta davvero è l'effettiva consegna di armi all'Ucraina, non solo l'annuncio di un pacchetto", ha ribadito Zelensky sabato sera.
Il rimpasto di Putin negli apparati di sicurezza - Il presidente russo, Vladimir Putin, ieri ha deciso un rimpasto dei principali responsabili della sicurezza del Cremlino, rimuovendo Sergei Shoigu dal ministero della Difesa per promuoverlo al posto di capo del Consiglio di sicurezza della Federazione russa, dove sostituirà l'ex capo dello spionaggio, il falco Nikolai Patrushev. Il vice premier Andrei Belousov, economista e consigliere di Putin, prende il posto di Shoigu come ministro della Difesa. La ragione ufficiale fornita dal portavoce di Putin, Dmitry Peskov, è la volontà di migliorare la gestione del ministero della Difesa. Ma secondo diversi analisti il rimpasto è dovuto all'irritazione di Putin nei confronti dell'elite militare che ha condotto la guerra contro l'Ucraina.
Accordo sulle entrate straordinarie dei beni russi congelati - Gli ambasciatori dei 27 stati membri hanno trovato un accordo mercoledì 8 maggio per utilizzare i proventi straordinari generati dagli attivi russi immobilizzati dalle sanzioni a favore dell'Ucraina. I negoziati sono stati lunghi e complicati. Ci sono voluti quasi due anni, da quando la Commissione aveva evocato per la prima volta l'idea di utilizzare i 200 miliardi di euro della Russia congelati nell'Ue a favore di Kyiv. La cifra è molto inferiore per i timori di diversi governi e della Bce di destabilizzare i mercati finanziari e il ruolo dell'euro come moneta di riserva. L'accordo non riguarda il capitale immobilizzato, ma i profitti sugli investimenti. Alla fine dovrebbe permettere di mobilitare ogni anno 3 miliardi di euro. Due anni fa l'obiettivo era la ricostruzione, mentre oggi l'urgenza sono le armi. Il 90 per cento dei proventi straordinari andrà alla “European Peace Facilty”, lo strumento dell'Ue per finanziare le armi per l'Ucraina. Il restante 10 per cento andrà alla “Facility Ucraina” che fornisce aiuti finanziari al bilancio ordinario di Kyiv.
L'Ue divisa mentre un gruppo di paesi si prepara a riconoscere la Palestina - Spagna, Irlanda e un piccolo gruppo di altri paesi dell'Unione europea intendono riconoscere lo stato palestinese il 21 maggio prossimo. Secondo la televisione irlandese RTE News, sono in corso contatti tra Madrid e Dublino, ma anche tra Slovenia e Malta, per un riconoscimento congiunto dopo il voto del 10 maggio all'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla concessione ai palestinesi dello status di membro a pieno titolo dell'Onu. In una dichiarazione comune il 22 marzo, Spagna, Irlanda, Malta e Slovenia avevano annunciato di aver concordato i primi passi verso il riconoscimento dello stato palestinese. La maggior parte degli stati membri dell'Ue, tuttavia, non intende seguire il gruppo di paesi in questa direzione.
Spagna
Sanchez vince un'altra scommessa, questa volta in Catalogna - Il Partito socialista del premier spagnolo, Pedro Sanchez, ha vinto le elezioni regionali in Catalogna di ieri, superando i due partiti indipendentisti, Junts+ ed Esquerra Republicana de Catalunya (Erc). Con il 28 per cento dei voti e 9 seggi in più, i socialisti sono nettamente davanti a Junts (21 per cento e 3 seggi in più), mentre l'Erc registra un crollo (13,5 per cento e 13 seggi in meno). Anche il Partido popular ha ritrovato forza, collocandosi in quarta posizione con l'11 per cento e 12 seggi in più, davanti all'estrema destra di Vox. A Sanchez, che dopo le ultime elezioni legislative ha scelto la normalizzazione dei rapporti con gli indipendentisti, ottenendo in cambio il sostegno decisivo nel Parlamento di Madrid, è riuscita l'ennesima scommessa. Il successo del Partito socialista priva gli indipendentisti della maggioranza assoluta nel Parlamento della Catalogna. L'ex presidente Carles Puigdemont, leader di Junts+, non ha i voti per tornare alla testa della regione. La frammentazione potrebbe costringere la Catalogna a tornare al voto nei prossimi mesi. Un altro scenario possibile è una maggioranza di sinistra che comprenda i socialisti, gli indipendentisti di Erc e l'estrema sinistra di Comuns-Sumar.
Lituania
Nauseda a un passo dalla maggioranza assoluta nelle presidenziali in Lituania - Il presidente uscente, Gitanas Nauseda, ieri ha sfiorato la maggioranza assoluta dei voti nel primo turno delle elezioni presidenziali in Lituania, conquistando il 48 per cento dei voti, secondo i risultati preliminari. Al secondo turno del 26 maggio Nauseda dovrebbe affrontare la premier conservatrice Ingrida simonyte che, mentre lo spoglio dei voti era ancora in corso ieri notte, era di pochi voti davanti a due candidati dell'estrema destra, Remigijus Zemaitaitis e Ignas Vegele.
Malta
Malta perde il vice premier che doveva diventare commissario europeo - Il vice primo ministro di Malta, Chris Fearne, venerdì si è dimesso a causa di uno scandalo di corruzione legato alla concessione di alcuni ospedali pubblici nel 2015. Il procuratore generale maltese ha accusato Fearne e altri funzionai di frode e appropriazione indebita. Lo stesso Faerne ha annunciato di aver chiesto al primo ministro Robert Abela di rinunciare a proporlo come membro maltese della prossima Commissione europea. L'inchiesta tocca anche l'ex primo ministro socialista, Joseph Muscat, il suo capogabinetto, Keith Schembri, l'ex ministro della Sanità, Konrad Mizzi e l'ex ministro delle Finanze e attuale governatore della banca centrale, Edward Scicluna.
Allargamento
Von der Leyen avverte la Macedonia del nord dopo la vittoria dei nazionalisti - Dopo sette anni all'opposizione i nazionalisti della Macedonia del nord si preparano a tornare al potere, dopo aver vinto le elezioni legislative e presidenziali della scorsa settimana. Il partito VMRO-DPMNE ha ottenuto il 43,3 per cento contro appena il 15,4 per cento dei socialisti, che governavano a Skopje. La candidata dei nazionalisti, Gordana Siljanovska-Davkova, è stata eletta presidente con oltre il 65 per cento dei voti. Nel suo primo discorso in Parlamento, Siljanovska ieri ha chiamato il suo paese Macedonia, abbandonando la formula Macedonia del nord concordata con la Grecia. L'ambasciatore greco ha lasciato la sessione inaugurale come gesto di protesta. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha ricordato che per proseguire sul percorso di adesione all'Ue “fondamentale” che la Macedonia del nord “continui sulla strada delle riforme e del pieno rispetto degli accordi vincolanti, incluso l'accordo di Prespa” che aveva posto fine alla disputa con la Grecia sul nome del paese.
Sogno Georgiano va avanti con la legge russa malgrado 50 mila manifestanti - Sabato a Tbilisi oltre 50 mila persone hanno manifestato contro la legge sull'influenza straniera che, secondo l'opposizione, il partito al governo Sogno Georgiano intende adottare per reprimere le organizzazioni della società civile. Nonostante gli avvertimenti dell'Unione europea sui rischi per il processo di adesione della Georgia, il primo ministro, Irakli Kobakhidze, ieri ha confermato l'intenzione di far approvare la cosiddetta "legge russa" in terza lettura dal Parlamento. "Domani o il giorno dopo approveremo questa legge", ha detto Kobakhidze in una conferenza stampa, durante la quale ha minacciato direttamente i manifestanti. Ieri ha avvertito che i manifestanti sarebbero stati arrestati se avessero bloccato il Parlamento a Tbilisi. La presidente Salome Zurabishvili dovrebbe porre il veto sul testo, ma il partito al governo Sogno Georgiano di Bidzina Ivanishvili ha voti sufficienti per scavalcarlo. Se approvata, la nuova legislazione richiederà a tutte le Ong e ai media con più del 20 per cento di finanziamenti stranieri di registrarsi come “organizzazioni che perseguono gli interessi di una potenza straniera”.
Migranti
Saied lancia raid contro i migranti e gli avvocati in Tunisia - Venerdì le forze di sicurezza della Tunisia hanno condotto due raid nella capitale Tunisi per caricare su degli autobus più di 500 rifugiati che sono stati abbandonati alla frontiera con l'Algeria e con la Libia. Gli attacchi contro i migranti e i rifugiati si sono moltiplicati dopo la firma del memorandum tra l'Unione europea e la Tunisia nel luglio del 2023. La polizia tunisina sabato ha anche preso d'assalto la Casa dell'avvocato a Tunisi per arrestare l'avvocato Sonia Dahmani, dopo che la giustizia ha emesso un mandato d'arresto contro di lei per aver difeso i migranti in una trasmissione televisiva. Il canale televisivo France 24 ha ripreso il momento dell'arresto da parte di poliziotti mascherati, che hanno costretto la giornalista Maryline Dumas a interrompere la diretta. Altri due giornalisti sono stati fermati sabato sera. Una settimana fa il presidente Kais Saied aveva tenuto un discorso cospirazionista contro i migranti, assicurando che la Tunisia “non sarà una terra per impiantare quella gente” o “essere un punto di passaggio”. In settimana, diverse Ong che aiutano i migranti hanno subito controlli, mentre la presidente dell'associazione antirazzista Mnemty, Saadia Mosbah, è stata arrestata con l'accusa di riciclaggio di denaro.
Euro
Le divisioni sull'Unione dei mercati dei capitali tornano all'Eurogruppo - I ministri delle Finanze della zona euro questa sera torneranno a discutere di come far avanzare l'Unione dei mercati dei capitali, ma le speranze di un'accelerazione sono minate dalle divisioni interne all'Eurogruppo. Ci sono due temi che restano divisivi, nonostante gli impegni assunti dall'Eurogruppo negli scorsi mesi e dal Consiglio europeo di aprile. Il primo è la possibilità di lanciare una cooperazione rafforzata. “La discussione se ha senso per un gruppo più piccolo di paesi andare avanti e creare tasche di unione dei mercati dei capitali embrionali è delicata”, ci ha detto una fonte dell'Eurogruppo. “Ci sono pro e contro. E' qualcosa che va discusso”. L'altro tema è l'armonizzazione del trattamento fiscale dei risparmi. “E' una competenza nazionale. Se c'è un gruppo di paesi che vuole andare verso adattamenti nazionali rimane da vedere”, anche se “ci sono state espressioni di interesse”, ha spiegato la fonte. Infine, rimane il problema della supervisione unica, osteggiata tra gli altri dalla Germania. “Ci sono molti modi per migliorare la coerenza della supervisione dei mercati dei capitali e uno sarebbe di esplorare di più il riconoscimento reciproco dei poteri di supervisione”, ha detto la fonte.
Eurovisione
Bandiera dell'Ue bandita dall'Eurovisione - “Ci hanno appena negato l'ingresso all'Eurovisione con la bandiera dell'Ue. La sicurezza ci ha detto che era 'politica' e 'vietata'. Come può l'Ebu (Unione europea di radiodiffusione) vietare la bandiera dell'Ue dal più grande evento europeo?”. Il messaggio postato su X da Dorin Frasineanu, consigliere del primo ministro moldavo, ha provocato un'ondata di reazioni rabbiose. Il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, ha sottolineato che “l'Eurovisione è soprattutto una celebrazione dello spirito europeo, della nostra diversità e del nostro talento. La bandiera dell'Ue ne è il simbolo”. A meno di un mese dalle elezioni europee, non dovrebbero esserci ostacoli, grandi o piccoli, per celebrare ciò che unisce tutti gli europei", ha protestato Schinas nei suoi commenti sul social network. “La bandiera dell'Ue che è stata appena vietata per Eurovision2024 è la stessa che i georgiani stanno sventolando nelle strade in questo momento”, ha dichiarato il professor Alberto Alemanno. “Ci si chiede se l'Ebu sia in grado di organizzare la trasmissione del dibattito sulle elezioni europee tra gli Spitzenkandidaten il 23 maggio”, ha chiesto Alemanno.
Accade oggi
Eurogruppo
Consiglio Istruzione
Commissione: il commissario Gentiloni riceve i ministri dell'Economia di Spagna, Carlo Cuerpo, e di Bulgaria, Lyudmila Petkova
Commissione: la vicepresidente Vestager a Copenaghen interviene al Policy forum AmCham
Commissione: il commissario Wojciechowski in Romania incontra il premier Marcel Ciolacu
Commissione: il commissario Breton a Parigi interviene al Choose France Summit
Commissione: la commissaria Ferreira, a Praga partecipa alla riunione ministeriale sulla coesione del Gruppo Visegrad
Eurostat: dati sul consumo di energia nell'industria nel 2022