Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
La grande truffa dell'estrema destra sugli agricoltori
Jordan Bardella, il leader del Rassembement National in Francia, chiede di dichiarare lo “stato d'emergenza agricola” accusando l'Unione europea di far “scomparire” chi svolge “la bella e grande missione di nutrire i popoli d'Europa”. Matteo Salvini, leader della Lega e vicepremier in Italia, ha detto di essere al fianco degli agricoltori contro le “scelte folli” dell'Ue. Perfino il primo ministro Giorgia Meloni, sovranista convertita al pragmatismo europeo, la scorsa settimana ha voluto prendere le distanze dall'Ue. “Io sono leader politico di un partito (Fratelli d'Italia) che in Europa ha votato contro la gran parte delle questioni che oggi giustamente gli agricoltori pongono. Penso che si sia sbagliato molto da questo punto di vista”, ha detto Meloni giovedì al termine del Consiglio europeo. Il giorno prima il premier ungherese, Viktor Orban, era andato tra i trattori che assediavano Bruxelles per spiegare che la colpa dell'Ue è “non prendere sul serio la voce dei cittadini”. Cos'hanno in comune il Rassemblement National, la Lega, Fratelli d'Italia e il Fidsez di Orban? I loro deputati europei hanno tutti sostenuto la riforma della Politica agricola comune, uno dei principali bersagli della collera rurale. E così hanno fatto altri partiti della destra estrema o sovranista che oggi cercano di cavalcare la protesta agricola.
I populisti sono abilissimi nell'arte truffaldina di ingannare gli elettori usando l'Ue come loro bersaglio favorito. Al Parlamento europeo le loro delegazioni votano sempre (o quasi) “no” per non correre il rischio di assumersi la responsabilità di questo o quel provvedimento. Facile. Sono all'opposizione non solo di un governo, ma dell'Ue in quanto tale. Ma sull'agricoltura la grande truffa populista raggiunge nuove vette.
La nuova Pac, entrata in vigore nel 2023, non è l'unica ragione della collera rurale. Gli agricoltori protestano - spesso in modo confuso - contro il calo dei prezzi, l'aumento dei costi, i redditi insufficienti, il Green deal, gli accordi di libero scambio. Ma la Pac riformata contiene molte delle norme contestate dal mondo agricolo, come l'obbligo di mettere a riposo il 4 per cento dei terreni coltivati o la montagna di documenti necessari per ottenere gli aiuti. Rassemblement National, Lega, Fratelli d'Italia e Fidsez hanno tutti appoggiato la riforma. I loro deputati hanno votato a favore di almeno uno dei tre regolamenti che costituiscono i pilastri della riforma della Pac. Per scoprirlo basta rileggere i risultati dei voti per appello nominali del 23 novembre del 2021. Chi si era battuto contro la riforma della Pac erano stati i verdi, per le ragioni opposte a quelle denunciate oggi dagli agricoltori: è troppo poco green.
Il voto del 23 novembre del 2021 è utile per comprendere la truffa permanente messa in atto dai populisti, che si mettono al servizio di alcune lobby, pretendendo difendere il popolo. E' accaduto anche con l'agricoltura. La riforma della Politica agricola comune ruota attorno a tre testi: il regolamento che ha istituito i piani strategici degli Stati membri, che ha reso la Pac più nazionale, lasciando ampia flessibilità ai singoli governi sulla sua implementazione; quello sul funzionamento, la gestione e il monitoraggio della Pac; e quello l'organizzazione comune dei mercati (che comprende etichette, Igp e regimi di qualità). La proposta della Commissione, così come i testi finale negoziato tra governi e Parlamento europeo, sono stati fortemente influenzati dalle lobby agricole.
Le due principali lobby a Bruxelles – Copa e Cogeca – hanno un peso enorme dentro la DG Agricoltura della Commissione. Le organizzazioni nazionali – come la FNSEA in Francia – orientano le posizioni dei loro governi e dei singoli partiti del loro paese. Altre organizzazioni – come la Coldiretti in Italia – sono particolarmente legate ai populisti. La riforma della Pac nel 2021 andava bene a tutti, perché risparmiava l'agricoltura dalle misure più drastiche del Green deal e trasferiva da Bruxelles alle capitali la gestione di gran parte dei fondi.
La strategia dei populisti per le elezioni europee è coalizzare tutte le collere attraverso il loro mix di propaganda e disinformazione. Sentendo il malessere rurale crescere alla fine del 2023, l'estrema destra e la destra sovranista hanno sostituito la difesa degli agricoltori alla difesa dei confini dall'immigrazione come loro tema principale. Ma la realtà è tutta un'altra storia. Tra il 2013 e il 2021 il reddito medio per lavoratore agricolo è aumentato del 56 per cento, salendo a 28.800 euro. Le norme del Green deal, come la legge sul ripristino della natura e la riduzione dei pesticidi, sono state svuotate o bocciate. Gli odiati accordi di libero scambio hanno permesso all'Ue di aumentare le esportazioni agricole.
E la burocrazia della Pac? Con la riforma, "ogni stato membro ha una notevole discrezionalità", ha ricordato venerdì la Commissione: "la progettazione degli schemi di finanziamento e dei controlli è in gran parte nelle loro mani". I trattori dovrebbero assediare le capitali nazionali, non Bruxelles. In Italia per i populisti sarebbe ancor più imbarazzante, dato Meloni e Salvini sono al governo. L'Ue riserva all'agricoltura un terzo del suo bilancio: 400 su 1.200 miliardi di euro in sette anni. Ma l'80 per cento dei fondi va alle 20 per cento delle aziende agricole più grandi. E' un altro aspetto della grande truffa dei populisti: dicono di difendere gli agricoltori più piccoli e in difficoltà, ma hanno votato la Pac dei ricchi.
La frase
“Ascoltiamo gli agricoltori europei. Possono contare sul sostegno europeo. Stiamo affrontando le sfide di breve periodo. Lavoreremo con la presidenza belga per ridurre il carico amministrativo E affrontiamo le sfide strutturali che ha di fronte il settore nel nostro dialogo strategico”.
La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, dopo aver incontrato i rappresentanti degli agricoltori.
Dopo Vertice
Il veto è andato, ma il problema Orban rimane - Il Consiglio europeo della scorsa settimana è riuscito ad approvare il pacchetto da 50 miliardi di euro di aiuti finanziari per l'Ucraina, dopo che Viktor Orban ha ceduto alle pressioni degli altri capi di stato e di governo che minacciavano di sanzionare l'Ungheria con l'articolo 7 del trattato. Ma il problema Orban rimane. Fidesz continua a bloccare la ratifica da parte del Parlamento ungherese dell'ingresso della Svezia nella Nato. L'opposizione è riuscita a far convocare per oggi una sessione parlamentare speciale per passare alla ratifica. Ma, secondo la televisione ATV, i deputati di Orban boicotteranno la seduta, impedendo l'approvazione. Fidesz non vuole consentire il voto fino a quando non ci sarà una visita a Budapest del premier svedese, Ulf Kristersson. La sessione ordinaria del Parlamento ungherese è prevista solo alla fine del mese.
Geopolitica
Borrell avverte sull'escalation in Medio Oriente - L'Alto rappresentante, Josep Borrell, sabato ha lanciato l'allarme escalation in Medio Oriente, dopo gli attacchi di Stati Uniti e Regno Unito contro gruppi legati all'Iran in Siria e Iraq. “Tutti dovrebbero cercare di evitare che la situazione diventi esplosiva”, ha detto Borrell, al termine della riunione informale dei ministri degli Esteri dell'Ue a Bruxelles. Il Medio Oriente “è un boiler che può esplodere”, ha avvertito Borrell. Secondo l'Alto rappresentante, il problema centrale rimane la guerra di Israele contro Hamas a Gaza. "Finché continua la guerra a Gaza, è molto difficile credere che la situazione nel Mar Rosso migliorerà, perché una cosa è collegata all'altra", ha detto Borrell.
Elezioni europee
Orban conferma il suo ingresso nell'ECR - Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, venerdì ha confermato che Fidesz entrerà nel gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), di cui fanno parte Fratelli d'Italia e il partito polacco Legge e Giustizia (PiS). "L'idea era di entrare già prima, ma a questo punto lo faremo dopo le elezioni. Comunque la risposta è sì, siamo pronti ed entreremo nei Conservatori", ha detto Orban in un colloquio con la Stampa e Repubblica. Orban è particolarmente corteggiato. Anche il gruppo di estrema destra, Identità e Democrazia (ID), vorrebbe vedere gli eurodeputati di Fidesz tra i suoi ranghi. "Siamo molto a favore di Fidesz dentro ID", ha detto a Euractiv il presidente della delegazione del Rassemblement National, Jean-Paul Garraud: "I legami personali di amicizia tra Viktor Orban e Marine Le Pen sono forti". Prima e dopo le elezioni del 6-9 giugno potrebbero esserci molte sorprese sulla composizione dei due gruppi che rappresentano la destra sovranista e l'estrema destra. “Non escludo che Marine Le Pen segua Orban nell'ECR”, ci ha detto un osservatore attento del Parlamento europeo.
I Verdi hanno i loro due Spitzenkandidaten - Il Congresso dei Verdi, che si è tenuto nel fine settimana a Lione, ha scelto la tedesca Terry Reintke e l'olandese Bas Eickhout come loro principali candidati (Spitzenkandidaten) per le elezioni europee del 6-9 giugno. Saranno loro il volto dei Verdi nei dibattiti politici e negli eventi elettorali. “Mi batterò per un’Europa verde e sociale”, ha detto Reintke, che è l'attuale copresidente dei Verdi al Parlamento europeo. “Dimostrerò che siamo l'antidoto all'estrema destra e mostrerò come un'Europa verde, sociale e inclusiva sia possibile”, ha detto Eickhout, che è stato uno dei protagonisti dei negoziati sul Green deal. Gli Spitzenkandidaten in teoria dovrebbero servire per eleggere in modo indiretto il presidente della Commissione: il principale candidato del partito europeo che conquista più seggi dovrebbe essere indicato per guidare l'esecutivo comunitario. Ma il processo è stato abbandonato nel 2019. Una resurrezione fittizia potrebbe avvenire con la candidatura di Ursula von der Leyen come Spitzenkandidat del Partito Popolare Europeo. Reintke e Eickhout sono i favoriti per guidare il gruppo dei Verdi al Parlamento europeo nella prossima legislatura. Il Congresso dei Verdi ha approvato anche l'adesione del partito croato Možemo! e di DSVL Democratici per la Lituania (il partito del commissario europeo Virginijus Sinkevicius).
La settimana
La Commissione svela gli obiettivi 2040 per le emissioni – Il Green deal e la neutralità climatica nel 2050 sopravviveranno alle elezioni europee del 6-9 giugno, alle proteste degli agricoltori e alla crescente ostilità di alcuni governi per l'impatto delle norme ambientali? Un primo elemento di risposta ci sarà domani, quando la Commissione presenterà gli obiettivi di riduzione delle emissioni dell'Ue per il 2040. Il titolo sui giornali sarà semplice: meno 90 per cento rispetto ai livelli del 1990. Tuttavia quel che conteranno saranno i dettagli delle politiche per realizzare l'obiettivo. Secondo le indiscrezioni che abbiamo raccolto, ce ne saranno pochi. Nel clima di contestazione per il Green deal e a pochi mesi dalle elezioni europee, Ursula von der Leyen avrebbe volentieri fatto a meno di dover confermare il meno 90 per cento nel 2040, ma era un obbligo giuridico. In generale, la Commissione dovrebbe sostenere che non sarà così difficile, perché lo sforzo per la riduzione delle emissioni del 55 per cento entro il 2030 dovrebbe facilitare il 90 per cento nel 2040.
La Germania minaccia l'accordo sulla due diligence nelle catene del valore - La nuova direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence (CSDDD) dovrebbe imporre alle imprese di gestire i rischi legati al rispetto dei diritti umani e agli impatti ambientali che potrebbero generarsi nelle attività che svolgono e nelle catene del valore a cui partecipano a livello globale. Ma l'accordo che era stato raggiunto al “trilogo” tra i negoziatori del Consiglio e quelli del Parlamento europeo potrebbe saltare a causa della decisione della Germania di non appoggiarlo, facendo così saltare le nuove regole. Il via libera finale al testo era atteso il 9 febbraio durante la riunione degli ambasciatori al Coreper. Ma giovedì scorso i ministri dei liberali della Fdp hanno annunciato l'astensione della Germania per la loro opposizione alla direttiva, criticata dalle imprese per gli oneri aggiuntivi a loro carico. Senza il “sì” di Berlino, c'è il rischio concreto che si formi una minoranza di blocco dentro il Consiglio. Non è la prima volta che la Germania rimette in discussione un accordo concluso al trilogo. Era già accaduto sulle norme sui veicoli a zero emissioni.
Brexit
L'Irlanda del nord ha il suo primo premier nazionalista - L'Irlanda del nord ha il suo primo primo ministro del partito repubblicano Sinn Fein. Sabato Michelle O’Neill si è insediata formalmente dopo l'accordo raggiunto con il Partito unionista democratico (DUP) per tornare al governo condiviso a Belfast. Il DUP ha scelto Emma Little-Pengelly come vicepremier. Una delle prime dichiarazioni di O'Neill rischia di riaccendere le tensioni che sono scoppiate tra il Sinn Fein e il DUP dopo il referendum Brexit. In un'intervista a Sky News ieri, O'Neill ha detto che l'Irlanda del nord potrebbe indire un referendum sull'uscita dal Regno Unito e la riunificazione con la Repubblica d'Irlanda entro il prossimo decennio. "Credo che possiamo fare due cose contemporaneamente: possiamo condividere il potere, possiamo renderlo stabile, possiamo lavorare insieme ogni giorno in termini di servizi pubblici e nel contempo perseguire le nostre aspirazioni altrettanto legittime", ha detto O'Neill. Quando le è stato chiesto se prevede un referendum entro i prossimi 10 anni, O'Neill ha risposto così: "Sì, credo che siamo nel decennio delle opportunità e ci sono così tante cose che stanno cambiando”.
Accade oggi
Parlamento europeo: sessione plenaria a Strasburgo (dibattiti sui bonifici istantanei, l'industria solare nell'Ue; l'interoperabilità nel settore pubblico, la situazione a Haiti)
Parlamento europeo: audizione in commissione Affari economici dei commissari Dombrovskis e Gentiloni sull'attuazione del Piano di ripresa e resilienza
Presidenza belga dell'Ue: riunione informale dei ministri della Coesione a Mons
Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell incontra a Varsavia il ministro della Difesa polacco, Wladyslaw Kosiniak-Kamysz
Commissione: il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni, interviene in videoconferenza all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Macerata
Commissione: visita della commissaria Kyriakides ad Addis Abeba in Etiopia
Commissione: il commissario Lenarcic incontra la presidente della Bei, Nadia Calvino
Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
Parlamento europeo: riunione dell'Ufficio di presidenza
Eurostat: prezzi della produzione industriale a dicembre