Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
La Nato compie 75 anni e si gioca la credibilità in Ucraina
"Tutti per uno, uno per tutti". La Nato ha adottato il motto dei moschettieri e deve ora dimostrare la sua determinazione a difendersi per prevenire qualsiasi attacco da parte della Russia in un momento in cui la maggior parte dei suoi alleati ha autorizzato le forze ucraine a usare le loro armi per colpire i siti militari in Russia da cui partono i missili e i bombardieri che colpiscono il loro territorio ogni giorno.
"È giunto il momento di eliminare le restrizioni imposte all'uso delle armi fornite dagli alleati all'Ucraina". Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, è stato molto chiaro ieri sulla posta in gioco alla riunione informale dei ministri degli Esteri dell'Alleanza che si terrà a Praga giovedì e venerdì. Dodici paesi hanno già accettato di permettere all'Ucraina di colpire obiettivi militari in territorio russo: Francia, Gran Bretagna, Polonia, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Finlandia, Repubblica Ceca, Lituania, Lettonia, Estonia e Canada.
"L'Ucraina è sottoposta a una guerra di aggressione non provocata e illegale da parte della Russia. Secondo il diritto internazionale, l'Ucraina ha il diritto di difendersi con un'azione militare che colpisca il territorio nemico, a condizione che tale azione militare sia conforme alle leggi di guerra, e gli alleati della Nato hanno il diritto di sostenere l'Ucraina", ha detto Jens Stoltenberg, facendo eco alle dichiarazioni di diversi leader occidentali. Washington non ha ancora ufficialmente sciolto le sue riserve, ma il segretario di Stato americano Antony Blinken ha aperto la porta alla possibilità per l'Ucraina di colpire obiettivi militari in Russia durante una conferenza stampa mercoledì. "L'Ucraina deve prendere le proprie decisioni", ha dichiarato Blinken. Secondo un funzionario statunitense citato dall'AFP, ieri il presidente Joe Biden ha dato un'approvazione condizionata all'uso di armi statunitensi nella regione di Kkarkiv per rispondere a eventuali attacchi o preparativi di attacchi da parte delle forze russe, ma ha mantenuto la sua opposizione all'uso di tali armi per colpire in profondità il territorio russo.
Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz non si è espresso esplicitamente a favore dell'abolizione delle restrizioni, ma sembra disposto a farlo se gli Stati Uniti daranno il via libera all'uso dei missili a lungo raggio ATACMS per colpire obiettivi militari russi utilizzati per compiere attacchi in Ucraina. Per il momento, però, Olaf Scholz continua a opporsi alla fornitura di missili tedeschi Taurus a Kyiv. L'Unione Europea è combattuta sul sostegno all'Ucraina. Il capo della diplomazia europea, lo spagnolo Josep Borrell, ha abilmente sottolineato che "ogni Stato membro decide autonomamente se vuole eliminare le restrizioni imposte all'Ucraina sull'uso delle armi in territorio russo". Gli europei con peso militare si sono già impegnati. Gli altri contano poco o nulla.
L'Italia si trova ora molto indietro rispetto alle altre potenze militari dell'Alleanza. Giorgia Meloni dice di sostenere l'Ucraina, ma è "contraria agli attacchi contro le aree della Russia da cui provengono gli attacchi all'Ucraina, perché non sono necessari e bisogna evitare il rischio di un'escalation". Si tratta di una posizione difficile per il capo del governo italiano, dato che i suoi alleati della Lega e di Forza Italia sono legati al Cremlino. Meloni sta dimostrando la debolezza, se non la doppiezza, del suo impegno europeo e del suo sostegno all'Ucraina. Molti dei suoi amici politici nel "Raggruppamento dei patrioti" sono considerati "amici di Putin".
La revoca delle restrizioni imposte a Kyiv è un punto di svolta. Secondo la Bild, gli ucraini hanno usato i missili sparati dalle batterie Patriot per abbattere quattro aerei russi nello spazio aereo russo nel maggio 2023, ma sono stati frenati dalla minaccia degli Stati Uniti e della Germania di sospendere ogni ulteriore supporto militare. L'Ucraina è stata costretta a combattere con una mano legata dietro la schiena e i russi le hanno inflitto pesanti perdite di vite umane ed enormi danni materiali.
Il via libera al lancio di missili a lungo raggio forniti da Francia e Regno Unito contro le basi aeree militari russe, i radar, le concentrazioni di truppe e i depositi di munizioni dall'altra parte del confine costringerà Mosca a ritirare le sue forze aeree e di terra, come ha dovuto fare con la sua marina nel Mar Nero. L'assalto meccanizzato lanciato a maggio nella regione di Kharkiv è stato un fallimento e il fuoco dell'artiglieria ucraina ha inflitto gravi perdite alle forze russe. I proiettili di artiglieria promessi stanno finalmente arrivando e il flusso si intensificherà. L'iniziativa lanciata dal presidente della Repubblica ceca, Petr Pavel, e dal suo governo è stata un successo. Quindici paesi hanno contribuito a finanziare l'acquisto di munizioni laddove erano disponibili per la vendita e centinaia di migliaia di proiettili inizieranno a essere consegnati alle forze ucraine nei prossimi giorni, ha annunciato ieri il primo ministro ceco, Petr Fiala.
Gli alleati hanno tardato a mobilitarsi, ma il loro sostegno sta iniziando a fare la differenza. Gli ucraini difendono il loro paese. Le forze russe, invece, non sanno bene per cosa stanno combattendo. Putin sta inviando ondate di soldati da decimare e non potrebbe continuare questo conflitto senza l'aiuto militare dell'Iran, della Corea del Nord e della Cina con le sue forniture di attrezzature a doppio uso e di elettronica, ha dichiarato Jens Stoltenberg.
Il presidente russo, Vladimir Putin, ha avvertito di "gravi conseguenze" se i paesi occidentali consentiranno all'Ucraina di utilizzare le loro armi per colpire obiettivi in Russia. Di fronte alle difficoltà, il Cremlino minaccia l'Occidente di guerra nel tentativo di dividere i suoi alleati. I suoi propagandisti e i suoi alleati in Europa stanno moltiplicando le dichiarazioni allarmistiche. "I cani da guardia del Cremlino piangono a ogni decisione presa contro la Russia", ha ironizzato l'analista francese Louis Duclos in un commento postato sull'allarme di un giornalista filorusso. "Non dimentichiamo lo schiacciante equilibrio di potere a favore della Nato rispetto alla Russia. Mosca farà tutto ciò che è in suo potere per evitare una guerra aperta che non può vincere", afferma Duclos.
Ma la situazione non è rassicurante. La posizione dell'amministrazione Biden è problematica. "Tradendo il timore di un'escalation e lasciando intendere che la minaccia nucleare brandita dal Cremlino sia un deterrente che impedisce di andare oltre, gli Stati Uniti stanno minando la fiducia di alcuni alleati sulla loro affidabilità", scrive Sylvie Kauffmann sul quotidiano Le Monde. "Cecità strategica", lamenta l'analista Nicolas Tenzer.
La credibilità della Nato è ora in gioco. O l'Alleanza cede alla sua paura e si blocca, o va avanti. Jens Stoltenberg sostiene la necessità di una marcia forzata a sostegno dell'Ucraina. "Gli alleati possono essere orgogliosi di ciò che hanno ottenuto. Vladimir Putin ha sottovalutato gli ucraini e ha sottovalutato gli alleati della Nato. Ma noi non abbiamo fatto abbastanza. Ci è voluto troppo tempo per consegnare le armi promesse e abbiamo riscontrato gravi carenze nella difesa aerea e nelle munizioni", ha sottolineato ieri Stoltenberg. Il governo ceco, da parte sua, ha chiesto di rendere disponibili subito i fondi per l'acquisto dei proiettili di artiglieria promessa all'Ucraina, perché i russi acquistano dagli stessi fornitori e i produttori consegnano a chi paga.
L'incontro informale di Praga e la riunione dei ministri della Difesa a Bruxelles il 13 e 14 giugno prepareranno la strada al vertice per il 75° anniversario della Nato che si terrà a Washington il 9-11 luglio. È prevista la nomina del successore di Jens Stoltenberg - l'ex premier liberale olandese Mark Rutte è il favorito, ma l'Ungheria sta bloccando la sua nomina - e sono attese importanti decisioni sul sostegno militare all'Ucraina. "È necessario inviare un messaggio a Mosca", ha detto Stoltenberg.
La frase
“In politica, come nella vita, il perdono è più potente del risentimento”.
Pedro Sanchez, dopo l'approvazione della legge di amnistia per gli indipendentisti catalani.
Geopolitica
80° anniversario del D-Day in Francia - Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si recherà in visita di Stato in Francia il 5 giugno. Il 6 giugno parteciperà alle commemorazioni per l'80° anniversario dello sbarco, il 7 giugno terrà un discorso a Pointe du Hoc in Normandia sull'"importanza di difendere la libertà e la democrazia" e l'8 giugno sarà ricevuto a Parigi da Emmanuel Macron. I colloqui si concentreranno sul sostegno all'Ucraina e consentiranno uno "stretto coordinamento" in vista del vertice del G7 a Bari, in Italia, a metà giugno e del vertice per il 75° anniversario della Nato a Washington dal 9 all'11 luglio.
Zelensky invitato, si attendono annunci su una coalizione di istruttori militari per l'Ucraina - Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, parteciperà alle commemorazioni del D-Day, a cui i soldati ucraini parteciparono come parte delle unità canadesi che sbarcarono a Juno Beach in Normandia. Durante i colloqui con Emmanuel Macron sono attesi annunci, tra cui l'invio di istruttori militari francesi in Ucraina. La Francia dovrebbe guidare una coalizione di istruttori incaricati di addestrare sminatori e membri di una brigata motorizzata. I requisiti di formazione sono stati discussi con lo stato maggiore dell'esercito ucraino.
La Svezia chiede di estendere i dazi punitivi ad altri prodotti importati dalla Russia - Il Consiglio Commercio ieri ha approvato l'introduzione di dazi contro cereali, semi oleosi e prodotti derivati, polpa di barbabietola essiccata e piselli secchi importati dalla Federazione Russa e dalla Repubblica di Bielorussia. L'obiettivo - ha spiegato il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis - è di impedire che il grano russo destabilizzi il settore agricolo dell'Ue, limitare le entrate della Russia per finanziare la sua guerra e contrastare le esportazioni illegali di cereali rubati all'Ucraina. I dazi punitivi contro Russia e Bielorussia saranno in vigore dal primo luglio. Nella riunione di ieri dei ministri del Commercio, la Svezia ha proposto di estendere questi dazi punitivi ad altri prodotti importati dalla Russia. La Commissione è stata incaricata di verificare la fattibilità, studiare il potenziale impatto e presentare un “non paper” nelle prossime settimane. “Forniremo agli Stati membri opzioni per andare avanti”, ha detto Dombrovskis.
Vacca sacra
La Commissione regala altre deroghe agli agricoltori prima delle elezioni - A una settimana dalle elezioni europee, ieri la Commissione ha pubblicato una comunicazione con cui chiarisce e amplia le cause di forza maggiore e le circostanze eccezionali che permetteranno agli agricoltori di continuare a beneficiare dei pagamenti della Politica agricola comune anche se non soddisfano tutti i requisiti. Il concetto di forza maggiore consente agli agricoltori che non sono stati in grado di soddisfare tutti i requisiti della Pac a causa di eventi eccezionali e imprevedibili al di fuori del loro controllo (come gravi siccità o inondazioni) di non perdere il sostegno finanziario. L'applicazione di tale concetto è decisa dagli Stati membri sulla base di prove pertinenti e alla luce del diritto agricolo dell'Ue. Normalmente la forza maggiore viene applicata in modo restrittivo, caso per caso o per azienda. La Commissione ha modificato le regole esistenti, permettendo di applicare la forza maggiore a tutti gli agricoltori che lavorano in una zona delimitata colpita da catastrofi naturali gravi e imprevedibili o da eventi meteorologici. L'ampliamento dell'ambito di applicazione ridurrà gli oneri amministrativi per gli agricoltori e le autorità nazionali. Anche gli agricoltori delle zone colpite, che non sono direttamente toccati da siccità o inondazioni, beneficeranno della deroga.
Spagna
Il Parlamento approva l'amnistia per gli indipendentisti catalani - Con 177 voti favorevoli e 172 contrari, il Parlamento spagnolo ieri ha approvato in via definitiva la legge di amnistia per gli indipendentisti catalani dopo l'organizzazione del referendum sull'indipendenza della Catalogna nel 2017. La misura era stata promessa dal premier socialista Pedro Sanchez per ottenere il sostegno dei partiti indipendentisti della Catalogna nel voto di fiducia lo scorso novembre. Il Partido popular (PP), principale partito d'opposizione, e l'estrema destra di Vox hanno denunciato la "corruzione politica" del primo ministro socialista. “In politica, come nella vita, il perdono è più potente del risentimento. Oggi la Spagna è più prospera e più unita rispetto al 2017. La convivenza si fa strada”, ha risposto Sanchez. I due principali partiti indipendentisti catalani hanno detto che l'amnistia è solo un passo verso un prossimo referendum. Ma i risultati delle elezioni regionali in Catalogna del 12 maggio, dove i partiti indipendentisti hanno perso la maggioranza dei seggi, mostrano che la strategia di pacificazione di Sanchez funziona sul piano politico.
Stato di diritto
HRW contro la Commissione sulla fine della procedura dell'articolo 7 contro la Polonia - Mercoledì la Commissione europea ha deciso di porre fine alla procedura avviata contro la Polonia per violazione dell'articolo 7 del Trattato sul rispetto dello stato di diritto, nonostante il governo di Donald Tusk si sia limitato a presentare un piano d'azione. Secondo Human Rights Watch, si tratta di una decisione "prematura". "La fretta di porre fine alla procedura si basa principalmente sugli 'impegni' del nuovo governo di coalizione polacco, salito al potere lo scorso dicembre sotto la guida dell’ex primo ministro polacco e presidente del Consiglio europeo. Donald Tusk", mentre "poche misure concrete sono state effettivamente attuate. Inoltre, vi è preoccupazione per il modo in cui ha affrontato lo smantellamento del controllo del sistema giudiziario da parte del governo precedente", dice HRW. "La decisione affrettata della Commissione potrebbe creare una percezione di favoritismo e rischia di politicizzare la procedura dell’articolo 7", ha avvertito l'organizzazione.
Digitale
La Corte contro l'Italia sugli obblighi per le piattaforme - La normativa italiana che prevede obblighi per le piattaforme come l'iscrizione al Registro degli Operatori della Comunicazione tenuto dall’Autorità Garante delle Comunicazioni e il pagamento del contributo economico per il funzionamento dell’AGCOM, è contraria al diritto dell'Ue. Lo ha stabilito ieri la Corte di giustizia dell'Ue in una causa legata a un ricorso presentato dalle piattaforme Airbnb, Expedia, Google, Amazon e Eg davanti a un tribunale italiano. I giudici del Lussemburgo hanno ritenuto che l’obbligo di dare maggiori informazioni e pagare un contributo economico allo Stato italiano per i fornitori di servizi di intermediazione e i motori di ricerca vada contro le regole del mercato unico, dato che le piattaforme sono già sottoposte alla legislazione di un altro stato membro dove hanno sede (nello specifico Irlanda o Lussemburgo).
Accade oggi
Nato: riunione informale dei ministri degli Esteri a Praga
Commissione: la McGuinness ad Atene incontra il ministro delle Finanze, Konstantinos Chatzidakis
Comitato economico e sociale: sessione plenaria presieduta da Oliver Röpke (dibattito con la commissaria Ferreira sul futuro della politica della coesione e con la commissaria Suica sull'Europa unita contro l'odio)
Consiglio: riunione del Coreper I
Eurostat: stima flash dell'inflazione a maggio; statistiche sulla composizione delle famiglie