Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Perché la Francia ha imboccato la pericolosa strada verso la Frexit
In alcune capitali europee i risultati del primo turno delle elezioni legislative in Francia hanno provocato un certo sollievo nonostante la netta vittoria del Rassemblement National, il partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen e Jordan Bardella. Anche i mercati finanziari hanno allentato la tensione, con la borsa di Parigi che ha ripreso fiato. Le proiezioni dei grandi istituti di sondaggi indicano che, grazie alla creazione di un fronte repubblicano al secondo turno di domenica, il Rassemblement National (RN) non dovrebbe avere la maggioranza assoluta all'Assemblea nazionale. Tanto è bastato ai più ottimisti per rincuorarsi. Ma le prospettive per la Francia e per l'Unione europea rimangono cupe. Un governo guidato da Bardella non è ancora escluso. La minaccia di Le Pen all'Eliseo nel 2027 semmai si è rafforzata. In un modo o nell'altro il 30 giugno 2024 potrebbe essere ricordato come il giorno in cui i francesi, consapevolmente o meno, hanno imboccato la strada della “Frexit”: l'uscita dall'Ue.
Il pericolo di una maggioranza assoluta del RN non è ancora scampato, nel momento in cui coalizioni e partiti del campo repubblicano stanno ancora decidendo la strategia per i ballottaggi. Alcuni esponenti della destra gollista dei Républicains rifiutano di dare indicazione di voto a favore del Nuovo Fronte Popolare, la coalizione di tutti i partiti della sinistra, dai socialisti alla France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. Anche nel campo del presidente Emmanuel Macron, c'è chi non vuole fare desistenze a favore di Mélenchon. Accusata di antisemitismo, filo russo, con un programma anti sistemico e anti europeo paragonabile per molti aspetti a quello del RN, la France Insoumise rappresenta un ostacolo maggiore al successo del “barrage” (sbarramento) all'estrema destra. Le sue credenziali repubblicane sono quanto meno dubbie. In Val-de-Marne, il candidato del campo presidenziale Loïc Signor ha deciso di correre anche se è arrivato in terza posizione dietro a un candidato sostenuto dal RN e a Louis Boyard della France Insoumise.
Il RN, che ha già ottenuto 39 eletti, è presente in circa 300 triangolari, oltre ai collegi in cui è impegnato in duelli diretti. La maggioranza assoluta all'Assemblea nazionale è di 289 deputati. Gli istituti di sondaggi fanno proiezioni diverse. Secondo Ifop-Fiducial, il RN domenica può ottenere tra i 240 e 270 seggi, davanti al Nuovo Fronte Popolare (180-200) e Ensemble (60-90). La stima è simile per Toluna Harris Interactive (210-260 eletti per il RN). Per contro Opinion Way e Elabe lasciano aperta la possibilità di una maggioranza assoluta per il RN, attribuendoli entrambi 250-300 seggi. Molto dipenderà dalla mobilitazione degli elettori. L'affluenza record registrata al primo turno – un livello mai visto dal 1986 – dimostra che gli elettori dell'estrema destra sono altrettanto motivati, se non di più, di quelli del resto dello spettro politico, in particolare nelle campagne e nei piccoli centri deindustrializzati.
Una maggioranza e di un governo del RN non possono dunque ancora essere esclusi. E' da lì che parte la strada verso la “Frexit”. L'Ue non ha commentato ufficialmente i risultati del primo turno. Ma “se si leggono i programmi del principale partito, si possono comprendere gli effetti sull'Ue”, ci ha detto un diplomatico. In effetti, per quanto edulcorato nel corso degli ultimi anni dalle promesse di uscire dall'Ue o dalla zona euro, il programma del RN entra direttamente in rotta di collisione con le regole europee. Patto di stabilità e crescita, mercato unico, concorrenza, mercato dell'energia, agricoltura, libera circolazione delle persone, frontiere, immigrazione, preferenza nazionale, preminenza del diritto nazionale su quello europeo: non c'è settore in cui il RN sia compatibile con l'Ue.
Il succinto programma del RN pubblicato su internet permette già di individuare numerosi contenziosi a venire: taglio dell'Iva sui prodotti energetici, uscita dalle regole europee per fissare il prezzo dell'elettricità, reintroduzione delle frontiere interne a Schengen per i cittadini non-europei, obbligo di fare domanda di asilo nelle ambasciate e nei consolati, priorità nazionale per i posti di lavoro, allocazioni familiari e prestazioni sociali riservate ai francesi, controlli alle importazioni sui prodotti agricoli stranieri, fissazione dei prezzi per favorire gli agricoltori, preferenza locale negli appalti, piano "Mangiare francese" per obbligare le mense a usare l'80 per cento dei prodotti agricoli francesi nel 2027, creare un Fondo sovrano francese per orientare gli investimenti. L'elenco non è esaustivo. Non può mancare l'ostilità al Green deal, compresa la rimessa in discussione della fine dell'automobile a motore termico nel 2035.
Il RN al governo non si limiterebbe al programma improvvisato per le legislative. Oltre a quanto scritto nero su bianco, ci sono le proposte lanciate nei comizi o in televisione da Le Pen e Bardella nelle ultime settimane, durante la campagna elettorale per le elezioni europee del 9 giugno e per le elezioni presidenziali del 2022. La primazia del diritto nazionale e della Corte costituzionale sulla Corte europea di Giustizia ne è un esempio dirompente per il funzionamento dell'Ue. Lo stesso vale per il costo del programma del RN è superiore al 3 per cento del Pil e manderebbe immediatamente in crisi le nuove regole fiscali della zona euro. Se attuato, il programma di spesa in violazione delle norme europee limiterebbe le possibilità della Bce di intervenire sui mercati finanziari in caso di crisi sul debito sovrano francese.
La Francia “comincia davvero a sembrare un grande pericolo”, ha detto ieri il premier polacco, Donald Tusk. Prima e dopo il referendum Brexit, i sostenitori dell'uscita del Regno Unito accusavano i “Remainers” e gli esperti indipendenti di spaventare i cittadini con il cosiddetto "Project Fear": il progetto paura. Gli avvertimenti sulle conseguenze concrete (dall'inflazione alle code alle frontiere) si sono realizzati, anche se in forma più graduale e dilatata nel tempo. Quando il primo ministro Liz Truss ha presentato una manovra di bilancio totalmente insostenibile, la sfiducia degli investitori ha portato il Regno Unito sull'orlo di una crisi finanziaria, costringendo la stessa Truss a dimettersi. Gli stessi argomenti saranno utilizzati dai leader del RN, se otterranno la maggioranza assoluta all'Assemblea nazionale. Con un'aggravante. La Francia è membro della zona euro. Una crisi sul debito sovrano trascinerebbe nel vortice della “ridenominazione” - il termine tecnico che indica l'uscita dalla moneta unica - anche gli altri paesi ad alto debito come l'Italia.
E se il RN non otterrà la maggioranza assoluta? Non c'è comunque di che essere rassicurati. Con 24-270 eletti per l'estrema destra, Emmanuel Macron potrebbe essere costretto (o tentato) di affidare il posto di primo ministro a Jordan Bardella, alla testa di un governo di minoranza o di coalizione. Quando il 9 giugno il presidente ha annunciato la dissoluzione dell'Assemblea nazionale, alcuni analisti hanno spiegato la scommessa come un modo per dimostrare che il RN al governo sarebbe incapace di governare il paese per fermare l'ascesa di Marine Le Pen all'Eliseo nel 2027. Se Emmanuel Macron scegliesse l'ipotesi alternativa di un governo di coalizione repubblicana – dall'estrema sinistra ai gollisti dei Républicains – Le Pen e Bardella avrebbero due anni e mezzo di tempo per fare campagna con un solo slogan, che potrebbe diventare vincente alle presidenziali: la volontà popolare è stata negata.
In fondo anche la Brexit è nata per caso. David Cameron convocò il referendum del 23 giugno 2016 come mossa tattica per mettere definitivamente a tacere l'ala più euroscettica del partito Tory. All'epoca il premier britannico era tornato trionfante da Bruxelles avendo ottenuto un “opt-out” sul principio della non discriminazione dei lavoratori europei sui sussidi sociali. Dopo otto anni di caos politico, economico e finanziario provocati dal referendum, giovedì il Regno Unito andrà alle urne e i britannici dovrebbero finalmente voltare le spalle agli artefici della Brexit per affidare il governo al Partito laburista. Il suo leader, Keir Starmer, non è in grado di fare marcia indietro, ma cercherà rapporti più stretti con l'Ue. Tra il referendum Brexit e la liberazione dai Brexiters sono passati 8 anni. Anche se tra cinque giorni il RN non avrà la maggioranza assoluta, l'incubo della Frexit non scomparirà dall'orizzonte.
La frase
"Questo comincia davvero a sembrare un grande pericolo. Non solo i risultati del primo turno delle elezioni francesi [ma anche] le informazioni sull'influenza russa e sui servizi russi in molti partiti della destra radicale in Europa".
Donald Tusk.
Maggioranza
I Verdi pendono verso il sostegno a Ursula von der Leyen - La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ieri ha incontrato il gruppo dei Verdi per cercare di consolidare la sua maggioranza in vista del voto di conferma di un secondo mandato al Parlamento europeo il 18 luglio. “Incontro costruttivo”, ha detto la co-presidente dei Verdi, Terry Reintke. E' un segnale decisamente chiaro. Probabilmente i Verdi non entreranno formalmente nella maggioranza, ma potrebbero garantire un sostegno esterno alla seconda elezione di von der Leyen. La scusa è il pericolo dell'estrema destra. “Per proteggere il Green deal e rafforzare la competitività europea, per proteggere la nostra democrazia e di diritti umani, dobbiamo lavorare insieme e costruire una maggioranza democratica e stabile al Parlamento europeo”, ha detto Reintke. “Siamo pronti”. Oggi von der Leyen incontrerà la Conferenza dei presidenti del Parlamento europeo.
Presidenza
Il primo giorno di Orban presidente dell'Ue - Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, ieri era a Bruxelles per il primo giorno di presidenza ungherese del Consiglio dell'Ue. Oltre al passaggio di consegne con il premier belga, Alexander De Croo, Orban è stato ricevuto dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “Competitività, difesa e allargamento:conosciamo tutti le sfide che dobbiamo affrontare. Farlo insieme e uniti è l'unico modo per superarle”, ha detto Michel. Il messaggio non è solo una formalità. Orban ha già iniziato a usare la presidenza per criticare le politiche condotte dall'Ue. “La perdita di competitività dell’Ue ha rappresentato una tendenza crescente negli ultimi decenni. Questo declino può essere attribuito principalmente alle decisioni sbagliate di Bruxelles che vanno contro la realtà dell’economia mondiale”, ha scritto Orban in un contributo pubblicato dal Financial Times. Il suo consigliere, Balazs Orban, ha pubblicato un post su X richiamando un articolo di un sito cinese accusato di disinformazione per sostenere Marine Le Pen e la tesi secondo cui “spontaneamente e simultaneamente gli elettori dell'Occidente si stanno sollevando per ripudiare i loro leader”.
L'Ucraina primo test della volontà ungherese di essere “honest broker” - Il primo test della promessa dell'Ungheria di essere un mediatore onesto durante la sua presidenza di turno del Consiglio dell'Ue sarà sull'Ucraina. Il governo di Viktor Orban sta bloccando 6,6 miliardi di euro della European Peace Facility per fornire armi a Kyiv. Sette decisioni del Consiglio, che dovrebbero consentire di rimborsare 1,6 miliardi di euro ai paesi che hanno già trasferiti all'Ucraina e usare altri 5 miliardi nel 2024 per comprare equipaggiamento militare per Kyiv, sono paralizzate dal veto ungherese. “La buona volontà dell'Ungheria è in gioco”, ci ha detto un diplomatico, ricordando che il Consiglio europeo ha dato mandato ai ministri di trovare rapidamente una soluzione. Le premesse non sono buone e i segnali sono contraddittori. In un'intervista ieri, Orban ha detto che l'Ue deve prepararsi a negoziati tra americani e russi. Oggi il primo ministro ungherese dovrebbe fare la sua prima visita a Kyiv dall’inizio della guerra.
Ursula von der Leyen rinvia la visita della Commissione a Budapest - La tradizionale visita della Commissione europea all'inizio di presidenza di turno del Consiglio europeo dovrebbe slittare a dopo l'estate nel caso dell'Ungheria, ha annunciato ieri il portavoce dell'esecutivo comunitario. Un modo per Ursula von der Leyen di evitare momenti imbarazzanti con Viktor Orban, il cui paese da ieri ha la presidenza semestrale dell'Ue? Oppure una decisione dovuta all'agenda della presidente della Commissione, che nei prossimi giorni sarà impegnata nelle giornate di studio del Partito popolare europea e nella caccia ai voti per consolidare la sua maggioranza al Parlamento europeo in vista del voto del 18 luglio? “Siamo in contatto con le autorità ungherese per trovare la data giusta, che probabilmente sarà dopo la pausa estiva”, ha spiegato il portavoce della Commissione.
Parlamento
I portoghesi di Chega aderiscono ai “Patrioti” di Orban - Il partito portoghese di estrema destra Chega ha aderito al gruppo dei “Patrioti per l'Europa” lanciato da Viktor Orban, ha detto ieri il portavoce del premier ungherese. Il leader di Chega, André Ventura, “ha annunciato il suo intento di essere parte di questa coalizione sovranista”; ha detto Zoltan Kovacs, confermando che l'obiettivo di Orban è di formare “la più grande fazione di destra al Parlamento europeo”. Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, si è detto interessato. L'operazione alla fine potrebbe limitarsi a un cambio di nome dell'attuale gruppo di estrema destra Identità e democrazia, a cui apparteneva Chega e dove siede la Lega di Salvini insieme al Rassemblement national di Marine Le Pen. La riunione costitutiva del gruppo Identità e democrazia è stata spostata dal 3 al 8 luglio.
Digitale
La Commissione contesta a Meta la violazione del DMA per il modello “paga o accetta” - La Commissione ieri ha accusato formalmente Meta, la casa madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, di violare le regole del Digital Markets Act con il suo modello pubblicitario “paga o accetto”. Secondo il parere preliminare della Commissione, questa scelta binaria costringe gli utenti ad acconsentire alla combinazione dei loro dati personali attraverso le piattaforme e non riesce a fornire loro una versione meno personalizzata ma equivalente dei social network di Meta, in violazione delle regole del DMA. Gli utenti europei di Facebook e Instagram devono scegliere tra un abbonamento a pagamento mensile a una versione senza pubblicità di questi social network oppure l'accesso gratuito a una versione di questi social network con annunci personalizzati. Secondo la Commissione, per rispettare il DMA, gli utenti che non acconsentono dovrebbero comunque avere accesso a un servizio equivalente che utilizzi meno i loro dati personali per la personalizzazione della pubblicità. “Il DMA c'è per restituire agli utenti il potere di decidere sui loro dati”, ha spiegato il commissario Thierry Breton.
Accade oggi
Parlamento europeo: riunione della Conferenza dei presidenti con Ursula von der Leyen
Commissione: la commissaria Ferreira a Lisbona partecipa al Jacques Delors Agora
Commissione: la commissaria Johansson a Lisbona incontra la ministra dell’Interno, Margarida Blasco
Commissione: la commissaria Simson a Santiago del Cile incontra il ministro degli Esteri, Alberto van Klaveren
Banca centrale europea: Forum di Sintra
Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
Eurostat: stima flash inflazione della zona euro a giugno; dati sulla disoccupazione a maggio; dati sul fatturato dell'industria ad aprile; dati sui permessi nelle costruzioni nel primo trimestre
Buon giorno, sono nuova a questo strumento. Chiedo, come mai ci sono frequenti errori tipografici?Non saprei come altro chiamarli, ma inceppano la lettura. Immagino ci siano strumenti per evitarli. Grazie