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La piccola maggioranza della Commissione von der Leyen II
Più o meno di 361 voti? Mercoledì 27 novembre il Parlamento europeo voterà l'investitura della nuova Commissione di Ursula von der Leyen. L'accordo raggiunto la scorsa settimana per confermare tutti i commissari designati ha aperto la strada al via libera dei deputati europei. L'esito è scontato: contrariamente all'elezione del presidente della Commissione, che richiede la maggioranza assoluta dei membri del Parlamento (361 voti), per l'investitura del collegio è sufficiente la maggioranza semplice dei voti espressi. Il primo dicembre Ursula von der Leyen e la sua squadra entreranno ufficialmente in carica. Ma il voto di mercoledì nella plenaria di Strasburgo non è una formalità. Se non otterrà almeno 361 voti, von der Leyen diventerà la prima presidente a guidare una Commissione che non ha ottenuto la maggioranza assoluta al Parlamento europeo. Se supererà la soglia dei 361 voti, von der Leyen lo dovrà al gruppo della destra sovranista dei Conservatori e riformisti europei (ECR)
L'accordo raggiunto la scorsa settimana tra il Partito popolare europeo (PPE), i socialisti e i liberali di Renew ha provocato uno smottamento della maggioranza che sostiene von der Leyen. A luglio l'ex ministra tedesca della Difesa era stata eletta da una coalizione centrista e pro europea che comprendeva il Ppe, i socialisti, i liberali e i Verdi. Nonostante alcune defezioni, von der Leyen aveva ottenuto 401 voti in plenaria, quaranta in più della maggioranza assoluta: una maggioranza sufficientemente solida e coesa per portare avanti le sue linee guida politiche al Parlamento europeo.
Cinque anni fa, nel luglio del 2019, von der Leyen non era stata così fortunata. Era stata eletta presidente con appena 383 voti, nove in più della maggioranza assoluta dell'epoca. Era stata salvata da tre partiti nazionalisti e populisti: i polacchi di Legge e Giustizia, il Fidesz del premier ungherese Viktor Orban e gli italiani del Movimento 5 Stelle. Tuttavia, al momento dell'investitura dell'interna Commissione, nel novembre del 2019 von der Leyen era riuscita a ottenere un risultato molto più convincente: 461 voti a favore, 157 contrari, 89 astenuti.
Nel 2024 i numeri si sono invertiti. I 401 voti ottenuti da von der Leyen a luglio al momento della sua elezione per un secondo mandato potrebbero diventare molti meno al momento dell'investitura della nuova Commissione il 27 novembre. La scelta di von der Leyen di attribuire all'italiano Raffaele Fitto la vicepresidenza esecutiva, gli attacchi del PPE alla spagnola Teresa Ribera e l'esclusione dei Verdi dai negoziati tra i gruppi pro europei hanno lasciato il segno. Dopo il compromesso della scorsa settimana, i Verdi sono orientati a votare contro la Commissione von der Leyen II. La presidente farà un ultimo tentativo di convincere gli ecologisti domani, incontrando i loro due co-presidenti Terry Reintke e Bas Eickhout. Ppe, socialisti e liberali insieme hanno 401 deputati. Il voto per appello nominale dovrebbe favorire la disciplina. Ma anche nei tre gruppi pro europei che hanno concluso il compromesso la scorsa settimana ci sono defezioni.
Tra i socialisti, la delegazione francese ha già annunciato il suo “no”, mentre la Spd tedesca esita ancora su come votare. Complessivamente nel gruppo dei Socialisti&Democratici potrebbero mancare tra trenta e quaranta voti a von der Leyen. Tra i liberali di Renew sono emersi diversi malumori per la vicepresidenza all'italiano Fitto, che potrebbero trasformarsi in una decina di astensioni sulla Commissione von der Leyen II. Nemmeno il PPE, il gruppo di von der Leyen, è compatto. I 22 eletti del Partido popular spagnolo non dovrebbe votare a favore a causa della vicepresidenza a Teresa Ribera. Nemmeno i sei deputati dei Républicains francesi sono certi di sostenere la nuova Commissione. I cinque parlamentari sloveni del SDS voteranno contro. Complessivamente, nel PPE potrebbero mancare una trentina di voti a von der Leyen.
Calcolatrice alla mano, con ogni probabilità, saranno i sovranisti dell'ECR a garantire alla Commissione von der Leyen II di avere 361 voti e la maggioranza assoluta. Non tutto l'ECR sosterrà il nuovo collegio. I polacchi del PiS esprimeranno il loro “no”. Ma gli italiani di Fratelli d'Italia, i nazionalisti fiamminghi della N-VA e i cechi dell'ODS voteranno a favore della Commissione. Sono partiti al governo (o sul procinto di entrare al governo come in Belgio). Tradizionalmente non votano contro un collegio che comprende un loro commissario. Complessivamente sono attesi tra i 30 e i 35 voti dall'ECR. Gli altri gruppi di estrema destra (i Patrioti per l'Europa e l'Europa delle nazioni sovrane) e dell'estrema sinistra (The Left) voteranno contro la nuova Commissione.
Da quando il Parlamento europeo vota l'investitura della Commissione, ogni presidente si è garantito una maggioranza assoluta grazie unicamente ai voti dei tre principali gruppi pro europei: PPE, socialisti e liberali. In alcune occasioni si sono aggiunti anche i Verdi, oltre a partiti di altri gruppi che facevano parte della maggioranza. Nel 1995 la Commissione di Jacques Santer ottenne 417 “sì” (il 66,6 per cento dei deputati). Nel 1999 l'esecutivo di Romano Prodi ottenne 510 “sì” (81,5 per cento). Nel 2004 la prima Commissione di José Manuel Barroso ottenne 478 “sì” (65,3 per cento). Nel 2010 il secondo esecutivo di Barroso ottenne 488 “sì” (66,3 per cento). Nel 2014 la Commissione di Jean Claude Juncker ottenne 423 “sì” (56,3 per cento). Nel 2019 la prima Commissione di Ursula von der Leyen ottenne 461 “sì” (61,4 per cento).
Non tutto il male viene per nuocere per von der Leyen. “Una maggioranza debole per l'investitura permette a von der Leyen di affermare la sua autorità sulla sua squadra”, ci ha detto una fonte. La presidente spera che, una volta conclusa la fase dell'investitura, tutto tornerà come prima nei rapporti tra PPE, socialisti e liberali. Il fatto che le proposte legislative su competitività e Green deal saranno preparate dalla socialista Teresa Ribera e dal liberale Stéphane Séjourné dovrebbe spingerli a cooperare con il PPE. Ma von der Leyen rischia di sottovalutare i danni provocati dal PPE e dal suo presidente, Manfred Weber, con la strategia di giocare su due tavoli, votando su temi come l'immigrazione e il Green deal con i sovranisti e l'estrema destra. Lo psicodramma sulla conferma di Ribera e Fitto ha portato la coalizione pro europea a un punto di rottura. Contare su una parte dei sovranisti dell'ECR per la maggioranza assoluta in Parlamento europeo è un gioco pericoloso.
Secondo il professor Alberto Alemanno, fondatore di The Good Lobby, la piccola maggioranza di von der Leyen avrà due conseguenze: "indebolire la capacità della Commissione di guidare l'UE in modo autonomo sulla base di una serie di priorità politiche chiaramente definite" e "rendere la Commissione ancora più dipendente dal un Consiglio europeo in continuo cambiamento trasformandola nel suo segretariato". Le vittime collaterali sono le ambizioni climatiche dell'UE. Ma in gioco c'è "l'agenda più ampia e tradizionalmente integrazionista, che si tratti dell'attuazione del rapporto Draghi o del rapporto Letta", avverte Alemanno. "Sotto l'influenza dell'estrema destra, è probabile che l'allargamento dell'Unione venga (ulteriormente) rallentato o addirittura sospeso. Anche il prossimo bilancio a lungo termine, che il parlamento negozierà nel 2026, è destinato a ridursi". Tutto questo - avverte dice Alemanno - "potrebbe creare un pericoloso divario tra le aspettative dei cittadini sulla capacità dell'Unione di affrontare le grandi sfide transnazionali e i mezzi di cui dispone per farlo".
La frase
“Penso che ci sarà un piano per porre fine a questa guerra”.
Volodymyr Zelensky.
Romania
Un candidato pro russo e anti Nato va al secondo turno delle elezioni presidenziali - Calin Georgescu ha creato la grande sorpresa nel primo turno delle elezioni presidenziali di ieri in Romania. E lo choc potrebbe farsi sentire nel resto dell'Ue. Praticamente sconosciuto fino a poche settimane fa, formalmente indipendente, questo candidato di estrema destra, pro russo, nostalgico del fascismo rumeno e apertamente antisemita andrà al secondo turno tra due settimane. Con il 99,9 per cento dello scrutinio completato, Georgescu è in testa con 22,9 per cento dei voti. Né i sondaggi né gli exit poll avevano previsto questo terremoto. Non è ancora chiaro chi andrà al ballottaggio per sfidare Georgescu. Il primo ministro Marcel Ciolacu, leader del Partito socialdemocratico, e la candidata liberale, Elena Lasconi, sono praticamente alla pari con il 19,17 per cento. I due sono separati da appena mille voti. Un altro candidato di estrema destra, George-Nicolae Simion, si è piazzato al quarto posto con circa il 14 per cento dei voti. Il Partito nazionale liberale, che appartiene al PPE e di cui fa parte il presidente uscente Klaus Iohannis, è precipitato al quinto posto: il suo candidato Nicolae Ciucă ha ottenuto meno del 10 per cento dei voti. Georgescu, che ha fatto prevalentemente campagna su TikTok, sostiene che l'Ue e la Nato non rappresentano gli interessi della Romania. Diversi esperti ritengono che la sua popolarità sia stata spinta da troll russi. Ci sono interrogativi anche su chi abbia finanziato la campagna di Georgescu. Il secondo turno delle presidenziali si terrà l'8 dicembre. Ma i rumeni torneranno alle urne già domenica prossima per le elezioni legislative.
Schengen
Romania e Bulgaria entreranno in Schengen nel 2025 - L'ultimo blocco è stato rimosso venerdì, con la rinuncia dell'Austria al suo veto al termine di una serie di colloqui con i ministri degli Esteri di Ungheria, Romania e Bulgaria. Il tanto atteso via libera all'ingresso nello spazio europeo senza frontiere interne è stato siglato venerdì a Budapest da Austria, Bulgaria e Romania con un “accordo congiunto”. La svolta è stata resa possibile dai progressi compiuti dai due candidati nella lotta all'immigrazione clandestina, nella gestione delle domande di asilo e nell'accelerazione delle espulsioni dei richiedenti respinti. Romania e Bulgaria sono frontiere esterne dell'Ue e la loro adesione all'area Schengen era legata: o entrambi i paesi, o nessuno dei due. “L'abolizione dei controlli interni alle frontiere terrestri è l'ultimo ostacolo”, ha sottolineato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Una decisione formale deve ancora essere presa dal Consiglio europeo, l'organo degli Stati membri. “Attendo la decisione finale nei prossimi giorni. Uno Schengen più forte significa un'Europa più forte”, ha dichiarato Roberta Metsola, la presidente del Parlamento europeo.
Germania
Scholz candidato cancelliere della SPD - Dopo due settimane di incertezza sulla possibilità di cambiare candidato in corsa, oggi la direzione della SPD designerà ufficialmente Olaf Scholz per guidare il partito nelle elezioni federali del 23 febbraio. La scorsa settimana il ministro della Difesa, Boris Pistorius, molto più popolare dell'attuale cancelliere, ha pubblicato un video per dire che non era disponibile a correre come candidato al posto di Scholz. "Non ho lanciato questo dibattito, non lo volevo e non ho avanzato il mio nome", ha spiegato Pistorius. "Vogliamo andare nella battaglia delle prossime elezioni con Olaf Scholz", ha detto Lars Klingbeil, il segretario generale della SPD. Dopo la riunione di oggi, Scholz sarà approvato da un congresso del partito l'11 gennaio. Se la conferma di Scholz crea un certo sollievo dentro la SPD, perché evita uno scontro fratricida nel partito, i sondaggi sono molto negativi per i socialdemocratici. All'Unione CDU-CSU guidata da Friedrich Merz viene attributo ili 32 per cento delle intenzioni di voto, davanti al partito di estrema destra Alternativa per la Germania con il 19 per cento, secondo l'ultimo sondaggio INSA. La SPD è in terza posizione con il 14 per cento, davanti ai Verdi con l'11 per cento.
Polonia
Il sindaco di Varsavia candidato di Tusk alle presidenziali - Il sindaco di Varsavia Rafal Trzaskowski ha vinto nettamente le primarie del partito Piattaforma Civica, guidato dal primo ministro Donald Tusk, per le elezioni presidenziali che dovrebbero tenersi a maggio del 2025 in Polonia. L'appuntamento è decisivo per il tentativo di Tusk di restaurare lo Stato di diritto dopo il governo del partito nazionalista Legge e Giustizia (PiS). Diverse riforme promosse dal primo ministro sono state bloccate dal veto dell'attuale presidente, Andrzej Duda, alleato del PiS, il cui mandato termina nell'agosto del prossimo anno. Nelle primarie di Piattaforma Civica, Trzaskowski ha battuto il ministro degli Esteri, Radoslaw Sikorski, con il 75 per cento dei voti, ha detto Tusk a una convention del partito sabato. “Sono convinto che siamo usciti rafforzati da queste primarie", ha detto Trzaskowski: "Ho un mandato forte e molta determinazione e coraggio per affrontare il PiS”.
Il PiS nomina lo sconosciuto Karol Nawrocki come suo candidato presidente - Il leader del partito Legge e Giustizia (PiS), Jarosław Kaczyński, ieri ha annunciato di aver designato un indipendente, Karol Nawrocki, come candidato per le presidenziali. Praticamente sconosciuto, storico, 41enne, Nawrocki non ha mai ricoperto incarichi di governo. Nel 2017 era stato nominato a capo del Museo per la Seconda guerra mondiale a Gdansk. Dal 2021, su indicazione del Parlamento polacco, era presidente dell'Istituto per il ricordo nazionale. Il PiS "ha deciso di nominare un candidato apartitico, un candidato indipendente, un candidato che molti dei nostri militanti non conoscono bene", ha spiegato Kaczyński. "La nostra decisione è stata determinata dai meriti personali di Nawrocki (….) ma anche dal fatto che oggi abbiamo una guerra interna. La guerra polacco-polacca", ha detto Kaczyński, riferendosi ai conflitti permanenti tra Tusk e il PiS. Il tentativo è di recuperare l'elettorato centrista, che ha permesso a Tusk di vincere le elezioni legislative lo scorso anno. "Abbiamo bisogno di un uomo credibile, indipendentemente dalla formazione politica, che avrà la volontà e l'opportunità di porre fine a questa guerra. Non in nome dell'interesse di una delle due parti, ma in nome dell'interesse della Polonia", ha detto Kaczyński.
Geopolitica
Rutte incontra Trump, l'America ricorda agli alleati i loro obblighi finanziari - Una foto a colori con didascalia. Due sorrisi. Una stretta di mano. La Nato ha fatto il minimo in termini di comunicazione sul viaggio del segretario generale della Nato, Mark Rutte, venerdì a Mar-a-Lago, la residenza del presidente eletto Donald Trump a Palm Beach, in Florida. Il consigliere per la sicurezza del presidente eletto, Mike Waltz, è stato invece esplicito. “Una Nato forte che ripristini la deterrenza e la pace richiede che tutti i paesi membri facciano la loro parte in base alla loro forza economica”. Questa precisazione suona come un avvertimento ai cattivi pagatori dell'Alleanza, che dieci anni dopo aver preso l'impegno non sono ancora in grado di destinare il 2 per cento del Pil alle spese per la difesa. Donald Trump non ama la Nato e ha lanciato diversi avvertimenti agli alleati durante la sua campagna elettorale presidenziale. Non lasciatevi ingannare dal suo sorriso nella foto con Mark Rutte.
Sostegno all'Ucraina, la Francia non ha una linea rossa - Il capo della diplomazia francese, Jean-Noël Barrot, non ha escluso alcuna opzione di sostegno all'Ucraina e ieri ha lasciato intendere che la Francia autorizzerà l’utilizzo di missili francesi Scalp a lungo raggio contro obiettivi in Russia “in una logica di autodifesa”. “Il principio è stato stabilito... i nostri messaggi al presidente Zelensky sono stati ben accolti”, ha dichiarato in un'intervista esclusiva per il programma domenicale della BBC. Il ministro non è stato più specifico, ma questa dichiarazione a un media britannico, pochi giorni dopo che Londra ha autorizzato l'uso dei missili Storm Shadow (la versione britannica dello Scalp) e il lancio di diversi di questi dispositivi da parte delle forze ucraine contro obiettivi militari in Russia, è considerata significativa. Anche gli Stati Uniti hanno autorizzato il lancio di missili americani con una gittata di 300 km. Gli alleati occidentali non dovrebbero porre limiti al loro sostegno all'Ucraina contro la Russia e “non dovrebbero fissare ed esprimere linee rosse”, ha dichiarato il ministro francese. Questo è stato un appello alla Germania, che si rifiuta ancora di fornire missili Taurus a lungo raggio a Kyiv per paura di essere coinvolta nel conflitto.
Accade oggi
Parlamento europeo: sessione plenaria a Strasburgo (dibattiti sulla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne; il vertice del G20; la Cop16; le entità separatiste a Cipro)
Consiglio Istruzione e gioventù
Consiglio dello Spazio economico europeo
Commissione: la presidente von der Leyen riceve i leader dei gruppi di maggioranza al Parlamento europeo e incontra la presidente Roberta Metsola
Banca centrale europea: discorso del capo economista Philip Lane alla Bank of England Watchers’ Conference 2024 di Londra
Nato: il segretario generale Rutte in Turchia incontra il presidente Recep Tayyip Erdogan
Corte dei conti dell'Ue: relazione speciale sull’etichettatura degli alimenti nell’Ue
Eurostat: indagine su violenza di genere nell'Ue nel 2021; stime sulla spesa per la protezione sociale nel 2023; dati sul commercio con la Russia nel terzo trimestre