Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann e Idafe Martín vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
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La polarizzazione del PPE rende più fragile Ursula von der Leyen
All'improvviso, il teatrino politico europeo che avrebbe dovuto portare all'approvazione della Commissione ieri si è trasformato in un dramma che mette in discussione la partenza del nuovo esecutivo di Ursula von der Leyen il primo dicembre. Le audizioni al Parlamento europeo dei candidati vicepresidenti martedì hanno provocato l'implosione della maggioranza europeista che a luglio aveva votato la fiducia alla presidente della Commissione per un secondo mandato. Il patto di non aggressione tra il Partito popolare europeo, i socialisti e i liberali di Renew è saltato. La responsabilità principale è del PPE che ha condotto un'aggressione contro la socialista Teresa Ribera, annunciando che non avrebbe sostenuto la sua conferma come vicepresidente. Un primo tentativo di mediazione di Ursula von der Leyen è fallito. Il voto di fiducia su tutta la Commissione previsto il 27 novembre al Parlamento europeo è incerto.
Teresa Ribera è la vicepremier del governo di Pedro Sanchez. E' stata scelta da von der Leyen come prima vicepresidente della nuova Commissione, responsabile della transizione climatica e della concorrenza. E' la garanzia per i socialisti di poter contare ancora in una Commissione dominata dal Ppe (che ha 14 commissari). Martedì, dopo che i socialisti avevano riservato un trattamento relativamente benevolo a Raffaele Fitto, il candidato vicepresidente indicato dall'Italia che appartiene alla famiglia sovranista dell'ECR, i socialisti si aspettavano lo stesso dai popolari con Ribera. Invece, su istigazione del Partido Popular spagnolo il PPE si è messo a bersagliare Ribera con attacchi personali di virulenza analoga a quella dell'estrema destra.
Il PP spagnolo deve dirottare l'attenzione dalle responsabilità del governatore della regione valenciana, Carlos Mazon, per le tragiche inondazioni di fine ottobre. In un clima di estrema polarizzazione, non perde occasione per cercare di indebolire Sanchez. La politica spagnola è stata esportata a Bruxelles. Alla fine dell'audizione di Ribera, il PPE ha detto che non l'avrebbe approvata, innescando l'escalation che nessuno si aspettava. “La leadership del Ppe ha rotto l’accordo politico delle forze democratiche pro-europee al Parlamento europeo a favore di un’agenda distruttiva del Partido Popular spagnolo”, ha denunciato ieri la presidente del gruppo socialisti, Iratxe Garcia Perez. Il capogruppo del Ppe, Manfred Weber, “mette a repentaglio in modo sconsiderato la Commissione e rompe la maggioranza pro-europea, schierandosi con l'estrema destra”. Per il gruppo socialista, “è in gioco il voto sul prossimo collegio della Commissione europea”.
I liberali di Renew sono sulla stessa linea. La loro presidente, Valérie Hayer, ha accusato Weber di "comportamento irresponsabile" e ha chiesto a Ursula von der Leyen di assumersi le sue responsabilità "per superare lo stallo e costruire ponti". Anche Pedro Sanchez è intervenuto direttamente con von der Leyen, facendole sapere che era giunto il momento di riprendere il controllo della situazione per salvare Ribera. In fondo, il Ppe è la famiglia politica della presidente della Commissione. Tocca a lei mettere ordine e richiamare Weber alle sue responsabilità.
Ieri Ursula von der Leyen ha invitato a pranzo Weber, Garcia Perez e Hayer. Ma l'incontro si è concluso con un'altra escalation di accuse, recriminazioni e ricatti. Il gruppo socialista ha comunicato la decisione di non votare la conferma di Raffaele Fitto come vicepresidente, né quella del commissario nominato da Viktor Orban, Oliver Varhelyi. L'ungherese è un altro oggetto del contendere. La sua conferma come commissario alla Salute è rimasta in sospeso. Socialisti e liberali non vogliono assumersi la responsabilità di dare il loro assenso al commissario di Orban, che appartiene al gruppo di estrema destra dei Patrioti. Il PPE si troverebbe da solo a votare per Varhelyi insieme alle altre destre.
Di fronte al rischio di compromettere la fiducia alla nuova Commissione von der Leyen, nella serata di ieri Manfred Weber ha lanciato un ultimatum, che è anche la strada verso una possibile via d'uscita. Il PPE non sosterrà Ribera, a meno che socialisti e liberali non approvino un pacchetto che include anche il via libera a Fitto come vicepresidente e a Varhelyi come commissario. Weber pone altre due condizioni alla candidata spagnola: presentarsi davanti al Congresso a Madrid per assumersi le sue responsabilità da ministro sulle inondazioni di Valencia e impegnarsi a dimettersi se sarà aperta un'inchiesta della magistratura contro di lei. La prima condizione è realizzabile, la seconda è molto più difficile visto il grado di politicizzazione della giustizia spagnola.
L'offerta del PPE di un voto a pacchetto sul trio Ribera-Fitto-Varhelyi apre la strada a un compromesso. In fondo socialisti e liberali erano pronti già martedì a turarsi il naso sul vicepresidente italiano (meno sul commissario ungherese). Il problema della vicepresidenza a Fitto può essere risolto richiamandosi ai Trattati: non spetta al Parlamento decidere chi ricopre quel ruolo, ma al presidente della Commissione. La data per una soluzione è già stata fissata nelle agende: il 20 novembre, quando Ribera si presenterà al Congresso a Madrid per dibattere delle sue responsabilità nelle inondazioni. La tensione è tale che la situazione potrebbe sfuggire di mano. "O c'è un cambio radicale da parte dei socialisti, oppure la Commissione Ursula 2.0 non sarà in carica il primo dicembre", ci ha detto una fonte del PPE. Ma, se gli animi si calmeranno, il 27 novembre la Commissione di Ursula von der Leyen avrà la maggioranza di cui ha bisogno per entrare in carica quattro giorni dopo.
Ma è davvero una maggioranza sostenibile? Il dramma di ieri mostra quanto le relazioni interne alla coalizione tra PPE, socialisti e liberali si sono deteriorate, nel momento in cui il PPE cerca di imporre la sua egemonia. La socialista Garcia Perez e liberale Hayer hanno molte colpe, in primis pensare più agli interessi dei loro leader nazionali che a quelli del loro gruppo europeo. Ma la voracità di potere del PPE – che al Parlamento europeo ha appena il 26 per cento dei seggi e non è in grado di formare una vera maggioranza alternativa con l'estrema destra, perché questa si limita a rigettare l'Ue – ha rotto l'equilibrio che permette di governare l'Europa al centro, sulla base della cooperazione e del compromesso.
Von der Leyen non si è battuta per avere lo Spitzenkandidat del Pse, il lussemburghese Nicolas Schmit, nella sua Commissione. La presidente ha poi cacciato il liberale francese, Thierry Breton, ricattando il presidente francese, Emmanuel Macron. Al Parlamento europeo il PPE ha iniziato a votare con i gruppi dell'estrema destra sui migranti, sul premio Sakharov e sul Venezuela. Potrebbe accadere di nuovo oggi, quando i deputati voteranno sulla legge sulla deforestazione, che socialisti e liberali vogliono limitarsi a rinviare di un anno, mentre i popolari sperano di modificare in profondità. “Il PPE ha tirato troppo la corda e si è rotta”, ci ha spiegato un esponente socialista. Anche se la maggioranza dovesse ricompattarsi nel voto di fiducia il 27 novembre, sarà impossibile per von der Leyen portare avanti la sua agenda se il PPE, i socialisti e i liberali non saranno in grado di parlarsi tra loro al Parlamento europeo.
La frase
“Dobbiamo imparare a svilupparci da soli”.
Mario Draghi.
Geopolitica
Borrell propone di sospendere il dialogo politico con Israele - L'Alto rappresentante, Josep Borrell, proporrà di sospendere il dialogo politico con Israele alla riunione del Consiglio Affari esteri della prossima settimana, accusando il governo di Benjamin Netanyahu di violare la clausola sui diritti umani dell'accordo di associazione. L'iniziativa, che è stata annunciata dal Servizio europeo di azione esterna durante la riunione di ieri degli ambasciatori dell'Ue, rischia di scontrarsi alla regola dell'unanimità. Serve il via libera di tutti i ministri degli Esteri per sospendere il dialogo politico. Ma, prima di lasciare l'incarico, Borrell sta cercando di superare lo stallo creato dal rifiuto di Ursula von der Leyen di dare seguito alla richiesta di Spagna e Irlanda di verificare se ci sono le condizioni per sospendere l'accordo di associazione, come previsto dall'articolo 2 in caso di violazioni dei diritti umani. L'Inviato speciale dell'Ue per i diritti umani, Olof Skoog, ha preparato un rapporto che verrà fatto circolare nei prossimi giorni tra le capitali. La sospensione del dialogo politico non impedisce la convocazione di una riunione del Consiglio di associazione Ue-Israele. Borrell ha già invitato la sua controparte israeliana, che non ha fornito risposta.
Borrell preoccupato per l'America di Trump - “Gli americani hanno deciso consapevolmente di eleggere Donald Trump. Dovremo assumerci le nostre responsabilità. Questa non è la fine del mondo, ma l'inizio di un mondo diverso. E di fronte alle questioni sollevate da Donald Trump, sono tra coloro che sono preoccupati per le minacce di una guerra commerciale, l'abbandono dell'Ucraina, il sacrificio dei diritti dei palestinesi e il rischio di un conflitto che potrebbe destabilizzare il mondo”. Chiaro, conciso, franco: Josep Borrell è stato fedele a sé stesso fino in fondo in uno dei suoi ultimi discorsi del suo mandato davanti al Parlamento europeo. “Non possiamo prevedere cosa farà Donald Trump, ma possiamo presumere che non aumenterà gli aiuti militari all'Ucraina. Al contrario, li ridurrà, forse drasticamente. L'Ue dovrà tenere fede al suo impegno di aiutare l'Ucraina a difendersi. La storia ci giudicherà se la deluderemo”, ha avvertito. Se gli americani abbandoneranno l'Ucraina, l'Ue dovrà accettare ulteriori sforzi finanziari e militari, dal momento che gli aiuti militari statunitensi sono superiori del 25 per cento rispetto a quelli dei paesi dell'UE, ha sottolineato Borrell. “L'elezione di Donald Trump deve renderci consapevoli della necessità di rafforzare la nostra sicurezza”, ha aggiunto. “Dobbiamo prendere in mano il nostro destino. Merkel lo ha detto nel 2016. Sette anni dopo, cosa abbiamo fatto? Nel 2016, la Germania spendeva l'1,15 per cento del pil per la difesa. Oggi è l'1,3 per cento. Questo non lo chiamo prendere in mano il proprio destino”, ha ironizzato Borrell.
Germania
Scholz si presenta come il cancelliere che ha evitato l'escalation della guerra - La Germania non lascerà l'Ucraina "sola" di fronte all'aggressore russo e può "contare sul nostro paese e sulla nostra solidarietà", ha detto ieri il cancelliere Olaf Scholz davanti al Bundestag, dopo l'implosione della sua coalizione e la decisione di andare a elezioni anticipate. Tuttavia Scholz intende fare campagna presentandosi come il leader che ha evitato di trascinare la Germania nella guerra grazie alla sua prudenza. "Lo ripeto. Sono contrario a permettere di usare armi fornite da noi in profondità in Russia. Non cambierò la mia posizione sui Taurus", ha detto Scholz. Secondo il cancelliere uscente, la Germania deve "fare di tutto" per mantenere buone relazioni con gli Stati Uniti dopo l'elezione di Donald Trump. Il leader della Cdu, Friedrich Merz, ha definito Scholz un "peso piuma" che vive "nel suo cosmo".
Marine Le Pen rischia l'ineleggibilità - Ieri la procura della repubblica presso il Tribunale di Parigi ha chiesto una condanna a 5 anni di ineleggibilità, 5 anni di reclusione, di cui 2 non sospesi, e 300.000 euro di multa per Marine Le Pen nel processo per appropriazione indebita di fondi pubblici del Parlamento europeo. Il pubblico ministero ha chiesto l'esecuzione provvisoria e, se il tribunale emetterà questa sentenza, l'ex presidente del Rassemblement National non potrà candidarsi alle elezioni presidenziali del 2027, anche se farà ricorso, e non sarà più membro del Parlamento. Altri 24 dirigenti del partito di estrema destra sono perseguiti in questo caso giudiziario. Al partito è stato ordinato di pagare una multa di 4,3 milioni di euro. Il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, che non è indagato anche se coinvolto personalmente, ha accusato la procura di volersi vendicare di Marine Le Pen e ha denunciato “un attacco alla democrazia”.
Geoeconomia
Mercosur, Barnier dice no a Ursula von der Leyen - “Ho detto alla presidente che nelle condizioni attuali questo accordo non è accettabile per la Francia e non lo sarà”, ha annunciato ieri Michel Barnier al termine del suo incontro a Bruxelles con Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione è favorevole alla firma dell'accordo di libero scambio negoziato con il Mercosur, il gruppo di paesi composto da Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay e Bolivia. “Raccomando di non ignorare la posizione di un paese come la Francia, né quella di altri paesi”, ha avvertito il primo ministro francese. “Non siamo gli unici ad avere questi timori”, ha affermato. “Ci sono timori simili in molti paesi europei, come vedrete nei prossimi giorni. Ci sono anche timori espressi e molte domande poste nel Parlamento europeo e nei nostri parlamenti”, ha detto Barnier. Ieri a Bruxelles è stata organizzata una manifestazione dai sindacati agricoli europei contrari al trattato. “Non possiamo chiedere ai nostri agricoltori di produrre meglio e allo stesso tempo esporli alla concorrenza sleale”, ha denunciato l'eurodeputata socialista francese Chloé Ridel. Ursula von der Leyen può decidere di andare contro la Francia con una maggioranza qualificata, ma rischia di provocare una crisi politica con Parigi. Tuttavia, il conflitto aperto all'interno della sua maggioranza al Parlamento europeo durante le audizioni dei candidati commissari l'ha indebolita.
Macron avverte l'Ue sulla doppia guerra commerciale - Il presidente francese, Emmanuel Macron, ieri ha avvertito che l'Ue rischia di dividersi sulla politica dei dazi di Donald Trump e di trovarsi contemporaneamente coinvolta in due guerre commerciali, una con gli Stati Uniti, l'altra con la Cina. "Una delle cose che potrebbero accadere è che potrebbero esserci dazi per tutti", ha detto Macron partecipando a un evento sulla competitività insieme a Mario Draghi. La politica protezionista di Trump potrebbe "costringere gli europei a separarsi dai cinesi più rapidamente" imponendo "dazi molto forti sulla Cina" e minacciando gli europei di colpirli a loro volta se saranno "compiacenti". Secondo Macron, "è allora che ci sarà il rischio di divisione tra gli europei, a seconda degli interessi settoriali e dei diversi paesi, alcuni dei quali sono molto esposti al mercato cinese, mentre altri che sono più dipendenti dal mercato americano cederanno più rapidamente alla pressione che il governo federale americano potrebbe esercitare su di loro". I nostri amici di Bloc - una newsletter sul commercio che vi raccomandiamo - hanno pubblicato un'analisi molto approfondita su cosa possono fare gli europei di fronte al "Tariff Man".
Green deal
Il PPE tenta il colpo di mano sulla legge contro la deforestazione importata - Il gruppo del PPE al Parlamento europeo oggi potrebbe effettuare un colpo di mano per annacquare il regolamento contro la deforestazione importata, malgrado sia già stato approvato sia dal Consiglio sia dal Parlamento e rappresenti uno dei principali provvedimenti del Green deal. Il regolamento impone un “dovere di diligenza”, con norme obbligatorie, per tutti gli operatori e commercianti che immettono sul mercato Ue prodotti come olio di palma, prodotti bovini, legno, caffè, cacao, gomma e soia, in modo da garantire che non provengano da terreni che sono stati oggetto di deforestazione. Di fronte alle difficoltà a mettere in pratica le nuove norme, la Commissione il 2 ottobre ha proposto di rinviare la sua attuazione di un anno. Socialisti, liberali e verdi hanno accettato. Ma il PPE vuole andare oltre svuotando il regolamento sulla deforestazione. Il PPE ha presentato 15 emendamenti che dovrebbero essere votati oggi. Ma, vista la tensione creata dalle audizioni sui candidati commissari, è possibile che il voto venga rinviato. Il nostro collega Lorenzo Consoli, esperto di ambiente, su Askanews spiega tutti i dettagli della battaglia sul regolamento sulla deforestazione.
Retroscena
Il Parlamento accusa Charles Michel di violare i suoi doveri con le sue assenze – La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha accusato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, di violare i suoi obblighi previsti dal trattato con le continue assenze ai dibattiti per rendere conto dei risultati dei vertici dei capi di Stato e di governo. "Il presidente del Consiglio europeo ci ha informato che non è più disponibile per il dibattito sulle conclusioni delle riunioni del Consiglio europeo originariamente programmate per oggi. Ora, di conseguenza, questo dibattito è stato tolto dall'ordine del giorno”, ha detto Metsola ieri, aprendo la mini sessione plenaria a Bruxelles. “Il presidente del Consiglio europeo ha l'obbligo, ai sensi dell'articolo 15, paragrafo 6 del Trattato sull'Ue, di presentare una relazione al Parlamento europeo dopo ciascuna delle riunioni del Consiglio europeo. Invece, ha proposto una dichiarazione scritta". Michel si è giustificato con la sua decisione di partecipare alla Cop29 a Baku. Metsola ha chiesto al successo di Michel, il portoghese Antonio Costa, di assicurare che “riferirà di persona al Parlamento dopo ogni riunione del Consiglio europeo, come richiesto dai trattati”.
Accade oggi
Parlamento europeo: mini sessione plenaria a Bruxelles (dibattito con Sauli Niinisto sul suo rapporto sulla preparazione e la prontezza civile e militare dell'Ue; voto sul rinvio dell'attuazione della legge sulla deforestazione)
Commissione: la commissaria Simson a Baku per un incontro ministeriale della comunità dell'energia
Commissione: il commissario Hoekstra riceve i rappresentanti della Ong CAN Europe
Banca centrale europea: pubblicazione del resoconto della riunione del Consiglio dei governatori del 9 e 10 ottobre
Banca centrale europea: discorso del vicepresidente de Guindos al 31esimo Encuentro del Sector Financiero organizzato da ABC e Deloitte a Madrid
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sulla bandita abbinata di prodotti di finanziamento e prodotti assicurativi non connessi da parte di Compass Banca
Nato: il segretario generale Rutte in Lettonia
Eurostat: stima flash sul pil e occupazione nel terzo trimestre; impronta carbonio nel 2022; dati sulle nuove registrazioni di imprese e fallimenti a settembre; produzione industriale a settembre; dati sui permessi di soggiorno alla fine del 2023