Buongiorno! Sono David Carretta e, insieme a Christian Spillmann, vi presentiamo Il Mattinale Europeo.
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La Polonia vota sul suo status di potenza nell'Ue
Domenica primo giugno gli elettori polacchi decideranno del futuro democratico del loro paese e del posto della Polonia nell'Unione europea. Al secondo turno delle elezioni presidenziali si confrontano Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia e candidato della Piattaforma civica del premier Donald Tusk, e Karol Nawrocki, storico, che si dichiara indipendente, ma è sostenuto con forza dal partito di estrema destra Legge e Giustizia (PiS). Liberale e pro europeo il primo. Nazionalista e anti europeo il secondo. E' il nuovo “clivage” politico quello che hanno di fronte gli elettori. Dal risultato dipenderà il tentativo di Tusk di restaurare lo Stato di diritto in Polonia dopo otto anni di governo del PiS tra il 2015 e il 2023, duranti i quali l'estrema destra ha compromesso l'indipendenza della giustizia, soffocato la libertà di stampa e preso il controllo delle istituzioni e delle imprese pubbliche. In gioco è anche la sopravvivenza della coalizione di Tusk. I polacchi sono chiamati a confermare il ruolo di potenza politica europea che il loro paese ha acquisito nell'ultimo anno e mezzo. La Polonia sarà tra i grandi dell'Ue oppure tornerà a essere relegata ai margini?
Il primo turno del 18 maggio è stato deludente per Rafal Trzaskowski. Dopo una campagna estremamente polarizzata, il candidato di Tusk è arrivato in testa con il 31,4 per cento dei voti, ma con un vantaggio minimo sul nazionalista Karol Nawrocki che ha conquistato il 29,5 per cento. Ma altri due candidati dell'estrema destra in totale hanno raccolto complessivamente il 21 per cento dei voti. Slawomir Mentzen, leader della Confederazione, è arrivato al terzo posto con il 14,8 per cento, mentre Grzegorz Braun del partito Corona ha ottenuto il 6,3 per cento. Per ora nessuno dei due ha ufficialmente espresso il suo sostegno per Nawrocki. Entrambi accusano il PiS di essere troppo moderato e parte dell'establishment. E' ai loro elettori che Nawrocki si è rivolto prioritariamente durante l'ultimo dibattito televisivo con Trzaskowski, radicalizzando il suo messaggio identitario, anti elite e anti europeo, compresa quello anti ucraino per corteggiare un elettorato ostile all'Ucraina per ragioni storiche ed egoistiche. Trzaskowski ha preferito proiettare un'immagine presidenziale, calma e posata, puntando sull'esperienza. Nessuno dei due ha inflitto un colpo elettoralmente mortale all'altro.
I sondaggi per il momento indicano uno scenario altamente incerto domenica sera alla chiusura delle urne. “Too close to call”, come dicono gli americani: 47 a 47 secondo una ricerca Ipsos del 22 maggio; 48 a 45,5 a favore di Nawrocki secondo l'istituto OGN; 44,9 a 45,7 a favore Trzaskowski di secondo IBRis; 43,6 a 45,6 a favore del candidato di Tursk secondo Pollster; 49,5 a 50,5 a favore del pro europeo secondo Opinia24. La percentuale di indecisi resta elevata: tra l'1 e il 10 per cento. I mercati scommettono su una vittoria di Trzaskowski. Ma, data la sottovalutazione da parte dei sondaggi dei candidati di estrema destra al primo turno, si possono sbagliare. Domenica a Varsavia i due campi hanno radunato migliaia di persone per affrontarsi in manifestazioni contrapposte. Il tipico scenario MAGA di contestazioni e ricorsi, ripreso in Europa dai candidati e partiti dell'estrema destra, non è da escludere. La Polonia è in bilico. L'Ue è con il fiato sospeso per la seconda volta in due settimane, dopo che in Romania l'europeista Nicosur Dan ha conquistato la presidenza dopo elezioni che sembravano già vinte dal leader dell'estrema destra, George Simion.
Come in Romania, anche in Polonia il presidente della Repubblica non è coinvolto con la gestione quotidiana del governo del paese. Tuttavia è il capo delle forze armate e rappresenta la Polonia nei vertici della Nato. Soprattutto, in Polonia il presidente ha il diritto di veto sui progetti di legge approvati dal Parlamento. Solo una maggioranza dei tre quinti della Sejm (la Camera bassa), che Tusk e la sua coalizione non detengono, può annullare il veto presidenziale. Dal ritorno al potere di Tusk nel dicembre del 2023, il presidente uscente, Andrzej Duda, alleato del PiS, ha usato più volte il suo potere di veto per bloccare leggi e riforme sull'indipendenza dei giudici, il controllo dei media pubblici, lo Stato di diritto e i diritti civili. Tusk e i suoi ministri sono stati costretti a ricorrere ad alcuni espedienti giuridici, come l'adozione di circolari e decisioni ministeriali, per portare avanti il loro programma. La scelta è stata criticata perché non perfettamente in linea con lo Stato di diritto.
Una vittoria di Nawrocki comprometterebbe l'obiettivo di Tusk di restaurare lo Stato di diritto da parte. Il primo ministro si troverebbe di nuovo con le mani legate. Il resto del programma potrebbe essere compromesso, mettendo a rischio la tenuta della sua variegata coalizione che, oltre al partito di centrodestra Piattaforma civica, include i socialdemocratici della Sinistra e i liberali della Terza via. Molte delle scelte di Tusk dell'ultimo anno e mezzo sono state condizionate dall'appuntamento delle elezioni presidenziali. Il governo polacco ha sospeso le richieste di asilo e introdotto una legge che consente i respingimenti dei richiedenti asilo alla frontiera con la Bielorussia. Tusk si è personalmente opposto all'ingresso senza dazi dei prodotti agricoli ucraini. La Commissione di Ursula von der Leyen lo ha assecondato, chiudendo gli occhi sui respingimenti dei migranti e cancellando il regime di liberalizzazione per l'Ucraina.
Il fatto che il calendario politico della Polonia abbia influenzato l'agenda della Commissione dimostra quanto il paese sia diventato centrale nell'Ue con il ritorno di Tusk al potere. La guerra della Russia contro l'Ucraina ha dimostrato che Varsavia aveva ragione su Germania, Francia e Italia sulla minaccia posta da Vladimir Putin per la sicurezza del continente. La Polonia ha costruito il più grande esercito di terra dell'Ue e spende quasi il 5 per cento del Pil per la difesa. Quella polacca è un'economia che cresce a un ritmo del 3 per cento l'anno. Alcune delle sue start-up stanno diventando unicorni (le società digitali valutate più di un miliardo di dollari) e guidando la rivoluzione tecnologica nell'Europa centrale e orientale. Legata strettamente all'economia tedesca, la Polonia beneficerà del piano di investimenti in infrastrutture e nella difesa del nuovo governo di Friedrich Merz.
Grazie a questi risultati e grazie a Tusk la Polonia è diventata centrale nell'Ue. Il triangolo di Weimar tra Germania, Francia e Polonia ha preso il posto dell'asse franco-tedesco per pilotare la costruzione comunitaria. Emmanuel Macron e Keir Starmer hanno coinvolto la Polonia nella coalizione dei volenterosi per l'Ucraina, lasciando ai margini paesi come l'Italia e la Spagna, nonostante la riluttanza di Tusk di inviare soldati sul terreno. Sulla difesa il nuovo formato di cooperazione “E5” include Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia, a cui il Regno Unito si aggiunge come “+1”. Macron ha voluto firmare un trattato di amicizia con Tusk, mettendo la Polonia sullo stesso piano (o quasi) di Germania, Italia e Spagna. La Polonia in questo semestre ha la presidenza di turno del Consiglio dell'Ue. I suoi diplomatici a Bruxelles stanno svolgendo un lavoro brillante per far avanzare dossier sensibili, come lo strumento SAFE da 150 miliardi di prestito per il riarmo o i nuovi pacchetti di sanzioni contro la Russia. Eppure la Polonia sembra battersi ancora in una categoria inferiore rispetto al suo peso politico reale nell'Ue.
Alcuni a Bruxelles guardando a Tusk come a un “falso europeista” che privilegia soprattutto gli interessi del suo paese. Altri sostengono che “il timore di perdere le presidenziali ha spinto Tusk a guidare con il freno a mano tirato”. Il rifiuto di inviare soldati in Ucraina e l'interruzione delle forniture di armi a Kyiv ne sono una dimostrazione. La contrarietà all'accordo di libero scambio con il Mercosur ne è un'altra. In teoria il nuovo status di potenza europea della Polonia non dovrebbe essere compromesso da un'elezione presidenziale. Ma, dato il potere di veto del presidente, una vittoria di Nawrocki costringerebbe Tusk a concentrarsi quasi esclusivamente sulla politica interna. Con una coabitazione la minaccia del PiS e la polarizzazione sarebbero sempre presenti. Tusk si ritroverebbe anche impegnato a cercare di salvare la sua coalizione da un potenziale crollo che aprirebbe le porte a nuove elezioni.
Il ritorno del PiS al potere riporterebbe la Polonia in una condizione di isolamento nell'Ue. La stessa che aveva spinto la Commissione a sospendere alcuni fondi europei, come quelli post pandemia, per la mancanza di un sistema della giustizia indipendente. I vecchi conflitti storici con la Germania avrebbero il sopravvento sulla cooperazione. I progetti di difesa comune europea di Macron e Merz potrebbero essere compromessi. Le implicazioni sarebbero profonde per l'Ue. Il gruppo di Visegrad – Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica ceca – assumerebbe la forma illiberale che vuole dargli Viktor Orban (in autunno gli elettori cechi potrebbero riportare al governo il populista Andrej Babis). Ma, a differenza che in passato, avrebbe alleati potenti negli Stati Uniti con Donald Trump e in Italia con Giorgia Meloni. Gli elettori polacchi domenica esprimeranno un voto decisivo sull'orientamento democratico e liberale non solo della Polonia, ma anche dell'Ue.
La frase
"Devo ricordare pubblicamente a tutti che l'Occidente non deve scomparire dalla nostra politica estera".
Il presidente della Slovacchia, Peter Pellegrini, in un discorso al Parlamento nel quale ha criticato le posizioni anti-Ue e filo-russe del primo ministro e suo alleato, Robert Fico.
Geopolitica
Merz annuncia la cooperazione con l'Ucraina sui missili a lunga gittata - Forse non sono i Taurus che l'Ucraina chiede dall'inizio della guerra e che permetterebbero di distruggere il ponte di Kerch che collega la Crimea alla Russia. Ma il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ieri ha mostrato una forte determinazione a sostenere Kyiv "per tutto il tempo necessario" ricevendo il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Merz ha annunciato che la Germania aiuterà l'Ucraina a produrre missili a lunga gittata che non avranno limitazioni territoriali, permettendo così al suo esercito di colpire in profondità la Russia. "I nostri ministri della Difesa firmeranno oggi un memorandum d'intesa sull'acquisizione di sistemi d'arma a lungo raggio di fabbricazione ucraina (...) L'Ucraina sarà così in grado di difendersi pienamente, anche contro obiettivi militari al di fuori del suo territorio nazionale: questa è una buona notizia", ha detto Merz. "Oggi compiamo il primo passo nella cooperazione tra Germania e Ucraina nella produzione di armi a lungo raggio, e questa sarà una cooperazione industriale che potrà aver luogo sia in Ucraina sia qui in Germania". Zelensky ha spiegato che l'Ucraina in questo modo potrà rispondere in modo simmetrico alla Russia. Oltre ad annunciare un nuovo pacchetto di aiuti militari, Merz ha assicurato che il suo governo farà di tutto per non riattivare il gasdotto Nord Stream.
Kos ottimista sull'apertura del primo capitolo negoziale per l'Ucraina entro fine giugno - La commissaria all'Allargamento, Marta Kos, ieri si è detta "ottimista" sull'apertura del primo capitolo dei negoziati di adesione con Ucraina e Moldavia sotto la presidenza polacca del Consiglio dell'Ue, nonostante il veto dell'Ungheria di Viktor Orban. Kos ha spiegato che la Commissione ha già completato la procedura di "screening" per tre serie di capitoli negoziali su sei e ha indicato la possibilità di aprire tutti i capitoli entro la fine dell'anno. Non è chiaro come possa essere superato il veto ungherese. A giugno Orban pubblicherà i risultati di una consultazione postale organizzata dal suo governo che, per come sono stati posti i quesiti, darà un risultato contrario all'adesione dell'Ucraina all'Ue.
Un hub per la sicurezza del Mar Nero - La Commissione ieri ha presentato una nuova strategia per una regione del Mar Nero con l'obiettivo di rafforzare i collegamenti e la crescita della regione, collegando l'Europa al Caucaso meridionale e all'Asia centrale. Una delle principali iniziative sarà la creazione di un hub per la sicurezza marittima del Mar Nero destinato a proteggere le infrastrutture marittime critiche e l'ambiente marino, nel contesto della guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina. L'Ue intende rafforzare anche la cooperazione regionale in materia di sminamento, rischi ambientali e sicurezza marittima. Altri progetti riguardano la mobilità militare e la cooperazione contro le minacce ibride. "La regione del Mar Nero è di grande importanza strategica per l'Ue", ha spiegato l'Alto rappresentante, Kaja Kallas: "E' importante per la sicurezza, il commercio e l'energia".
Kallas critica il governo Netanyahu a tutto campo - “L'operazione militare di Israele a Gaza, l'uso sproporzionato della forza e la morte di civili non possono essere tollerati”, ha detto ieri l'alto rappresentante, Kaja Kallas, in una critica sempre più esplicita da parte dell'Ue del governo di Benjamin Netanyahu. Kallas ha denunciato le operazioni contro le infrastrutture civili e la politicizzazione degli aiuti umanitari da parte del governo israeliano, ed ha condannato la violenza dei coloni in Cisgiordania e gli incidenti nella città vecchia di Gerusalemme con l'incitamento alla violenza da parte di leader politici israeliani.
L'Ue e la Nato espongono i cyber attacchi della Cina contro la Repubblica ceca – La Repubblica ceca, l'Ue e la Nato ieri hanno accusato la Cina di condurre una campagna cyber malevola contro il ministero degli Esteri ceco, in una “violazione chiara e inaccettabile delle norme internazionali”. Il ministro degli Esteri ceco, Jan Lipavsky, ha convocato l'ambasciatore cinese. “La Cina sta interferendo nelle nostre società attraverso manipolazione, propaganda e cyber-attacchi, come quello recente contro il ministero degli Esteri ceco”, ha detto Lipavsky, denunciando “azioni ostili (che) avranno serie conseguenze per le nostre relazioni bilaterali”. La responsabilità è stata attribuita al gruppo APT31, associato al ministero della Sicurezza dello Stato cinese. La campagna ha preso di mira una rete non classificata del ministero degli Esteri ceco, causando danni e interruzioni. Il Consiglio Nord Atlantico della Nato e l'Alto rappresentante dell'Ue, Kaja Kallas, ha espresso "solidarietà" con la Repubblica ceca.
Guerra commerciale
Ursula von der Leyen e la prova della Casa Bianca - La presidente della Commissione è sotto pressione per recarsi a Washington e incontrare il presidente Trump, ci hanno confidato diverse fonti. “Ursula von der Leyen deve incontrare Trump a un certo punto. L’Ue è il primo partner commerciale degli Stati Uniti e Trump vuole un accordo politico”, ci ha spiegato uno dei nostri interlocutori. L’incontro diventa tanto più necessario in quanto Trump minaccia di portare al 50% i dazi sulle esportazioni europee e si compiace di aver preso questa decisione perché i negoziati erano “lenti”. Il presidente americano non ha alcuna considerazione per il negoziatore europeo Maros Sefcovic e manifesta la sua impazienza. “Ho appena saputo che l’UE ha chiesto di fissare rapidamente delle date per la riunione. È un evento positivo, e spero che finalmente aprano, come ho chiesto alla Cina, i paesi europei al commercio con gli Stati Uniti”, ha dichiarato Trump. Il presidente americano ha incontrato il premier britannico, Keir Starmer, prima dell’avvio dei negoziati commerciali con Londra. La presidente della Commissione è incaricata dai leader dell’Ue di condurre a loro nome i negoziati commerciali e deve, per questa ragione, porsi come interlocutrice politica di Trump, anche se i negoziati avvengono a un livello inferiore. Ursula von der Leyen teme la prova della Casa Bianca dopo le umiliazioni inflitte da Trump a diversi leader. “Deve andare a Canossa, fa parte del deal”, ci ha confidato un ex responsabile dell’istituzione.
Sefcovic lancia i negoziati commerciali con gli Emirati Arabi Uniti - L'Unione europea e gli Emirati Arabi Uniti ieri hanno formalmente avviato i negoziati per un accordo bilaterale di libero scambio, aprendo la possibilità del primo accordo commerciale globale dell'Ue nella regione del Golfo. A Dubai il commissario per il Commercio, Maros Sefcovic, e il ministro degli Emirati Arabi Uniti, Thani bin Ahmed Al Zeyoudi hanno concordato una tabella di marcia per i negoziati, che entreranno nel vivo a giugno. I primi incontri si concentreranno sulla riduzione delle tariffe sui beni e sulla facilitazione dei servizi, del commercio digitale e dei flussi di investimento. Saranno esplorate possibilità per rafforzare gli scambi in settori strategici, come le energie rinnovabili, l'idrogeno verde e le materie prime essenziali. Gli scambi bilaterali attuali ammontano a 56 miliardi di euro nel settore delle merci e 39 miliardi in quello dei servizi. “Immaginate cosa può fare un accordo di libero scambio significativo sul piano commerciale”, ha detto Sefcovic.
Il 28esimo regime
Una strategia per tenere gli unicorni nell'Ue – La Commissione ieri ha presentato la sua strategia per le start-up e lo scale-up, il cui obiettivo è avviare e far crescere imprese tecnologiche globali. La constatazione è amara: l'Ue non manca di start-up, ma troppe di queste hanno difficoltà a portare le loro idee dal laboratorio al mercato o a crescere su larga scala all'interno del mercato unico. La Commissione vuole sostenerle durante tutto il loro ciclo di vita, dall'avvio all'espansione fino alla maturazione e al successo. La strategia intende promuovere un ambiente favorevole all'innovazione con meno frammentazione, meno oneri amministrativi e norme più semplici e più favorevoli in tutto il mercato unico. Nel 2026 la Commissione proporrà un “28esimo regime” per semplificare le norme e ridurre il costo del fallimento: per evitare che le start-up siano confrontate a 27 regolamentazioni nazionali, saranno previste regole specifiche per loro a livello dell'Ue in settori quali l'insolvenza, il diritto del lavoro e il diritto fiscale. Un'altra novità è la creazione di un Fondo Scaleup Europe per contribuire a colmare il deficit di finanziamento delle imprese che sviluppano tecnologie avanzate investendo direttamente in azioni. Nel corso degli ultimi 15 anni circa il 30 per cento ha delocalizzato fuori dall'Ue”, ha detto il vicepresidente della Commissione, Stéphane Séjourné. “La posta in gioco è tenere da noi le start-up che hanno avuto successo, che sono in periodo di crescita e hanno bisogno di finanziamento”. Gli unicorni sono le imprese tecnologiche con una valorizzazione superiore a un miliardo di dollari.
Green deal
L'Ue vicina all'obiettivo del 2030 sulla riduzione delle emissioni – Secondo la Commissione europea, i piani nazionali per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici presentati dagli Stati membri consentiranno all'Ue di ridurre le emissioni del 54 per cento nel 2030, molto vicino all'obiettivo del 55 per cento rispetto ai livelli del 1990 indicato dalla Legge sul clima. Tuttavia, restano differenze sostanziali tra settori e paesi. Trasporti, edifici, agricoltura, piccola industria e rifiuti vedranno una riduzione stimata del 38 per cento delle emissioni entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005, rispetto all'obiettivo fissato del 40 per cento. Ora le proiezioni devono essere trasformate in fatti concreti, ha ricordato la Commissione. Per realizzare gli obiettivi al 2030 sarà necessario accelerare l'attuazione delle misure, rafforzare le politiche settoriali e mobilitare efficacemente fondi pubblici e privati.
Riduzione delle emissioni e crescita economica vanno di pari passo - "I piani nazionali definitivi per l'energia e il clima mostrano che l'Ue è sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo di emissioni per il 2030. Le emissioni sono diminuite del 37 per cento dal 1990, mentre l'economia è cresciuta di quasi il 70 per cento, a dimostrazione del fatto che l'azione per il clima e la crescita vanno di pari passo”, ha detto ieri il commissario per il Clima, Wopke Hoekstra, commentando le valutazione sui piani nazionali per l'energia e il clima. "Investire in tecnologie pulite e innovazione è essenziale per la competitività industriale e apre nuovi mercati per le aziende dell'Ue”, ha detto il commissario, difendendo il Green deal dalle accuse di minare la crescita economica. “Il nostro impegno per la transizione pulita offre chiarezza agli investitori e rafforza la resilienza e la prosperità dell'Europa”, ha spiegato Hoekstra. Ora la sfida è l'obiettivo del 90 per cento entro il 2040, che non è stato ancora confermato dalla Commissione. "Dobbiamo creare le condizioni per arrivare al 90 per cento entro il 2040”, ha detto la vicepresidente della Commissione, Teresa Ribera. “La competitività, la sicurezza, la creazione di ricchezza e l'inclusività dipendono dalla nostra capacità di portare avanti un piano d'azione politico coerente e globale".
Il costo delle catastrofi climatiche stimato a 163 miliardi tra il 2021 e il 2023 - "Il costo dell'inazione sta aumentando”, ha detto la vicepresidente della Commissione, Teresa Ribera, spiegando che tra il 2021 e il 2023 sono stati individuate perdite economiche legate al clima per “almeno 163 miliardi di euro nel territorio europeo”. Secondo Ribera, “ogni disastro climatico per cui non siamo preparati colpisce più duramente e impone costi maggiori alla nostra economia e crea maggiori danni sociali”. Questo è “un ulteriore motivo per cui vogliamo puntare sulla promozione degli investimenti e della prosperità e non sull'affrontare perdite e costi”, ha detto Ribera.
Migranti
Il Garante europeo della privacy in difesa dei migranti - Nella gestione delle migrazioni, la protezione dei dati è una delle ultime linee di difesa per le persone vulnerabili, ha detto ieri il Garante europeo della protezione dei dati, Wojciech Wiewiórowski, pubblicando il suo parere sulla proposta di regolamento che istituisce un sistema comune per il rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare nell'Ue. Il Garante ha formulato diverse raccomandazioni per modificare la proposta della Commissione. In particolare, insiste sul diritto all'informazione delle persone in merito ai motivi delle decisioni di rimpatrio, l'allineamento della proposta alla legislazione Ue applicabile in materia di protezione dei dati, e le garanzie in caso di trasferimenti verso paesi terzi di dati personali delle persone interessate. l'approccio proposto a livello di UE deve basarsi sul pieno rispetto dei diritti fondamentali, compresi il diritto alla protezione dei dati e alla riservatezza”, ha detto Wiewiórowski.
Eurobarometro
La fiducia nell'Ue ai massimi da 18 anni - Il livello di fiducia nell'Unione europea è ai massimi degli ultimi 18 anni, e il sostegno per l'euro è il più elevato di sempre, secondo un sondaggio Eurobarometro pubblicato ieri dalla Commissione. “La fiducia è una valuta preziosa nel mondo odierno. Pertanto, è importante che la fiducia nell'Ue tra i cittadini europei sia cresciuta per 4 anni consecutivi”, ha detto Ursula von der Leyen. “Questo progresso riflette gli sforzi collettivi di tutte le istituzioni dell'Ue. Lo consideriamo uno stimolo per continuare a impegnarci. Potete fidarvi dell'Europa". Il 52 per cento degli europei ha dichiarato di avere fiducia nell'Ue, il risultato più alto dal 2007. La fiducia è maggiore tra i giovani dai 15 ai 24 anni (59 per cento). Il 52 per cento dice di avere fiducia nella Commissione, il livello più alto in 18 anni. Il 62 per cento è ottimista sul futuro dell'Ue. Quanto alla moneta unica, il sostegno è dell'83 per cento nell'area euro e del 74 per cento nell'Ue. Tuttavia solo il 44 per cento degli intervistati valuta buona la situazione economica europea, contro il 48 per cento negativa.
Gli europei vogliono un'Ue più assertiva nella geopolitica e geoeconomia – Secondo l'Eurobarometro, nel contesto geopolitico attuale, gli europei vogliono un'Ue più forte e assertiva sia sulla politica di difesa e sicurezza sia sulla politica commerciale. Il 69 per cento ritiene che l'Ue sia un luogo di stabilità in un mondo turbolento. L'81 per cento sostiene una politica comune di difesa e sicurezza tra gli Stati membri, il livello più alto dal 2004. Allo stesso tempo, il 78 per cento si dichiara preoccupato per la difesa e la sicurezza dell'Ue nei prossimi cinque anni. Di fronte ai dazi di Trump, l'80 per cento è favorevole a una ritorsione da parte dell'Ue se altri paesi alzano le tariffe sulle importazioni dall'Europa. Sulla guerra di aggressione russa contro l'Ucraina, l'80 per cento è favorevole ad accogliere le persone in fuga dal conflitto, mentre il 76 per cento sostiene l'assistenza finanziaria e umanitaria all'Ucraina. Tuttavia solo il 60 per cento approva la concessione dello status di candidato e il 59 per cento è favorevole alle forniture di armi all'Ucraina. Il sostegno per le sanzioni contro la Russia rimane alto con il 72 per cento.
Sedie musicali
Lagarde ha discusso con con Klaus Schwab l'uscita anticipata dalla Bce per guidare il Wef - Christine Lagarde ha discusso la possibilità di abbreviare il suo mandato di presidente della Banca centrale europea per diventare presidente del World Economic Forum, ha detto il suo fondatore Klaus Schwab al Financial Times. Il piano di successione sarebbe stato discusso per “diversi anni”, ma l'ultima conversazione sarebbe avvenuta ad aprile, ha detto Schwab, indicando “l'inizio del 2027” come data prevista per il passaggio di consegne. Schwab ha lasciato il WEF in aprile a seguito di accuse di cattiva condotta. Il mandato di otto anni di Lagarde scade alla fine di ottobre del 2027. Un portavoce della Bce ha detto al Financial Times che “la presidente Lagarde si è sempre impegnata pienamente a portare a termine la sua missione ed è determinata a completare il suo mandato". Tuttavia non è la prima volta che si diffondono voci su una possibile partenza anticipata di Lagarde dalla Bce.
Un'austriaca alla guida della Politica agricola comune - Il collegio dei commissari ieri ha nominato l'austriaca Elisabeth Werner come nuovo direttore generale della Direzione generale Agricoltura della Commissione a partire dal primo giugno. Werner ricopre attualmente l'incarico di vice segretario generale della Commissione. In passato era stata capo gabinetto della vicepresidente Kristalina Georgieva e aveva occupato diverse posizioni nelle direzioni generali trasporti e Bilancio. A una funzionaria che non ha esperienza all'interno della "Dg Agri" (Werner ha il ruolo di coordinamento del Green deal nel segretariato generale della Commissione) sarà affidato il compito di riformare nuovamente la Politica agricola comune e di adattarla al futuro quadro finanziario pluriennale. La nomina di Werner, per contro, conferma il trend avviato sotto Ursula von der Leyen di una Commissione sempre più germanofona.
Accade oggi
Commissione: la presidente von der Leyen ad Aquisgrana riceve il Premio Carlo Magno
Consiglio europeo: discorso del presidente Costa al Forum di investimento Ue-Brasile
Parlamento europeo: la presidente Metsola a Milano partecipa a un dibattito all’Università Cattolica del Sacro Cuore