Buongiorno! Sono David Carretta e, insieme a Christian Spillmann, vi presentiamo Il Mattinale Europeo.
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L'alleanza silenziosa tra PPE ed estrema destra contro i valori dell'Ue
Martedì 17 giugno il Parlamento europeo ha rigettato un rapporto di iniziativa sul finanziamento della politica di sviluppo in vista della quarta conferenza delle Nazioni Unite che si terrà a Siviglia dal 30 giugno al 3 luglio. E' la prima volta nella storia del Parlamento che un rapporto della commissione Sviluppo viene bocciato dalla plenaria. Per decenni il Parlamento è stato all'avanguardia delle politiche dell'Unione europea per aiutare i paesi più poveri nel resto del mondo. La chiusura dei programmi di USAID da parte di Donald Trump offre all'Ue un nuovo ruolo di leadership globale. Ma i 720 deputati non sono stati in grado di esprimere la loro posizione. Una delegazione del Parlamento andrà a Siviglia a mani vuote. La ragione è “l'alleanza silenziosa” che si è formata tra il Partito Popolare Europeo (PPE) e i gruppi di estrema destra. Un'alleanza che rimette in discussione i valori dell'Ue. Gli episodi si accumulano nelle commissioni parlamentari e nella Conferenza dei presidenti. La "maggioranza von der Leyen" - i gruppi europeisti che hanno eletto la presidente della Commissione - esista ancora dentro il Parlamento europeo?
La risoluzione della commissione Sviluppo sulla Conferenza dell'Onu di Siviglia è stata rigettata con 340 voti contrari, 282 favorevoli e 26 astensione. Un risultato senza appello. Solo 12 deputati del PPE hanno votato a favore del rapporto di cui era relatore il liberale lussemburghese, Charles Goerens. Il resto del gruppo del PPE ha votato insieme al gruppo sovranista dei Conservatori e riformisti europei (ECR), a quello di estrema destra dei Patrioti per l'Europa e quello ancora più a destra dell'Europa delle Nazioni Sovrane (ESN). Il PPE ha cambiato posizione rispetto al voto in commissione Sviluppo, dove si era asteneto. Non ci sono stati comunicati ufficiali da parte della principale famiglia politica europea, a cui appartengono Ursula von der Leyen e Roberta Metsola. Ma, secondo diverse fonti, le principali obiezioni non erano legate alla sostanza del rapporto, che chiedeva agli Stati membri di incrementare il loro impegno nei confronti dei paesi poveri. A essere contestato dal PPE erano il linguaggio considerato troppo di sinistra e i riferimenti a temi come l'uguaglianza di genere, la salute riproduttiva, il clima o le ONG.
“Quello non era il linguaggio dei socialisti o dei liberali internazionali, ma il linguaggio del Consenso europeo sullo sviluppo, il vocabolario delle Nazioni Uniti o dell'accordo di Parigi”, ci ha detto Charles Goerens. Il Consenso europeo sullo sviluppo è il documento concordato dai governi che fissa i principi che guidano l'Ue. Il Consiglio, dove sono rappresentati i 27 governi, ha adottato la sua posizione sulla Conferenza dell'Onu di Siviglia il 26 maggio scorso, confermando l'impegno a far avanzare l'agenda dello sviluppo attraverso “leadership politica, unità e inclusività”. Nelle conclusioni adottate all'unanimiità ci sono riferimenti alla parità di genere, all'azione climatica e ambientale, alla società civile e al suo ruolo fondamentale. Per la prima volta nella storia dell'Ue, sulla politica di sviluppo il Parlamento è meno ambizioso dei governi. E' senza posizione.
Il presidente della commissione Sviluppo, l'irlandese Barry Andrews, ha deciso che non andrà a Siviglia perché, senza un mandato, la sua presenza sarebbe stata inutile. Nemmeno Goerens parteciperà alla Conferenza dell'Onu. Eletto per la prima volta al Parlamento europeo nel 1982, ministro della Difesa del Lussemburgo tra il 1999 e il 2004, membro della commissione Sviluppo dal 2009, Goerens di cose ne ha viste. Ma mai il PPE votare con i gruppi dell'estrema destra anti-democratici per fare marcia indietro sulla politica di sviluppo. “Se continua così rifiutiamo l'eredità di Willy Brandt, Simone Veil, Andris Piebalgs, Louis Michel o Gerd Müller”. I padri nobili della lotta globale alla povertà condotta dall'Ue, “se fossero ancora in vita, sarebbero molto delusi”, spiega Goerens.
“Nel momento in cui l'aiuto americano si ritira dalla solidarietà internazionale, tutti gli sguardi si rivolgono verso l'Ue, non per compensare l'uscita degli Stati Uniti, ma per riorganizzare gli sforzi internazionali sul piano istituzionale e umanitario”, dice Goerens. “La Conferenza di Siviglia era un momento 'Yes we can' per l'Ue e per il Parlamento europeo. Per il Parlamento è diventato 'No we cannot'”, denuncia il lussemburghese, puntando il dito contro il PPE e il suo presidente, Manfred Weber. “Il PPE non è più in linea con i principi della Commissione von der Leyen”, spiega Goerens. “Weber deve dire fino a che punto sostiene la maggioranza von der Leyen”.
Ieri Manfred Weber ha confermato di non sentirsi legato da un vincolo di maggioranza con i socialisti e i liberali (ancor meno con i verdi), malgrado il fatto che siano stati decisivi per eleggere von der Leyen per un secondo mandato e approvare la Commissione con il maggior numero di sempre di membri del PPE. Ieri il bersaglio sono state le ONG, accusate dal PPE e dall'estrema destra di ricevere finanziamenti dalla Commissione per fare lobby sui deputati a favore delle politiche ambientali e climatiche. La Commissione ha spiegato che non sono state violate regole, anche se ha modificato alcune procedure di finanziamento. La Corte dei conti ha certificato che non ci sono state irregolarità.
Il gruppo sovranista ECR ha comunque proposto di istituire una commissione d'inchiesta destinata a demonizzare le ONG. Imbarazzato di dover votare una proposta dell'estrema destra, il PPE si è opposto. Ma ha avanzato un'altra proposta: istituire un gruppo di monitoraggio per mettere sotto sorveglianza tutti i finanziamenti alle ONG dentro la commissione Controllo di bilancio. Alla Conferenza dei presidenti, socialisti e liberali hanno chiesto al PPE un compromesso per estendere il monitoraggio a tutti i beneficiari di fondi dell'Ue in nome della trasparenza. Weber ha rifiutato. Con i voti dei presidenti dei tre gruppi dell'estrema destra, ha imposto il suo gruppo di monitoraggio. Il PPE ha formato "un'alleanza vergognosa con l'estrema destra per la caccia alle streghe contro le ONG", hanno denunciato i socialisti.
Quella tra il PPE e l'estrema destra “è un'alleanza silenziosa”, ci ha spiegato un deputato europeo sotto condizione di anonimato. Raramente emerge nella plenaria, dove i voti possono essere registrati per appello nominale. Del resto, se avesse accettato la commissione d'inchiesta contro le ONG proposta dall'ECR, il PPE avrebbe dovuto passare dal voto in plenaria, mostrando apertamente la sua alleanza con l'estrema destra. Meglio restare nel segreto della Conferenza dei presidenti. Ma l'alleanza silenziosa si sta esprimendo anche in diverse commissioni parlamentari, in particolare “quelle che si occupano di diritti e valori”, dice il deputato europeo. Non solo la commissione Sviluppo, ma anche quelle Libertà civili e Donne. Altrove, come in commissione Industria e Trasporti, i gruppi della maggioranza von der Leyen lavorano bene insieme. Ma “sui valori il PPE non si sente più tenuto a rispettare il cordone sanitario”, conferma un funzionario del Parlamento europeo. Nelle commissioni “Weber lascia fare” e il gruppo ECR (di cui fa parte il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d'Italia) “fa da ponte con il resto dell'estrema destra”.
Non è solo Weber a lasciare fare. Goerens ci ha raccontato di aver fatto passare un messaggio a Ursula von der Leyen attraverso il commissario responsabile dello Sviluppo, il conservatore ceco Jozef Sikela. “Ho detto a Sikela: tu e von der Leyen dovete agire per fare in modo che il PPE sia una forza affidabile al Parlamento europeo”. Il messaggio rischia di cadere nel vuoto. Secondo fonti interne, anche il collegio dei commissari si sta spostando su posizioni ultra-conservatrici su diritti e valori. Inoltre, quando non sono in gioco i valori, come sulla deregolamentazione o la retromarcia sul Green deal, la tattica di Weber funziona. “Il PPE dice 'o siete d'accordo con le nostre proposte oppure abbiamo una maggioranza alternativa”, spiega il funzionario. Socialisti e liberali sono incapaci di reagire. E ballano al ritmo del PPE.
La frase
“La Russia percepisce quasi certamente un certo vantaggio in questo conflitto (in Iran), poiché distoglie l'attenzione internazionale dalla sua guerra contro l'Ucraina”.
I servizi di intelligence del ministero della Difesa britannico.
Geopolitica
Il momento Kallas nei negoziati con l'Iran - La portavoce della Casa Bianca ieri ha annunciato che Donald Trump deciderà “entro due settimane” se unirsi a Israele negli attacchi contro il programma nucleare dell'Iran, spiegando che nel "futuro immediato" ci saranno nuovi negoziati con la Repubblica islamica. L'annuncio apre una finestra di opportunità per l'Unione europea e i paesi dell'E3 (Francia, Regno Unito e Germania) che oggi si ritroveranno a Ginevra per discussioni con il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi. Sarà il momento di Kaja Kallas? L'obiettivo dell'incontro con i firmatari e garanti dell'accordo sul nucleare del 2015 è trovare un quadro per riavviare il monitoraggio del programma iraniano e limitare il suo programma di missili balistici. L'Alto rappresentante ha l'opportunità di dimostrare le sue doti negoziali e la sua leadership, al di fuori del dossier legati direttamente alla Russia.
Nove Stati membri chiedono di bloccare il commercio con gli insediamenti israeliani – In attesa della revisione dell'accordo di associazione con Israele, i ministri degli Esteri di nove Stati membri dell'Ue hanno scritto a Ursula von der Leyen per chiedere di esaminare se il commercio di beni e servizi collegato agli insediamenti illegali nei territori palestinesi occupati possa essere reso conforme al diritto internazionale. Belgio, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna e Svezia chiedono in particolare "un'analisi approfondita delle implicazioni del parere consultivo del 19 luglio 2024" della Corte internazionale di giustizia, che afferma come i paesi terzi devono astenersi da qualsiasi commercio o investimento che contribuisca a sostenere una situazione illegale nei territori palestinese occupati. "Non abbiamo ancora visto alcuna proposta per avviare discussioni su come interrompere efficacemente il commercio di beni e servizi con gli insediamenti illegali. In un mercato unico europeo, dove l'Ue ha competenza esclusiva in materia di politica commerciale, e' necessario che la Commissione sviluppi proposte di misure concrete per garantire la conformità dell'Unione con gli obblighi identificati dalla Corte", si legge nella lettera.
Asselborn: se l'Europa non difende più il diritto internazionale, il mondo va verso il caos - L'ex ministro degli Affari Esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn, in un'intervista al Mattinale Europeo, mette in guardia contro la tentazione di voler imporre un cambio di regime in Iran con le bombe. "Come persona, posso accettare che si distruggano i siti dove l'uranio è arricchito in Iran, perché il regime iraniano dice ogni tre giorni che vuole annientare Israele, e questo è possibile solo con la bomba nucleare. Ma nessun paese ha il diritto di decidere di cambiare un regime con i bombardamenti. Non capisco come si possa dire, come il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che Israele fa il lavoro sporco per noi. Se l'Europa non sostiene più il diritto internazionale, il mondo va verso il caos". Asselborn ha ricordato il fallimento del tentativo di imporre la democrazia in Afghanistan. "Netanyahu vuole imporre con la forza un cambio di regime in Iran, un paese di 90 milioni di abitanti. Questo è contrario a tutte le regole del diritto internazionale e non è auspicabile. Rappresenterebbe un pericolo per i prossimi decenni. Se siamo d'accordo con questo in Europa, allora andiamo verso la catastrofe", avverte Asselborn
Forzare Netanyahu a fermare la guerra a Gaza - "Israele deve smettere di bombardare Gaza. Vedere dei bambini uccisi mentre andavano a cercare farina è inaccettabile. Non c'è più possibilità di fare dialisi e le persone che soffrono di malattie renali sono condannate a una morte terribile". Jean Asselborn ritiene che "nessun pericolo minaccia più Israele da Gaza. Bisogna costringere Netanyahu a fermare la guerra". L'ex ministro non usa mezzi termini contro l'attacco condotto contro Israele da Gaza il 7 ottobre 2023. "È imperdonabile. Hamas è un gruppo di terroristi, di barbari, ma la popolazione palestinese non può essere assimilata a Hamas. Sono stato a Gaza tre volte. È una striscia di terra di 350 ettari, rappresenta 1/7 del Lussemburgo, e più di 2 milioni di persone vivono rinchiuse lì, senza speranza. Se non viene dato uno Stato ai palestinesi, Israele e tutti i paesi della regione non vivranno in pace. L'Ue deve lottare per la soluzione a due Stati e non imporre condizioni ai palestinesi e nulla agli israeliani". Jean Asselborn teme la deportazione della popolazione di Gaza in Libia. "Non è un'utopia". L'ex ministro Jean Asselborn, che ha diretto la diplomazia del Granducato per quasi 20 anni, riconosce la difficoltà per gli europei di sanzionare Israele: "Se un solo paese dice no, non passa. Non è l'Europa che decide, sono le capitali. Se una capitale blocca, anche senza argomenti, non abbiamo una posizione. La gente non capisce più".
Il Consiglio europeo tra sostegno e cautela sull'Ucraina – Gli ambasciatori dei ventisette Stati membri ieri hanno continuato a preparare il Consiglio europeo del 26 giugno. Non tutti i capi di Stato e di governo sono pronti a sostenere l'Ucraina fino in fondo. E la responsabilità non è solo del premier ungherese, Viktor Orban. L'Ue è spaccata in tre. Alcuni ambasciatori ieri volevano un linguaggio più incisivo sull'allargamento e il supporto militare all'Ucraina. Altri hanno raccomandato cautela. Il resto sta nel mezzo. Sul diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, gli ambasciatori si sono avvicinati a un testo definitivo, anche se sono stati presentati alcuni emendamenti limitati. L'Ungheria ha detto che sarà in grado di dare il via libera formale solo dopo l'approvazione politica al Consiglio europeo. Gli altri temi caldi del vertice saranno il Medio Oriente, con un gruppo di paesi che vuole inserire nelle conclusioni la revisione dell'accordo di associazione. Altri hanno chiesto di menzionare specificamente l'Iran. Diversi leader vogliono riportare in cima all'agenda del Consiglio europeo il tema dei prezzi dell'energia.
Riarmo
La Spagna dice no al 5 per cento alla Nato e rivendica il suo rifiuto - "Controproducente", "irragionevole", "incompatibile con il nostro Stato sociale": il primo ministro socialista, Pedro Sanchez, ha rifiutato di adottare l'obiettivo del 5 per cento del Pil assegnato ai membri della Nato per le loro spese di difesa entro il 2035 e assume il rischio di una reazione di Donald Trump durante il vertice dell'Alleanza il 24 e 25 giugno a L'Aia. È "impossibile" per la Spagna raggiungere il 5 per cento "se non a costo di un aumento delle tasse sulla classe media, di una riduzione dei servizi pubblici e delle prestazioni sociali per i nostri cittadini, e di un arretramento nel nostro impegno per la transizione ecologica e la cooperazione internazionale allo sviluppo", ha spiegato Sanchez nella sua risposta al segretario generale della Nato, Mark Rutte, svelata da El Pais e di cui il Mattinale Europeo ha ottenuto una copia. La lettera contiene tre pagine di argomenti, tanti quanti i punti sollevati da Pedro Sanchez. La Spagna ha raggiunto quest'anno l'obiettivo del 2 per cento a cui aveva aderito nel 2014. Il 5 per cento per la difesa significherebbe un aumento delle spese di circa 80 miliardi di euro all'anno, quasi la metà della spesa per le pensioni, sottolinea El Pais. Sanchez è consapevole che questo rifiuto può provocare la collera o addirittura misure di ritorsione da parte di Trump, ma "ogni governo ha il diritto legittimo di decidere se assumersi o meno i sacrifici imposti. In quanto alleato sovrano, la Spagna ha scelto di non accettarlo", sostiene il primo ministro spagnolo. En passant, è una buona opportunità per deviare l'attenzione dallo scandalo per corruzione che ha colpito il suo Partito socialista.
Madrid costringe la Nato a negoziare una nuova dichiarazione per l'Aia - Il rifiuto della Spagna di assumersi l'obiettivo di aumento delle spese di difesa assegnato ai membri della Nato costringe l'Alleanza a negoziare una nuova dichiarazione con una procedura che esclude la Spagna dall'impegno del 5 per cento. Pedro Sánchez afferma di non avere "alcuna intenzione di limitare le ambizioni per le spese (militari) degli altri paesi, né di ostacolare l'esito del vertice" dell'Aia. Il primo ministro spagnolo propone due alternative: includere nella dichiarazione "una formula più flessibile", che renda l'obiettivo del 5 per cento facoltativo, o esentare la Spagna dal suo rispetto. "Eccezioni simili sono state concesse in passato ad altri alleati e ci sono ragioni imperative per farlo ora", sottolinea Sanchez nella lettera a Rutte. Diversi paesi della Nato considerano l'obiettivo del 5 per cento del Pil difficile da raggiungere, anche con l'artificio del 3,5 per cento per le capacità di difesa e dell'1,5 per cento per le spese legate alla difesa, per diluire lo sforzo. La posizione assunta dalla Spagna farà effetto valanga e rovinerà il primo vertice di Rutte?
Omnibus
Il Parlamento europeo in difficoltà con gli Omnibus - Il presidente della commissione Commercio del Parlamento europeo, Bernd Lange, ha scritto una lettera a Roberta Metsola dalla quale emerge il malessere di una parte dei deputati per l'approccio adottato dalle istituzioni dell'Ue sui pacchetti di semplificazione "Omnibus". Troppa deregolamentazione fatta troppo in fretta? Nella lettera Lange contesta l'attribuzione del quarto pacchetto Omnibus sulle esenzioni per le imprese di medie dimensioni alle commissioni Libertà civili, Affari economici e Ambienti, chiedendo che la competenza sia attribuita anche alla commissione Commercio dato che ci sono misure che toccano regolamenti sulle importazioni. Ma Lange esprime anche considerazioni più generali. "Questi pacchetti Omnibus si stanno dimostrando in generale abbastanza problematici per il Parlamento in termini di capacità di esercitare in modo effettivo il suo scrutinio". Inoltre i primi due Omnibus sono stati "in pratica aumentano la complessità procedurale per i co-legislatori". Alla fine il Parlamento europeo potrebbe non essere in grado di "avere una visione appropriata di tutti gli emendamenti (proposti dalla Commissione) su un atto legislativo". Secondo Lange, il Parlamento dovrebbe chiedere alla Commissione di dividere gli Omnibus "in proposte legislative separate" oppure creare una commissione legislativa temporanea ad hoc per esaminare i pacchetti.
MFF
Il FMI si intromette nel dibattito sul bilancio – La Commissione di Ursula von der Leyen farà la sua proposta per il prossimo quadro finanziario pluriennale – il bilancio 2028-34 dell'Ue, l'acronimo inglese è MFF – solo a metà luglio. Ma il Fondo Monetario Internazionale ha già le idee chiare. Serve un aumento di almeno il 50 per cento del bilancio dell'Ue per sostenere le nuove priorità comuni in materia di innovazione, transizione energetica e difesa. Il FMI lo ha scritto nella dichiarazione conclusiva della missione 2025 sull'area euro. Per mantenere i programmi esistenti e finanziare nuovi investimenti nei beni pubblici europei "la dimensione del bilancio dell'Ue dovrà aumentare di almeno il 50 per cento”. Il FMI è favorevole a “una capacità di indebitamento e risorse proprie accresciute" per rispondere in modo tempestivo alle esigenze future”. Il FMI è diretto da Kristalina Georgia, ex commissaria europea responsabile del Bilancio. Un'intromissione negli affari di von der Leyen? La presidente della Commissione può almeno rivendicare il sostegno alla sua idea di legare i fondi dell'Ue all'attuazione di riforme nazionali allineate alle priorità europee. Il Fondo propone una riforma strutturale del bilancio Ue con una logica basata sulle performance.
La Germania non vuole andare oltre l'1 per cento - Il ministro delle Finanze tedesco, Lars Klingbeil, ieri ha ribadito che la Germania non è disposta a superare il tetto dell'1 per cento del reddito nazionale lordo per il prossimo quadro finanziario pluriennale. "La nostra posizione e' molto chiara: sosteniamo l'agenda di modernizzazione, ma senza ulteriori fondi nazionali aggiuntivi", ha detto Klingbeil, prima di una riunione dell'Eurogruppo. "Dobbiamo invece guardare a come vengono allocate le risorse all'interno del bilancio europeo e valutare se sia possibile anche riorganizzarle”, ha aggiunto il ministro.
Grecia
La procura europea deferisce due ex ministri di Nea Democratia al Parlamento - La Procura Europea ieri ha annunciato di aver trasmesso al Parlamento greco informazioni riguardanti il presunto coinvolgimento di due ex ministri dello Sviluppo Rurale e dell'Alimentazione in reati penali. La Costituzione greca prevede che solo il Parlamento abbia il potere di indagare e perseguire i membri in carica o ex membri del governo. L'indagine riguarda un caso di presunta frode e corruzione legato a fondi agricoli, che coinvolge funzionari pubblici dell'Agenzia greca per i pagamenti e il controllo degli aiuti comunitari di orientamento e garanzia OPEKEPE. Secondo la Procura Europea, sono emerse informazioni sul possibile coinvolgimento degli ex ministri Lefteris Avgenakis e Makis Voridis per favoreggiamento e istigazione all'appropriazione indebita di fondi agricoli dell'UE. Entrambi sono membri di Nea Dimokratia, il partito del primo ministro Kyriakos Mitsotakis. Voridis è attualmente ministro per l'Immigrazione e l'Asilo.
Antitrust
L'Avvocato generale della Corte vuole confermare la multa a Google - L'Avvocata generale della Corte di Giustizia dell'Ue, Juliane Kokott, ha proposto alla stessa Corte di confermare la multa da oltre 4 miliardi di euro inflitta a Google Android per abuso di posizione dominante, rigettando l'impugnazione del colosso americano. Il 18 luglio 2018 la Commissione aveva inflitto a Google un'ammenda di quasi 4,343 miliardi euro, rivisti poi al ribasso dal Tribunale dell'Ue, perché avrebbe abusato della sua posizione dominante imponendo restrizioni contrattuali anti concorrenziali ai produttori di dispositivi mobili e agli operatori di reti mobili sul sistema operativo Android.
Euro
L'Eurogruppo raccomanda l'ingresso della Bulgaria nell'euro - I ministri delle Finanze della zona euro ieri hanno dato il loro via libera all'ingresso della Bulgaria nella moneta unica il primo gennaio 2026. In una raccomandazione all'Ecofin, l'Eurogruppo ha detto concordare con le valutazioni positive fornite dalla Commissione Europea e dalla Banca Centrale Europea sul rispetto dei criteri di convergenza da parte della Bulgaria. "L'importante traguardo odierno testimonia il forte impegno della Bulgaria per la convergenza economica, le riforme e l'integrazione europea. L'adozione dell'euro non è semplicemente un processo tecnico: è un forte simbolo di fiducia, stabilità e prosperità condivisa", ha detto il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe. Oggi l'Ecofin dovrebbe adottare la raccomandazione. L'adesione della Bulgaria all'euro sarà poi discussa al Consiglio europeo del 26 giugno. Dopo una consultazione formale del Parlamento europeo e della Bce, il processo si concluderà con l'adozione in luglio da parte del Consiglio di tre atti giuridici necessari per consentire alla Bulgaria di introdurre l'euro dal prossimo anno.
Cani e gatti
Nella sessione del Parlamento priorità al benessere di cani e gatti – Le difficoltà dei gruppi europeisti di lavorare insieme sta rendendo il Parlamento europeo sempre più ininfluente? A guardare l'agenda della sessione che si è chiusa ieri a Strasburgo, il sospetto c'è. Il dossier prioritario era la posizione negoziale del Parlamento sulle nuove regole proposte dalla Commissione per il benessere e la tracciabilità di cani e gatti. Il testo è stato adottato con 457 voti a favore, 17 contrari e 86 astensioni. I deputati chiedono che tutti i cani e gatti nell'Ue siano identificabili individualmente tramite microchip e che sia vietato tenerli e venderli in negozi di animali. Chiedono inoltre che i cani e gatti dotati di microchip siano registrati in banche dati nazionali interoperative. I cani e i gatti importati da paesi terzi a scopo di vendita dovrebbero essere dotati di microchip prima dell'ingresso nell'Ue e poi registrati in una banca dati nazionale. Ai proprietari di animali che entrano nell'Ue dovrebbe essere chiesta la preregistrazione dei loro animali in una banca dati online, almeno cinque giorni lavorativi prima dell'arrivo. Infine, i deputati vogliono vietare l'accoppiamento in allevamento tra genitori e figli, nonni e nipoti, fratelli e sorelle, anche solo da un genitore in comune. Un altro divieto riguarda l'uso di collari a punte o a strozzo privi di dispositivi di sicurezza.
Accade oggi
Ecofin a Lussemburgo
Consiglio Sanità a Lussemburgo
Commissione: la presidente von der Leyen a Roma presiede con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il summit Piano Mattei e Global Gateway
Parlamento europeo: la presidente Metsola a Lodz, in Polonia, riceve il dottorato onorario
Banca centrale europea: pubblicazione del bollettino economico
Eurostat: dati sul commercio Ue-Mercosur nel 2023; indicatori su asilo e protezione temporanea nel 2024 e nel primo trimestre; statistiche di genere nel 2023