L'altra guerra punitiva di Trump contro l'Europa.
Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
L'altra guerra punitiva di Trump contro l'Europa
La Commissione europea e gli stati membri hanno iniziato a discutere internamente le conseguenze di un possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, dopo le elezioni presidenziali americane del prossimo novembre. Lo scenario è da incubo per l'Ue. Le ultime dichiarazioni di Trump hanno alzato ulteriormente il livello di allarme sui rischi per la sicurezza e la difesa. Il pericolo non è solo l'abbandono dell'Ucraina da parte dell'America. Dire pubblicamente che è pronto a “incoraggiare” la Russia ad attaccare paesi europei – come ha fatto Trump sabato – significa distruggere la difesa collettiva alla base della Nato. “Qualsiasi suggerimento che gli alleati non si difenderanno a vicenda compromette la sicurezza di tutti noi, compresi gli Stati Uniti, ed espone i soldati americani ed europei a maggiori rischi", ha avvertito il segretario generale dell'Alleanza Jens Stoltenberg. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha deplorato "dichiarazioni sconsiderate” che “servono solo gli interessi di Putin". Ma c'è un'altra guerra che Trump è pronto a fare: è quella sul commercio. L'Ue rischia di essere travolta dalla punizione dei dazi e delle barriere non tariffarie di Trump.
Sul commercio “niente può prepararci all'Armageddon Trump”, ci ha confessato una fonte europea. Negli ultimi tre anni, l'Ue ha cercato di rafforzare la sua sovranità e autonomia strategica. Ma il lavoro è stato appena avviato. Alcuni responsabili europei minimizzano i rischi legati alla sicurezza dell'Ue o di una guerra commerciale totale. “Lo abbiamo già vissuto. Durante l'amministrazione Trump abbiamo gestito le relazioni. Sapremo gestirle di nuovo”, ha detto il commissario al Mercato interno, Thierry Breton. Ma contrariamente al 2016, quando Trump arrivò alla Casa Bianca senza un chiaro programma e accerchiato da funzionari in grado di circoscrivere le sue iniziative più dannose, questa volta il favorito repubblicano ha un piano e una squadra di fedelissimi pronti a seguirlo.
L'Ue sarà toccata laddove fa più male per uno spazio economico aperto, che basa una parte della sua prosperità sulle esportazioni. Come ha detto Breton, era già accaduto nel primo mandato, con l'imposizione di dazi su acciaio e alluminio. Ma questa volta sarà su scala molto più ampia. Tornato al potere, una delle prime decisioni di Trump dovrebbe essere l'imposizione di un dazio minimo del 10 per cento su tutte le merci importate, che colpirebbe non solo la Cina ma anche l'Ue. Per i trumpisti, il deficit commerciale degli Stati Uniti con l'Europa – superiore a 200 miliardi di dollari – è il risultato di pratiche commerciali sleali.
Il 10 per cento potrebbe essere il dazio minimo. In molti settori, Trump intende applicare aliquote più alte, tra il 20 e il 25 per cento. Steven Cheung, portavoce della campagna di Trump, ha detto che l’ex presidente “ha chiarito che intende utilizzare ogni strumento a sua disposizione per difendere i lavoratori americani. Che si tratti di lavoratori del settore automobilistico, metallurgico, tecnologico o agricolo, non accetterà che altri paesi ci rubino il lavoro o prendano di mira le nostre industrie per distruggerle”. La Commissione di Ursula von der Leyen, nonostante i rapporti personali eccellenti con Joe Biden, non è riuscita a mettersi alle spalle i contenziosi ereditati dal primo mandato Trump. Sarà un incentivo in più per il repubblicano per usare la mano pesante.
Un altro settore in cui la mano vendicativa di Trump potrebbe abbattersi è il digitale. Tra multe per comportamenti anti-concorrenziali e nuova regolamentazione imposta con il Digital Services Act e il Digital Merkets Act, l'Ue ha considerevolmente aumentato la sua pressione sui giganti americani. La prossima amministrazione americana dovrà fare i conti anche sulla carbon tax alla frontiera che l'Ue ha introdotto sotto il nome di Cbam (Meccanismo di aggiustamento carbonio alla frontiera), Nel caso di Trump, che vuole abbandonare la transizione climatica, l'applicazione del Cbam da parte dell'Ue è quasi certa. L'arma dei dazi su digitale e ambiente, già brandita nel primo mandato, dovrebbe essere la risposta di Trump, che vuole dare l'immagine del presidente pronto a difendere tutto ciò che è americano. Ancora una volta, la prossima amministrazione Trump potrebbe ricorrere alla sezione 301 della legge commerciale americana per punire pratiche sleali sul digitale o l'ambiente.
Nel 2018, dopo la prima ondata di dazi su alluminio e acciaio, la Commissione era presieduta da Jean Claude Juncker. L'ex premier del Lussemburgo riuscì a evitare lo scenario peggiore di una guerra commerciale totale, seducendo Trump giocando sulla vanità e piccoli interessi elettorali. Juncker offrì molto poco: una quota significativa di soia americana da importare a dazio zero per evitare una guerra commerciale più ampia. L'allora presidente ne aveva bisogno per le elezioni di metà mandato. Juncker fu abile a sfruttare l'ego di Trump e a promettere di importare anche più gas naturale liquefatto. Ma questa volta, con la probabile conferma di von der Leyen, che ha mal nascosto il suo disgusto per Trump nei pochi mesi in cui hanno dovuto convivere al potere, l'Ue potrebbe non essere così fortunata.
L'uomo chiave sul commercio della prossima amministrazione Trump potrebbe essere Robert Lighthizer, che nel 2019 denunciava la “relazione molto squilibrata” nel commercio tra Ue e Usa. Anche Juncker alla fine fu costretto a rispondere sull'alluminio e l'acciaio imponendo dei dazi di rappresaglia su alcuni prodotti simbolo dell'America, come le Harley Davidson, Bourbon e Levi's. Con Biden, von der Leyen è riuscita a firmare solo una tregua. I dazi di rappresaglia nella dispiuta su acciaio e alluminio sono stati sospesi solo fino al marzo del 2025, appena due mesi dopo il giuramento del prossimo presidente degli Stati Uniti. Trump alla Casa Bianca aprirebbe la prospettiva di una guerra commerciale totale tra Ue e Usa. “Non si può giocare a testa o croce con la nostra sicurezza ogni quattro anni”, ha detto Breton. Per il commissario, “l'evoluzione geopolitica necessita una presa di coscienza” del fatto che Trump “riflette buona parte di ciò che pensa l'opinione pubblica americana. Sul commercio è ancora più vero che sulla Nato.
La frase
“La NATO non può essere un'alleanza à la carte che dipende dall'umore del Presidente degli Stati Uniti da un giorno all'altro”
L'Alto rappresentante, Josep Borrell.
Geopolitica
Il ritorno di Tusk al timone della Polonia tra fermezza e gaffe - "Non c'è alternativa all'UE, alla NATO e alla cooperazione transatlantica", ha dichiarato ieri il primo ministro polacco durante i colloqui con il presidente francese Emmanuel Macron a Parigi. "L'Europa deve diventare un continente sicuro, il che significa che Francia e Polonia devono diventare Stati forti pronti a difendere i loro territori e i loro alleati e amici al di fuori dell'UE", ha aggiunto Donald Tusk. Emmanuel Macron si è detto d'accordo, chiedendo di rafforzare la base strategica dell'UE in modo che diventi "una potenza di sicurezza e di difesa complementare alla NATO". Tuttavia, l'entusiasmo europeista di Donald Tusk è frenato dalle difficoltà incontrate dai suoi agricoltori. "È difficile trovare in Europa un politico più filo-ucraino di me, ed è difficile trovare un Paese più filo-ucraino della Polonia, ma dobbiamo cercare soluzioni comuni per garantire la sicurezza del nostro settore agricolo", ha insistito mentre si moltiplicano gli incidenti al confine tra Polonia e Ucraina, dove agricoltori arrabbiati hanno scaricato sulla strada grano ucraino. Questi incidenti sono "inaccettabili", ha dichiarato il capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba. "Ogni agricoltore dovrebbe sapere quanto si debba lavorare duramente per produrre grano, soprattutto in tempo di guerra", ha dichiarato. "Nell'interesse delle relazioni amichevoli tra Ucraina e Polonia, gli autori di questa provocazione devono essere chiamati a risponderne".
A Gaza un disastro umanitario - L'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA) sta cercando di sbloccare i fondi congelati in seguito alle accuse di coinvolgimento di 12 membri del suo personale in atrocità commesse da terroristi di Hamas durante l'attacco mortale al territorio israeliano da Gaza il 7 ottobre 2023. Philippe Lazzarini, commissario generale dell'UNRWA, ha spiegato ieri ai ministri europei le misure attuate dall'agenzia in risposta alle accuse. "Abbiamo licenziato dodici membri del personale solo sulla base di accuse, non di prove, e chiediamo alle autorità israeliane la loro piena collaborazione per aiutare l'indagine", ha detto durante un briefing con Josep Borrell, Alto rappresentante dell'UE per la politica estera e di sicurezza comune. La posta in gioco è alta: 440 milioni di dollari sono stati bloccati dai governi, tra cui 82 milioni di euro dall'Unione Europea, che dovevano essere versati all'inizio di marzo.
La crisi dell'umanitario - Più di 300 milioni di persone avranno bisogno di un aiuto umanitario nel 2024, ma i finanziamenti non ci sono. “All'inizio di quest'anno, lo scarto tra i bisogni umanitari e le risorse disponibili continua a crescere”, ha avvertito ieri il commissario europeo incaricato della gestione delle crisi, Janez Lenarcic. Nel 2023, il deficit di finanziamento ha raggiunto livelli record, perché meno del 40% dei 56,7 miliardi di dollari necessari sono stati effettivamente sborsati, ha deplorato Lenarcic. L'Ue è uno dei principali finanziatori delle azioni umanitarie e ha rafforzato il suo impegno con un aiuto iniziale di 1,8 miliardi di euro per il 2024.
Vacca sacra
Dombrovskis difende gli accordi di libero scambio per l'agricoltura - Il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, ieri ha difeso il commercio e gli accordi di libero scambio come "una grande opportunità per l'agricoltura dell'Ue". Il tentativo è di salvare i negoziati con i paesi del Mercosur, che Ursula von der Leyen ha messo in pausa su richiesta di Emmanuel Macron come concessione agli agricoltori che protestano. "Il settore dell'agri-food dell'Ue è una potenza esportatrice. I nostri agricoltori sono molto competitivi sulla scena globale", ha detto Dombrovskis davanti alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo. Il surplus nel settore è di circa 60 miliardi. L'Ue è il primo esportatore globale di beni agro-alimentari e il terzo importatore. Dombrovskis ha ricordato i risultati ottenuti grazie all'accordo di libero scambio CETA tra UE e Canada. ""Tra il 2018 e il 2022, le esportazioni casearie dell'Ue in Canada sono aumentate da 165 milioni a 251 milioni di euro. Le esportazioni di manzo dell'Ue in Canada sono aumentate da 9 milioni a 85 milioni di euro. Le esportazioni di carne di maiale dell'Ue nello stesso periodo è aumentato da 104 milioni a 227 milioni di euro. Più del doppio!", si è entusiasmato Dombrovskis.
Ungheria
Orban scagiona il Papa nello scandalo della grazia presidenziale concessa a un pedofilo - "La decisione è stata presa senza consultare la Santa Sede o il Papa", ha detto ieri Zoltan Kovacs, il il portavoce del primo ministro Viktor Orban, dopo nuove rivelazioni sullo scandalo della grazia presidenziale a un uomo condannato per pedofilia. "I presidenti ungheresi si avvalgono occasionalmente del diritto di concedere la grazia, spesso in occasioni speciali o festive. La visita di Papa Francesco nell'aprile 2023 è stata una di queste occasioni", ha spiegato Kovacs. La presidente ungherese Katalin Novak, vicina a Viktor Orban, è stata costretta a dimettersi per aver graziato un pedofilo nell'aprile 2023. Anche l'ex ministro della Giustizia Judit Varga, che ha controfirmato la grazia presidenziale, è stata costretta a dimettersi da parlamentare e a rinunciare alla carica di leader del partito del premier, Fidesz, alle elezioni europee.
HRW chiede all'Ue di agire sui media in Ungheria con l'articolo 7 - L’ingerenza del governo ungherese nella libertà e nel pluralismo dei media, parte del suo attacco sistematico allo Stato di diritto, ostacola il lavoro dei giornalisti indipendenti nel chiedere conto alle autorità e impedisce al pubblico di accedere alle informazioni, ha detto Human Rights Watch in un rapporto pubblicato oggi. Il rapporto di 29 pagine, intitolato “Non posso lavorare come giornalista: il sistematico indebolimento della libertà dei media in Ungheria”, documenta i crescenti ostacoli e vincoli che i giornalisti e i media indipendenti devono affrontare sotto il governo di Viktor Orban. “L’obiettivo chiaro di svuotare la libertà dei media è impedire al pubblico di sapere cosa sta facendo il governo o di chiederne conto”, ha detto Hugh Williamson, direttore per l’Europa e l’Asia centrale di Human Rights Watch. “L’Unione Europea deve riconoscere l’attacco ai media come parte dell’erosione dello stato di diritto da parte del governo ungherese e agire per affrontarlo, anche portando avanti con urgenza il processo previsto dall’Articolo 7”, ha aggiunto Williamson.
Migranti
A gennaio meno ingressi irregolari - Il numero di attraversamenti irregolari delle frontiere dell'Unione europea a gennaio è diminuito di un terzo rispetto a dicembre, nonostante un picco sulla rotta dell'Africa occidentale, secondo i dati pubblicati ieri da Frontex. Quasi tutte le principali rotte migratorie hanno registrato un calo mensile che va dal -71% nel Mediterraneo centrale al -30% nei Balcani occidentali. La rotta dell'Africa occidentale, che porta alle isole spagnole delle Canarie, ha invece registrato un aumento del 50% su dicembre e dieci volte di più di un anno fa. La rotta dell'Africa occidentale ha rappresentato quasi la metà dei casi di attraversamenti irregolari delle frontiere rilevati nel mese di gennaio. L'impennata potrebbe essere dovuta a un dirottamento delle rotte dei migranti dalla Tunisia. Secondo Frontex, “negli ultimi mesi i gruppi criminali coinvolti nel traffico di esseri umani in Mauritania hanno colto rapidamente le opportunità offerte dall’aumento della domanda da parte dei migranti sub-sahariani in transito nel loro paese”.
Ma un'altra tragedia in mare al largo della Tunisia - Almeno diciassette migranti che erano a bordo di una barca di migranti diretta verso le coste italiane risultano dispersi, ha annunciato ieri la Guardia nazionale tunisina. Le persone scomparse, tra cui un bambino di cinque anni, erano salpate la settimana scorsa su un peschereccio da Biserta, nel nord della Tunisia.
Accade oggi
Consiglio di partenariato Ue-Armenia
Commissione: la presidente von der Leyen a Parigi incontra il presidente Emmanuel Macron e interviene all'assemblea plenaria in occasione del 50esimo anniversario dall'Agenzia internazionale per l'Energia
Commissione: il commissario Breton incontra il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e partecipa alla riunione del Consiglio atlantico
Commissione: il commissario Wojciechowski partecipa al Global Food Forum
Parlamento europeo: settimana parlamentare
Parlamento europeo: audizione del ministro degli Esteri belga, Hadja Lahbib, alla commissione Esteri
Parlamento europeo: audizione delle commissioni Affari esteri e Sviluppo sulle accuse contro l'Unrwa e gli effetti sulla situazione umanitaria a Gaza