Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
L'aritmetica politica spinge von der Leyen a rinunciare all'auto elettrica
La conferma o meno della scadenza del 2035 per vietare l'immatricolazione di automobili a benzina e diesel potrebbe diventare determinante nell'aritmetica politica necessaria a raggiungere i 361 voti di cui Ursula von der Leyen ha bisogno per essere eletta al Parlamento europeo, se i capi di Stato e di governo decideranno di affidarle un secondo mandato. Il summit del G7 in Puglia iniziato ieri è la prima occasione per Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Giorgia Meloni per preparare il Consiglio europeo che dovrà decidere le nomine dei cosiddetti “Top Job”. Von der Leyen ha già incontrato il presidente francese all'Eliseo mercoledì per convincerlo a sostenerla. Le discussioni tra i capi di stato e di governo proseguiranno nel fine settimana in Svizzera, dove si tiene una Conferenza sulla pace in Ucraina. I leader dei ventisette si ritroveranno a Bruxelles lunedì sera per una cena informale dove il principale piatto sul menù saranno le nomine. La decisione formale su chi dirigerà l'Ue per i prossimi cinque anni è attesa al Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. Ma il destino del presidente della Commissione è anche nelle mani del Parlamento, che dovrebbe votare la sua conferma il 18 luglio.
I risultati delle elezioni europee del 9 giugno e le prime discussioni tra i leader dei gruppi politici di questa settimana hanno schiarito l'orizzonte per von der Leyen. Partito Popolare Europeo e Socialisti&Democratici sono pronti a un grande scambio attorno alla tradizionale coalizione europeista: von der Leyen confermata per un secondo mandato alla testa della Commissione e il socialista portoghese Antonio Costa nuovo presidente del Consiglio europeo. I liberali di Renew non sono ancora completamente a bordo, ma a loro è stato riservato il posto di Alto rappresentante per la politica estera, probabilmente affidato alla premier estone, Kaja Kallas.
In realtà non sono i gruppi al Parlamento europeo a decidere chi occuperà i posti dei “Top Job”. La competenza è dei capi di Stato e di governo. Ma il Parlamento europeo è decisivo sul presidente della Commissione, che deve ottenere la fiducia a maggioranza assoluta dei 720 deputati. Cinque anni fa, von der Leyen rischiò di non farcela, ottenendo 383 voti, solo nove in più del numero magico fissato per la maggioranza assoluta. A salvarla furono gli eletti polacchi del partito nazionalista PiS (allora al governo a Varsavia) e gli ungheresi di Fidesz (allora ancora nel PPE).
Nel 2024 il numero magico è 361. Sulla carta la coalizione europeista tra PPE, S&D e Renew ha 403 eletti, più che sufficienti a confermare von der Leyen. Ma il voto è a scrutinio segreto e, come nel 2019, ci saranno dei franchi tiratori. I 42 voti di margine sono pochi se si ricorda che cinque anni fa mancarono quasi un centinaio di voti della coalizione europeista. Perfino una parte della sua Cdu-Csu rifiutò di sostenerla, così come i socialdemocratici tedeschi della Spd. Questa volta il clima nei confronti di von der Leyen sembra essere più positivo. Tuttavia la sua squadra sarà costretta a un difficile esercizio di aritmetica politica per assicurarsi la maggioranza assoluta. Nel PPE due delegazioni hanno già annunciato che voteranno contro: sei deputati francesi dei Républicains (o quel che ne resta) e cinque deputati sloveni del partito dell'ex premier Janez Jansa SDS. I due eletti olandesi del Movimento civico-contadino BBB, appena entrati nel PPE, potrebbero decidere di votare contro l'autrice del Green deal.
Nel gruppo dei Socialisti&Democratici, dove i partiti nazionali sono in gran parte all'opposizione nei rispettivi paesi, gli incentivi a votare a favore di von der Leyen non sono molti. La sua presidente, la spagnola Iratxe Garcia Perez, darà indicazione favorevole perché così vuole il suo premier Pedro Sanchez. Lo scambio serve per portare il portoghese Costa al Consiglio europeo e assicurare alla spagnola Teresa Ribera un portafoglio importante nella prossima Commissione. Ma nei S&D ci sono diverse delegazioni che potrebbero disertare per infliggere un colpo a von der Leyen o imbarazzare il loro governo. I socialisti di Austria (5) Belgio (4 eletti), Finlandia (2), Francia (13) Grecia (3), Italia (21) e Svezia (5) sono tutti all'opposizione. I socialdemocratici tedeschi nel 2019 votarono contro von der Leyen anche se erano al governo con lei (e oggi hanno 14 eletti). Le defezioni potrebbero oscillare tra 20 e 60 deputati. La delegazione italiana del Partito democratico potrebbe essere decisiva. Secondo le nostre fonti è pronta a sostenere von der Leyen, ma vorrebbe la presidenza del Parlamento europeo nella seconda metà della legislatura, un posto rivendicato anche della Spd tedesca.
Dentro il gruppo di Renew, i cinque eletti tedeschi della FDP hanno già annunciato che non voteranno “mai” von der Leyen (anche se hanno preparato una lista di richieste). Gli austriaci di Neos (2 eletti) e i cechi di ANO (7 eletti) non hanno grande interesse a sostenere la conferma. La grande incognita sono i 13 eletti francesi di Renaissance, in particolare dopo i dubbi espressi da Emmanuel Macron sul sistema dello Spitzenkandidat e le dure critiche avanzate dal commissario Thierry Breton a von der Leyen. Molto potrebbe dipendere dai risultati delle legislative in Francia. Le defezioni dentro Renew potrebbero oscillare tra 10 e 25 deputati.
Tirando le somme, il numero di franchi tiratori che potrebbero abbattere von der Leyen va da 20 a 90 eletti. Con un margine di appena 42 voti per la maggioranza PPE-S&D-Renew, la conferma della presidente della Commissione non è scontata. Per non correre rischi, è indispensabile trovare una riserva di voti. La presidente uscente della Commissione e candidata del PPE ha due possibilità: rivolgersi a una parte del gruppo sovranista ECR oppure ai Verdi.
In campagna elettorale von der Leyen ha teso la mano al premier italiano, Giorgia Meloni, nonostante il pericolo di alienarsi socialisti e liberali. Il partito Fratelli d'Italia è membro del gruppo ECR, ma con 24 eletti può fornire i voti necessari alla conferma. Dentro l'ECR von der Leyen potrà contare anche sui 3 eletti del partito ODS del premier ceco Petr Fiala e, se andrà al governo in Belgio, sui 3 deputati dei fiamminghi della N-VA. Ma ora deve rimanere discreta nei suoi contatti con Meloni, pena vedere disertare altri deputati socialisti e liberali.
I Verdi hanno offerto a von der Leyen di entrare nella coalizione con PPE, S&D e Renew in nome di un nuovo pragmatismo e della volontà di fare barriera all'estrema destra. Sono pronti a rinunciare all'intransigenza ambientale, ma pongono come condizioni che sia salvato il Green deal. Dietro le quinte Von der Leyen con ogni probabilità offrirà loro delle promesse. Ma deve assolutamente evitare di dare l'impressione di dare troppo ascolto ai Verdi sul Green deal. Il rischio di subire un'emorragia di voti dal PPE, compresa la Cdu-Csu, sarebbe troppo alto. Una ripetizione del 2019, quando una parte consistente della sua famiglia politica votò contro di lei, va evitato a ogni costo. I 53 eletti dei Verdi non potrebbero compensare una fuga di deputati del PPE.
Nel suo manifesto per la campagna elettorale il PPE di fatto sconfessa l'obbligo di immatricolare solo auto elettriche a partire dal 2035, la misura più simbolica del Green deal di von der Leyen. La Cdu-Csu ha chiesto di rivedere il divieto di immatricolare automobili con motore termino nel 2035. La legislazione ha previsto una clausola di revisione nel 2027. Ma, se scelta dai leader per un secondo mandato, probabilmente von der Leyen sarà chiamata a prendere impegni in pubblico già nel suo discorso programmatico davanti al Parlamento europeo.
Ci sono molte buone scuse per rinviare la scadenza del 2035: i veicoli elettrici hanno prezzi ancora molto alti e i dazi imposti agli EV importati dalla Cina non miglioreranno la situazione; la rete elettrica non è ancora sufficientemente sviluppata in diversi Stati membri; i costruttori europei stanno procedendo troppo a rilento con gli investimenti. I Verdi saranno pronti a rinunciare alla data simbolica del 2035 in nome del pragmatismo contro l'estrema destra? In ogni caso, se dovrà scegliere tra i Verdi e Meloni per salvarsi nel 2024, von der Leyen sceglierà Meloni, la sua Cdu-Csu e l'auto a benzina e diesel.
La frase
"La parola della Francia è un impegno del Presidente della Repubblica (...). La nostra parola non cambierà".
Emmanuel Macron sugli aiuti all'Ucraina in caso di coabitazione con il Rassemblement National.
Conclave Europeo
Von der Leyen, Costa e Kallas è il trio favorito per i Top Jobs - A pochi giorni dalla cena informale dei capi di Stato e di governo che deve discutere delle nomine dei leader delle istituzioni dell'Ue, gli astri “si stanno allineando” su un trio di nomi, ci ha detto un alto funzionario. Ursula von der Leyen è favorita per essere confermata come presidente della Commissione. L'ex premier portoghese, Antonio Costa, è in testa alla corsa per diventare presidente del Consiglio europeo. La premier estone, Kaja Kallas, potrebbe essere il nuovo Alto rappresentante per la politica estera. Nessuna decisione è stata presa. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sta ancora consultando alcuni capi di Stato e di governo.
Politico accusato di fake news su von der Leyen e Michel - La portavoce del presidente del Consiglio europeo, Ecaterina Casinge, ieri ha accusato Politico.eu di “fake news e bugie”, dopo che il sito di informazione ha pubblicato un articolo secondo il quale Charles Michel avrebbe cercato di promuovere la candidatura del premier, Kyriakos Mitsotakis, come alternativa a Ursula von der Leyen per la presidenza della Commissione. “Il presidente si è consultato individualmente con tutti i leader sul processo delle nomine di vertice. Nessun nome specifico è stato menzionato dal presidente in questa fase”, ha spiegato Casinge. Il retroscena di Politico.eu è “totalmente falso”, ci ha detto un diplomatico europeo. Il sospetto di alcuni a Bruxelles è una fuga di notizie orchestrata dalla squadra di von der Leyen per assicurarsi che Mitsotakis la sostenga, oltre che per danneggiare Michel. Questa guerra di fughe di notizie contro fughe di notizie conferma lo stato pietoso della leadership collettiva dell'Ue. Meno House of cards, più interesse comune.
Geopolitica
Il G7 trova un accordo sul prestito all'Ucraina da 50 miliardi da finanziarie con gli attivi russi - Il summit del G7 in Puglia ha trovato un accordo per utilizzare i proventi straordinari generati dagli attivi sovrani russi immobilizzati per fornire un prestito da 50 miliardi di dollari all'Ucraina. La bozza di dichiarazione del summit prevede che il G7 lanci “prestiti straordinari per l'accelerazione delle entrate per l'Ucraina” per un ammontare di “circa 50 miliardi di dollari in finanziamenti aggiuntivi all'Ucraina a partire dalla fine dell’anno”. La data non è casuale: il G7 vuole assicurare lo stanziamento di fondi aggiuntivi a Kyiv prima di un potenziale ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Il finanziamento dovrebbe essere erogato “attraverso molteplici canali che indirizzano i fondi alle esigenze militari, di bilancio e di ricostruzione dell’Ucraina”. L'Ue prevede di emettere un prestito all'Ucraina sotto forma di assistenza macro finanziaria, da rimborsare con i proventi straordinari degli attivi russi immobilizzati. Il G7 si impegna anche a non scongelare gli attivi sovrani russi fino a quando Mosca proseguirà la sua guerra contro l'Ucraina e non avrà ripagato i danni causati.
La Nato vuole stanziare almeno 40 miliardi di dollari all'anno per il sostegno militare all'Ucraina - La proposta avanzata da Jens Stoltenberg è stata discussa ieri dai ministri della Difesa dell'Alleanza e ci si attende un accordo al vertice di Washington di inizio luglio. L'idea è quella di dare un contributo basato sul Pil di ciascun alleato per condividere lo sforzo. Gli Stati Uniti si farebbero carico di quasi la metà e gli altri alleati del resto. Un Paese, l'Ungheria, è stato esentato. Questa è stata la condizione posta da Viktor Orban per non bloccare l'iniziativa. La somma di 40 miliardi di euro corrisponde al sostegno militare fornito dagli alleati all'Ucraina ogni anno dall'inizio dell'invasione russa. “Deve essere un minimo”, ha dichiarato il segretario generale della Nato Stoltenberg. Dovrebbe garantire la prevedibilità della produzione industriale di armi e munizioni e inviare al presidente russo, Vladimir Putin, il segnale che “non è in grado di giocare d'anticipo”. Il finanziamento di questo sostegno deve ancora essere chiarito.
Zelensky insiste sulla fornitura di aerei da combattimento - Invitato al vertice del G7, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha ricordato ai suoi interlocutori le sue priorità: aerei da combattimento, sistemi di difesa aerea, missili a lungo raggio e proiettili d'artiglieria. "Per noi le questioni principali sono lo sviluppo di una coalizione di aerei da combattimento, l'accelerazione dell'addestramento dei piloti e la velocizzazione delle consegne degli aerei. Lo sviluppo del sistema di difesa aerea ucraino basato sui più potenti sistemi occidentali e l'aumento della capacità a lungo raggio. L'approvazione dello schema per utilizzare risorse russe a beneficio dell'Ucraina, in particolare per lo sviluppo della nostra industria della difesa e la produzione congiunta di armi", ha dichiarato Zelensky in un messaggio su X.
Otto paesi chiedono di limitare i movimenti dei diplomatici russi - In una lettera inviata all'Alto rappresentante Josep Borrell, Repubblica ceca, Danimarca, Paesi Bassi Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania chiedono all'Ue di limitare gli spostamenti dei diplomatici russi nello spazio Schengen. Secondo i ministri degli otto paesi, la libera circolazione dei diplomatici russi facilita le loro “attività malevole”. Limitare i loro spostamenti “ridurrà considerevolmente lo spazio operativo degli agenti russi”. Per gli otto paesi, “lo spionaggio, la propaganda o perfino la preparazione di atti di sabotaggio costituiscono il principale incarico di lavoro di un grande numero di diplomatici russi nell'Ue”. La richiesta rischia tuttavia di incontrare l'opposizione dei grandi stati membri dell'Ue, come Germania, Francia e Italia, oltre che dei governi filo-russi di Ungheria e Slovacchia.
L'Ue sblocca 9 milioni per la difesa aerea della Moldavia - Il Consiglio dell'Ue ieri ha adottato una misura di assistenza nell’ambito della European Peace Facility a sostegno delle forze armate della Moldavia per modernizzare le capacità di difesa aerea del paese. Lo stanziamento di 9 milioni di euro deve permettere di finanziare gli intercettori a corto raggio dei sistemi di difesa aerea a beneficio delle Forze Armate della Repubblica di Moldova. La decisione era rimasta bloccata dal veto dell'Ungheria per diverse settimane. La misura integra una misura di assistenza da 41 milioni di euro adottata il 4 aprile 2024, che mirava a modernizzare le capacità di difesa delle forze armate moldave nei settori della mobilità, della sorveglianza aerea, della guerra elettronica e della logistica. Complessivamente l'Ue ha stanziato 137 milioni di euro dalla European Peace Facility a favore della Moldavia.
Geoeconomia
La Cina minaccia dazi sulla carne suina dell'Ue - Come spesso accade, le minacce arrivano via il Global Times, l'organo di propaganda internazionale del governo del Partito comunista cinese. Dopo l'annuncio della Commissione di dazi fino al 48,1 per cento sui veicoli elettrici a batteria importati dalla Cina, Pechino potrebbe colpire le esportazioni di carne suina dell'Ue. "il Global Times ha appreso da un insider del settore che le industrie cinesi hanno formalmente presentato una richiesta alle autorità competenti per avviare un'indagine antidumping sulle importazioni di alcune carni suine dall'Ue", ha scritto il Global Times su X. La Cina ha importato 1,5 milioni di tonnellate di carne suina lo scorso anno, di cui poco più della metà dall'Europa. La Spagna è il più grande fornitore con 382 mila tonnellate.
La Corea del Sud riapre al manzo francese e irlandese - La Commissione europea ieri ha annunciato che la Corea del Sud ha aperto l'accesso al mercato al manzo da Francia e Irlanda, dopo negoziati con l'esecutivo europeo. Seul aveva chiuso le importazioni da 15 stati membri dell'Ue nel 2001 a seguito della Mucca pazza. Solo nel 2019 aveva riaperto il suo mercato alla carne di manzo di Danimarca e Paesi Bassi.
Migranti
La Corte condanna Orban a una maxi multa sui richiedenti asilo - La Corte di Giustizia dell'Unione europea ieri ha condannato l'Ungheria a pagare 200 milioni di euro di multa forfettaria, più una multa di un milione di euro al giorno, per aver violato le regole comuni sui richiedenti asilo. Sentenza “scandalosa e inaccettabile”, ha reagito Viktor Orban su X, accusando “i burocrati di Bruxelles” di considerare i migranti “più importanti dei loro stessi cittadini europei”. In realtà non sono burocrati e nemmeno di Bruxelles. La Corte di giustizia dell'Ue ha sede a Lussemburgo ed è composta da giudici indipendenti, che applicano la legislazione con rigore. L'Ungheria era già stata condannata nel 2020 perché aveva rifiutato di applicare le norme dell'Ue sulla protezione internazionale, perché limita l'accesso alle procedure ai richiedenti asilo, li trattiene illegalmente in zone di transito e li respinge alla frontiera. Orban ha fatto finta di nulla e così è arrivata la multa. La sentenza è particolarmente dura: il comportamento dell'Ungheria "costituisce una minaccia importante per l'unità del diritto dell'Ue e pregiudica in modo straordinariamente grave tanto gli interessi privati, segnatamente quelli dei richiedenti asilo, quanto l'interesse pubblico". Inoltre, scaricando i migranti su altri paesi, il governo Orban “arreca un pregiudizio grave al principio di solidarietà". Se Orban rifiuterà di pagare la multa, la Commissione tratterà l'ammontare dai fondi dell'Ue che versa all'Ungheria.
Digitale
La Commissione chiede informazioni alle piattaforme porno - Ieri la Commissione ha inviato a Pornhub, Stripchat e XVideos richieste di informazioni ai sensi del Digital Services Act (DSA) per ottenere più dettagli sulle misure adottate per valutare diligentemente e mitigare i rischi legati alla protezione dei minori online, nonché per prevenire l'amplificazione dei contenuti illegali e della violenza di genere. La Commissione vuole sapere in particolare quali meccanismi di garanzia dell'età sono stati introdotti da queste piattaforme pornografiche. Pornhub, Stripchat e Xvideos devono fornire le informazioni richieste entro il 4 luglio 2024.
Accade oggi
Summit del G7: partecipano il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen
Consiglio Giustizia a Lussemburgo
Nato: riunione dei ministri della Difesa
Commissione: il commissario Gentiloni a Bologna partecipa a ‘La Repubblica delle Idee’
Commissione: il commissario Breton a Parigi interviene alla sessione nazionale dell'Institut des hautes études de défense nationale
Commissione: il vicepresidente Schinas a Creta interviene alla riunione dei presidenti della Cosac dei paesi dell'Ue Med
Commissione: Schmit partecipa alla terza riunione annuale dei coordinatori nazionali della Garanzia europea per l'infanzia; partecipa al 22esimo Incontro europeo delle persone che vivono in povertà organizzato da Eapn Europe
Banca centrale europea: la presidente Lagarde e il capo economista Philip Lane partecipa alla Conferenza economica di Dubrovnik
Banca centrale europea: il vicepresidente Luis de Guindos partecipa alla cerimonia del Premio Europeo Carlo V a Mario Draghi
Eurostat: dati sul commercio internazionale beni ad aprile; struttura del debito pubblico nel 2023; mercato del lavoro nel primo trimestre