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Le ambizioni di Weber, la fronda e la radicalizzazione del PPE
Ma quale mosca è saltata sul naso di Manfred Weber? Spingendo il Partito Popolare Europeo (PPE) sulla strada della polarizzazione, il suo presidente sta mettendo a rischio la conferma della nuova Commissione di Ursula von der Leyen. Dopo la decisione di Weber di prendere in ostaggio Teresa Ribera, la socialista spagnola indicata come prima vicepresidente della prossima Commissione, la situazione è sufficientemente grave da aver spinto la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, anche lei membro del PPE, a intervenire per cercare di riportare un po' di ordine. Un compromesso è possibile. Come anticipato dal Mattinale Europeo, la data è già stata fissata nelle agende: il 20 novembre. Ma la tensione tra PPE, socialisti e liberali è così elevata che un incidente non può essere escluso. Cosa spinge Weber a rompere con la tradizione del PPE di governare al centro con le altre formazioni europeiste?
Il Mattinale Europeo ha parlato con diverse fonti interne ed esterne al PPE, nel gruppo parlamentare e nel partito europeo. La tesi secondo cui Weber stia preparando il terreno per formare una maggioranza alternativa con i gruppi di estrema destra non ci convince. Né i Patrioti per l'Europa di Viktor Orban né l'Europa delle nazioni sovrane di Alternativa per la Germania sono sufficientemente affidabili per poter approvare regolamenti o direttive. Dalle testimonianze raccolte, emerge una tesi che per certi versi è ancora più preoccupante: Weber ha scelto di mettere i suoi interessi personali al di sopra degli interessi della sua famiglia politica, di von der Leyen e dell'Ue. Dentro il PPE è nata una fronda interna, che potrebbe mettere a repentaglio la rielezione di Weber come presidente del partito PPE nel Congresso che si terrà in aprile a Valencia. Una fronda che contesta a Weber la sua deriva verso l'estrema destra, ma che Weber combatte radicalizzando le posizioni del PPE
E' a Valencia e Madrid, su istigazione del Partido Popular spagnolo (PP), che nasce la presa d'ostaggio di Teresa Ribera da parte di Weber. L'audizione della candidata spagnola alla vicepresidenza della Commissione di martedì 12 novembre si è trasformata in quella che alcuni deputati di centrosinistra hanno definito “un'aggressione organizzata”. Anche gli osservatori esterni sono rimasti impressionati dalla virulenza degli attacchi dei deputati del PPE, con toni simili a quelli dei loro colleghi dell'estrema destra. Non solo Dolors Montserrat, eurodeputata spagnola del PP, ma anche il tedesco Markus Ferber (CSU), il francese François-Xavier Bellamy (Les Républicains), l'italiano Fulvio Martusciello (Forza Italia).
Tutti i limiti della cortesia istituzionale sono stati superati. “Il rispetto dello Stato di diritto e delle leggi, il rispetto del ruolo che ciascuno deve svolgere nelle istituzioni e il rispetto della libertà di stampa e del dibattito pubblico sono regole imprescindibili, così come lo stesso vale per la cortesia parlamentare e la buona educazione”, ha risposto Ribera. Molte delle accuse dei deputati PPE erano fondate sulle false informazioni diffuse dal PP contro Ribera per proteggere il loro governatore della Comunità Valenciana, Carlos Mazon. Il leader del PP, Alberto Núñez Feijóo, da giorni prometteva che il PPE avrebbe impedito la nomina di Ribera. Al termine dell'audizione, un altro deputato del PPE, il tedesco della CDU Peter Liese, ha annunciato che il suo gruppo non avrebbe dato parere positivo.
“Non ci piace quello che Weber sta facendo, ma lo capiamo perché ha bisogno del sostegno spagnolo”, ci ha spiegato una fonte interna al PPE: “Se perde il sostegno del Partido popular spagnolo, la sua conferma al Congresso del 2025 non è garantita”. Un'altra fonte esterna al PPE ci ha confermato che “l'agguato a Ribera va visto in prospettiva. Il Congresso di aprile dove Weber vuole essere rieletto”. In effetti, da alcune settimane dentro il partito del PPE si stanno tessendo alcune alleanze per contestare il dominio del bavarese sulla famiglia politica. Diverse fonti ci hanno fatto il nome di un candidato alternativo: l'austriaco Johannes Hahn, commissario europeo in scadenza, che potrebbe rappresentare una figura più consensuale.
Con i loro metodi Weber e la sua squadra ristretta si sono fatti molti nemici dentro il gruppo e il partito del PPE, nonostante abbia garantito il successo elettorale alle elezioni europee del 9 maggio. Ci sono state decine di licenziamenti e dimissioni tra i funzionari del PPE per far posto ai fedelissimi. L'Ufficio del procuratore europeo ha aperto un'indagine su alcuni suoi consiglieri che sarebbero stati pagati con i fondi del Parlamento europeo durante la sua campagna elettorale del 2019 (il gruppo del PPE ha rigettato le accuse, sostenendo di non essere mai stato contattato dall'EPPO e dalle autorità di polizia). Secondo una nostra fonte, la denuncia potrebbe essere partita da dentro il gruppo politico. La decisione di Weber di assumere un ex deputato belga, Tom Vandenkendelaere, come suo braccio destro nel partito del PPE ha spinto il segretario generale, il greco Thanasis Bakolas, a tentare una rivolta durante l'assemblea politica di ottobre.
Finora Weber ha passato indenne tutte le prove. Dal braccio di ferro con Bakolas su Vandenkendelaere in ottobre è uscito perfino rafforzato. L'assemblea politica del PPE ha convalidato la sua decisione di farne il suo capo di gabinetto nel partito, affidandogli poteri simili a quelli del segretario generale. Weber ha molti sostenitori e debitori. Le delegazioni francese, italiana, rumena sono dalla sua parte. Roberta Metsola è stata eletta presidente del Parlamento europeo grazie a lui. Ma la fronda non si è calmata. “Ci sono diverse opinioni nel gruppo e nel partito, ma forse è giunto il momento che Weber se ne vada, perché sta iniziando a creare più divisioni che unità”, ci ha detto una fonte del gruppo. “Il suo amore per l'ECR e Giorgia Meloni ha portato al limite alcune persone”, ci ha spiegato una fonte interna al partito.
Anche a livello di capi di Stato e di governo del PPE sono iniziate discussioni sul futuro di Weber. Tra i dubbiosi ci sono il premier greco Kyiriakos Mitsotakis e quello polacco Donald Tusk, E' soprattutto quest'ultimo a essere irritato con Weber per le aperture al gruppo ECR, di cui fa parte il partito nazionalista Legge e Giustizia (PiS) in Polonia. “Non si possono fare accordi con il PiS a Bruxelles mentre si combatte il PiS a Varsavia”, ci ha detto una fonte del governo polacco. “E' insostenibile. Weber lo sa, ma non solo si allinea con l'ECR: ora sta lavorando anche i Patrioti”. Dialogare con un gruppo filo-russo è una linea rossa invalicabile per Tusk. “Lavoreremo per mettere fine alla leadership di Weber”, ci ha detto la fonte polacca.
A gennaio si aprirà la possibilità di presentare le candidature per la presidenza del partito del PPE in vista del Congresso. A quel punto si saprà se la fronda si sentirà sufficiente forte per spingere Hahn a sfidare Weber ad aprile. Per il momento i numeri dicono che la fronda è destinata a fallire. “Manfred è intoccabile perché solo la Germania può ucciderlo”, ci ha spiegato un funzionario. “La CDU considera da sempre il PPE come una cosa sua”, ci ha confermato un'altra delle nostre fonti: il suo leader Friedrich Merz “è il grande interrogativo”.
I due si conoscono da anni. Per ora Merz ha sempre garantito il sostegno a Weber. Il 23 febbraio la Germania va a elezioni anticipate e Merz è favorito per diventare il prossimo cancelliere. Se sarà costretto a una grande coalizione con la SPD, non è detto che la strategia di radicalizzazione del PPE decisa da Weber farà davvero comodo a Merz. Alla fine in gioco c'è l'anima moderata ed europeista della famiglia cristiano-democratica europea.
La frase
"Siamo qui per il lungo periodo".
Ursula von der Leyen dopo che la Commissione ha approvato l'esborso di 4 miliardi di euro di assistenza finanziaria all'Ucraina.
Commissione von der Leyen II
Stallo sulla Commissione: ha cominciato lui, no lui - Chi è responsabile del psicodramma che si svolge nel Parlamento Europeo intorno alle audizioni dei candidati commissari? Il gruppo del Partito Popolare Europeo e il suo presidente tedesco, Manfred Weber, sono indicati come colpevoli dopo il tentativo di squalificare la spagnola Teresa Ribera. Non siamo stati noi, sono loro, risponde il PPE. L'origine del problema risale alla notte di lunedì, un giorno prima delle audizioni dei sei candidati vicepresidenti, durante una riunione dei leader dei tre gruppi della maggioranza pro-europea, secondo quanto ci ha riferito una fonte del PPE. Manfred Weber, la socialista spagnola Iratxe García Pérez, la liberale francese Valérie Haye hanno discusso del candidato ungherese Oliver Varhelyi, confermato da Viktor Orbán, e del candidato italiano Raffaele Fitto, membro del partito di Giorgia Meloni, che ha votato contro l’investitura di Ursula von der Leyen. I socialisti e i liberali non volevano approvare Varhelyi, né accettare che Fitto sia vicepresidente esecutivo della Commissione. Weber spiega la difficoltà di far sì che i sette deputati ungheresi del suo gruppo sostengano Varhelyi, a meno che i candidati commissari non vengano approvati in un pacchetto. Iratxe rifiuta. Le dice a Weber: "Devi solo far approvare Varhelyi dai tuoi amici dell'estrema destra". Una stoccata sulle alleanze di circostanza del PPE contro socialisti e liberali. Il problema è che bocciare il candidato ungherese significa dare a Viktor Orbán la possibilità di bloccare la nuova commissione, spiega la nostra fonte. Non è possibile avere una Commissione di 26 membri e se Orbán dovesse sostituire Varhelyi, la sua scelta potrebbe essere ancora peggiore. Teresa Ribera si è così trovata martedì in una situazione di ostaggio. La sua audizione è sytata un calvario. Gli attacchi degli intervenuti del PPE sono stati duri. Tutto è fatto per metterla nella stessa posizione di Varhelyi.
La soluzione allo stallo è nelle mani della signora von der Leyen - Il Parlamento europeo è abituato a questo tipo di drammi. Nel 2019, la candidata francese Sylvie Goulard dovette ritirarsi e fu sostituita da Thierry Breton. Nel 2014, il PPE minacciò di far cadere il candidato socialista francese Pierre Moscovici per salvare il suo candidato spagnolo Miguel Arias Cañete. Chi può mettere fine a questo psicodramma? La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, membro del PPE, tenterà una nuova mediazione dopo il fallimento di Ursula von der Leyen mercoledì. Metsola non ha alcun interesse nella continuazione di questo dramma. Vuole che la sessione plenaria straordinaria della prossima settimana, con l'intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sia un successo. Può riuscirci? I giochi politici sono mutevoli. I socialisti ieri hanno capito di essere stati abbandonati da Renew nella votazione finale sulla deforestazione, ci ha indicato una fonte del gruppo. È stato raggiunto un accordo durante il vertice di Budapest tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni per non ostacolare la nomina di Fitto come vicepresidente, ci ha assicurato un'altra fonte ben informata. Iratxe si trova isolata nel suo rifiuto di convalidare commissari e vicepresidenti in un pacchetto. "Questa storia è andata troppo lontano", ci ha confidato un responsabile del Parlamento. "Tutti devono cedere un po’, fare compromessi. Nessuno può vincere al 100%. Bisogna fare sacrifici e tutti devono capirlo", ci ha spiegato. Secondo Sandro Gozi, la soluzione è nelle mani della presidente della Commissione. "Se Ursula von der Leyen ritiene che i grandi paesi debbano avere una vicepresidenza, lo dica (...). Dovrebbe prendersi la responsabilità di questo cambiamento di logica", ha dichiarato Gozi.
Il PPE vota con l'estrema destra per annacquare la legge sulla deforestazione - Per la prima volta in questa legislatura, il gruppo del Partito Popolare Europeo ha votato con l'estrema destra su un provvedimento legislativo, la proposta della Commissione di rinviare di un anno l'attuazione della legge sulla deforestazione importata. Invece di limitarsi ad approvare la proposta, il PPE ha presentato una serie di emendamenti per annacquare il regolamento già in vigore. In particolare viene inserita una nuova categoria di paesi definiti “a rischio zero di deforestazione”, che potrebbero esportare nell’Ue senza sottostare ai controlli che sono imposti per le importazioni dai paesi delle altre categorie già previste (a rischio “basso”, “standard” o “alto”). Alcuni emendamenti sono stati approvati per appena tre voti. Alcuni deputati non hanno potuto votare per problemi tecnici del sistema di voto elettronico del Parlamento europeo. Il sostegno decisivo agli emendamenti del PPE è arrivato dai gruppi dell'ECR, dei Patrioti e dell'Europa delle nazioni sovrane. Il voto non contribuisce a calmare il clima creato dallo stallo sulla conferma dei candidati commissari “Il PPE supera una nuova linea rossa. Per la prima volta si unisce all'estrema destra per votare una legge al Parlamento europeo”, ha denunciato la delegazione dei socialisti spagnoli. “Il PPE indebolisce ulteriormente la sua Presidente della Commissione e danneggia notevolmente la regolamentazione sulla deforestazione” e “fa squadra con l'estrema destra”, ha detto la co-presidente dei Verdi Terry Reintke.
Difesa
La Commissione annuncia i primi 300 milioni per gli appalti congiunti sulla difesa - La Commissione ieri ha approvato il finanziamento di cinque progetti transfrontalieri per sostenere appalti per la difesa più coordinati ed efficienti tra gli Stati membri dell'Ue. Ciascuno dei cinque progetti selezionati nell'ambito di Edirpa riceverà 60 milioni di euro, per totale di 300 milioni di euro. I progetti selezionati si occuperanno di tre settori: l'acquisto di sistemi di difesa aerea e missilistica, l'acquisto di moderni veicoli blindati per il trasporto di truppe protette, e l'acquisto di munizioni di artiglieria da 155 mm. I cinque progetti selezionati rappresentano un valore complessivo degli appalti superiore a 11 miliardi di euro e coinvolgono 20 Stati membri. La maggior parte dei progetti selezionati comprende anche forniture destinate all'Ucraina. "Stiamo compiendo un passo importante nella cooperazione nel settore della difesa", ha scritto su X la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Edirpa è una creatura lasciata in eredità dall'ex commissario Thierry Breton.
Antitrust
Vestager saluta Meta con una multa da quasi 800 milioni - La Commissione ieri ha inflitto una multa di 797,72 milioni di euro a Meta per aver violato le norme sulla concorrenza dell'Ue legando il suo servizio di annunci online Facebook Marketplace al suo social network Facebook e imponendo condizioni commerciali inique ad altri fornitori di servizi di annunci online. L'indagine dell'Antitrust dell'Ue ha rilevato che Meta è dominante nel mercato dei social network personali, nonché nei mercati nazionali della pubblicità online sui social media. La Commissione ha rilevato che Meta ha abusato delle sue posizioni dominanti, esponendo tutti gli utenti di Facebook automaticamente a Facebook Marketplace e imponendo unilateralmente condizioni commerciali inique ad altri fornitori di servizi di annunci online che pubblicizzano su Facebook e Instagram. La vicepresidente responsabile della Concorrenza, Margrethe Vestager, che sta per concludere il suo mandato decennale alla testa dell'antitrust, ha chiesto a Meta di interrompere il comportamento illegale. Meta ha annunciato ricorso.
Accade oggi
Commissione: conferenza stampa del commissario Gentiloni sulle previsioni economiche d'autunno
Consiglio Ecofin (Bilancio)
Commissione: la commissaria Simson a Baku per la Cop29 sul cambiamento climatico
Consiglio: riunione del Coreper I e II
Eurostat: conti sulle emissioni di gas a effetto serra nel secondo trimestre; spesa sanitaria nel 2022