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Le raccomandazioni di Draghi alla prova degli Stati membri
Oggi è il giorno di Mario Draghi. Questa mattina l'ex presidente della Banca centrale europea ed ex primo ministro italiano sarà in sala stampa con Ursula von der Leyen per presentare il suo rapporto sul futuro della competitività europea. Molto attesa già prima dell'estate, la pubblicazione del documento è stata rinviata per non interferire con le elezioni europee e le nomine dei “Top Jobs”. I contenuti sono stati tenuti segreti fino all'ultimo. Le fughe di notizie si contano sulle dita di una mano, limitate a brevi passaggi, nonostante le 400 pagine di analisi dei mali europei e raccomandazioni su come curarli. La presidente della Commissione ha già promesso di usare il rapporto Draghi per il programma del prossimo mandato. Le sue idee saranno contenute nelle lettere di missione dei nuovi commissari. Ursula von der Leyen avrà il coraggio di violare tabù e affrontare di petto la prevedibile opposizione che verrà dagli Stati membri? Non è a Bruxelles che si gioca il futuro del rapporto Draghi, ma nelle capitali. Il principale ostacolo per mettere in pratica le sue raccomandazioni saranno i capi di Stato e di governo dell'Ue.
Mercoledì 4 settembre Draghi ha avuto una discussione sul suo rapporto, prima con gli ambasciatori dei ventisette stati membri, poi con i presidenti dei gruppi politici al Parlamento europeo. I contenuti del documento non sono stati svelati. Draghi ha però voluto lanciare un appello: agire “urgentemente” con “riforme senza precedenti di tutti gli attori dell'Ue” per non rimanere schiacciati da Stati Uniti e Cina, facendo della competitività la principale priorità, secondo quanto ci hanno riferito diversi partecipanti. “Dobbiamo muoverci molto rapidamente”, ha avvertito Draghi. La diagnosi è allarmante: l'Ue ha perso bruscamente terreno a livello globale e sta perdendo la gara della competitività con Stati Uniti e Cina. Draghi ha spiegato che il problema nell'Ue non è più il costo del lavoro, ma il divario nelle competenze, nell'high tech e nella capacità di innovare. Altro problema: gli elevati prezzi dell'energia, che sono da tre a cinque volte superiori a quelli degli Stati Uniti. Infine – secondo Draghi - l'Ue deve aumentare le capacità di difesa.
Davanti ai leader dei gruppi politici al Parlamento europeo, Draghi ha confessato di avere “incubi” pensando al futuro scenario per l'Ue, se non si farà nulla. Senza un recupero di competitività che garantisca crescita economica, il pericolo è perdere la “way of life” dell'Europa: prosperità, pace, coesione e inclusione sociale, protezione del clima. Ma non solo. “Noi perderemo autonomia, indipendenza sovranità”, ha detto Draghi, secondo uno dei partecipanti. In un contesto di guerre e tensioni globale, l'Ue diventerà geopoliticamente vulnerabile a causa delle dipendenze che si sono create nell'economia più aperta al mondo. In fin dei conti, l'Ue come l'abbiamo conosciuta finora potrebbe disintegrarsi.
Oggi finalmente le raccomandazioni di Draghi saranno ufficialmente nero su bianco. Cosa ne farà Ursula von der Leyen. Lo stesso Draghi ha detto che alcune idee sono state inserite nelle linee guida programmatiche presentate dalla presidente della Commissione a luglio davanti al Parlamento europeo. Altre idee dovrebbero essere inserite nelle lettere di missione dei nuovi commissari. La tempistica scelta da von der Leyen – presentazione del rapporto Draghi prima della presentazione del nuovo collegio – lascia intendere le sue buone intenzioni. Ma Ursula von der Leyen avrà il coraggio di superare le linee rosse fissate dalla Germania? Nel suo primo mandato, raramente lo ha fatto. Tra il 2019 e il 2024, von der Leyen ha amministrato le diverse crisi che si sono succedute, senza mostrare una visione innovativa dell'Ue. Sui temi più controversi, come il debito comune per coprire le necessità di finanziamento, si è sempre mostrata conservatrice.
La prudenza di von der Leyen è comprensibile. Nell'Ue, la Commissione propone, gli Stati membri decidono. Sono i capi di Stato e di governo i veri ostacoli all'attuazione delle raccomandazioni di Draghi. Quale sarà il livello di ambizione? In un discorso a febbraio, Draghi aveva avvertito che ci saranno “discussioni difficili che richiederanno alle nostre istituzioni e ai governi nazionali di fare scelte difficili”. In un altro discorso in aprile era tornato alla carica per preannunciare che avrebbe proposto “cambiamenti radicali”. Il debito comune per finanziare gli investimenti nella doppia transizione e nella difesa è solo uno dei temi che incontrano una forte opposizione tra i ventisette. Il negoziato sull'Unione dei mercati dei capitali di fatto è fermo. Un allentamento delle regole sulla concorrenza e gli aiuti di stato per favorire i campioni europei è osteggiato dai paesi più piccoli. Alcuni Stati membri – come l'Italia – vorrebbero usare il rapporto Draghi per fare marcia indietro sugli obiettivi climatici. Nonostante la minaccia della Russia, non c'è nemmeno un consenso su come strutturare l'industria della difesa dell'Ue.
Il rapporto Draghi sarà discusso al Consiglio europeo informale di inizio novembre a Budapest. E' lì che si saprà se il documento redatto dall'ex presidente della Bce finirà in un cassetto come tanti altri rapporti prima del suo. Davanti agli ambasciatori mercoledì, Draghi ha spiegato di aspettarsi che gli Stati membri condividano la sua diagnosi. Ma ha riconosciuto che per mettere in pratica le sue raccomandazioni sarà necessaria una quantità di cooperazione senza precedenti tra gli Stati membri. Tutti gli attori – dalla Commissione fino ai governi nazionali – dovranno condividere una visione e realizzare le riforme. Ma, nonostante l'ottimismo di Draghi, basta dare un'occhiata alla mappa politica dell'Ue per capire quanto sarà difficile. Emmanuel Macron e Olaf Scholz sono più deboli che mai. Il motore franco-tedesco non funziona più. Partiti populisti e anti europei sono al governo in Italia, nei Paesi Bassi, in Finlandia, in Ungheria e in Slovacchia. E l'ambizione è diventata una merce rara anche a Bruxelles.
La frase
“Penso che sia giunto il momento di discutere su come uscire da questa situazione di guerra e raggiungere più rapidamente la pace”.
Olaf Scholz in un'intervista all'emittente pubblica ZDF.
Commissione von der Leyen II
Teresa Ribera alla Concorrenza per dare al Ppe la transizione climatica? - Venerdì 6 settembre una seconda fuga di notizie è venuta a scuotere le certezze sulla composizione della prossima Commissione. Secondo il Financial Times, Ursula von der Leyen ha offerto alla socialista spagnola, Teresa Ribera, il portafoglio della Concorrenza invece del posto di vicepresidente responsabile della doppia transizione climatica e digitale. Per la Spagna la tentazione è forte: l'Antitrust rimane una delle competenze più importanti della Commissione. Per von der Leyen sarebbe un modo per mettere il Green deal sotto l'ala politica del PPE, evitando il rischio di trovarsi con un nuovo Frans Timmermans (Ribera è molto ambiziosa sugli obiettivi climatici). La fuga di notizie è un altro “ballon d'essai” per testare le capitali e il Parlamento, dopo quella sull'attribuzione del posto di vicepresidente responsabile dell'Economia all'italiano, Raffaele Fitto? La risposta potrebbe arrivare mercoledì, data possibile di presentazione della nuova Commissione.
Von der Leyen convince il candidato commissario della Slovenia a ritirarsi - Venerdì Ursula von der Leyen è riuscita anche a fare un altro passo verso la parità nella prossima Commissione. Tomaz Vesel, candidato dalla Slovenia per far parte del collegio dei commissari, ha deciso di rinunciare a causa di opinioni diverse da von der Leyen sul funzionamento della futura Commissione. Oggi il governo sloveno, diretto da Robert Golob, discuterà la nuova proposta del candidato. O candidata. Tra i nomi citati dai media sloveni ci sono quelli della funzionaria europea Marjeta Jager, dell'ex diplomatica Marta Kos, e dell'europarlamentare Irena Joveva. Dopo la Romania, la Slovenia è il secondo paese a indicare un nuovo candidato. Le pressioni di von der Leyen per cambiare il sesso del proprio commissario sembrano essersi concentrate su stati membri medi o piccoli, non guidati da leader del PPE.
Geopolitica
Zelensky ottiene da Ramstein aiuti supplementari, ma manca l'essenziale - Il presidente ucraino si aspettava molto dalla riunione del gruppo di Ramstein, un cenacolo di 57 Paesi presieduto dagli Stati Uniti che dovrebbe fornire all'Ucraina aiuti militari. Volodymyr Zelensky ha ottenuto ulteriori aiuti, ma non il via libera americano all'uso di armi fornite dagli alleati contro obiettivi militari in territorio russo, né i missili da crociera aria-terra tedeschi Taurus con una gittata di 500 km. Washington e Berlino continuano a citare il rischio di un'escalation, dato che la Russia utilizza ogni giorno missili forniti dall'Iran e dalla Corea del Nord per colpire le città ucraine. “Ci sono molti obiettivi in Russia... e l'Ucraina ha molte capacità in termini di droni e altri mezzi per attaccare questi obiettivi”, si è difeso il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin durante la conferenza stampa. Ha aggiunto che la Russia ha anche spostato i suoi bombardieri “oltre la portata” dei missili americani ATACMS. All'interno della NATO cresce il malcontento per gli ostacoli frapposti alle possibili offensive ucraine. “Occorre dare una risposta all'ultima escalation di Russia e Iran. È a questo che servono i Taurus”, ha dichiarato il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis. Alla fine, gli ucraini hanno ottenuto dal gruppo di Ramstein un nuovo finanziamento di 250 milioni di dollari dagli Stati Uniti, 77 carri armati Leopard 1A5 donati da Danimarca, Paesi Bassi e Germania, 12 obici tedeschi Panzerhaubitze 2000 e un sistema antiaereo Hawk. Ma i carri armati sono molto vecchi, gli obici sono stati promessi più volte dal Cancelliere Scholz e il precedente sistema antiaereo Hawk ha impiegato molto tempo per essere consegnato dalla Spagna, dove era di stanza.
Borrell punta il dito contro le contraddizioni dell'Italia sull'Ucraina - In fine mandato, l'Alto rappresentante, Josep Borrell, ha ormai abbandonato il linguaggio diplomatico proprio di chi ricopre questa funzione. Un'altra dimostrazione è arrivata sabato a Cernobbio, durante il forum Ambrosetti, quando Borrell ha voluto mettere pubblicamente in mostra le contraddizioni del governo di Giorgia Meloni sugli aiuti all'Ucraina. Sul sostegno a Kyiv “sono molto d'accordo, al 100 per cento, con il presidente Meloni oggi. E' stata molto chiara. Ma, a proposito: perché l'Italia non consente all'Ucraina di usare le armi che le fornisce per colpire le basi russe all'interno del territorio russo?”, ha detto l'Alto rappresentante, accusando il premier italiano di “belle parole...”. Secondo Borrell, “sarebbe molto meglio se consentissimo all'Ucraina di difendersi in modo efficiente, perché altrimenti la Russia la può distruggere in totale impunità”.
Borrell in Ucraina prima della fine del suo mandato - “L'Ucraina è stata una priorità assoluta durante tutto il mio mandato. Mentre sta per concludersi, intendo utilizzare questi ultimi mesi per continuare a far progredire la nostra cooperazione e rafforzare il nostro sostegno politico e militare all'Ucraina. Intendo anche fare un'ultima visita in Ucraina prima che Kaja Kallas assuma le sue funzioni di Alto Rappresentante/Vicepresidente e continui la nostra lotta comune per la vittoria e la libertà dell'Ucraina”, ha annunciato Josep Borrell in un post sul suo blog in cui ha reso omaggio al capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba, sostituito da Andriy Sybiha nell'ambito di un importante rimpasto ministeriale deciso dal Presidente Zelensky.
La Spagna offre asilo al vincitore delle presidenziali in Venezuela - Edmundo Gonzalez, il candidato dell'opposizione, considerato dall'Ue come il vincitore delle elezioni presidenziali in Venezuela, ha chiesto asilo alla Spagna e ieri ha preso un volo da Caracas e Madrid, dopo che il regime di Nicolas Maduro ha minacciato di arrestarlo. “Oggi è un giorno triste per la democrazia in Venezuela”, ha detto l'Alto rappresentante, Josep Borrell, “Gonzalez sembra essere il vincitore delle elezioni presidenziali, con una larga maggioranza, secondo le copie pubblicamente disponibili dei verbali elettorali. In una democrazia, nessun leader politico dovrebbe essere costretto a chiedere asilo in un altro paese”, ha spiegato Borrell. “L'Ue continuerà a sostenere i cittadini venezuelani nelle loro aspirazioni democratiche”.
Green deal
L'Italia chiede di anticipare la revisione sull'auto elettrica - Sempre a Cernobbio, il ministro italiano per il Made in Italy, Adolfo Urso, ha chiesto di anticipare al prossimo anno l'avvio della revisione del regolamento dell'Ue che impone la fine delle immatricolazioni di auto con motore termico nel 2035, nel momento in cui il governo di Giorgia Meloni intensifica la sua campagna contro le automobili elettriche. "Penso che questa dovrebbe essere la prima questione di cui si deve occupare la nuova Commissione Europea, perché imprese e lavoratori hanno bisogno di chiarezza”, ha detto Urso. La revisione dovrebbe iniziare nel 2026 per arrivare a una decisione su un'eventuale proroga della scadenza del 2035 l'anno successivo. “Il divieto del 2035 sulle nuove auto con motore a combustione è assurdo e deve essere rivisto", detto il ministro italiano dell'Energia, Gilberto Pichetto Fratin.
Migranti
Orban e Wilders chiedono l'opt-out dall'Ue sulle politiche migratorie – Prima Viktor Orban, poi Geert Wilders: il forum di Cernobbio è stato l'occasione per i leader dell'estrema destra europea di picconare il poco di politica migratoria comune che ha l'Ue. Sia il premier ungherese sia il capo del partito olandese Pvv hanno chiesto un opt-out dalle politiche migratorie. “I cittadini europei ne hanno abbastanza di migrazione. Il mio messaggio principale era chiaro: dateci un opt-out dalla fallita politica migratoria comune e continuiamo a difendere i confini dell'Ue”, ha detto Orban. L'opt-out dalla politica comune dell'Ue “è quello che ha il governo olandese nel suo accordo di coalizione”, ha detto Wilders. I Paesi Bassi vogliono uscire dalle regole dell'Ue perché dobbiamo essere in grado di decidere quello che vogliamo, e non Bruxelles”. Secondo Wilders, l'immigrazione deve essere gestita “a livello nazionale”, perché “una nazione che non può decidere chi accogliere e chi no, non è una nazione”.
Accade oggi
Commissione: conferenza stampa della presidente von der Leyen con Mario Draghi per la presentazione del rapporto sul futuro della competitività europea
Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell in Egitto incontra il presidente Abdel Fattah el-Sisi
Presidenza ungherese dell'Ue: incontro informale dei ministri dell'Agricoltura a Budapest
Commissione: il vicepresidente Schinas a Yerevan in Armenia incontra il primo ministro Nikol Pashinyan
Commissione: il commissario Hahn a Singapore
Commissione: il commissario Breton incontra rappresentanti del settore automotive
Commissione: il commissario Lenarcic riceve il vice coordinatore per la Palestina delle Nazioni Unite, Muhannad Hadi
Commissione: la commissaria Simson a Pretoria in Sud Africa
Eurostat: dati sui suicidi tra il 2012 e il 2021