Buongiorno! Sono Idafe Martín Pérez e, con Christian Spillmann e David Carretta, vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Idafe a prendere i comandi.
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La polarizzazione nella vita politica si sta diffondendo negli Stati membri. Importarla nell'Ue, come hanno fatto gli spagnoli, è una minaccia, perché mette a rischio il consenso necessario per adottare le politiche europee. Il Partito Popolare spagnolo (PP) ha usato le istituzioni di Bruxelles per fare la guerra al premier socialista Pedro Sanchez e al suo governo, e questa strategia si sta rivelando un errore. La strumentalizzazione dell'UE da parte del Partito Popolare Spagnolo, membro del PPE, ha allontanato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, anch'essa membro del PPE, ma in buoni rapporti con il capo del governo, Pedro Sanchez. Il PP spagnolo ha spinto Manfred Weber, presidente del PPE e capogruppo al Parlamento, a rovinare i rapporti con la capogruppo dei Socialisti&Democratici, la spagnola Iratxe Garcia Perez. I leader dei due principali gruppi della coalizione von der Leyen non si parlano quasi più, il che mina il funzionamento del Parlamento europeo e destabilizza l'equilibrio dell'Ue a vantaggio dell'estrema destra anti-europea, che sfrutta la polarizzazione per rompere il cordone sanitario.
Nel 2020, la pandemia di Covid ha cambiato la politica europea. L'Europa è stata messa a nudo e ha scoperto di non produrre nemmeno un grammo di paracetamolo, come ci ricorda Josep Borrell. L'austerità seguita alla crisi finanziaria dal 2008 al 2012 è stata abbandonata. Come all'inizio dello scorso decennio, sembrava che la crisi avrebbe colto di sorpresa la maggior parte dei governi. Invece, molti hanno resistito... grazie all'Ue. Negli ultimi quattro anni, Bruxelles ha accentrato una grande quantità di potere. La Commissione europea si è fatta carico dell'acquisto di centinaia di milioni di dosi di vaccini ed è stata impegnata nella creazione di un fondo post-pandemia, NextGenerationEU, finanziato con un grosso prestito comune da 750 miliardi di euro. Il consenso, sia a destra che a sinistra, è stato quello di accantonare gli errori del 2008-2012 e di spendere per sostenere l'occupazione, la produzione e l'attività economica, anche se questo significava aumentare il debito. Con il sostegno della Banca Centrale Europea, ha funzionato. Le economie hanno retto, l'occupazione ha retto e la disoccupazione non è mai stata così bassa.
Gli europei non sono usciti rafforzati dalla pandemia, ma se la sono cavata molto meglio che se avessero imitato gli aggiustamenti di bilancio della prima parte del decennio precedente. L'opposizione politica nei principali paesi si è generalmente comportata in modo responsabile. Ma in Spagna, il più piccolo dei grandi paesi dell'Ue, il Partito Popolare (PP) ha intrapreso una guerra diretta con il governo del socialista Pedro Sanchez, incastrato tra una coalizione complicata con l'estrema sinistra di Podemos e il sostegno parlamentare dei partiti nazionalisti e indipendentisti regionali. E il PP ha esportato il suo conflitto a Bruxelles.
Javi López, socialista catalano, uno dei vicepresidenti del Parlamento europeo, ritiene che “l'opposizione sproporzionata del PP negli ultimi cinque anni ha messo alla prova le istituzioni, infranto tabù e rotto il consenso nella politica spagnola. Un consenso andato in frantumi è l'accordo implicito di difendere congiuntamente gli interessi del paese a Bruxelles”. La prima decisione importante del PP è stata quella di opporsi al piano di rilancio NextGenerationUE. Il Partito Popolare Spagnolo ha prima sostenuto che non ci sarebbe stato alcun piano. Poi ha detto che ci sarebbe stato, ma sotto forma di prestiti. Quando è emerso che la Spagna avrebbe potuto ricevere fino a 70 miliardi di euro di sussidi a fondo perduto, ha sostenuto che la Commissione europea li avrebbe concessi solo in cambio di tagli al bilancio. Ma questo non è mai accaduto. Il 2021 non è il 2012.
Bruxelles ha appoggiato il Piano nazionale di ripresa e resilienza della Spagna, uno dei primi a essere presentato ai commissari Paolo Gentiloni (socialista) e Valdis Dombrovskis (PPE). Lo stesso fecero i 26 omologhi di Nadia Calvino, allora ministro delle Finanze nel governo Sanchez. Negli anni successivi, il Partito Popolare ha criticato ogni misura proposta dal governo Sanchez, per poi vederla approvata dalla Commissione pochi mesi dopo. Questo ha portato all'approvazione di una riforma del lavoro che ha ridotto drasticamente il lavoro temporaneo e ha fatto scendere il tasso di disoccupazione a poco più dell'11%. Si tratta del tasso più alto in Europa, ma relativamente basso rispetto alla storia della Spagna.
“Questa strategia era rischiosa, perché se il Partito Popolare fosse andato al potere, avrebbe dovuto attuare lo stesso piano, probabilmente con piccole modifiche”, ci ha detto un funzionario europeo responsabile degli affari economici durante e dopo la pandemia. I rapporti del PP con la Commissione europea non sono stati facili, perché “Gentiloni era vicino a Sanchez” e “Ursula von der Leyen era pragmatica. Non voleva avere cattivi rapporti con un governo importante”. Il PP spagnolo ha mostrato il suo disappunto rifiutando, nel segreto dell'urna del Congresso del PPE, di sostenere la riconferma della von der Leyen per un secondo mandato.
“Il PP spagnolo ha cercato di usare Bruxelles come terza camera per silurare i progetti di bilancio, la riforma del lavoro e delle pensioni o il meccanismo di eccezione iberico” per controllare i prezzi dell'elettricità nel momento peggiore della crisi energetica, sottolinea l'eurodeputato Javi Lopez. Ma “il PP non è mai riuscito a portare Bruxelles dalla sua parte in nessuno dei suoi obiettivi”. “L'influenza di Sanchez in Europa, la nuova influenza della Spagna a Bruxelles e l'abilità politica del primo ministro, punto di riferimento della socialdemocrazia e alleato della presidente von der Leyen, hanno impedito che la strategia del PP diventasse realtà”, spiega Javi Lopez.
Il Partito Popolare ha anche sfruttato la rivalità e i cattivi rapporti tra Manfred Weber e Ursula von der Leyen, che è vista come l'usurpatrice imposta alla presidenza della Commissione nel 2019 dopo che Emmanuel Macron ha posto il veto alla sua nomina, nonostante fosse il candidato designato dal PPE. Al Congresso di Bucarest della scorsa primavera, Ursula von der Leyen è stata scelta come Spitzenkandidat (candidato principale) del PPE. Era l'unica candidata. Ma un gran numero di delegati non ha approvato la sua nomina. Secondo un funzionario del PPE, all'interno del gruppo c'era “un profondo scetticismo nei confronti della signora von der Leyen, anche tra i tedeschi”. Ma “il disagio era particolarmente diffuso tra i francesi (che sono pochi) e gli spagnoli, che le rimproverano la sua vicinanza a Sanchez”. Il PP ha un peso all'interno del gruppo del PPE. Con 22 dei 188 eurodeputati del PPE eletti alle elezioni europee, è la seconda delegazione più grande con i polacchi (22) dopo la CDU-CSU (31).
Manfred Weber conta su questa forza, ma “ha difficoltà a capire gli spagnoli”, ci ha detto una fonte del gruppo. Le loro lotte intestine sono costate agli spagnoli del PP la presidenza del Parlamento europeo, perché il loro candidato, Esteban Gonzalez Pons, non è stato sostenuto all'unanimità dallla leadership dei popolari in Spagna, che lo ha respinto. La presidenza dell'istituzione è stata affidata alla conservatrice maltese Roberta Metsola, rieletta a luglio per un secondo mandato di 2 anni e mezzo. Weber ha appoggiato l'alleanza tra il PP e il partito di estrema destra VOX nel tentativo di formare un governo e rimandare il PSOE all'opposizione dopo le elezioni generali del 2023. Ma i due partiti non sono riusciti a ottenere una maggioranza. Il PP ha preso molto male il fallimento e Manfred Weber si è trovato invischiato nel ginepraio della politica interna spagnola, che ha inquinato le relazioni tra il PPE e i socialisti al Parlamento europeo.
Due settimane fa, il Partito Popolare Spagnolo ha promosso una risoluzione per far riconoscere Edmundo González come presidente eletto del Venezuela. Il PPE avrebbe potuto rivolgersi a Renew e persino ai socialdemocratici scandinavi o dell'Est e mettere i socialisti spagnoli, che sono più clementi con Nicolas Maduro, in una posizione molto scomoda. Ma ha negoziato con VOX, che ha unito le forze con il gruppo di estrema destra dei Patrioti per l'Europa, e ha rotto il cordone sanitario. I liberali non hanno votato a favore della risoluzione. I socialisti, sollevati, hanno capito che non si trattava di un loro isolamento, ma di una divisione del Parlamento europeo: destra ed estrema destra da una parte, liberali, socialisti ed ecologisti dall'altra.
Le audizioni dei candidati commissari saranno il prossimo banco di prova. È stato raggiunto un accordo di non aggressione tra i leader dei gruppi PPE, S&D e Renew (Liberali) per far passare i loro candidati “a meno di un'audizione catastrofica”, ci ha detto una fonte europea. Il Partito Popolare Spagnolo, tuttavia, si è detto contrariato all'idea di votare a favore della socialista Teresa Ribera, permettendole così di diventare la numero 2 della nuova Commissione. “L'Europa si sta allontanando dalla neutralità”, analizza un funzionario del PPE. ”La polarizzazione della vita politica nazionale è diventata più pronunciata e sta interessando la maggior parte degli Stati membri. Quando uno tsunami politico si verifica in un paese, prima o poi arriva sulle spiagge dell'UE a Bruxelles, e a volte con la stessa forza”, sottolinea il funzionario del PPE.
La frase
“Intercettare congiuntamente i missili iraniani non è diverso dall’intercettare congiuntamente i missili russi”
Volodymyr Zelensky durante l'incontro con Mark Rutte.
Geopolitica
Visita di Rutte a Kyiv, Zelensky lamenta la lentezza degli alleati della Nato - Due giorni dopo il giuramento come segretario generale della Nato, l'olandese Mark Rutte ha visitato ieri Kyiv, ma l'accoglienza è stata fredda. Volodymyr Zelensky ha espresso dubbi sulla reale volontà degli alleati di aiutarlo a vincere la guerra contro Mosca, perché stanno ritardando la consegna delle armi promesse. “Abbiamo bisogno della fornitura di una quantità e qualità sufficiente di armi, comprese quelle a lungo raggio, che credo i nostri partner stiano ritardando”, ha detto il presidente ucraino. Zelensky ha anche chiesto agli alleati di aiutare le forze ucraine ad abbattere i missili e i droni russi, come hanno fatto per Israele. “Siamo consapevoli che si tratta di una decisione difficile... non sono ancora pronti”, ha deplorato il presidente ucraine. Mark Rutte ha dato la sensazione di essere andato a Kyiv con mani decisamente vuote. Solo parole già sentite: “L'Ucraina sta diventando ogni giorno più forte, più interoperabile con la Nato e meglio preparata che mai ad entrare nella nostra alleanza”, ha dichiarato Rutte. “È così che stiamo gettando le basi per l'adesione dell'Ucraina alla Nato”, ha aggiunto. Quando si è insediato il 1° ottobre, Mark Rutte ha spiegato che la priorità era lo sforzo bellico a sostegno dell'Ucraina e ha riconosciuto di non avere alcuna influenza sulla fornitura di armi o sull'abolizione delle restrizioni al loro utilizzo.
L'Ue pronta ad andare da sola sul prestito del G7 all'Ucraina, anche contro Usa e Ungheria - Mercoledì 9 ottobre gli ambasciatori dei ventisette Stati membri dovrebbero approvare la proposta della Commissione di fornire un prestito da 35 miliardi di euro all'Ucraina, usando i proventi degli attivi russi congelati per rimborsarlo, nell'ambito del prestito da 50 miliardi di dollari promesso a giugno dai leader del G7. L'Ungheria tuttavia ha confermato la sua intenzione di mettere il veto a un testo legislativo che è considerato fondamentale per la partecipazione degli Stati Uniti al prestito del G7: il prolungamento da 6 a 36 mesi della durata delle sanzioni dell'Ue che mantengono gli attivi russi immobilizzati. “L'Ungheria ha detto di voler aspettare novembre e le elezioni americane. Non si muoverà”, ci ha detto un diplomatico. Tuttavia “se non riusciremo a prolungare la durata delle sanzioni, non ci sarà la piena partecipazione degli Usa. Ma l'Ue farà da sola. L'Ucraina avrà i 35 miliardi di euro”, ha spiegato il diplomatico.
Programma industriale di difesa: troppo poco e troppo vago, dice la Corte dei Conti - Il sostegno finanziario di 1,5 miliardi di euro previsto dal bilancio europeo per il periodo 2025-27 per l'industria della difesa dell'Ue e per aiutare l'Ucraina è insufficiente e troppo vago, dice la Corte dei Conti in un parere pubblicato ieri. “La proposta legislativa dell'Ue per rafforzare la preparazione industriale in materia di difesa deve essere concepita in modo più solido. È inoltre necessario trovare il giusto equilibrio tra gli obiettivi politici, il bilancio proposto e il calendario”, afferma il suo autore, Marek Opioła, polacco ed ex membro dell'assemblea parlamentare della Nato. Il Programma industriale di difesa europeo (EDIP) fa parte della strategia industriale di difesa dell'Ue. I finanziamenti previsti sono destinati a “migliorare la preparazione industriale dell'Ue nel campo della difesa e a rafforzare la sua capacità di proteggere i cittadini”. Secondo la Corte, “è improbabile che la dotazione finanziaria proposta di 1,5 miliardi di euro sia all'altezza delle ambizioni del programma”. La Commissione dovrebbe definire tappe e obiettivi che riflettano ciò che si può ragionevolmente prevedere di raggiungere entro la fine del 2027, poiché le risorse dell'Ue potrebbero essere distribuite su un'ampia gamma di progetti che potrebbero non avere effetti misurabili. Il rapporto sottolinea anche la mancanza di una dotazione finanziaria fissa per lo strumento di sostegno all'Ucraina. Gli Stati membri hanno concordato di utilizzare i profitti generati dall'investimento dei beni russi congelati, ma la Corte è preoccupata per l'“imprevedibilità” dell'importo e della durata dei finanziamenti provenienti da questa fonte.
Geoeconomia
L'Ue vota sui dazi contro le auto elettriche cinesi (incrociando le dita sulle rappresaglie) - I ventisette Stati membri oggi voteranno sulla proposta della Commissione di imporre dazi anti sussidi contro le auto elettriche a batteria importate dalla Cina. L'aspettativa è che la Germania non riuscirà a raccogliere la maggioranza qualificata (55 per cento dei paesi e 65 per cento della popolazione dell'Ue) necessaria a bloccare i dazi. Francia, Italia, Polonia e Grecia dovrebbero votare a favore e insieme rappresentano il 38 per cento della popolazione dell'Ue. Tuttavia non ci sarà nemmeno una maggioranza qualificata a favore dei dazi. Una procedura di appello non è da escludere. La Commissione potrà presentare una proposta rivista oppure decidere di adottare i dazi così come sono stati presentati. La preoccupazione della Germania e di diversi altri Stati membri è la reazione di Pechino. “Potremmo subire ogni tipo di rappresaglia”, ci ha detto un diplomatico, che pensa già a quali saranno gli annunci del ministero cinesi del Commercio lunedì.
Pechino arruola gli investitori europei in Cina per fare lobby contro i dazi - Oltre alle minacce di rappresaglie commerciali, il governo di Pechino ha utilizzato ogni strumento possibile per fare pressioni sull'Ue per fare marcia indietro sui dazi contro le auto elettriche importate dalla Cina. Secondo una nostra fonte, la Pechino ha arruolato “investitori europei in Cina” per fare pressioni sui governi degli Stati membri per schierarsi contro i dazi. “E sono molti”, ha aggiunto la fonte. Le pressioni potrebbero continuare anche dopo il voto di oggi su dazi che, in teoria, dovrebbero rimanere in vigore per cinque anni. La Commissione intende proseguire il dialogo avviato con le autorità cinesi per cercare una soluzione negoziata, incentrata sugli impegni sui prezzi. In caso di accordo, la Commissione potrebbe proporre di cancellare i dazi sulle auto elettriche a batteria importate dalla Cina.
Migranti
La nuova soluzione innovativa sui migranti sono campi di espulsione nei paesi candidati - Al Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre i capi di Stato e di governo torneranno a discutere del tema delle migrazioni. Per evitare di dividersi sulla chiusura di Schengen dopo la decisione della Germania di imporre controlli alle frontiere, i leader si concentreranno sulla dimensione esterna e in particolare le cosiddette “soluzioni innovative” per gestire il fenomeno fuori dalle frontiere dell'Ue. La nuova idea che sta circolando tra i diplomatici è la creazione nei paesi candidati di campi di concentramento di migranti illegali che hanno ricevuto un ordine di espulsione negli Stati membri e che devono essere rimpatriati nel loro paese di origine. Campi di concentramento è una espressione che non si può usare. La definizione che abbiamo sentito è questa: “Punti di assembramento prima del rimpatrio”. Alcune capitali sono convinte che i paesi candidati, in particolare quelli dei Balcani, sarebbero disponibili a collaborare, dopo che l'Albania ha accettato di esternalizzare sul suo territorio le procedure di asilo dell'Italia. Con i paesi candidati sarebbe anche più facile verificare il rispetto dei diritti fondamentali rispetto ad altri paesi come Libia o Tunisia.
Stato di diritto
L'Ungheria davanti alla Corte per la legge sulla "difesa della sovranità" - La Commissione ieri ha deciso di deferire l'Ungheria alla Corte di giustizia dell'Ue perché considera che la legge sulla "Difesa della sovranità" sia in contrasto con il diritto europeo. La legge è stata introdotta dal governo di Viktor Orban per contrastare le interferenze dall'estero e può essere usata per reprimere la società civile. Il dispositivo istituire un "Ufficio per la difesa della sovranità", incaricato di indagare su attività specifiche che si ritiene siano svolte nell'interesse di un altro Stato o di un ente, organizzazione o persona fisica straniera, presumibilmente suscettibili di violare o mettere a repentaglio la sovranità dell'Ungheria, nonché organizzazioni le cui attività con finanziamenti esteri presumibilmente influenzano l'esito delle elezioni o la volontà degli elettori. Secondo la Commissione, la legge viola il diritto al rispetto della vita privata e familiare, la libertà di espressione e di informazione, la libertà di associazione, il diritto al segreto professionale legale, nonché la presunzione di innocenza. La Commissione ritiene inoltre che la legge sia contraria a diverse libertà fondamentali del mercato interno, la direttiva sul commercio elettronico, la direttiva sui servizi, nonché la legislazione sulla protezione dei dati.
PPE
Weber seda una ribellione - Il leader del Partito Popolare Europeo, il bavarese Manfred Weber, sembra aver messo sotto controllo la rivolta interna degli ultimi giorni, che è stata svelata da Politico.eu. Weber, che è nel suo elemento in queste piccole beghe familiari, ha stroncato la mossa del segretario generale del partito, il greco (vicino al premier Kyriakos Mitsotakis) Thanasis Bakolas, che voleva inserire persone di sua fiducia in posti chiave della segreteria del partito. Weber dovrà approvare queste nomine, limitando così le mosse di Bakolas. Inoltre, due pesi massimi vicini a Weber, il tesoriere François-Xavier Bellamy e l'ex commissario Mariya Gabriel, avranno il compito di selezionare il personale della segreteria del partito. In questo modo toglieranno a Bakolas la responsabilità delle risorse umane. Il protagonismo di Bellamy dovrebbe essere visto con sospetto dal Berlaymont, perché è stato uno dei leader della rivolta dei delegati del partito che, al congresso di Bucarest prima dell'elezione formale di Ursula Von der Leyen come Spitzenkandidat, hanno promosso voti contro la tedesca.
Commissione von der Leyen II
Dieci commissari invitati dal Parlamento a precisare i loro conflitti di interesse - La commissione Giuridica del Parlamento europeo ha chiesto a dieci dei commissari designati per far parte del collegio presieduto da Ursula von der Leyen di integrare la dichiarazione sui conflitti di interessi che hanno presentato ai deputati. Per alcuni commissari designati – come l'italiano Raffaele Fitto – i dubbi riguardano le proprietà immobiliari. Per altri, mancano informazioni precisi sui clienti delle società per cui hanno lavorato in passato. Anche l'attuale vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, è stato preso di mira, perché ha presentato la stessa dichiarazione di interessi (praticamente vuota) che è pubblicata sul sito dell'esecutivo comunitario. La commissione Giuridica tornerà a riunirsi lunedì. Un altro incontro è possibile giovedì 10 ottobre.
Eurobarometro
I francesi confermano di soffrire del mal d'Ue - Un Eurobarometro post elettorale pubblicato ieri dal Parlamento europeo conferma che l'opinione pubblica in Francia è diventata la più ostile nei confronti dell'Ue. Solo il 58 per cento dei francesi intervistati ritiene che la Francia abbia beneficiato dalla sua appartenenza all'Ue, in calo di cinque punti rispetto a cinque anni fa. E' il secondo peggior risultato dopo la Bulgaria (53 per cento) e ben al di sotto della media dell'Ue (70 per cento). In generale i francesi sono gli europei che hanno un'immagine meno positiva dell'Ue (solo il 36 per cento) e i più pessimisti sulla sua evoluzione. Il 53 per cento di loro ha detto di essere pessimista sul futuro dell'Ue e solo il 42 per cento di essere ottimista, contro una media europea del 32 per cento per i pessimisti e del 65 per cento per gli ottimisti. L'Eurobarometro ha rivelato che l'aumento dei prezzi e del costo della vita (42 per cento) e la situazione economica (41 per cento) sono stati i principali argomenti a spingere i cittadini europei a votare alle elezioni europee di giugno. Un terzo degli elettori (34 per cento) afferma che la situazione internazionale è stata un argomento per recarsi alle urne, mentre una percentuale simile cita la difesa della democrazia e dello Stato di diritto (32 per cento).
Accade oggi
Commissione: la presidente von der Leyen riceve i rappresentanti permanenti degli stati membri dell'Ue
Commissione: la vicepresidente Vestager in Slovacchia partecipa al Globsec Tatra Summit
Commissione: la vicepresidente Jourova a La Toja partecipa al Foro La Toja-Vinculo Atlantico incontra Antonio Costa e Enrico Letta
Parlamento europeo: briefing pre sessione
Consiglio: riunione del Coreper I e II
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sul regolamento FIFA su status e trasferimento dei calciatori; sentenza sul ricorso in annullamento del pacchetto mobilità; sentenza sul riconoscimento del cambio di sesso in un altro Stato membro; sentenza sull'etichettatura di prodotti biologici; sentenza sul divieto di fusione tra Thyssengrupp e Tata Steel; sentenza sul rifiuto dell'asilo in Germania a due donne afgane; sentenza sulle condizioni di uso di Facebook nell'Ue; sentenza sulle ammende per un cartello nel settore dei tondini per cemento armato in Italia
Corte di giustizia dell'Ue: conclusioni dell'avvocato generale sui passaporti d'oro a Malta
Comitato economico e sociale: eventi dell'European Cybersecurity Month 2024
Eurostat: prima pubblicazione dei conti di famiglie e imprese nel secondo trimestre; bilancia dei pagamenti nel secondo trimestre; dati sull'uguaglianza e la discriminazione nell'Ue