L'estrema destra punta sulla collera rurale per le europee
Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
L'estrema destra punta sulla collera rurale per le europee
Mercoledì 17 gennaio, durante il dibattito al Parlamento europeo sui Consigli europei dedicati all'Ucraina e ai veti di Viktor Orban, il leader del partito di estrema destra francese del Rassemblement National, Josep Bardella, non ha parlato né di guerra né di Ungheria. “Oggi voglio parlarvi dell'angoscia di quelli che ci nutrono”, ha detto Bardella all'inizio del suo intervento in plenaria a Strasburgo. "L'agricoltura come l'amiamo non deve essere condannata a scomparire", ha proseguito Bardella, rendendo omaggio a “quelli che non risparmiano ore e sforzi”, ma “non riescono ad arrivare alla fine del mese. Non potete ignorare la disperazione di quelli che hanno la bella e grande missione di nutrire i popoli d'Europa”. Il vicepresidente del gruppo Identità e democrazia ha lanciato un appello a dichiarare “lo stato d'emergenza agricola” per adottare misure straordinarie. “Agite per i nostri agricoltori e le nostre campagne prima che sia troppo tardi”, ha concluso Bardella.
Il Parlamento europeo ormai è abituato ai deputati dell'estrema destra che fanno interventi totalmente sconnessi con il tema oggetto del dibattito. Rassemblement national, Vox, Lega o Alternativa per la Germania usano il diritto di parola in plenaria a fini di propaganda. I video degli interventi vengono rapidamente pubblicati sui social network per moltiplicare visualizzazioni e catturare il maggior numero di persone nella loro rete virtuale. Gli attacchi all'Ue sono la costante, con alcune varianti nazionali legate all'attualità. Il tema dominante di questa legislatura (come della precedente) è stato l'immigrazione e la paura dell'invasione.
Martedì 16 gennaio alcune centinaia di agricoltori hanno manifestato a Toulouse e ieri ci sono stati altri blocchi in Francia, che possono aiutare a spiegare l'intervento di Bardella. Ma sarebbe un errore pensare che la sua improvvisa attenzione per il mondo agricolo sia dettato dall'attualità contingente. L'estrema destra sta puntando sempre più in modo strutturale alla collera degli agricoltori come tema centrale della sua campagna per le elezioni europee del 6-9 giugno, accanto al tradizionale cavallo di battaglia dell'immigrazione. Il capro espiatorio sono l'Ue e il suo Green deal.
I Paesi Bassi sono stati i primi a fornire la prova del potenziale elettorale della rabbia delle campagne. Nella primavera del 2023, partendo quasi dal nulla, il Partito civico contadino (BBB) è arrivato in testa nelle elezioni provinciali (che determinano la composizione del Senato). La sua leader, Caroline van der Plas, ha saputo sfruttare il lungo e vasto movimento di protesta degli agricoltori contro il piano del governo per dimezzare le emissioni di azoto. Alle elezioni politiche di novembre una parte consistente del voto rurale olandese si è spostato sul Partito della Libertà (PVV), consentendo a Geert Wilder di arrivare in testa e rivendicare il posto di primo ministro (i negoziati sono in corso). Il suo programma è l'opposto del Green deal europeo, compreso nel settore agricolo: più petrolio e gas, nessun limite alle emissioni per chi alleva bestiame.
In Germania è Alternativa per la Germania (AfD) a soffiare sul fuoco della collera delle campagne. L'inizio del 2024 è stato segnato dai blocchi degli agricoltori. Lunedì 15 gennaio diversi migliaia di loro hanno manifestato davanti alla porta di Brandeburgo per protestare contro il progetto del governo di imporre una tassa sui veicoli agricoli e sopprimere uno sconto fiscale sul diesel agricolo. La prima misura è stata ritirata. Ma a Berlino non c'erano solo gli agricoltori. Artigiani e commercianti si sono uniti alla protesta, al punto che alcuni in Germania si interrogano sulla nascita di un movimento stile Gilet gialli. AfD ha usato i suoi social media per sostenere in modo massiccio la collera mondo rurale, nonostante il fatto nel 2016 avesse sostenuto "più concorrenza" e "meno sovvenzioni" per l'agricoltura. Nei sondaggi il partito di estrema destra continua a crescere (è al secondo posto a livello nazionale con il 23 per cento). Il suo leader, Tino Chrupalla, ha detto che AfD farà della difesa della ruralità un elemento "centrale" delle prossime campagne elettorali.
In Polonia è stato il Partito Legge e Giustizia (PiS) a tradire la causa dell'Ucraina, imponendo quando era al governo un embargo unilaterale sulle importazioni di cereali, per sfruttare elettoralmente la rabbia degli agricoltori locali. In Spagna Vox ha usato con successo la causa rurale nelle elezioni regionali e nazionali che hanno segnato il 2023. In Italia il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, esponente di spicco di Fratelli d'Italia, ha nominato capogabinetto Raffaele Borriello, ex capo delle relazioni istituzionali di Coldiretti, la lobby agricola più rumorosa e radicata. Anche la Lega di Matteo Salvini vanta legami forti con la Coldiretti e sfrutta ogni occasione per manifestare al fianco degli agricoltori. Nell'Ue, il bersaglio dell'estrema destra sono i provvedimenti del Green deal di Ursula von der Leyen che incidono sul mondo rurale.
L'estrema destra ha dimostrato di avere grande fiuto per i piccoli focolai sociali che si trasformano in grandi incendi politici, usando la paura come benzina per il suo consenso elettorale. La paura del Green deal fornisce molta benzina in termini di paura. L'idea di dover acquistare un'auto elettrica che costa il doppio di un'auto con motore a combustione è profondamente impopolare nelle campagne, così come l'abbandono di caldaie a gas o l'etichetta sull'efficienza energetica delle case. Con i loro trattori e campanacci, gli agricoltori fanno rumore e aggregano simpatie in altre categorie, la cui paura può essere sfruttata. Anche se la Commissione ha evitato di riformare in profondità la Pac, l'estrema destra spara contro la legge sul ripristino della natura o la strategia della “Farm to Fork”. Lo slogan è “ecologia punitiva” che infligge una “doppia pena” agli agricoltori, come ha detto Bardella mercoledì.
Negli ultimi mesi, in particolare dopo il successo del BBB nei Paesi Bassi, il Partito Popolare Europeo si è accorto del rischio di perdere consenso nel mondo rurale, che ha sempre rappresentato un ampio bacino di voti per i conservatori. Dalla primavera del 2023, il PPE ha cercato di presentarsi come il partito degli agricoltori, opponendosi alla legge sul ripristino della natura. Anche von der Leyen ha fatto marcia indietro, moltiplicando gli impegni a dialogare e aiutare il mondo rurale. Ma per l'estrema destra è facile rigettare su di loro la responsabilità delle difficoltà che vincono i cittadini: il Green deal è il marchio di von der Leyen ed è stato votato anche dal PPE. “In vista della campagna elettorale, invito i partiti di maggioranza a fare un po’ di autocritica, anziché attaccare chi come noi non vuole distruggere l'Europa, ma liberarla da anni di malgoverno”, ha detto mercoledì Marco Zanni, responsabile della Lega e presidente del gruppo di estrema destra Identità e democrazia.
La frase
"La carenza di munizioni è un problema molto reale e urgente che le nostre forze armate devono affrontare. Dobbiamo rafforzare le capacità di difesa dell'Ucraina per proteggere il mondo libero dal pericolo della Russia".
Rustem Umerov, ministro della Difesa ucraino.
Follow-up
Il PE contro Orban e von der Leyen - Come vi abbiamo anticipato ieri, il Parlamento europeo ha espresso profonda preoccupazione per la continua erosione della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali in Ungheria, in particolare attraverso il pacchetto legislativo sulla "protezione della sovranità nazionale" recentemente adottato. In una risoluzione approvata a larga maggioranza ieri, il Parlamento chiede al Consiglio europeo di stabilire se l'Ungheria abbia commesso “violazioni gravi e persistenti dei valori dell'Unione” nell'ambito della procedura dell'articolo 7, passo necessario per privare Viktor Orban del suo diritto di voto (e di veto). Il Parlamento minaccia anche un ricorso alla Corte di giustizia dell'UE per contestare la decisione della Commissione di sbloccare fino a 10,2 miliardi di euro di fondi precedentemente congelati nonostante il mancato rispetto da parte dell'Ungheria delle riforme richieste per l'indipendenza della magistratura. Da notare che gli eurodeputati di Giorgia Meloni hanno votato contro la risoluzione. L'Italia prenderà il posto della Polonia nel difendere l'Ungheria da una procedura ex articolo 7?
La risposta di Orban al PE (e agli altri leader) - Poco prima che il Parlamento approvasse la sua risoluzione sull'Ungheria, Viktor Orban ha inviato una risposta preventiva attraverso il suo account su X (ex Twitter) che potrebbe avere implicazioni anche per il Consiglio europeo straordinario del primo febbraio. "Gli eurodeputati liberali hanno attaccato ancora una volta l'Ungheria al Parlamento europeo. Vogliono dare soldi all'Ucraina per 4 anni, mentre mancano solo 5 mesi alle elezioni europee. Vogliono essenzialmente privare le persone del diritto di prendere decisioni sul loro futuro. Che posizione antidemocratica!", ha scritto il premier ungherese. Orban ha poi ricordato le sue condizioni per un accordo al Consiglio europeo sul pacchetto da 50 miliardi di euro di aiuti all'Ucraina. "Se vogliamo aiutare l'Ucraina, facciamolo al di fuori del bilancio dell'Ue e su base annuale! Questa è l’unica posizione democratica a soli 5 mesi dalle elezioni".
Geopolitica
Aiuti militari all'Ucraina: la Francia si impegna, la Germania fa marcia indietro - Parigi ha preso in parola il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che aveva chiesto "un quadro preciso dei contributi degli Stati membri" per il vertice straordinario sugli aiuti finanziari e militari all'Ucraina del primo febbraio. Ieri la Francia ha annunciato il suo impegno a consegnare 40 missili a lungo raggio Scalp e centinaia di proiettili guidati AASM, e ha lanciato una coalizione per la fornitura di Caesar, il camion francese dotato di cannone di artiglieria, 49 dei quali sono già in servizio in Ucraina. Lo stesso giorno, il parlamento tedesco ha votato a larghissima maggioranza (485 a 178) il rifiuto di fornire all'esercito ucraino i missili a lungo raggio Taurus, richiesti da Kiev per distruggere il ponte di Kerch che collega la Crimea alla Russia, perché la loro doppia carica è in grado di perforare il ponte di cemento e colpire i pilastri. Il motivo? Evitare un'escalation del conflitto. Proprio quello che ha denunciato il presidente Volodymyr Zelenki nel suo discorso al World Economic Forum di Davos.
La Francia si scaglia contro il Kiel sulla classifica delle armi - Il governo francese non si è accontentato di annunci. Il ministro della Difesa, Sébastien Lecornu, ha sferrato un attacco a tutto campo all'Istituto di Kiel, la bibbia contabile delle forniture di armi all'Ucraina. "Non sono d'accordo con le classifiche, in particolare con quella dell'Istituto di Kiel. Quello che dicono non è né affidabile, né sostenibile. Questa classifica mescola capre e cavoli. Si basa esclusivamente su promesse e dichiarazioni. La Francia è orgogliosa del fatto che tutto ciò che viene promesso viene effettivamente consegnato (all'Ucraina), e tutto ciò che viene consegnato funziona", ha affermato Lecornu.
La Francia lancia la coalizione dell'artigliera cogliendo al balzo la palla tedesca - "Entro il 2024 saranno prodotti 78 Cesari. Kiev ha firmato ordini di acquisto per 6 cannoni e noi finanzieremo altri 12 Casear con il fondo di sostegno creato per l'Ucraina e dotato di 400 milioni di euro", ha annunciato Sébastien Lecornu. "Il gruppo Nexter (che produce questi pezzi d'artiglieria) ha dunque garanzie per 18 dei 78 Casear prodotti nel 2024", ha spiegato. "Ne restano ancora 60 da finanziare. Da qui l'appello ai nostri alleati del Gruppo Ramstein (un organismo di 54 Paesi, tra cui i 31 membri della NATO, istituito e guidato dagli Stati Uniti per coordinare le forniture di armi per la difesa dell'Ucraina, ndr) a condividere i costi. Stiamo parlando di 280 milioni di euro, una somma accessibile per i diversi bilanci degli alleati", ha sottolineato Lecornu.
Il PE chiede un cessate il fuoco a Gaza, ma solo dopo lo smantellamento di Hamas - Il Parlamento europeo ha adottato ieri una risoluzione che chiede un cessate il fuoco permanente a Gaza, ma un emendamento del PPE sostenuto da tutta la destra ha reso il testo molto più favorevole a Israele. Per un cessate il fuoco permanente e la ripresa degli sforzi verso una soluzione politica, gli eurodeputati hanno posto due condizioni: "che tutti gli ostaggi siano rilasciati immediatamente e senza condizioni e che l'organizzazione terroristica di Hamas sia smantellata", si legge nel testo dell'emendamento del PPE approvato in plenaria. L'emendamento è stato adottato con 257 voti favorevoli, 242 contrari e 17 astensioni. Il PPE si è alleato con i gruppi di estrema destra Ecr e ID, parte di Renew e dei socialdemocratici e verdi tedeschi. Il Parlamento ha riaffermato il diritto di Israele a difendersi, ma ha condannato la sua risposta militare sproporzionata a Gaza.
Stato di diritto
La Corte costituzionale polacca contro la riforma dei media di Tusk - La Corte costituzionale in Polonia ieri ha stabilito che la messa in liquidazione dei media statali, parte di un progetto di riforma del governo di Donald Tusk, viola una norma della Costituzione che stabilisce che la Polonia è uno “stato democratico governato da legge". Si tratta dell'ennesimo tentativo da parte dei fedelissimi del PiS di impedire a Tusk di restaurare lo stato di diritto e la piena democrazia. La Corte, dominata da giudici nominati dal Partito Legge e Giustizia, la scorsa settimana ha vietato al Parlamento di indagare sul governatore della Banca centrale polacca, a sua volta nominato dal PiS e sospettato di aver preso decisioni monetarie per ragioni politiche. Il ministero della Cultura ha reagito alla sentenza, spiegando che non ha "nessuna conseguenza legale" perché la Corte non è considerata indipendente. In diverse sentenze, la Corte europea dei diritti dell'uomo e la Corte di giustizia dell'Ue hanno stabilito che la Corte costituzionale polacca non rispetta gli standard di indipendenza.
Poltrone
Il Pse ha il suo Spitzenkandidat (per mancanza di altri candidati) - Il Partito del socialismo europeo (PSE) ieri ha annunciato che il lussemburghese Nicolas Schmit sarà il suo Spitzenkandidat, il candidato al posto di presidente della Commissione, alle elezioni europee del 6-9 giugno. La decisione è stata presa dal gruppo di lavoro del PES sul candidato comune. La scelta è caduta sull'attuale commissario all'Occupazione e agli affari sociali per mancanza di alternative. Nessun'altra personalità socialista ha presentato la sua candidatura per diventare Spitzenkandidat del PSE. Questa mancanza di pretendenti, con la conseguente nomina di un commissario lussemburghese poco noto fuori dalla bolla dell'Ue e dal suo paese, dimostra un evidente calo di entusiasmo per il processo degli Spitzenkandidaten che era stato testato per la prima volta nel 2014 e utilizzato invano nel 2019. Il lancio della campagna elettorale del PSE e di Schmit avverrà a Roma nel Congresso del 2 marzo.
Trilogo
Accordo sulla lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo - La Presidenza belga del Consiglio e i negoziatori del Parlamento europeo ieri hanno trovato un accordo provvisorio sulla Sesta direttiva antiriciclaggio e sul Regolamento sul Mercato Unico. Le nuove disposizioni dovranno essere applicate dalle banche e da altre entità regolamentate per proteggere il mercato interno dell'UE dal riciclaggio di denaro e dal finanziamento del terrorismo. Le unità di intelligence finanziaria avranno maggiori poteri per sospendere le transazioni sospette. Durante i negoziati, gli eurodeputati hanno ottenuto che a partire dal 2029 le società di calcio professionistiche siano obbligate a verificare l'identità dei propri clienti, a monitorare le transazioni e a segnalare eventuali transazioni sospette. L'accordo prevede un limite a livello europeo per i pagamenti in contanti di importo elevato, pari a 10.000 euro, e misure volte a garantire il rispetto di sanzioni finanziarie mirate e a impedire l'elusione delle sanzioni.
Accordo sulle emissioni dei veicoli pesanti - I negoziatori del Consiglio e del Parlamento europeo hanno raggiunto ieri un accordo politico anche sugli standard di emissioni di CO2 per i veicoli pesanti. I colegislatori hanno concordato di estendere il campo di applicazione del regolamento agli autocarri più piccoli, agli autobus urbani, ai pullman e ai rimorchi. Un'esenzione si applicherà ai piccoli produttori di volumi e ai veicoli utilizzati per l'estrazione mineraria, la silvicoltura e l'agricoltura, e ai veicoli utilizzati dalle forze armate, dai vigili del fuoco, dalla protezione civile, dall'ordine pubblico e dalla sanità. Il Consiglio e il Parlamento hanno mantenuto gli obiettivi di riduzione delle emissione fissati dalla Commissione per il 2030 (45% rispetto al 2019), 2035 (65%) e 2040 (90%). Questi obiettivi si applicheranno ai veicoli commerciali pesanti di peso superiore a 7,5 tonnellate e ai pullman. L'emendamento proposto introduce un obiettivo zero emissioni per gli autobus urbani entro il 2035, mentre fissa un obiettivo intermedio del 90% per questa categoria entro il 2030.
Accade oggi
Commissione: la presidente von der Leyen in visita a Stoccolma incontra i premier di Svezia e Finlandia, Ulf Kristersson e Petteri Orpo
Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell riceve il titolo di "Dottore Honoris Causa" dall'Università di Valladolid
Commissione: il vicepresidente Schinas partecipa al Summit sulla Cybersicurezza di Bruxelles
Parlamento europeo: la presidente Metsola in visita a Malta
Banca centrale europea: discorso della presidente Lagarde al World Economic Forum di Davos sulle prospettive economiche globali
Eurostat: dati aggiornati su pil e occupazione nel terzo trimestre del 2023