Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
L'inaudibile Partito socialista europeo
A poco meno di cento giorni dalle elezioni europee, domani a Roma si riunirà il Partito socialista europeo, in quello che dovrebbe essere l'appuntamento decisivo per sfidare il dominio del Partito popolare europeo sulle istituzioni e sull'agenda dell'Ue. Nel pomeriggio di venerdì ci sarà il lancio della campagna dei giovani socialisti. La sera i leader del Pse si ritrovevanno in Campidoglio per una cena ristretta. Sabato si terrà il Congresso delle elezioni vero e proprio. La sede prescelta è La Nuvola, l'avveniristico centro congressi progettato dall'architetto star Massimiliano Fucsas. Oltre al presidente del Pes, l'ex premier svedese Stefan Lofven, saliranno sul palco gli attuali capi di stato e di governo degli stati membri, la capogruppo al Parlamento europeo Iratxe Garcia Peres, lo Spitzenkandidat Nicolas Schmit e la segretaria del Partito democratico italiano Elly Schlein. Al di là dello spettacolo promesso al Congresso, nei corridoi del potere europeo circola una domanda insistente: il Pse conterà ancora dopo le elezioni europee? Inaudibile in questi anni, senza coesione, con leader più nazionali che europei, il Pse rischia l'estinzione politica.
Nelle elezioni del 6-9 giugno il Pse (il cui gruppo al Parlamento europeo porta i nome di Socialisti&Democratici o S&D) dovrebbe limitare i danni. Le proiezioni di Europeelects danno ai socialisti 140 deputati, lo stesso livello di oggi nella plenaria di Bruxelles e Strasburgo. Anche la distanza con il gruppo del Ppe dovrebbe rimanere invariata: una quarantina di deputati in più per i popolari. I socialisti hanno già vissuto la loro grande crisi. A cavallo del nuovo millennio sognavano una “Europa rosa”. All'epoca si trovavano in posizione di forza al Consiglio europeo e al Parlamento europeo. Era l'era di Tony Blair e Gerhard Schoreder, Massimo D'Alema e Lionel Jospin. Le paure sociali della globalizzazione, gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, la guerra in Iraq, l'allargamento, il fallimento del trattato costituzionale europeista, la crisi finanziaria e del debito sovrano e la crisi migratoria hanno portato a una costante erosione del voto socialista. Ma nel 2019 l'emorragia verso partiti populisti e di estrema destra sembra essersi arrestata. Salvo sorprese, nel 2024 il Pse dovrebbe rimanere la seconda famiglia politica europea. Nella loro qualità di secondo azionista della maggioranza, i socialisti dovrebbero pesare sulla prossima legislatura. Invece, l'impressione è che non esistano.
“Siamo inaudibili”, ci ha spiegato una fonte interna alla famiglia socialista, critica della leadership attuale. “Ma possiamo parlare davvero di leadership?”, rincara la nostra fonte. La scelta del lussemburghese Schmit come Spitzenkdandidat (capofila per diventare presidente della Commissione) fa discutere. Attuale commissario agli Affari sociali, Schmit è simpatico, gentile e rispettabile, ma è anche uno sconosciuto fuori dalla bolla brussellese e un peso piuma della politica europea. La sua eredità come commissario agli Affari socialisti è stata sabotata dallo stallo al Consiglio sulla direttiva sui diritti dei lavoratori delle piattaforme. “Non c'era nessun altro candidato”, spiega un'altra fonte interna. L'italiano Paolo Gentiloni ha sobriamente declinato. Gli attuali capi di stato e di governo socialisti, anche se con ambizioni su cariche europee, hanno evitato di partecipare alla finzione del processo degli Spitzenkdandidat. Sanno di avere più chance dietro le quinte che apparendo sotto la luce dei riflettori di una finta campagna elettorale continentale.
I socialisti che ambiscono a uno dei Top Job dell'Ue (presidente del Consiglio europeo, presidente della Commissione e Alto rappresentante per la politica estera) non mancano. Il premier portoghese uscente, Pedro Costa, ha messo gli occhi sul posto di presidente del Consiglio europeo, oggi occupato dal liberale belga Charles Michel. La premier danese, Mette Frederiksen, si considera all'altezza dell'incarico. Alcuni la vedrebbero bene anche a dirigere la Commissione. Le nostre fonti dentro e fuori il Pse ci suggeriscono anche di non escludere Pedro Sanchez: dati i problemi interni, il presidente del governo spagnolo potrebbe essere tentato di lasciare tutto e trasferirsi all'estero. Il Pse ha anche una riserva di ex premier, come gli italiani Enrico Letta e Paolo Gentiloni o la finlandese Sanna Marin.
Ciò che manca al Pse non sono i nomi, ma la capacità di essere un partito con chiari obiettivi e una strategia definita. Il Ppe può dividersi su tutto nelle riunioni a porte chiuse, ma quando decide cosa fare e chi sostenere si muove come un sol uomo. Nel 2019 la priorità dei popolari era mantenere la presidenza della Commissione. Cinque anni fa Pedro Sanchez preferì negoziare per sé la nomina di Josep Borrell ad Alto rappresentante per la politica estera che ottenere per il socialista Frans Timmermans il posto di presidente della Commissione. Pur di avere Borell, Sanchez negoziò anche la presidenza del Parlamento europeo per il socialista bulgaro, Sergei Stanishev. Si trattava di garantire un posto anche per i paesi dell'Europa centrale e orientale. Ma il gruppo dei Socialisti&Democratici si ribellò, indicando l'italiano David Sassoli.
L'incapacità del Pse di essere un vero partito ha avuto conseguenze per tutta la legislatura. Nel 2019 come capogruppo al Parlamento europeo è stata scelta Iraxte Garcia Perez solo perché la delegazione del Psoe spagnolo era diventata la più grande. La sua leadership debole è stata contestata da altre delegazioni, in particolare quelle dei paesi nordici. Di sicuro non ha brillato per senso dell'iniziativa e capacità di ispirare nei dibattiti. Nei rapporti di forza interni alla coalizione che ha sostenuto Ursula von der Leyen, il Pse non ha saputo imporre i suoi temi tradizionali. Il Green deal, affidato da Frans Timmermans, è una bandiera più verde che rosa. I socialisti non sono stati in grado di imporre la questione sociale dei sacrifici per la transizione climatica. Su altri grandi dossier della legislatura – come la transizione digitale – i popolari, i liberali e i verdi si sono sentiti molto di più del Pse. “In Europa siamo sempre al governo, ma senza un'identità chiara”, ci ha detto un responsabile socialista: “Quello che diciamo non si sente o non conta. Il massimo che otteniamo sono correzioni minori”.
L'irrilevanza è anche dovuta alla debolezza della leadership al Parlamento europeo. “Iraxte si occupa più della sua circoscrizione in Spagna che dell'Ue”, ha spiegato maligno un deputato socialista. Le conoscenze linguistiche della capogruppo spagnola sono limitate. Garcia Perez ha importato a Bruxelles la conflittualità tra Psoe e Pp a Madrid. Non parla (o quasi) con il capogruppo del Ppe, Manfred Weber. Questo ha permesso al Ppe di dominare su nomine e agenda del Parlamento europeo, spesso facendo accordi di circostanza con i gruppi dei liberali, dei verdi e dei sovranisti alle spalle dei socialisti. Emblematica è stata la scelta lo scorso anno del nuovo segretario generale, Alessandro Chiocchetti, un funzionario del Ppe, per un posto chiave che manca ai socialisti dal 2007.
Eppure il Parlamento europeo nella prossima legislatura sarà l'unica istituzione nella quale il Pse può pesare e far pesare i suoi numeri per il governo dell'Ue. Dentro il Consiglio europeo, ci sono solo cinque membri del Pse, più uno sospeso per populismo e filo putinismo: il tedesco Olaf Scholz, lo spagnolo Pedro Sanchez, la danese Mette Frederiksen, il portoghese Antonio Costa, il maltese Robert Abela e lo slovacco Robert Fico (è lui quello sospeso). Cosa potrebbe lasciare il posto a un premier popolare a Lisbona, dopo le elezioni del 10 marzo. Che Urusla von der Leyen venga confermata o meno presidente della Commissione, non sarà la Spd a esprimere il commissario tedesco nella prossima legislatura. Risultato: dentro la prossima Commissione ci saranno “al massimo quattro o cinque commissari socialisti”, prevede un funzionario.
Resta il Parlamento europeo. Con 140 deputati il gruppo dei Socialisti&Democratici ha tutto il potenziale di pesare sulla prossima legislatura. Ha in mano le sorti di von der Leyen. Senza il suo voto la tedesca non sarà confermata presidente della Commissione. “Ma occorre avere il coraggio dei rapporti di forza e anche di non votarla”, dice una delle nostre fonti, che ritiene lo scenario di un sussulto socialista poco probabile. Il rischio concreto è che il Pse accetti passivamente il programma del Ppe (come la retromarcia sul Green deal) e la collaborazione di von der Leyen con partiti sovranisti (come Fratelli d'Italia). E' già accaduto in questa legislatura sulla revisione del Patto di stabilità e crescita e sul nuovo Patto su migrazione e asilo. Se il trend continuerà nella prossima legislatura, “il Pse può sopravvivere numericamente, ma si autocondannerà all'estinzione politica”, dice la nostra ultima fonte.
La frase
“Non avete a che fare con un politico, ma con un maledetto mafioso. Putin è il leader di una banda criminale organizzata. Questa include avvelenatori e assassini, ma sono tutti burattini. La cosa più importante sono le persone vicine a Putin, i suoi amici, associati e custodi dei soldi della mafia”.
Yulia Nalvanaya, vedova di Alexi Navalny, davanti al Parlamento europeo.
Geopolitica
Macron abbandonato dai suoi pari - Uno dopo l'altro, i leader europei hanno abbandonato il Presidente francese, Emmanuel Macron, irritati dalle sue dichiarazioni sull'invio di truppe di terra in Ucraina, una questione molto delicata per gli Alleati. Il più schietto è stato Olaf Scholz. "Non ci saranno truppe a terra, né soldati inviati dagli Stati europei o dalla Nato sul territorio ucraino", ha dichiarato il cancelliere all'indomani della conferenza a sostegno dell'Ucraina organizzata dal Presidente francese a Parigi. Washington ha seguito l'esempio. "Nessun soldato americano sul territorio ucraino", ha dichiarato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale. "Il Regno Unito non ha intenzione di dispiegare un gran numero di truppe in Ucraina", ha dichiarato Downing Street. Le smentite si sono moltiplicate. "Il consenso generale è stato che non ci dovrebbe essere alcuna presenza militare, e questa è la posizione della Finlandia", ha detto il presidente finlandese Sauli Niinisto. "La Polonia non ha intenzione di inviare truppe in Ucraina", ha confermato il primo ministro polacco Donald Tusk. "La questione dell'invio di truppe in Ucraina non è affatto attuale", ha dichiarato il primo ministro svedese Ulf Kristerson. "Macron farebbe bene a fare di più e a parlare meno di Ucraina", ha consigliato il quotidiano svedese Dagen Nyheter.
Un ministro per spiegare il pensiero di Macron - Solo i Paesi baltici sembrano aver apprezzato la dichiarazione del capo di Stato francese. Ma per farla diventare comprensibile è stata necessaria la spiegazione del suo ministro delle Forze armate. "Non si tratta di inviare truppe per fare la guerra alla Russia, il Presidente è stato chiaro sull'argomento", ha spiegato Sebastien Lecornu ai membri della commissione Difesa del Parlamento francese. "Ma sono state messe sul tavolo diverse idee, come l'assistenza allo sminamento o l'addestramento sul territorio ucraino", ha detto. "È stata discussa una presenza militare in Ucraina", ha aggiunto, citando l'invio di "consiglieri militari". "Ma non c'è stato consenso per realizzare questo tipo di azione", ha ricordato Lecornu.
Macron non fa seguire le parole ai fatti sulla European Peace Facility - Nonostante le parole forti usate da Emmanuel Macron lunedì per dimostrare il suo sostegno concreto all'Ucraina e la promessa di partecipare all'acquisto di munizioni extra-Ue, la Francia non ha cambiato posizione nei negoziati in corso a Bruxelles sulla revisione della European Peace Facility, il fondo per finanziare le forniture di armi. Nei gruppi di lavoro, come nella riunione di ieri degli ambasciatori, Parigi ha ribadito la richiesta di inserire una clausola sulla preferenza comunitaria (o “Buy european”) per gli acquisti finanziati con la European Peace Facility. Anche Cipro e Grecia sostengono questa posizione. La Francia “ha una linea pubblica a cui dà molto risalto sull'apertura agli acquisti al di fuori dell'Ue, ma poi ha una linea diversa al tavolo negoziale”, dice un diplomatico. La posizione francese crea molto malumore”Siamo tutti per rafforzare l'industria europea. Ma il fondo per l'Ucraina non è lo strumento per questo obiettivo. E lo strumento per permettere all'Ucraina di difendersi e ci vuole velocità”, ci ha detto il diplomatico. Anche la Germania blocca un accordo sulla European Peace Facility. Il governo di Berlino vuole uno sconto al suo contributo (25 per cento dei 5 miliardi per il 2024) equivalente ai suoi aiuti bilaterali. “Alla fine la Germania non pagherebbe nulla”, ci ha spiegato un funzionario.
Difesa
Ursula von der Leyen torna a indossare i panni di Ministro della Difesa - "La minaccia di guerra può non essere imminente, ma non è impossibile. I rischi non devono essere esagerati, ma dobbiamo essere preparati", ha avvertito Ursula von der Leyen in un discorso al Parlamento europeo riunito a Strasburgo. "E questo inizia con l'urgente necessità di ricostruire, ricostituire e modernizzare le forze armate degli Stati membri", ha affermato. "Nel farlo, l'Europa dovrebbe sforzarsi di sviluppare e produrre la prossima generazione di capacità operative vincenti in battaglia", ha affermato von der Leyen.
Von der Leyen ruba a Michel l'idea sui profitti sui beni russi per le armi a Kyiv - “E' tempo di avviare una discussione sull’utilizzo dei profitti inattesi dei beni russi congelati per acquistare congiuntamente attrezzature militari per l'Ucraina”, ha detto ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, davanti al Parlamento europeo. Usare le riserve della Banca centrale russa per comprare munizioni contro la Russia? “Non potrebbe esserci simbolo più forte e utilizzo migliore di quei soldi che rendere l’Ucraina e tutta l’Europa un posto più sicuro in cui vivere”, ha spiegato von der Leyen. L'uso dei beni russi congelati in Europa è diventato la panacea per tutti i problemi, tranne per il fatto che è giuridicamente difficile da giustificare e l'importo che può essere utilizzato è ancora da determinare. Ma l'effetto annuncio ricercato da von der Leyen è stato raggiunto. La proposta è finita su tutti o quasi i giornali internazionali. Ma le nostre fonti ci hanno raccontato che l'origine dell'idea va ricercata altrove. La squadra del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ci sta lavorando da un mese. La sua proposta prevede di usare il bilancio dell'Ue, attraverso le risorse esterne fornite dai profitti straordinari sui beni russi congelati, per comprare armi all'Ucraina.
Thierry Breton irritato di fronte all'opportunismo di von der Leyen – La presidente della commissione si è impadronita della strategia industriale di difesa preparata dal commissario francese, Thierry Breton, e dal suo staff, dopo aver cercato di silurarla perché scontenta Berlino. "L'Europa deve spendere di più, spendere meglio, spendere europeo. Nelle prossime settimane presenteremo le proposte per la prima strategia industriale di difesa europea. Uno dei principali obiettivi di questa strategia, e del programma europeo di investimenti per la difesa che la accompagna, sarà quello di incoraggiare gli acquisti congiunti nel settore della difesa. Proprio come abbiamo fatto per i vaccini o il gas naturale", ha detto von der Leyen. La difesa è diventata un tema scottante e la presidente lo ha fatto proprio senza citare la persona che ha ideato la strategia. Lo spagnolo Josep Borrell, vicepresidente della Commissione e Alto rappresentante, l'ha criticata per essersi impossessata di “tutti i successi a livello personale" e le ha ricordato che lavora con un collegio di commissari di diverso colore politico che hanno preso decisioni. Ma von der Leyen se ne infischia delle critiche.
Breton difende il suo progetto e il suo finanziamento - "Per una difesa europea credibile, dobbiamo anche avere un'adeguata ambizione di bilancio. Per questo credo che dobbiamo iniziare a prepararci fin da ora, entro i prossimi 12 mesi, alla possibilità di investimenti ad hoc e aggiuntivi nella difesa, dell'ordine di un centinaio di miliardi di euro. A parte i leader di RENEW, Emmanuel Macron, Kaja Kallas e Alexander de Croo, non sento parlare abbastanza dei leader europei su questo tema. Questo è ovviamente il vero problema", ha dichiarato Breton, dopo che Ursula von der Leyen ha presentato le linee generali della sua strategia. Il problema è che la Germania si rifiuta di parlare di un nuovo debito comune. L'EDIP, il programma di investimenti per la difesa, inizierà con una piccola somma, 1,5 miliardi di euro. È stata fatta comune molta strada. Secondo le nostre fonti, von der Leyen non aveva incluso alcun finanziamento per la difesa nella sua prima proposta di revisione del quadro finanziario pluriennale (il bilancio 2021-27 dell'Ue), che era stata respinta dagli Stati membri al vertice dell'ottobre 2023. La linea di bilancio è stata aggiunta e il suo importo è sopravvissuto a tutti i tagli apportati dagli Stati membri alle proposte di Ursula.
Breton silura il commissario alla difesa di Ursula e difende il suo operato - "Per creare un commissario alla Difesa, bisognerebbe cambiare i trattati. Questo ovviamente non è fattibile allo stato attuale delle cose. Se la questione è quella di un commissario per l'Industria della difesa, mi sembra che ne esista già uno", ha dichiarato Breton in risposta all'annuncio di Ursula von der Leyen di voler creare un posto di commissario per la difesa se sarà confermata per un secondo mandato. Breton ha difeso il suo ruolo e il suo operato."Siamo riusciti ad aumentare la nostra base industriale per la produzione di munizioni a 1 milione di unità all'anno. E la raddoppieremo a 2 milioni entro il 2025. Questo dimostra che possiamo farcela, non è necessario che sia così", ha detto Breton. “Ecco a cosa serve un commissario per la Difesa: a mappare le capacità, a risolvere i colli di bottiglia e a sostenere gli sforzi per aumentare la produzione. Lo stiamo facendo per le munizioni d'artiglieria e ora dobbiamo farlo per tutte le attrezzature di cui abbiamo bisogno per la nostra sicurezza", ha sottolineato. Il francese non lo dice, ma è in campagna elettorale per un secondo mandato e, se Emmanuel Macron deciderà di riconfermarlo, non si farà fregare da Ursula.
Migranti
L'Ombudsman chiede nuove regole sui salvataggi in mare per Frontex - Emily O’Reilly, l'Ombudsman dell'Ue, ieri ha accusato gli stati membri di impedire a Frontex di rispettare i suoi obblighi e la Commissione di chiudere gli occhi sulle violazioni in materia di diritti fondamentali nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare. Un'indagine del mediatore europeo, dopo la tragedia di Adriana del giugno 2023 nella quale morirono oltre 600 migranti al largo della Grecia, ha concluso che le norme attuali lasciano l’Agenzia della guardia di frontiera e costiera dell’UE incapace di adempiere pienamente ai suoi obblighi in materia di diritti fondamentali e che dipende troppo dagli Stati membri per agire quando le imbarcazioni che trasportano migranti sono in pericolo. Secondo i documenti esaminati durante l'indagine, Frontex ha presentato quattro offerte separate di assistenza alle autorità greche, ma non ha ricevuto risposta. Le norme attuali impedivano a Frontex di recarsi presso il luogo in cui si trovava l'imbarcazione Adriana senza il permesso delle autorità greche. L’indagine ha inoltre dimostrato che Frontex non dispone di linee guida interne sull’emissione di segnali di emergenza e che non si riesce. I funzionari responsabili diritti fondamentali di Frontex, poi, non sono sufficientemente coinvolti nel processo decisionale sulle emergenze marittime.
L'Ombudsman punta il dito contro Stati membri e Commissione - “Esiste un’evidente contraddizione tra gli obblighi di Frontex in materia di diritti fondamentali e il suo dovere di sostenere gli Stati membri nel controllo della gestione delle frontiere”, ha detto l'Ombudsman, Emily O'Reilly, presentando il rapporto: “Cooperare con le autorità nazionali quando si teme che possano adempiere ai propri obblighi di ricerca e salvataggio rischia di rendere l’UE complice di azioni che violano i diritti fondamentali e costano vite umane”. Al di là dell'indagine sul naufragio di Adriana, l'Ombudsman ha tratto conclusioni su problemi sistemi più ampi. In particolare, non esiste un unico meccanismo di responsabilità a livello di Ue che possa indagare in modo indipendente sul ruolo delle autorità greche, sul ruolo di Frontex e sul ruolo della Commissione europea. L'Ombudsman ha anche ricordato che la Commissione è responsabile di garantire il rispetto delle disposizioni sui diritti fondamentali previste dai trattati dell’Ue. O'Reilly ha chiesto a Consiglio, Parlamaento e Commissione di lanciare una commissione d'inchiesta indipendente per valutare le ragioni del gran numero di morti nel Mediterraneo e per trarre gli insegnamenti dal naufragio dell'Adriana.
Trilogo
Fallisce il secondo tentativo sulla due diligence delle multinazionali - Il destino della direttiva sul dovere di diligenza (due diligence) per le multinazionali potrebbe essere segnato, dopo che è cresciuta la rivolta dei governi sull'accordo che era già stato raggiunto con il Parlamento europeo su questo provvedimento che dovrebbe rendere le grandi imprese più responsabili su ambiente e diritti umani nelle loro catene del valore. Anche il secondo tentativo della presidenza belga del Consiglio dell'Ue di far approvare il provvedimento è fallito ieri. La Svezia ha votato contro. Ma la minoranza di blocco si è allargata. Oltre a Germania e Italia, hanno annunciato l'astensione Bulgaria, Slovacchia, Ungheria, Lussemburgo, Estonia, Lituania, Repubblica ceca e Malta. L'Austria non ha potuto esprimersi. La Francia ha chiesto una modifica all'accordo con il Parlamento europeo per dare il suo assenso. La presidenza belga dell'Ue assicura che la direttiva sulla due diligence delle multinazionali non è “sepolta” e che chiederà al Parlamento europeo se è possibile modificare l'accordo per andare incontro alle esigenze poste da alcuni stati membri. La relatrice del Parlamento europeo, Lara Wolters, si è detta “oltraggiata dai giochetti politici dei governi” che dimostrano un “disprezzo flagrante per il Parlamento europeo”. Wolters tuttavia non ha escluso possibili compromessi.
Nomine
L'Ue ha un nuovo zar antiterrorismo - L'olandese Bartjan Wegter è stato nominato dal Consiglio coordinatore antiterrorismo dell'UE (CTC UE). Il mandato inizierà il 1° marzo 2024 e durerà cinque anni. Wegter, diplomatico olandese che ha servito come Ministro plenipotenziario presso la Rappresentanza permanente del Regno dei Paesi Bassi presso la NATO, succede a Ilkka Salmi, che ricopre la carica dall'ottobre del 2021. Il coordinatore antiterrorismo ha il compito di coordinare l'attività antiterrorismo all'interno dell'UE, garantire l'attuazione e la valutazione della strategia antiterrorismo, integrare gli aspetti interni ed esterni della lotta al terrorismo e migliorare la comunicazione tra l'UE e i paesi terzi.
Accade oggi
Presidenza belga dell'Ue: riunione informale dei ministri dell'Istruzione
Parlamento europeo: sessione plenaria a Strasburgo (dibattiti sull'accordo Ue-Cile; la sicurezza dei cavi sottomarini)
Commissione: la vicepresidente Vestager incontra il vicepremier polacco, Krzysztof Gawkowski
Commissione: visita del vicepresidente Sefcovic in Slovacchia
Commissione: la commissaria Ferreira a Firenze incontra il sindaco Mario Nardella
Parlamento europeo: Conferenza dei Presidenti
Parlamento europeo: la presidente Metsola in visita in Spagna
Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
Banca centrale europea: la presidente Lagarde e Piero Cipollone partecipano alla riunione dei ministri delle Finanze e dei banchieri centrali del G20
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sulla vendita a distanza di medicinali non soggetti a prescrizione medica; sentenza sulla protezione internazionale per un cittadino iraniano a seguito di conversione al cristianesimo)
Eurostat: dati sull'impronta cambionio nelle emissioni di CO2 nel 2022; dati sull'acquisizione della cittadinanza nel 2022; dati sul divario salariale di genere nel 2022; dati sul trasporto ferroviario nel terzo trimestre del 2023