Buongiorno! Sono Christian Spillmann e, con David Carretta e Idafe Martín Pérez, vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Non dimenticate di sostenere il Mattinale passando a un abbonamento a pagamento.
Lo scoramento francese sulla Difesa europea
La difesa europea è in cattive acque. La preferenza comunitaria sostenuta dalla Francia è respinta dagli altri membri dell'Ue. Un progetto emblematico, uno scudo missilistico europeo, è stato proposto da Berlino, non in associazione con la Francia, ma con gli Stati Uniti e il loro sistema Patriot. Nessuno nell'Ue si è sentito offeso. Non si deve irritare Washington sugli acquisti di armi, soprattutto se Donald Trump tornerà alla Casa Bianca dopo le elezioni di novembre.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha licenziato il francese Thierry Breton, ha smembrato il suo portafoglio e ha affidato la Difesa a un commissario di un paese con una chiara inclinazione transatlantica. La Francia sembra essersi stancata di un progetto su cui Emmanuel Macron ha spinto per cinque anni. I suoi partner non vogliono cambiare nulla, o quasi, e danno per scontata la dipendenza dagli Stati Uniti per la difesa del vecchio continente dall'aggressione della Russia. Ma quale sovranità ha l'Unione europea se la sua protezione dipende da un ombrello la cui attivazione dipende a sua volta dalla buona volontà del presidente degli Stati Uniti?
Quali sono i piani di Ursula von der Leyen? L'ex ministro della Difesa di Angela Merkel parla molto, ma per il momento i suoi annunci sono vaghi e le sue intenzioni ambigue, in particolare sui finanziamenti. Si rifiuta di considerare il debito comune come un'opzione per finanziare la difesa. Nel suo discorso sul futuro dell'Europa in aprile, Emmanuel Macron ha chiesto “una difesa credibile” e capacità militari adeguate. Al momento della sua investitura per un secondo mandato in luglio, Ursula von der Leyen ha risposto annunciando che intendeva proporre “una serie di progetti di difesa di interesse comune, a partire da uno scudo aereo e dalla cybersicurezza”.
I membri dell'Ue hanno la capacità di dotarsi di uno scudo europeo, ma Francia e Germania non sono sulla stessa linea. Berlino ha lanciato “Sky Shield”, un progetto modellato sull'Iron dome israeliano. La Germania ha raccolto l'adesione di una ventina di paesi dell'Ue alla sua iniziativa, ma non la Francia. Il motivo: lo “scudo del cielo” si basa sul sistema di difesa aerea tedesco, sulle batterie americane Patriot e su un sistema israeliano di difesa esoatmosferica.
Il sistema di difesa aerea terra-aria franco-italiano SAMP-T Mamba di nuova generazione, l'equivalente del Patriot, potrebbe sostituire le batterie americane. Entro il 2026, sarà dotato di missili Aster 30 B1 NT in grado di intercettare aerei, droni, missili da crociera e missili ipersonici a 360 gradi. Il progetto Exoguard del gruppo francese Astrium potrebbe fornire una difesa esoatmosferica. L'appello di Emmanuel Macron a una preferenza comunitaria per la difesa europea assumerebbe così tutto il suo significato. Ma Washington non ha intenzione di essere esclusa. “Faremo in modo che questi grandi progetti siano aperti a tutti”, ha dichiarato Ursula von der Leyen.
La metafora del “cotone da sparo” illustra la dipendenza dell'Ue. Per produrre polvere da sparo è necessario un tipo specifico di cotone, la nitrocellulosa, o “cotone da sparo”, che proviene principalmente dalla Cina. Ma le consegne di questo cotone dalla Cina si sono fermate, bloccando la produzione di proiettili nell'Ue. L'Ue ha incontrato lo stesso problema quando gli Stati Uniti hanno rifiutato di esportare alcuni componenti utilizzati nella produzione dei vaccini Covid. Cosa succederà se le munizioni per i missili Patriot finiranno, come in Ucraina, perché gli Stati Uniti non ne forniscono più? La dipendenza è un handicap. Ma gli europei non riescono a convincersene.
Emmanuel Macron dubita dell'ombrello americano. “Dopo l'Afghanistan, l'ombrello americano non è più una garanzia assoluta a causa dei cambiamenti di leadership negli Stati Uniti”, ha detto il presidente francese in un discorso durante la sua visita a Berlino il 2 ottobre. Eppure i dubbi sulla difesa europea iniziano a farsi strada in Francia. “Il nostro paese non ha nulla da aspettarsi dall'Ue in materia di difesa. Nonostante la relativa situazione di bilancio, che rende sempre più difficile per l'industria francese della difesa mantenere una posizione di leadership, i futuri bilanci per la difesa sono essenziali, se la Francia vuole conservare il suo ultimo vantaggio comparativo nell'Ue. Ma dal punto di vista di Bruxelles, dobbiamo cambiare tutto affinché, soprattutto, non cambi nulla”, sostiene il gruppo ‘Mars’, un collettivo di una trentina di personalità francesi dell'industria degli armamenti, in un articolo pubblicato sul sito del quotidiano La Tribune pochi giorni dopo il licenziamento di Thierry Breton.
“Grazie alla signora von der Leyen, l'Europa continuerà a lungo a versare lacrime di coccodrillo sulla sua dipendenza dall'industria della difesa americana: gli obiettivi del Programma europeo per l'industria della difesa, EDIP, di acquisti “made in Europe” al 50 per cento nel 2030 e al 60% nel 2035 sono solo indicativi. Nel frattempo, dovremo alimentare il Moloch degli F35 e dei Patriot americani acquistati due anni fa creando una catena di subfornitura europea che non vuole sentir parlare di preferenza europea”, accusano le penne del gruppo Mars.
Le dichiarazioni del nuovo Segretario generale della Nato, l'olandese Mark Rutte, al momento del suo insediamento, sono in linea con questo principio. “Gli sforzi di difesa dell'Ue devono essere complementari a quelli della Nato. Non devono creare duplicazioni o strutture parallele”, ha sostenuto il nuovo capo dell'Alleanza. Rutte si è attenuto alla linea degli Stati Uniti, i veri padroni della Nato: “Senza una forte industria della difesa transatlantica, non c'è difesa”. Il suo predecessore, il norvegese Jens Stoltenberg, era stato più duro. “L'industria europea non è competitiva”.
“L'Europa può difendersi senza gli Stati Uniti?”, ha chiesto la rivista online austriaca der Pragmaticus. durante un dibattito tra esperti in caso di attacco da parte della Russia. La conclusione è negativa e preoccupante. “Senza gli Stati Uniti, gli europei non sarebbero in grado di fare molto”. Se Donald Trump sarà eletto, “una delle sue prime decisioni sarà quella di ridurre il numero di truppe americane in Europa. E anche se gli Stati Uniti volessero aiutare al meglio, sarebbero in grado di dispiegare solo una piccola parte delle loro truppe e delle loro armi in Europa”, ha sottolineato l'analista Franz-Stefan Gady. “Per questo motivo l'Europa dovrebbe investire massicciamente nelle capacità e nell'efficacia di combattimento dei suoi eserciti, al fine di scoraggiare in modo efficace Mosca”, ha concluso.
La difesa europea è una priorità, dice Ursula von der Leyen. Ma ha chiesto e ottenuto la testa di Thierry Breton, il commissario che ha dato forza e credibilità alla difesa europea. “Sotto Breton, il ruolo includeva una significativa componente diplomatica, con il commissario che visitava le capitali e le aziende per costringerle a produrre più munizioni, cercando di risolvere i problemi strutturali che impedivano un settore della difesa più efficace nell'Ue”, sottolinea l'analista Daniel Fiott. Il suo portafoglio è stato spezzettato e le sue responsabilità sono state divise tra cinque commissari.
La difesa è stata affidata all'ex primo ministro lituano Andrius Kubilius, che come von der Leyen fa parte del Partito Popolare Europeo (PPE), la famiglia politica dominante nell'UE. Come sempre, la chiave sarà il denaro. Kubilius dovrà trovare finanziamenti e coinvolgere l'industria. Questa sarà la battaglia del bilancio pluriennale. Breton ha sostenuto la necessità di destinare almeno 100 miliardi di euro agli investimenti per “rimettersi in carreggiata” e dare all'Ue un'industria della difesa indipendente e performante. Macron ha sostenuto questo approccio e si è espresso a favore di un prestito comune. Ma von der Leyen ha chiuso la porta.
Parigi si è battuta duramente per salvare i fondi per la difesa nell'ultimo bilancio pluriennale per il 2021-27 e nella sua revisione nel 2024. Ma la Francia accetterà fondi per la difesa nel prossimo bilancio pluriennale dell'Ue se questi andranno agli americani? La domanda sorge spontanea. “Temo che la Francia sarà tentata di ritirarsi dalla difesa europea”, ci ha detto un funzionario europeo. E se la Francia, che attualmente si trova in una situazione di bilancio difficile, si rifiuterà di mettere mano al portafoglio durante i negoziati sul bilancio, la massima priorità dell'Europa subirà una grave battuta d'arresto. Il 16 ottobre, primo giorno di una serie di vertici europei a cui Emmanuel Macron parteciperà, sarà organizzata a Bruxelles una conferenza sulla strategia europea di difesa e sicurezza. Sarà l'occasione per rivolgersi ai partecipanti alla conferenza e sciogliere i dubbi?
La frase
“Il vostro rifiuto di evacuare i soldati di Unifil li ha trasformati in ostaggi di Hezbollah”.
Benjamin Netanyahu.
Geopolitica
Accordo su una condanna minima a Israele per gli attacchi a Unifil - I ventisette stati membri sono riusciti a trovare un accordo ieri sera su una dichiarazione comune per esprimere una condanna molto limitata agli attacchi condotti da Israele contro le basi della missione Unifil in Libano. “L'Ue esprime la sua grave preoccupazione sulla recente escalation lungo la linea blu”, si legge nel testo della dichiarazione di Josep Borrell a nome dell'Ue pubblicata ieri sera poco prima di mezzanotte: “L'Ue condanna tutti gli attacchi contro le missioni dell'Onu”. I negoziati sono durati tutto il fine settimana. Il Servizio europeo di azione esterna diretto da Josep Borrell aveva trasmesso una bozza venerdì alle capitali, nella speranza di pubblicare la dichiarazione sabato. Ma l'opposizione di alcuni Stati membri, che considerano il linguaggio troppo duro nei confronti di Israele, non ha permesso di raggiungere l'unanimità. Venerdì Italia, Francia e Spagna hanno pubblicato una dichiarazione congiunta per definire gli attacchi contro Unifil come “ingiustificabili”, accusando Israele di violare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell'Onu e il diritto internazionale umanitario. Alle Nazioni Unite, gran parte degli Stati membri dell'Ue ha firmato una dichiarazione dei paesi che contribuiscono a Unifil per condannare i recenti incidenti.
I ministri degli Esteri cercano un modo per aggirare il veto dell'Ungheria sulle armi all'Ucraina - I diplomatici dei ventisette Stati membri hanno iniziato a discutere di una proposta del Servizio europeo di azione esterna per aggirare il veto dell'Ungheria che blocca 5 miliardi di euro destinati a finanziare le forniture di armi all'Ucraina. L'idea, che si troveranno sul tavolo i ministri degli Esteri nella loro riunione di oggi a Lussemburgo, è di rendere volontari invece che obbligatori i contributi al Fondo di assistenza dell'Ucraina della European Peace Facility. Secondo diverse fonti diplomatiche, questo basterebbe all'Ungheria per rinunciare al veto, dato che il governo di Budapest non dovrebbe versare la sua quota (pari al 1,2 per cento del totale). "La formula immaginata è quella dei contributi volontari, sulla base della disposizione della European Peace Facility che permette contributi di Stati terzi", ci ha spiegato un diplomatico. Ma l'escamotage rischia di aprire un vaso di pandora. Con il passaggio da contributo obbligatorio a contributo volontario, alcuni stati membri sarebbero costretti a passare davanti ai parlamenti nazionali. Qualcuno potrebbe obiettare sul fatto che a un paese è consentito di fare il "free rider". Altri potrebbero decidere stanziamenti inferiori a quelli previsti dalla chiave di ripartizione della European Peace Facility. "Non c'è ancora un accordo", ci ha detto il diplomatico. Il tema potrebbe atterrare al Consiglio europeo.
Sanzioni contro l'Iran per le forniture di missili alla Russia e ai proxy - I ministri degli Esteri dell'Ue oggi annunceranno sanzioni contro l'Iran per la fornitura di missili alla Russia e alle milizie per procura che operano in Medio Oriente. Nella lista nera dell'Ue dovrebbero finire 14 persone ed entità implicate nel trasferimento di armi e nella produzione di missili. Sulla Russia, l'Iran si è di fatto auto denunciato. All'Assemblea generale delle Nazioni Unite, in un incontro con l'Alto rappresentante Josep Borrell, il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha riconosciuto che la Repubblica islamica ha inviato alla Russia missili con una gittata di meno di 250 chilometri. Secondo una fonte, Araghchi ha affermato che non erano missili balistici, ma razzi di breve gittata. Borrell ha risposto che stava ammettendo ciò che la Repubblica islamica ha negato per mesi.
Pre Trump
La Germania vuole una linea comune sui risultati delle presidenziali negli Stati Uniti - La Germania ha chiesto di sollevare un tema molto particolare nella riunione dei ministri degli Esteri di oggi a Lussemburgo: le elezioni presidenziali negli Stati Uniti del 5 novembre, il cui risultato è altamente incerto. I sondaggi danno la democratica Kamala Harris e il repubblicano Donald Trump testa a testa. Annalena Baerbock chiederà agli altri ministri di preparare una linea comune da tenere nel caso vinca l'una o l'altro e di evitare di inviare messaggi contraddittori. Nel 2020, mentre quasi tutti i leader dell'Ue avevano subito riconosciuto la vittoria di Joe Biden, il primo ministro sloveno, Janez Jansa, aveva pubblicato un post su Twitter per salutare il successo di Donald Trump e denunciare frodi elettorali. Per la Germania quello spettacolo non deve ripetersi. A Bruxelles e nelle capitali c'è una certa preoccupazione per come si comporterà il premier ungherese, Viktor Orban, che due giorni dopo le presidenziali riceverà gli altri leader dell'Ue in un vertice informale a Budapest.
Post Brexit
Prove di cooperazione Ue-Regno Unito nella politica estera e di sicurezza - E' un altro effetto del "reset" nelle relazioni tra Regno Unito e Unione Europea deciso dal primo ministro britannico, Keir Starmer. Oggi, per la prima volta dalla Brexit, al Consiglio Affari esteri a Lussemburgo sarà presente anche il segretario di stato britannico David Lammy. Lo scambio è informale, ma considerato "importante" dai ventisette, ci ha detto un alto funzionario dell'Ue. Dall'Ucraina alla Cina "il Regno Unito è un paese che la pensa allo stesso modo dell'Ue". La discussione con Lammy è un importante punto di partenza la cooperazione futura nella politica estera e di sicurezza con il Regno Unito". Una delle vie esplorate è la partecipazione britannica ai progetti di difesa.
Migranti
Tusk sospende il diritto d'asilo in Polonia - Il primo ministro polacco, Donald Tusk, sabato ha annunciato la sospensione temporanea del diritto d'asilo, in un discorso davanti al suo partito in cui ha promesso una nuova strategia più dura sulle migrazioni. Le misure che saranno presentate al governo martedì hanno come obiettivo di "riprendere il controllo e assicurare la sicurezza”, ha detto Tusk. "Uno degli elementi della strategia migratoria sarà la sospensione temporanea territoriale del diritto d'asilo". Il premier polacco ha annunciato che chiederà "il riconoscimento di questa decisione in Europa perché sappiamo molto bene come Lukashenko, Putin, i trafficanti usano questo diritto all'asilo in senso contrario a ciò che dovrebbe essere". La Commissione per ora non ha reagito. Alcune disposizioni del nuovo Patto su migrazione e asilo permettono limiti e condizioni più strette per il diritto di asilo in caso di strumentalizzazione delle migrazioni da parte di regimi ostili, ma non la sospensione. La Polonia nel 2023 ha registrato 7.700 richieste di protezione internazionale contro 329 mila in Germania, 160 mila in Spagna, 145 mila in Francia e 130 mila in Italia, secondo Eurostat. Nel corso di quest'anno, la Polonia ha ricevuto tra 500 e 1.500 richieste di asilo al mese.
La Germania vuole far ripartire il regolamento di Dublino - Il Consiglio europeo di giovedì e venerdì rischia di concludersi senza accordo sulle politiche migratorie. Se c'è un consenso generale sulla necessità di rafforzare la dimensione esterna (più controlli alle frontiere e più espulsioni), la Germania insiste per chiedere di far ripartire le regole di Dublino in modo che Italia e Grecia ricomincino ad accettare i richiedenti asilo che si sono trasferiti in altri stati membri e di cui hanno la responsabilità in quanto paesi di primo ingresso. Ogni scusa è stata usata dai governi di Roma e Atene, dalla pandemia di Covid-19 al numero di sbarchi. Nel 2023, sotto il governo di Giorgia Meloni Meloni, l'Italia ha ricevuto 42.468 richieste di riprendersi in carico migranti scappati in altri paesi, principalmente da Germania e Francia. Ma i trasferimenti effettivi verso l'Italia sono stati appena 60. La Grecia, a fronte di 6.400 richieste, ha accettato solo 6 trasferimenti di migranti di cui aveva la responsabilità. La Germania insiste anche sul rispetto degli obblighi di registrare i migranti che entrano nel territorio europeo per determinare quale sia il paese di primo ingresso responsabile.
Accade oggi
Consiglio Affari esteri (a Lussemburgo)
Consiglio Ambiente (a Lussemburgo
Servizio europeo di azione esterna: l’Alto rappresentante Borrell incontra il segretario agli Esteri britannico, David Tammy
Commissione: conferenza stampa della presidente von der Leyen con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, al termine del Summit del Processo di Berlino
Commissione: il commissario Reynders partecipa all’apertura della Settimana internazionale per la sicurezza dei prodotti
Commissione: la commissaria Urpilainen ad Addis Abeba, in Etiopia, incontra il presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Fake
Parlamento europeo: la presidente Metsola in Austria incontra il cancelliere Karl Nehammer
Parlamento europeo: dibattito in commissione Affari esteri sulle elezioni presidenziali in Tunisia
Parlamento europeo: audizione alla commissione Ambiente sul rinvio dell'attuazione della legge sulla deforestazione
Consiglio: riunione del Coreper
Eurostat: impronta ecologica materiale nel 2023; dati sulle condizioni di vita nel 2024