Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
L'Ucraina non vale una rivolta contadina
La parola d'ordine ripetuta dai leader europei al vertice di ieri a Bruxelles è stata "dobbiamo aiutare l'Ucraina, a qualsiasi costo". Ma non al prezzo di una rivolta contadina. Il malcontento degli agricoltori, fomentato dai partiti eurofobi in vista delle elezioni europee, paralizza l'Ue. Senza vergogna, i ventisette stanno decidendo di limitare le importazioni agricole ucraine, privando Kiev di oltre un miliardo di euro di entrate. Con un pretesto: non si tratta di arricchire gli "oligarchi" del settore in Ucraina. Ma, dietro alla controversia sull'agricoltura ucraina, si nasconde una verità più pericolosa. Il “sostegno incrollabile” dell'Ue sta crollando. L'intervento del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, all'inizio del Consiglio europeo è stato un grido di aiuto e un appello alla responsabilità.
“La continuazione del regime di liberalizzazione commerciale con l’Ue non riguarda solo alcuni beni, ma la capacità di resistere all’aggressione russa”, ha detto Zelensky ai leader dei ventisette: “Qualsiasi perdita commerciale è una perdita di una risorsa per fermare la Russia”. Alcuni leader ne sono consapevoli. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, lo ha detto chiaramente agli altri capi di stato e di governo: “Non possiamo adottare misure che danneggiano l'Ucraina”. L'Ue non deve “ridurre i flussi di entrate” per Kyiv. La decisione di introdurre nuove restrizioni ai prodotti agricoli ucraini equivale a "riprendersi con una mano ciò che l'altra ha dato", ammette un diplomatico di alto livello.
Gigante dell'agricoltura, l'Ucraina è un granaio di cereali e ricava gran parte del suo reddito dalle esportazioni. Il blocco russo del Mar Nero aveva lo scopo di privare Kiev del denaro necessario per finanziare lo sforzo bellico. L'Unione Europea ha aperto dei corridoi per far uscire il grano dall'Ucraina. Nel giugno del 2022 l'Ue aveva adottato un'esenzione generale dai dazi doganali a favore di Kyiv. Ma le importazioni ucraine hanno destabilizzato i mercati locali e fatto infuriare gli agricoltori in Polonia e di altri quattro paesi vicini. Nonostante aiuti della Commissione (oltre 150 milioni di euro) ed embarghi unilaterali, le proteste si sono estese alla maggior parte dei paesi dell'Ue, alimentate dalla propaganda russa e dai partiti eurofobi. La questione agricola sta diventando un argomento di opposizione all'adesione dell'Ucraina.
La discussione tra i leader sull’agricoltura è prevista per questa mattina, anche se alcuni hanno già parlato di quella dell’Ucraina al vertice ieri. A chiedere restrizioni commerciali a danno dell'Ucraina sono due dei leader europei, Emmanuel Macron e Donald Tusk, che a parole dicono di voler sostenere Kyiv con ogni mezzo. "Abbiamo un problema con l'accordo sui cereali con l'Ucraina. Vi ringrazio per aver capito questo e vi ringrazio per il vostro sostegno a Bruxelles", ha detto il premier polacco, Donald Tusk, al termine del vertice del Triangolo di Weimar al fianco di Emmanuel Macron e Olaf Scholz il 15 marzo. Il presidente francese, messo sotto pressione dalla collera rurale, è sulla stessa linea. “Il pollo ucraino sta diventando il nuovo idraulico polacco”, spiega un osservatore, che ricorda le polemiche sull'allargamento del 2004 che crearono il terreno fertile per il “no” dei francesi nel referendum sul trattato costituzionale europeo.
Cinque giorni dopo il vertice triangolo di Weimar, alla vigilia del Consiglio europeo, la Commissione ha presentato una proposta per limitare le importazioni agricole ucraine, compresi polli, uova e zucchero. La presidenza belga dell'Ue e i negoziatori del Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo a tempo di record, ampliando il campo di applicazione a prodotti come avena, mais, semole e miele. Ma per Francia e Polonia non è sufficiente. Macron e Tusk chiedono di estendere ulteriormente le restrizioni. La Commissione si è impegnata a monitorare le importazioni ucraine e ad agire "rapidamente" con la reintroduzione dei dazi doganali, se superano i livelli medi per il 2022 e il 2023. Francia e Germania vogliono usare come riferimento i dati del 2021, quando le importazioni ucraine erano ancora più basse. Risultato: la potenziale perdita aggiuntiva di entrate per Kyiv di 1,2 miliardi di euro.
Altro paradosso, il presidente francese e il premier polacco che vogliono essere i migliori amici di Zelensky hanno trovato come alleato il migliore amico di Vladimir Putin in Europa: l'ungherese Viktor Orban. La minaccia è di non rinnovare le cosiddette “misure commerciali autonome”, facendo saltare tutto il regime di liberalizzazione del commercio messo in piedi nel 2022 per aiutare l'economia ucraina. “Mettere insieme una minoranza di blocco è sempre difficile Ma anche i paesi europei che sostengono l'Ucraina dicono che si deve fare qualcosa”, ci ha spiegato il consigliere del premier ungherese, Balazs Orban.
"Da un lato, siete un alleato e dovete aiutare l'Ucraina nella guerra. Dall'altro, state cercando di proteggere il vostro mercato in modo protezionistico", ha risposto a Politico.eu Mykhailo Podolyak, uno dei consiglieri del presidente Zelensky. "A me sembra strano". Podolyak si spinge oltre nella sua critica. Accusa gli europei di essere "sia qui (a sostegno dell'Ucraina) che laggiù", in Russia, con aziende che sostengono il bilancio federale con i loro acquisti di gas, petrolio e grano. La critica colpisce nel segno. La Commissione sta per proporre agli Stati membri di introdurre dazi doganali sulle importazioni di grano e altri cereali dalla Russia e dalla Bielorussia. Secondo il Financial Times, i dazi sarebbero abbastanza alti da annullare la domanda di prodotti russi sui mercati europei: 95 euro a tonnellata per i cereali. Le importazioni agricole russe hanno raggiunto il livello record di 4 milioni di tonnellate nel 2023, pari all'1% del consumo dell'Ue.
L'Ue ha anche un problema di elusione delle sanzioni. Non è un problema nuovo. Pacchetto dopo pacchetto, gli europei stanno cercando di "tappare i buchi”. Solo che, come abbiamo spiegato ieri sul Mattinale, il valore delle merci arrivate in Russia grazie all'elusione nel 2023 ha raggiunto i 10 miliardi di euro. Si tratta di beni e tecnologie necessari per consentire alla Russia di produrre armi. Gli "amici" della Russia sono stati identificati: Cina, Turchia ed Emirati Arabi. Ma Germania, Francia e Italia – nonostante tutte le belle parole – si oppongono a sanzioni contro i paesi complici nell'elusione delle sanzioni. Solo una manciata di imprese cinesi e turche sono finite nella lista nera dell'Ue. Un altro ruolo è giocato da aziende europee che aggirano consapevolmente le sanzioni attraverso le loro filiali all'estero, senza che i governi intervengano.
La rabbia degli agricoltori o gli interessi economici nazionali sono più forti del sostegno “incrollabile” all'Ucraina. Nel suo intervento al Consiglio europeo, dopo l'ennesimo massiccio bombardamento di missili contro Kyiv, Zelensky ha ricordato tutto ciò che gli europei hanno promesso, ma realizzato solo a metà. Grazie per le difese aeree, ma "non sono sufficienti" e "sapete tutti quali passi devono essere fatti" per proteggere le città ucraine. Grazie alla Repubblica ceca che ha trovato 800 mila munizioni fuori dai paesi dell'Ue, ma "purtroppo l'uso dell'artiglieria al fronte da parte dei nostri soldati è umiliante per l'Europa" che non ha fornito quanto promesso. Il Consiglio europeo doveva essere un Consiglio di guerra per discutere di cosa fare se la Russia attaccherà di nuovo Kyiv o si muoverà su Odessa. Senza una strategia di guerra condivisa, si è trasformato in un dibattito sul sesso degli angeli, con Olaf Scholz e Viktor Orban contrari a un “super stato europeo” sulla difesa o al debito comune per finanziare l'industria militare.
La frase
"Mi rifiuto di definirle elezioni. Le definisco operazione speciale di nomina"
La premier estone, Kaja Kallas, sulle presidenziali in Russia.
Vertice
Una nuova posizione dell'Ue su Gaza - Nessun dramma, anche se ci sono voluti cinque mesi e giornate intere di discussione sulla terminologia esatta. Alla fine gli alleati di Israele – in particolare Germania, Repubblica ceca e Ungheria – hanno ceduto all'allarme per le conseguenze dell'offensiva a Gaza. Il Consiglio europeo ieri ha adottato una nuova posizione sul Medio Oriente. I capi di stato e di governo hanno chiesto “una pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco sostenibile, il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e la fornitura di assistenza umanitaria”. L'accento è messo sulla “situazione umanitaria catastrofica” e le “conseguenze sproporzionate per i civili”. Le conclusioni del Consiglio europeo menzionano anche “il rischio imminente di carestia causato dall'ingresso insufficiente di aiuti a Gaza”. I leader dell'Ue chiedono anche al governo israeliano di “non procedere a un'operazione di terra a Rafah”. Rimane il problema centrale. Sul Medio Oriente “abbiamo poca influenza come Ue”, riconosce un diplomatico.
Via libera ai negoziati di adesione con la Bosnia-Erzegovina - I capi di stato e di governo dell'Ue ieri hanno deciso di aprire i negoziati di adesione con la Bosnia-Erzegovina, superando le resistenze dei paesi baltici che chiedevano in contropartita un'accelerazione per l'Ucraina e la Moldavia. Il testo delle conclusioni per la Bosnia-Erzegovina ricalca quello che era stato adottato a dicembre per Ucraina e Moldavia: decisione politica con richiesta alla Commissione di preparare il quadro negoziale, da adottare una volta che saranno rispettate tutte le condizioni. Quanto a Ucraina e Moldavia, i leader hanno promesso di adottare il quadro negoziale “rapidamente” e di portare avanti il lavoro per aprire la conferenza intergovernativa “senza ritardi”.
Scholz contro il commissario alla Difesa di von der Leyen - Durante il vertice di ieri, nel dibattito sulla difesa europea, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha criticato i piani di Ursula von der Leyen per la prossima legislatura. Secondo Scholz, non c'è bisogno di un'altra struttura parastatale, perché ci sono già i ventisette stati membri. Il cancelliere è contrario al tentativo di von der Leyen di sottrarre poteri alle capitali nazionali. Agli occhi di Scholz, anche sugli acquisti congiunti e il rafforzamento dell'industria non c'è valore aggiunto ad attribuire nuovi compiti all'esecutivo comunitario. L'intermediazione della Commissione rischia solo di rallentare le cose.
Nessun accordo sul debito europeo per la difesa - La proposta dell'Estonia di usare il debito comune per finanziare lo sforzo di guerra dell'Ucraina e il rafforzamento dell'industria della difesa ha incontrato opposizioni dentro il Consiglio europeo di ieri. Nelle conclusioni i leader hanno invitato “Consiglio e Commissione a esplorare tutte le opzioni per mobilitare finanziamenti e riferire entro giugno”. La posizione dell'Ungheria è “no bond”, ha detto il consigliere di Viktor Orban, Balazs Orban. Anche il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, è contrario. “Tutti noi vogliamo decisioni per più finanziamenti per la difesa”, ma “ci sono opinioni diverse sugli Eurobond”, ha riconosciuto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “In futuro dobbiamo continuare a lavorare su diverse opzioni”. In conferenza stampa la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha detto che “il dibattito è all'inizio e non alla fine”.
Green deal
Von der Leyen si converte al nucleare - Durante tutto il suo mandato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha sempre messo il bastone tra le ruote dei paesi che sostengono il nucleare come energia di transizione. Dalla tassonomia all'esclusione del nucleare dalla lista delle tecnologie "strategiche" del Net-Zero Industry Act, von der Leyen ha sempre avuto una preferenza per gas e idrogeno, in linea con gli interessi della sua Germania. In campagna per la sua riconferma, avendo bisogno del sostegno dei capi di stato e di governo, la presidente della Commissione si è improvvisamente convertita. “Le tecnologie nucleari possono giocare un ruolo importante nella transizione verso le energie pulite”, ha detto von der Leyen a un summit sul nucleare ieri. La guerra della Russia contro l'Ucraina ha spinto molti paesi a guardare in modo diverso “il ruolo che il nucleare può giocare”. Il nucleare è “la seconda fonte più importante di elettricità a basse emissioni”. Inoltre, per garantire la competitività delle economie “l'energia nucleare può fornire un punto di ancoraggio affidabile per il prezzo dell'elettricità”, ha detto von der Leyen. Vale anche per le vecchie centrali. “Tenuto conto dell'urgenza della sfida climatica, i paesi devono esaminare con attenzione le loro opzioni prima di rinunciare a una fonte di elettricità che produce bassi tassi di emissioni e che è facilmente disponibile”, ha detto von der Leyen.
L'Ungheria decisiva contro la legge sul ripristino della natura - Gli ambasciatori dei ventisette stati membri oggi si riuniranno per capire se c'è una maggioranza qualificata per approvare definitivamente la legge sul ripristino della natura. Italia, Paesi Bassi e Svezia voteranno contro. Belgio, Polonia, Austria e Finlandia si asterranno (che equivale a un voto contrario). Basta un paese per una minoranza di blocco. L'Ungheria di Viktor Orban ha cambiato posizione all'ultimo momento. Finora aveva sostenuto la legge sul ripristino della natura, ma “ora ci opponiamo”, ci ha spiegato il consigliere del primo ministro ungherese, Balazs Orban. Il testo dovrà essere “rinegoziato di nuovo”, ha assicurato. “Non c'è maggioranza qualificata”, ci ha detto ieri sera un diplomatico. La presidenza belga dell'Ue spera di trovarla al Consiglio Ambiente di lunedì. “A livello politico potrebbe essere più facile”, ha spiegato il diplomatico.
Antitrust
Altri guai per Vestager dalla Corte di giustizia - L'Avvocato generale della Corte di giustizia dell'Unione europea ieri ha invitato i giudici di Lussemburgo a annullare la decisione della Commissione di bloccare l'acquisizione di Grail da parte di Illumina, ponendo le basi per quello che potrebbe diventare un grave schiaffo alla politica della concorrenza di Margrethe Vestager. "Gli Stati membri non possono chiedere alla Commissione di esaminare una concentrazione che non ha una dimensione comunitaria", ha detto l'Avvocato generale Nicholas Emiliou. In caso contrario, "la Commissione otterrebbe il potere di controllare praticamente ogni concentrazione che abbia luogo ovunque nel mondo, indipendentemente dal giro d'affari e dalla presenza delle imprese nell'Unione, nonché dal valore dell'operazione, e in qualsiasi momento". I pareri dell'Avvocato generale non sono vincolanti per i giudici della Corte.
Geopolitica
L'avvocato generale della Corte contro il Consiglio sul Sahara Occidentale - L'avvocato generale della Corte di giustizia dell'Ue ieri ha pubblicato tre opinioni su una serie di ricorsi presentati dal Fronte Polisario legati al Sahara Occidentale, il territorio su cui il popolo Saharawi rivendica l'autodeterminazione. Uno solo è favorevole alla politica condotta dall'Ue per mantenere i buoni rapporti con il Marocco. L'Avvocato generale Tamara Capeta ha proposto di annullare una decisione del Tribunale di prima istanza che aveva dichiarato illegale un accordo tra l'Ue e il Marocco per estendere il trattamento preferenziale sui dazi anche ai prodotti originari dal Sahara occidentale. In un altro parere, l'Avvocato generale ritiene che il Consiglio abbia violato il diritto all'autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale concludendo una partnership di pesca sostenibile con il Marocco, che comprende le acque adiacenti al territorio. In un terzo parere, l'Avvocato generale sostiene che i meloni e i pomodori in provenienza dal Sahara occidentale dovrebbero essere etichettati come originari di questo territorio e non del Marocco.
Commercio
Il Senato francese rigetta la ratifica del CETA - Il trattato di libero scambio CETA tra Unione Europea e Canada è di nuovo a rischio, dopo che il Senato francese ha rigettato il progetto di legge di ratifica grazie a un'alleanza tra la sinistra e la destra contro gli eletti del partito di Emmanuel Macron, Renaissance. Il risultato è stato schiacciante: l'82 per cento dei senatori francesi - comunisti, socialisti ed ecologisti si sono uniti alla destra dei Républicains - hanno votato contro. Il progetto di legge di ratifica ora deve tornare all'Assemblea nazionale, dove Macron non ha la maggioranza assoluta dei deputati. Il governo probabilmente cercherà di evitare un voto per evitare una nuova sconfitta. Il clima di campagna elettorale ha spinto i Républicains a schierarsi contro l'accordo. "E' irresponsabile", ci ha detto una fonte dell'Ue. La Commissione europea non ha commentato. Diversi paesi, tra cui l'Italia, non hanno ancora ratificato. L'accordo di libero scambio CETA nel frattempo continua a essere applicato in via provvisoria.
Slovacchia
Pellegrini favorito nel primo turno delle elezioni presidenziali - Gli elettori slovacchi domenica saranno chiamati alle urne per scegliere il prossimo presidente della Repubblica dopo la decisione di Susana Caputova di non candidarsi per un secondo mandato. Il candidato della maggioranza di Robert Fico, Peter Pellegrini, e l'indipendente sostenuto dall'opposizione, Ivan Korcok, sono testa a testa attorno al 35 per cento, secondo i sondaggi sul primo turno. Un sondaggio Ipsos, dà a Pellegrini un vantaggio di un punto percentuale. Un'altra ricerca NMS indica Korcok in testa di due punti. Il secondo turno si terrà il 6 aprile. I sondaggi dicono che Pellegrini, attuale presidente del Parlamento è in testa al ballottaggio con Korcok. Una sua vittoria consoliderebbe il potere di Fico, con rischi di ulteriore degrado della democrazia della Slovacchia. Tornati al potere alla fine del 2023, Fico e la sua coalizione di governo populista hanno adottato una controversa riforma del codice penale, che potrebbe favorire i crimini finanziari e la corruzione. Dopo un ricorso di Caputova, la Corte costituzionale ha sospeso gran parte della riforma. Fico ha anche avviato una riforma della televisione pubblica per rafforzare il controllo governativo, nonostante le critiche dell’Unione europea di radiodiffusione. "Questo governo vuole il potere assoluto sul nostro paese", ha detto Korcok durante un comizio, aggiungendo che gli appelli di Fico alla pace in Ucraina equivalgono a una “capitolazione”.
Accade oggi
Consiglio europeo ed Eurosummit
Commissione: i vicepresidenti Vestager e Sefcovic presiedono il dialogo sulla transizione pulita
Commissione: i commissari Breton e Simson intervengono all'evento dell'Alleanza dei piccoli reattori nucleari
Commissione: la commissaria Kyriakides a Milano visita il centro nazionale oncologico
Banca centrale europea: discorso di Philip Lane alla Scuola di Economia di Marseille
Piuttosto sconfortante vedere come l'UE non sia in grado di prendere posizioni nette quando è necessario, soprattutto per quanto riguarda Ucraina e Gaza. Non mi pare ci sia davvero da discutere su quale sia la parte giusta della Storia...