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L'Ue di nuovo in preda all'isteria migratoria
Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, ha salutato gongolante la decisione del governo tedesco di reintrodurre i controlli alle frontiere con i paesi vicini in deroga alle regole dell'area Schengen. “La Germania ha deciso di imporre stretti controlli alle frontiere per fermare l'immigrazione illegale. Cancelliere Scholz, benvenuto nel club!”, ha scritto Orban su X. Il premier ungherese ha buone ragioni per essere soddisfatto. E' bastato il successo di Alternativa per la Germania nelle elezioni in Turingia e Sassonia per riportare l'Unione Europea indietro di quasi dieci anni, alla crisi dei rifugiati del biennio 2015-16, quando leader presi dal panico iniziarono a chiudere i confini e a dividersi sulle politiche migratorie. Molto è stato fatto da allora, compresa l'adesione di un nuovo Patto su migrazione e asilo che era stato presentato dalla Commissione di Ursula von der Leyen come la panacea. La Germania sta innescando la stessa reazione a catena su Schengen e minando la coesione europea. Grazie a Scholz, Orban e altri leader dell'estrema destra hanno più possibilità di realizzare il loro progetto di tornare alla gestione esclusivamente nazionale delle frontiere.
Lunedì il ministro dell'interno, Nancy Faeser, ha annunciato che dal 16 settembre la Germania riprenderà i controlli ai confini terrestri con Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Francia, Svizzera, Austria, Repubblica ceca e Polonia. E' il primo effetto concreto dell'avanzata del partito di estrema destra AfD nelle urne. A poco meno di un anno dalle elezioni federali, Scholz vuole dimostrare di avere i muscoli sui migranti. "Stiamo rafforzando la sicurezza interna e continuando la nostra linea dura contro l'immigrazione irregolare", ha detto Faeser. Come altri governi europei in precedenza – compreso quello tedesco di Angela Merkel quando fece marcia indietro sulla politica della porta aperta ai siriani – anche quello Scholz ha deciso di optare per la scelta più facile: far passare nell'opinione pubblica nazionale l'idea che le frontiere saranno sigillate.
I rischi sono noti. Il messaggio per la coesione europea è pessimo, nel momento in cui Ungheria e Paesi Bassi chiedono un “opt-out” (un'eccezione per poter uscire) dalle politiche migratorie comuni. Un conflitto con un paese vicino non è da escludere, in particolare se Berlino darà seguito alla minaccia di respingere i richiedenti asilo in provenienza dai paesi confinanti (con l'Austria la tensione è già alta). Il risultato più probabile è una reazione a cascata, nella quale uno stato membro dopo l'altro annuncia la reintroduzione delle frontiere interne come nel 2015-16. Ma la Commissione di Ursula von der Leyen non intende scontrarsi con la Germania per preservare l'area di libera circolazione di Schengen.
Martedì la Commissione ha spiegato che il Codice Schengen prevede una deroga in caso di minaccia alla sicurezza nazionale o ragioni di ordine pubbliche. La reintroduzione dei controlli alle frontiere deve essere “necessaria e proporzionata”, ha spiegato una portavoce. Ci sono dubbi su entrambe le condizioni, tanto più che Berlino ha deciso di applicarli anche ai paesi di destinazione dei migranti (Paesi Bassi, Belgio e Danimarca). In teoria, i controlli dovrebbero anche essere temporanei ed eccezionali. Il governo tedesco ha lasciato intendere che resteranno in vigore due anni. Ma potrebbero durare molto di più. L'Austria ha ancora in vigore i controlli ai confini con la Slovenia, l'Ungheria e la Slovacchia introdotti nel 2015 per cercare di fermare i flussi in arrivo via la rotta dei Balcani.
La Commissione ha sempre evitato di intervenire con un parere negativo contro gli stati membri che hanno derogato alle regole di Schengen, limitandosi a raccomandare misure alternative come le pattuglie di polizia nelle aree transfrontaliere. Così dal settembre del 2015, quando la Germania per prima reintrodusse i controlli alle frontiere per fermare i flussi di rifugiati sulla rotta dei Balcani, la lista delle notifiche si è gonfiata sempre più. Da 37 casi di reintroduzione temporanea dei controlli alle frontiere (in gran parte per grandi eventi sportivi o internazionali) registrati tra il 2006 e il 2015, nei nove anni successivi si è passati a 442 notifiche. Il Codice Schengen in teoria consente i controlli alle frontiere per un massimo di 6 mesi, prorogabili fino a 2 anni. Ma, di fronte all'inazione della Commissione, alcuni paesi ne hanno approfittato per trasformare una deroga temporanea in una regola.
Eppure i flussi di migranti non si sono interrotti. Nella maggior parte dei casi i controlli alle frontiere sono un'illusione ottica da offrire agli elettori. Effettuarli in via sistematica provocherebbe enormi danni economici per i rallentamenti nel transito di persone e merci. “Nell'Ue è impossibile sigillare le frontiere, a meno di non sacrificare il mercato unico”, riconosce un funzionario. La vera falla nel sistema non è la libera circolazione di Schengen, ma la mancata applicazione del regolamento di Dublino e l'assenza di solidarietà. La Germania è la principale destinazione dei movimenti secondari. Nel 2023 ha effettuato 74.620 richieste di trasferire richiedenti asilo nei paesi di primo ingresso. L'Italia è il paese che ha ricevuto il più alto numero di richieste per un totale di 42.468. Il governo italiano ha accettato 2.132 richieste dalla Germania. Ma meno di 100 migranti sono stati effettivamente trasferiti, come prevedono le regole di Dublino. Per Roma, la scusa è la pressione alle frontiere esterne, con l'aumento del numero di sbarchi di migranti.
Anche sulla mancata applicazione di Dublino, la Commissione ha rifiutato di intervenire. Cosciente della mancanza di solidarietà nei confronti dei paesi di primo ingresso – i programmi volontari hanno permesso il ricollocamento di poche migliaia di migranti – la Commissione ha spinto per l'approvazione del nuovo Patto su migrazione e asilo. Ma il dispositivo – che prevede centri chiusi ed espulsioni più sbrigative sul modello delle isole in Grecia – non sarà pienamente operativo prima di due anni. In ogni caso, gran parte degli esperti non ritiene che il nuovo Patto risolverà il problema dei movimenti secondari. Nel frattempo, gli argini in termini di regole e principi stanno crollando. Quattordici stati membri hanno chiesto alla Commissione di permettere l'esternalizzazione delle procedure di asilo in paesi terzi. Con la benedizione di von der Leyen, l'Italia ha firmato un memorandum con l'Albania. La Commissione ha firmato intese con diversi regimi – Tunisia, Mauritania, Egitto, Marocco – per bloccare le partenze o intercettare migranti in mare, chiudendo gli occhi sulle violazioni dei diritti fondamentali.
Poco a poco, Viktor Orban e Giorgia Meloni sono riusciti a imporre la loro visione sulle politiche migratorie. Eppure l'approccio Europa fortezza a loro non basta. Il premier ungherese ora chiede un “opt-out” dalla politica dell'Ue su migrazione e asilo. La stessa richiesta è contenuta nell'accordo di coalizione del governo dei Paesi Bassi, dove il leader di estrema destra Geert Wilders è l'azionista di maggioranza. L'isteria migratoria viene utilizzata come arma politica. Orban, che ha facilitato il transito di migranti verso la Slovacchia prima delle ultime elezioni per facilitare la vittoria del suo alleato Robert Fico, ora minaccia di inviare autobus carichi di migranti a Bruxelles. Nuovo Patto su migrazione e asilo, Schengen, Dublino: ai nazionalisti non interessano le soluzioni europee. Accettano solo quelle nazionali. La ragione è più ideologica che pragmatica. “Una nazione che non può decidere chi entra, non è una nazione”, ha spiegato Wilders. La ragione è anche elettorale. Più i migranti fanno paura, più l'estrema destra conquista voti nelle urne.
La frase
“La settimana prossima nomineremo il governo”.
Michel Barnier, il nuovo premier francese.
Geopolitica
Il prestito da 50 miliardi all'Ucraina all'Eurogruppo - I ministri delle Finanze della zona euro domani si troveranno a Budapest, dove cercheranno di finalizzare il piano preparato dal G7 per fornire all'Ucraina un prestito da 50 miliardi di dollari utilizzando i proventi straordinari degli attivi immobilizzati russi. Sarà il ministro delle Finanze italiano, Giancarlo Giorgetti, ad aggiornare l'eurogruppo. “A Bruxelles sono stati fatti molti progressi”, ci ha spiegato un alto funzionario: “La legislazione è tecnicamente pronta”. Ma resta un grande problema su “aspetti politici”. Il principale ostacolo riguarda la durata delle sanzioni che permettono di tenere gli asset immobilizzati. Le misure restrittive dell'Ue devono essere rinnovate ogni sei mesi. Gli Stati Uniti insistono per una durata più lunga. La questione è “se e come cambiare la decisione di immobilizzare gli attivi per assicurare la continuità dei proventi”, ha spiegato il funzionario. C'è urgenza. I 50 miliardi servono all'Ucraina non solo per comprare armi, ma anche per evitare un default. Il Fondo Monetario Internazionale vuole che il prestito del G7 sia approvato prima di fornire la prossima tranche di aiuti all'Ucraina. “Questo pacchetto è cruciale”, ci ha detto il funzionario: “E' imperativo rendere disponibile il denaro all'Ucraina”.
Soldi russi per le armi francesi in Ucraina - La Francia ha annunciato ieri che finanzierà le prossime forniture di armi e munizioni all'Ucraina con 300 milioni di euro provenienti dai proventi dei beni russi congelati nell'Ue, per un totale di 1,4 miliardi di euro entro il 2024, come punizione per la guerra condotta dal Cremlino. “La Commissione europea ha concordato con la Direzione generale degli armamenti di utilizzare questi fondi per acquisire rapidamente dall'industria francese attrezzature prioritarie per l'Ucraina nei settori delle munizioni”, Il denaro russo è gestito attraverso il Fondo europeo per la pace (EPF), uno strumento gestito dagli Stati membri dell'UE e utilizzato per rimborsare le forniture di armi all'Ucraina.
Sanzioni europee contro Iran Air - In attesa di una decisione a livello europeo, Francia e Germania si sono unite a Regno Unito e Stati Uniti nel bloccare la capacità di volo di Iran Air per sanzionare la fornitura di missili iraniani alla Russia. Il sostegno di Teheran alla guerra della Russia contro l'Ucraina con la fornitura di missili costituisce un'escalation e una minaccia diretta alla sicurezza europea, hanno dichiarato le potenze occidentali. Il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha confermato martedì di aver ottenuto la conferma della fornitura di missili iraniani alla Russia e ha annunciato la preparazione di sanzioni. Ha precisato che l'adozione di queste misure dovrà essere decisa all'unanimità dai 27, il che spiega la decisione di Francia e Germania di non aspettare.
La Germania strizza l'occhio al dibattito presidenziale statunitense - Un messaggio piuttosto caustico scritto in inglese è stato pubblicato dal Ministero degli Esteri tedesco sul suo account X dopo il dibattito televisivo tra Donald Trump e Kamala Harris. “Che vi piaccia o no, il sistema energetico tedesco è pienamente operativo, con oltre il 50% di rinnovabili. E stiamo chiudendo - non costruendo - centrali a carbone e nucleari. Il carbone non sarà più utilizzato al più tardi nel 2038. PS: Non mangeremo nemmeno cani e gatti. #Debate2024”, si legge nel messaggio. Un modo per denunciare le bugie dell'ex presidente repubblicano, in particolare la sua affermazione che “gli immigrati mangiano cani e gatti americani”.
Geoeconomia
Sanchez colloca la Spagna contro i dazi sui veicoli elettrici cinesi - La Spagna ha cambiato campo nella battaglia tra gli Stati membri in corso a Bruxelles sulla proposta della Commissione di imporre dazi anti-sussidi contro i veicoli elettrici cinesi. “Devo essere schietto e franco... Penso che dovremmo riconsiderare, tutti noi, non solo gli stati membri, ma anche la Commissione, la nostra posizione”, ha detto il primo ministro Pedro Sanchez durante una visita in Cina. “Non abbiamo bisogno di un'altra guerra, in questo caso una guerra commerciale”. Il presidente cinese, Xi Jinping, lunedì, ha incoraggiato Sánchez a svolgere un "ruolo costruttivo". Ma più che le parole funzionano le minacce, in particolare quella di misure di rappresaglie contro la carne di maiale importata dalla Spagna, sembrano funzionare. Secondo Sanchez, è importante trovare un "compromesso" tra l'Ue e la Cina ed evitare un conflitto “occhio per occhio”. In un voto non vincolante a luglio, la Spagna è stata tra gli 11 paesi che hanno votato a favore dei dazi anti-sussidi proposti dalla Commissione. Solo 4 paesi hanno votato contro. Altri 9 stati membri si sono astenuti, tra cui la Germania, dove l'industria automobilistica fa pressione contro i dazi. Il voto definitivo sulla proposta della Commissione dovrebbe tenersi tra fine settembre e inizio ottobre.
Rapporto Draghi
Sbarramento di fuoco in Germania contro il rapporto Draghi - “Voglio essere molto chiaro: ora e in futuro, farò tutto ciò che è in mio potere per evitare che l'UE precipiti in una spirale di debiti come suggerito da Draghi”. Il leader della CDU Friedrich Merz, in procinto di diventare il prossimo Cancelliere, è stato molto chiaro. Come reagirà Ursula von der Leyen, che deve la sua candidatura per un secondo mandato a Merz e all'accordo del cancelliere della SPD Olaf Scholz per la sua riconferma? Il rapporto Draghi e le sue raccomandazioni sembrano destinati all'oblio La Germania guida il clan dei “frugali” e i Paesi Bassi la seguono nel rifiuto del debito. Eppure questi Paesi sono riluttanti ad aumentare i loro contributi al bilancio europeo. Il finanziamento degli 800 miliardi di euro di investimenti raccomandati dall'ex presidente della Banca Centrale Europea sembra molto a rischio.
Euro
La Bce verso un altro taglio dei tassi - La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, oggi dovrebbe annunciare un nuovo taglio dei tassi, al termine della riunione del Consiglio dei governatori. Almeno questa è la scommessa che fanno investitori e analisti, anche in previsione delle decisioni che prenderà prossimamente la Federal reserve americana. I dati sull'inflazione di agosto (in calo al 2,2 per cento) e la debolezza economica dell'area euro, in teoria, incoraggiano un allentamento della politica monetaria. Ma i falchi della Bce insisteranno per guardare all'inflazione in modo più granulare. L'inflazione “core” - al netto dei prezzi alimentari e dell'energia – ad agosto è rimasta stabile al 2,8 per cento. Inoltre, l'inflazione nel settore dei servizi è cresciuta dal 4 al 4,2 per cento. Se effettivamente la Bce taglierà i tassi, con ogni probabilità Lagarde invierà messaggi di grandi prudenza sulle mosse successive.
Green deal
La Corte dei Conti mette in dubbio il verde del Piano di ripresa e resilienza - La Commissione aveva promesso che almeno il 37 per cento dei fondi del Piano di ripresa e resilienza post pandemia sarebbe andato all'azione per il clima. Ma secondo una relazione pubblicata ieri dalla Corte dei conti dell'Ue, il contributo del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) all’azione per il clima e alla transizione verde non è chiaro. A febbraio 2024 la Commissione ha valutato le misure a sostegno degli obiettivi climatici dell’Ue hanno raggiunto il 42,5 per cento (275 miliardi di euro) dei fondi. Ma la Corte dei conti ha avvertito che questi contributi potrebbero essere sovrastimati di almeno 34,5 miliardi di euro. La Commissione è accusata di non aver valutato in modo appropriato i progetti presentati dagli Stati membri. In particolare, alcuni progetti etichettati come verdi mancavano di un nesso diretto alla transizione verde. La Commissione ha risposto accusando gli auditor dell'Ue di aver usato metodologie diverse rispetto a quelle previste dalla legislazione.
Energia
L'auto compiacimento della Commissione sull'unione dell'energia - La Commissione ieri ha pubblicato la relazione sullo stato dell'Unione dell'energia 2024, che descrive il modo in cui l'Ue ha gestito le sfide senza precedenti che ha dovuto affrontare in questo settore per la transizione climatica e la guerra della Russia contro l'Ucraina. L'esecutivo di Ursula von der Leyen ha rivendicato una serie di successi. Nella prima metà del 2024 la metà della produzione di energia elettrica dell'Ue proveniva da fonti rinnovabili. La quota di gas russo nelle importazioni dell'UE è scesa dal 45 per cento nel 2021 al 18 per cento nel giugno 2024. Tra agosto 2022 e maggio 2024 la domanda di gas si è ridotta di 138 miliardi di metri cubi. I prezzi dell'energia sono più stabili e rimangono notevolmente al di sotto dei livelli massimi della crisi energetica del 2022. “Abbiamo quindi compiuto progressi impressionanti negli ultimi cinque anni”, ha detto la commissaria all'Energia, Kadri Simson, riconoscendo tuttavia alcuni problemi. “Saranno i prossimi cinque ad essere davvero cruciali per la nostra transizione verso un'energia pulita, per il rispetto degli impegni dell'Accordo di Parigi, per la prosperità dei nostri cittadini e per la competitività della nostra industria”, ha detto Simson.
Accade oggi
Banca centrale europea: conferenza stampa della presidente Lagarde al termine della riunione del Consiglio dei governatori
Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell in Libano incontra il premier Najib Mikati
Commissione: discorso della vicepresidente Vestager alla Camera di commercio danese
Commissione: il commissario Schmit a Cagliari in Italia per la riunione dei ministri del Lavoro del G7
Commissione: il commissario Wojciechowski in Brasile partecipa alla riunione dei ministri dell'Agricoltura del G20
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sulla legge ungherese sui prezzi ufficiali e l'obbligo di stock per alcuni prodotti agricoli
Eurostat: dati sui permessi di residenza nel 2023