Meloni chiamata a fare da “ponte” per convincere Orban
Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Meloni chiamata a fare da “ponte” per convincere Orban
Il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, accetterà di essere “un ponte” per convincere il premier ungherese, Viktor Orban, a rinunciare ai suoi veti che stanno paralizzando l'Unione europea in Ucraina e minando il progetto comunitario?. “Di fronte a Orban sarà utile contare su Giorgia Meloni”, ci ha detto di recente un responsabile governativo di uno stato membro, dopo il veto del premier ungherese al pacchetto di aiuti finanziari da 50 miliardi di euro per Kyiv. “Molte cose si fanno in cerchie ristrette prima che nella grande cerchia”, ci ha spiegato il nostro interlocutore. Le cerchie ristrette sono le riunioni tra leader a margine del Consiglio europeo, dai bilaterali nelle stanze delle delegazioni nazionali dell'Europa Building agli incontri più o meno casuali nelle lobby degli alberghi brussellesi. Quando è a Bruxelles per i vertici, Meloni alloggia nello stesso albergo (Amigo) di Olaf Scholz ed Emmanuel Macron. L'italiana “è pienamente implicata e con la sua posizione politica, è un po' un ponte” con Orban, rivela il nostro interlocutore.
A tre settimane dal vertice straordinario convocato per sbloccare gli aiuti all'Ucraina, i capi di stato e di governo europeisti devono dunque affidarsi a un primo ministro sovranista per cercare di convincere un altro leader sovranista a non compromettere l'azione dell'Ue. In realtà, dietro le quinte, Orban ha già inviato qualche segnale positivo. L'ambasciatore ungherese non si è opposto durante il Coreper di ieri alla proposta della presidenza belga per avviare i negoziati con il Parlamento europeo sullo strumento che dovrebbe consentire all'Ue di versare 50 miliardi di euro all'Ucraina nei prossimi quattro anni. Ma l'ultima parola spetterà ai leader durante il Consiglio europeo del primo febbraio, dove Orban può confermare il suo veto. Inoltre, il compromesso consentirebbe all'Ungheria di mantenere la possibilità di bloccare gli aiuti a Kyiv all'inizio di ogni nuovo anno. Una decisione è urgente. In caso di accordo il primo febbraio, i primi esborsi all'Ucraina non saranno effettuati prima della fine di marzo.
Le relazioni tra Meloni e Orban sono buone. I due sono accomunati dagli stessi istinti nazionalisti. Entrambi hanno espresso critiche virulente contro l'Ue, anche se Meloni ha scelto un atteggiamento più pragmatico da quando è salita al potere in Italia. Il presidente del Consiglio italiano ha sempre giustificato le posizioni adottate dal suo omologo ungherese, anche quando ha danneggiato gli interessi dell'Italia. Era accaduto con il veto di Ungheria e Polonia alle conclusioni sulle migrazioni durante il Consiglio europeo dello scorso giugno. "Non sono mai delusa da chi difende gli interessi delle proprie nazioni”, aveva spiegato Meloni all'epoca: “La questione che pongono polacchi e ungheresi non è peregrina, sono i due Paesi che si stanno occupando più di profughi ucraini e lo fanno con risorse dell'Ue che non sono sufficienti”.
Dopo la cacciata del Partito Legge e Giustizia (PiS) dal governo a Versavia, Orban sa di avere bisogno di almeno un alleato di peso dentro il Consiglio europeo. Il premier slovacco, Robert Fico, è un peso piuma. Nel vertice di dicembre, Fico si era dissociato dal veto dell'ungherese sull'Ucraina e sul quadro finanziario pluriennale. Di fronte alla possibilità (molto remota) di essere privato del diritto di voto attraverso la procedura dell'articolo 7 del trattato, Orban ha bisogno anche di protezione. A fine anno il premier ungherese ha rivelato che il suo Fidesz sta negoziando la possibilità di entrare dopo le elezioni del 6-9 giugno nel gruppo sovranista Ecr al Parlamento europeo. Meloni è presidente del partito europeo Ecr e Fratelli d'Italia sarà la più grande delegazione del gruppo nella prossima legislatura.
Meloni è chiamata a fare altre scelte europeiste. Il presidente del gruppo Renew al Parlamento europeo, Stephan Séjourné, martedì ha escluso alleanze strutturali con i sovranisti dell'Ecr e l'estrema destra di Identità e democrazia. Ma ha anche fatto un distinguo che lascia aperta la porta a una collaborazione con Fratelli d'Italia. La discriminante è “chi vota o chi non vota il Patto migratorio al Parlamento”, ci ha detto Séjourné: “Questa è una delle condizioni rispetto alle quali, anche dentro l'Ecr, sarà interessante vedere le posizioni degli uni e degli altri (partiti nazionali)”. Il governo Meloni, contrariamente al PiS polacco, ha sostenuto il compromesso al Consiglio sul nuovo Patto su migrazione e asilo che nelle prossime settimane sarà sottoposto al voto della plenaria di Strasburgo.
Secondo il nostro interlocutore, finora Meloni si è dimostrata “molto pragmatica”, pronta a giocare “un ruolo costruttivo”, perché “ha compreso che l'Ue può essere usata come “una leva” per affrontare i problemi migratori o economici dell'Italia. Alla fine dell'anno, però, è arrivato un brutto segnale da Roma: la mancata ratifica del nuovo trattato sul Meccanismo europeo di stabilità, contro cui Meloni aveva condotto una campagna virulenta quando era all'opposizione. In caso di sostegno al Mes, oltre a contraddirsi, Meloni avrebbe rischiato una rottura con la Lega, il secondo partito della sua coalizione.
Sulla ratifica del Mes, le ragioni di politica interna hanno prevalso sul pragmatismo europeo. Alla fine, tocca a Meloni decidere che leader essere. Nel 2024 i test non mancheranno. Subito può aiutare l'Ue a neutralizzare Orban. A giugno deve decidere se entrare in una maggioranza europea per la prossima legislatura. A novembre, in caso di ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, sarà costretta a scegliere tra l'Europa e il populismo nazionalista.
La frase
“Le esitazioni dei partner sull'aiuto finanziario e militare all'Ucraina non fanno che accrescere l'audacia e la forza della Russia”.
Volodymyr Zelensky, presidente dell'Ucraina.
Retroscena
Scholz vuole forniture di armi all'Ucraina al vertice straordinario - Il vertice europeo straordinario del primo febbraio non sarà solo una resa dei conti con Viktor Orban sugli aiuti finanziari dell'Ue all'Ucraina. Potrebbe trasformarsi anche in una resa dei conti tra la Germania e gli altri grandi stati membri sugli aiuti militari a Kyiv. Perché se il governo di Olaf Scholz ha deciso di assumersi le sue responsabilità per rispondere all'aggressione della Russia anche sul piano dell'assistenza militare, lo stesso non si può dire di Parigi, Roma e Madrid. Alla fine dello scorso anno, Berlino ha deciso di raddoppiare il suo sostegno all'Ucraina portandolo a 8 miliardi di euro per il 2024. Il valore delle forniture annunciate pubblicamente da Francia, Italia e Spagna nel corso dei quasi due anni di guerra non raggiunge il miliardo. Il cancelliere tedesco ha espresso la sua irritazione in modo esplicito lunedì. Il contributo della Germania “da solo non sarà sufficiente a garantire la sicurezza dell'Ucraina nel lungo periodo”. Le forniture di armi decise “dalla maggioranza degli stati membri dell'Ue sono troppo piccole”. Scholz ha chiesto agli altri di fare di più e subito. Il cancelliere vuole una lista con i contributi precisi ciascun governo “al più tardi” entro il Consiglio europeo del primo febbraio.
Follow up
Primo passo per sbloccare gli aiuti finanziari a Kyiv – Gli ambasciatori del Coreper ieri hanno trovato un accordo per dare alla presidenza belga del Consiglio un “mandato parziale” per negoziare con il Parlamento europeo il quadro regolamentare per gli aiuti finanziari della “Facility per l'Ucraina”. “Parziale significa il quadro generale dello strumento è stato concordato dagli stati membri, ma le cifre e alcune modalità sono lasciate alla decisione dei leader” al vertice straordinario del primo febbraio, ha spiegato la presidenza belga. Al momento il regolamento sulla “Facility per l'Ucraina” è considerato parte della revisione del quadro finanziario pluriennale. Secondo le nostre fonti, al Coreper di ieri l'ambasciatore ungherese ha posto alcune riserve, ma non ha messo il veto. L'Ungheria chiede che gli aiuti siano forniti fuori dal bilancio dell'Ue e su base annuale. Oltre al mandato sulla “Facility per l'Ucraina”, il Corper ha trovato un accordo su un mandato parziale per lo strumento Step, che dovrebbe facilitare i finanziamenti per le tecnologie innovative e la difesa.
Geopolitica
Ungheria e Slovacchia non firmano la dichiarazione contro Corea del Nord e Russia – L'Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, ieri ha pubblicato una dichiarazione congiunta con gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada, l'Australia, Israele e il Giappone di condanna per il trasferimento di missili balistici da parte della Corea del Nord e il loro uso da parte della Russia contro l'Ucraina. Ma l'Ue in quanto tale non ha potuto sottoscrivere il testo. Non tutti gli stati membri hanno firmato. Mancano i ministri degli Esteri di Ungheria e Slovacchia. “Il trasferimento di queste armi aumenta la sofferenza del popolo ucraino, sostiene la guerra di aggressione della Russia e mina il regime globale di non proliferazione”, dice la dichiarazione. “Siamo profondamente preoccupati per le implicazioni sulla sicurezza che questa cooperazione ha in Europa, nella penisola coreana, nella regione dell’Indo-Pacifico e in tutto il mondo”.
Elezioni europee
I nazionalisti fiamminghi potrebbero lasciare l'Ecr - I nazionalisti fiamminghi della N-VA potrebbero lasciare i Conservatori e riformisti europei (Ecr) al Parlamento europeo a causa della deriva sempre più a destra del gruppo sovranista. “Non ci sentiamo più completamente a casa dentro il gruppo Ecr”, ha detto a un gruppo di giornalisti Jan Jambon, il ministro presidente delle Fiandre e uno dei leader della N-VA. Jambon ha ricordato che l'ingresso nel 2014 nell'Ecr era avvenuto grazie alla presidenza dei Tory britannici che “non ci sono più” dopo la Breixt. Oggi il gruppo Ecr è dominato dal partito polacco Legge e Giustizia (PiS). Nella prossima legislatura, la principale delegazione dovrebbe diventare Fratelli d'Italia. Ma tra i 67 deputati dell'Ecr ci sono componenti ancora più a destra, come gli spagnoli di Vox. “Dentro l'Ecr ci sono alcuni partiti nazionali che potrebbero sedere nel PPE e altri che sono infrequentabili”, ci ha detto il presidente del gruppo Renew, Stephan Séjourné. La N-VA potrebbe cercare di migrare verso il Partito popolare europeo.
Poltrone (seguito)
Reynders ufficialmente candidato per il Consiglio d'Europa – Il governo belga ha accelerato i tempi della candidatura di Didier Reynders per il posto di segretario generale, anticipando la decisione formale di una settimana. Da ieri Reynders è ufficialmente designato come candidato del Belgio. Ma la Commissione non prenderà provvedimenti immediati per evitare conflitti di interessi, perché considera che il commissario alla Giustizia per il momento resta un candidato informale. “L'aspettativa non sarà necessaria perché per un po' di tempo sarà un candidato informale”, ci ha spiegato un funzionario. La situazione è considerata analoga a quella di Margrethe Vestager. La vicepresidente della Commissione ha annunciato la sua intenzione di candidarsi per la presidenza della Banca europea per gli investimenti in giugno, ma è andata in aspettativa solo in settembre, quando la sua candidatura è stata formalizzata dall'Ecofin. “Reynders probabilmente seguirà una traiettoria simile”, ci ha detto il funzionario.
Malumori per i conflitti di interessi del candidato Charles Michel - Finora il tema dei potenziali conflitti di interessi di Charles Michel nel suo doppio ruolo di presidente del Consiglio europeo e candidato al Parlamento europeo non è scoppiato in pubblico. Ma nei corridoi delle istituzioni si iniziano a sentire dei malumori. Nella Commissione ci sono regole precise per i commissari che si candidato per il Parlamento europeo o altri incarichi, con l'obbligo dell'aspettativa non retribuita durante il periodo ufficiale di campagna. Per il Consiglio europeo non ci sono regole prefissate. Né il segretario generale del Consiglio, né il Servizio giuridico hanno ritenuto opportuno intervenire. Forse vale la pena ricordare che l'attuale segretario generale, Thérèse Blanchet, era a capo del Servizio giuridico prima di essere nominata nell'ottobre 2022 da... Michel. Domenica, conversando con alcuni giornalisti, Michel ha comunque escluso conflitti di interesse personali o politici. Durante la campagna elettorale per il Parlamento europeo “non ci sarà uso di risorse pubbliche”, ha assicurato Michel. Quanto al dovere di imparzialità del presidente del Consiglio europeo “sono in grado di restare onesto intellettualmente”, ha detto Michel. “Quando sei primo ministro in Belgio c'è un momento in cui sei primo ministro e candidato e devi essere un mediatore onesto in quanto primo ministro”.
Sport e antitrust
Schinas difende l'Uefa malgrado la sentenza della Corte dell'Ue – Il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, ha promesso di continuare il modello europeo di sport, nonostante la sentenza della Corte di giustizia dell'Ue che ha contestato all'Uefa un abuso di posizione dominante con le sue sanzioni contro la Super League. La sentenza ha rappresentato uno schiaffo anche per le posizioni adottate dallo stesso Schinas. Il vicepresidente della Commissione ha detto di non voler commentare la decisione dei giudici. Ma “il nostro impegno per il modello europeo di sport è incrollabile e senza condizioni”, ha aggiunto Schinas. “Ovviamente c'è un elemento commerciale nello sport e nel calcio. Ma il modello europeo di sport è per tutti”. Il problema è che, dopo la sentenza della Corte, la Commissione sarebbe chiamata a intervenire contro l'Uefa in quanto guardiano dei trattati. I giudici di Lussemburgo hanno infatti stabilito che l'Uefa e la Fifa violano le regole di concorrenza dell'Ue (abuso di posizione dominante) e quelle del suo mercato interno (libertà di fornire servizi). E non solo per le sanzioni contro la Super League.
Accade oggi
Presidenza belga dell'Ue: riunione informale dei ministri dell'Occupazione e degli Affari sociali a Namur
Commissione: la presidente von der Leyen riceve gli ambasciatori del Coreper
Commissione: la vicepresidente Suica riceve Enrico Letta
Commissione: il commissario Gentiloni riceve l'ad di Lufthansa, Carsten Spohr
Commissione: la commissaria Valean riceve l'ad di Piaggio, Michele Colaninno
Parlamento europeo: la presidente Metsola incontra il presidente della Camera dei deputati del Lussemburgo, Claude Wieseler
Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza Dyson sull'etichettatura energetica degli aspirapolvere; sentenza nel ricorso di Wizz Air contro gli aiuti di stato concessi dall'Ungheria a Tarom
Corte di giustizia dell'Ue: conclusioni dell'avvocato generale nel ricorso di Alphabet per abuso di posizione dominante di Google Shopping; conclusioni dell'avvocato generale nei ricorsi di Airbnb, Amazon, Google, Eg Vacation Rentals ed Expedia contro la normativa italiana sul sostituto di imposta
Banca centrale europea: pubblicazione del bollettino economico
Eurostat: bilancia dei pagamenti nel terzo trimestre del 2023; primi dati sui conti di famiglie e imprese nel terzo trimestre del 2023