Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Michel apre il vaso di Pandora delle nomine europee
Charles Michel ha aperto con largo anticipo le danze delle nomine dei leader dell'Unione europea della prossima legislatura, annunciando che si candiderà come capo lista del partito liberale francofono in Belgio per le elezioni europee e che lascerà il suo incarico di presidente del Consiglio europeo il 16 luglio per diventare un semplice eurodeputato. “È un atto di fede nella democrazia. Voglio svolgere un ruolo attivo e difendere un progetto per l'Europa 2030”, ha detto Michel in un'intervista a Le Soir e ad altri due media belgi: “Vorrei far parte della squadra che costruisce il progetto europeo e mi candido per continuare a servirlo”. Gran parte degli osservatori della bolla europea gli attribuiscono intenzioni meno nobili.
Il primo dicembre Michel si sarebbe trovato senza un incarico, perché il suo mandato non è più rinnovabile. E' una scelta dovuta al “fallimento nell'ottenere un posto” in altre istituzioni, ci ha detto un diplomatico. “E' un affare di poltrone”, ha aggiunto un funzionario dell'Ue. Ci sono molte controindicazioni legate alla partenza anticipata del presidente del Consiglio europeo. Ma, aprendo il vaso di pandora, Michel costringe i leader a concentrarsi sin da subito sulle scelte su chi guiderà l'Ue per i prossimi cinque anni. E non si può escludere una sorpresa positiva.
Nella bolla europea e oltre, la controindicazione che è saltata immediatamente agli occhi di tutti è legata alle regole in caso di impedimento del presidente del Consiglio europeo. Il regolamento interno al Consiglio europeo prevede che, in mancanza di un successore, sia il capo di stato o di governo del paese che esercita la presidenza di turno del Consiglio dell'Ue a succedere a Michel. Dal primo luglio 2024 tocca all'Ungheria. Se i leader non troveranno un sostituto a Michel, sarà dunque Viktor Orban ad assumere l'incarico ad interim di presidente del Consiglio europeo.
Il “cattivo” della classe, che mette veti su decisioni strategiche e vuole destabilizzare il progetto comunitario, acquisirebbe un'enorme influenza in una fase decisiva per l'Ue. Per quattro mesi toccherebbe a Orban preparare l'ordine del giorno dei vertici dei capi di stato e di governo. Spetterebbe a lui dirigere i dibattiti e condurre le mediazioni. Tra la guerra della Russia in Ucraina e la possibile elezione di Donald Trump negli Stati Uniti, il momento è altamente pericoloso. In caso di successo dei partiti nazionalisti e di estrema destra alle elezioni europee, l'immagine di Orban alla testa dell'Ue sarebbe catastrofica.
In realtà non tutto il male dell'annuncio di Michel viene per nuocere e per varie ragioni. La prospettiva di avere Orban alla testa del Consiglio europeo costringerà gli altri leader a iniziare subito le discussioni per trovare un successore a Michel. L'episodio dimostra l'importanza che ha acquisito nel corso degli ultimi anni l'incarico di presidente del Consiglio europeo. Il baricentro del potere interno all'Ue si è spostato sempre più verso i capi di stato e di governo (compresi i loro ambasciatori nel Coreper e i loro sherpa), allontanandosi dal Consiglio, dalla Commissione e dal Parlamento europeo. Se i leader dei ventisette sono il nuovo motore dell'Ue, serve un presidente del Consiglio europeo all'altezza. Tanto più con la guerra ucraina o Trump di nuovo alla Casa Bianca.
I nomi di potenziali candidati all'altezza non mancano. Uno su tutti è quello di Mario Draghi, che rischia di scontrarsi all'ego di altri leader e al fatto di non avere un partito europeo come sponsor. Con il suo annuncio, Michel potrebbe riuscire a sganciare la nomina del presidente del Consiglio europeo dal gioco delle sedie musicali degli altri incarichi europei. Ciò che conta dovrebbe essere la capacità di leadership, non il marchio politico.
Oltre a Draghi, ci sono diversi altri potenziali candidati legati ai partiti europei che potrebbero succedere a Michel. Da Antonio Costa a Enrico Letta per i socialisti. Da Mark Rutte a Kaja Kallas per i liberali. Il campo è decisamente sguarnito nel Partito popolare europeo, dove mancano primi ministri ed ex primi ministri capaci di ispirare (l'eccezione è Angela Merkel, che ha detto di non essere disponibile). Il Ppe, in ogni caso, preferisce la presidenza della Commissione. La rivalità con Ursula von der Leyen potrebbe contribuire a spiegare l'annuncio a sorpresa di Michel. La presidente della Commissione ora sarà sotto pressione per dire pubblicamente se intende candidarsi a un secondo mandato. Se il posto di Michel dovesse andare a un leader del Ppe prima delle elezioni europee, von der Leyen si troverebbe senza poltrona.
Ci sono molte ragioni per criticare l'annuncio di Michel. Come potrà fare campagna elettorale e al contempo pilotare i negoziati sull'agenda strategica dell'Ue e sulle prossime nomine? "Ho informato tutti i leader e la maggior parte di loro ha reagito positivamente", ci ha spiegato Michel in un'intervista con diversi media europei. "Se il Consiglio europeo vuole evitare Orban, ci sono diverse opzioni", ha aggiunto Michel: "Può prendere la decisione a giugno. Non ci sono sorprese, mancano sette mesi. Può anticipare la data di insediamento del mio successore".
Secondo Michel, "se c'è la volontà politica di evitare Orban, ci sono molte opzioni per sostituirlo", come la modifica delle regole interne del Consiglio europeo. "Al Parlamento europeo, Jean Marie Le Pen aveva rischiato di presiedere una riunione importante. Il Parlamento cambiò le regole in modo che non potesse presiedere quella riunione". Comunque sia, anche se Orban dovesse essere presidente del Consiglio europeo per qualche mese, non sarebbe una catastrofe. Al massimo, il dovere di neutralità legato alla carica costringerà Orban a togliere qualche veto.
La frase
“Per me, è molto strano che ci siano dubbi e critiche quando un leader europeo prende il rischio di presentarsi alle elezioni europee. E' come se un giocatore di calcio non si assumesse la responsabilità di giocare una partita di calcio”.
Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, dopo l'annuncio della sua candidatura alle elezioni europee.
Europeista
Un omaggio riduttivo a Jacques Delors - "Un grande francese e un europeista onesto". La scelta di Emmanuel Macron per il suo tributo a Jacques Delors è stata una sorpresa. Nel momento in cui tutti salutavano l'europeista durante una cerimonia venerdì nel cortile degli Invalides a Parigi, il presidente francese ha reso omaggio al suo connazionale. L'ex presidente della Commissione europea, l'architetto dell'Unione europea, l'europeista convinto è stato ridotto alla sua nazionalità. L'omaggio è stato quello reso dalla Francia a uno dei suoi figli. Non quello dell'Unione a uno dei suoi padri. La sua bara era coperta dalla bandiera francese, non da quella europea, a differenza dell'omaggio reso nel luglio 2017 al cancelliere tedesco Helmut Kohl nell'emiciclo del Parlamento europeo a Strasburgo. Tre grandi europei sono stati nominati cittadini onorari d'Europa. Helmut Kohl era uno di loro. Gli altri due erano francesi, Jean Monet e Jacques Delors. L'Europa ora ha il dovere di rendere un tributo europeo a Jacques Delors. L'omaggio è previsto per il 31 gennaio a Bruxelles, alla vigilia del vertice europeo, cosa che dovrebbe consentire la partecipazione di leader ed ex capi delle istituzioni dell'Ue assenti a Parigi.
Presidenza
Il Belgio prende il testimone fino alle elezioni europee - "Presidierete al traguardo di molti progetti". La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha optato per la metafora sportiva venerdì, in occasione del tradizionale incontro con il governo belga per l'inizio del semestre di presidenza del Consiglio dell'Ue. Sei mesi che concluderanno un ciclo di 5 anni con le elezioni europee del 9 giugno e la nomina dei nuovi leader delle istituzioni. "So che possiamo contare sul talento dei belgi per vincere lo sprint finale", ha sottolineato Ursula von der Leyen, tutta sorridente dopo aver sgranocchiato un pezzo del grande piatto di cioccolato creato appositamente per la cerimonia. Un ostacolo importante si frappone alla squadra belga: l'insidia lanciata dal leader ungherese, Viktor Orban, deciso a destabilizzare l'Unione e il suo attuale funzionamento. L'Ungheria assumerà la presidenza semestrale del Consiglio dell'UE il primo luglio 2024.
Geopolitica
Kiev vuole portare il fuoco in Crimea - "Isolare la Crimea e degradare le capacità militari russe in quel territorio è estremamente importante per noi, perché è il modo per ridurre il numero di attacchi da questa regione", ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky in un'intervista al settimanale The Economist. Ma c'è carenza di armi, in particolare di missili a lungo raggio. C’è anche bisogno di munizioni per resistere agli attacchi russi sui vari fronti. E c’è necessità di difese per contrastare i missili lanciati da Mosca per distruggere le infrastrutture e colpire la popolazione. Gli ucraini sono riusciti a sferrare qualche colpo, ma il morale delle loro truppe è a mezz'asta e Zelensky non nasconde più la sua insofferenza per la protervia degli alleati. Le forniture di armi sono ancora sporadiche e bilaterali. E i finanziamenti si stanno esaurendo. Gli Stati Uniti sono paralizzati dalle dispute di partito. E i 50 miliardi di euro in quattro anni promessi dall'Ue sono bloccati dall'Ungheria di Viktor Orban, che si rifiuta di accettare l'uso del bilancio comune. È stato convocato un vertice europeo straordinario per il primo febbraio a Bruxelles. "Vogliamo avere un accordo con 27 membri", ha assicurato il primo ministro belga, Alexander de Croo all'avvio del semestre di presidenza del Consiglio dell’Ue per il suo paese.Ma il pessimismo rimane all'ordine del giorno. "Stiamo lavorando su altre opzioni, se necessario", ha ammesso la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. "L'Ucraina riceverà i fondi promessi. 26 Stati membri si sono impegnati a farlo", hanno assicurato diplomatici e funzionari europei. Ma il tempo sta scandendo per gli ucraini. Loro non si accontentano più delle promesse.
Gli agricoltori polacchi tolgono un blocco alla frontiera con l'Ucraina - Uno dei valichi di frontiera tra la Polonia e l'Ucraina è di nuovo libero, dopo che sabato gli agricoltori hanno accettato un accordo con il nuovo governo di Donald Tusk per togliere uno dei blocchi che ha impedito a camion carichi di merci di transitare regolarmente tra i due paesi. Il neo ministro polacco dell'Agricoltura, Czesław Siekierski, ha firmato un'intesa con gli agricoltori che avevano paralizzato il valico di frontiera Medyka-Shehyni, uno dei più importanti tra Polonia e Ucraina. L'accordo prevede sussidi alla produzione di mais, il mantenimento delle tasse agricole ai livelli del 2023 e l’aumento di prestiti per garantire liquidità al settore, ma non include restrizioni sulle importazioni di beni agricoli dall’Ucraina. Se il governo Tusk sembra aver superato con successo questo primo test, c'è un commissario europeo che intende sabotarne l'azione. E' il polacco Janusz Wojciechowski, responsabile dell'Agricoltura e membro del Partito Legge e Giustizia (PiS), che venerdì ha annunciato di voler imporre restrizioni a livello europeo sull'importazione dall'Ucraina di prodotti come zucchero, uova e pollame. "Queste importazioni stanno crescendo in un modo che minaccia la competitività del settore nell'Ue, compresa la produzione polacca di pollame e zucchero", ha detto Wojciechowski. Il commissario polacco è già stato smentito e richiamato all'ordine più volte da Ursula von der Leyen per le sue posizioni contrarie alla linea sostenuta dalla Commissione: la liberalizzazione del commercio con l’Ucraina per aiutare il paese in guerra.
Accade oggi
Commissione: la presidente von der Leyen e i commissari Sefcovic, breton, Reynders, Simson, Hoekstra ricevono il vice cancelliere tedesco, Robert Habeck
Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell in visita in Arabia Saudita
Eurostat: prezzi delle importazioni industriali a novembre 2023; dati sul commercio al dettaglio a novembre 2023; prezzi della produzione dei servizi nel terzo trimestre 2023
Grazie. Molto buona questa newsletter. Buon lavoro!