Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
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Michel Barnier, il negoziatore della Brexit, è stato incaricato da Emmanuel Macron di salvare la fine del suo mandato e il ruolo della Francia nell'Unione europea. La missione sembra impossibile, perché sarà sotto il fuoco di quasi tutta la classe politica francese, furiosa o gelosa della sua nomina a Matignon. Nonostante i 73 anni, l'uomo ha una spina dorsale abbastanza flessibile per questo difficile ruolo. La sua capacità di ascolto, il suo rispetto per gli altri, la sua abilità negoziale, la sua mancanza di settarismo, la sua distanza dalla sua famiglia politica e la sua capacità di circondarsi delle persone giuste gli permetteranno di superare la tempesta senza essere abbattuto. E il Partito Popolare Europeo potrà sognare un ritorno in Francia con la nomina di uno dei suoi membri a capo del governo.
Michel Barnier ha nove vite, come un gatto. È stato ministro dell'Ambiente, ministro degli Affari europei, ministro dell'Agricoltura e ministro degli Affari esteri, due volte commissario europeo, responsabile della Politica regionale e del Quadro finanziario dal 1999 al 2004, poi responsabile del Mercato interno e dei servizi finanziari dal 2009 al 2014. È un europeo convinto, ma con dei limiti. Ha fatto parte degli organi direttivi del Partito Popolare Europeo (PPE) ed è stato candidato alla presidenza della Commissione nel 2014 (ma la famiglia gli ha preferito il lussemburghese Jean-Claude Juncker, perché non piaceva alla Cancelliera Angela Merkel).
Il PPE non abbandona mai i suoi e Juncker prima gli ha affidato l'incarico di consigliere speciale per la politica di difesa e sicurezza, poi quello di negoziatore in capo sull'uscita del Regno Unito dall'UE. Un'avventura durata 5 anni, dal 1° gennaio 2016 al 31 marzo 2021, durante i quali ha ottenuto un'enorme visibilità a livello internazionale, ma poca considerazione da parte della classe politica francese.
La sua nomina a primo ministro, avvenuta ieri da parte di Emmanuel Macron, ha portato sollievo tra i partner europei e ha rallegrato i leader del PPE. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, gli hanno rivolto le loro più sentite congratulazioni e gli hanno augurato ogni successo: “In tutti gli incarichi che ha ricoperto, Michel Barnier ha dimostrato leadership, visione e metodo”, ha insistito Roberta Metsola. “La nomina di Michel Barnier a Matignon non è solo una risposta ai grattacapi parlamentari interni della Francia; invia un messaggio rassicurante ai nostri partner europei e ai mercati in un momento in cui la Francia deve rendere conto del suo deficit di bilancio”, afferma Sébastien Maillard, ex direttore dell'Istituto Jacques Delors.
Michel Barnier è un europeo critico. Ha mandato in frantumi la sua immagine europeista dopo aver portato a termine i negoziati sulla Brexit quando ha messo in discussione gli accordi di Schengen e la Corte di giustizia dell'Ue. “Dobbiamo recuperare la nostra sovranità giuridica” sulla questione della migrazione e non essere “costantemente minacciati da una sentenza o da una condanna della Corte di giustizia europea o della Convenzione dei diritti dell'uomo, o da un'interpretazione della nostra stessa istituzione giudiziaria”, ha sostenuto.
Barnier era in campagna elettorale per ottenere la candidatura alle presidenziali del 2022 e si rivolgeva ai militanti del suo partito, i Républicains, molto critici nei confronti di Barnier “l'europeista”. Ma quelle prese di posizione hanno suscitato sgomento a Bruxelles e gli sono valse una raffica di critiche da parte dei suoi detrattori. “Michel Barnier è il più grande ipocrita di tutti i tempi”, ha dichiarato Nigel Farage, uno dei fautori della Brexit.
Non sorprende che tutte queste critiche ritornino e alimentino il fuoco di fila scatenato contro la sua nomina. I leader del Nuovo Fronte Popolare, l'alleanza di sinistra composta da La France Insoumise, il Partito Socialista, gli Ecologisti e il Partito Comunista, non ci stanno. “Conosco le qualità di Michel Barnier e il ruolo che ha svolto a livello europeo, ma Bernard Cazeneuve avrebbe potuto più facilmente, e senza bisogno di non so quale approvazione da parte del Rassemblement National, non essere censurato dall'Assemblea nazionale”, ha dichiarato François Hollande. L'ex presidente socialista ha così riassunto la frustrazione di parte del Partito Socialista (PS), che non è riuscito a imporre la candidatura dell'ex primo ministro Bernard Cazeneuve, respinta dal primo segretario del PS Olivier Faure e dalla France Insoumise.
Michel Barnier dovrà superare la prova del voto di censura all'Assemblea Nazionale. La candidata del Nuovo Fonte Popolare, Lucie Castets, imposta dai leader della France Insoumise, non ha avuto questa opportunità. Tutti gli altri partiti rappresentati nell'Assemblea avevano annunciato il loro rifiuto di fare compromessi e Castets sarebbe stata sfiduciata, ha spiegato Emmanuel Macron nella dichiarazione ufficiale pubblicata per bocciare la sua candidatura come primo ministro. Il Nuovo Fronte Popolare ha già annunciato che presenterà una mozione contro Barnier. Il nuovo primo ministro dovrà unire, o almeno garantire la neutralità dei suoi avversari se vuole superare questa prova. “Il Rassemblement National è nella posizione di arbitro”, deplora François Hollande.
La sua presidente, Marine Le Pen, gioca sul velluto. “Non parteciperemo a un governo di Michel Barnier”, ha annunciato. Ma “Michel Barnier sembra soddisfare almeno il primo criterio che abbiamo chiesto, cioè una persona rispettosa delle diverse forze politiche e capace di rivolgersi al Rassemblement National, che è il gruppo più numeroso dell'Assemblea Nazionale”, ha dichiarato Le Pen. Il partito di estrema destra si riserva di prendere posizione fino al discorso di politica generale di Michel Barnier e detta le sue condizioni: lotta all'immigrazione incontrollata e all'esplosione dell'insicurezza, salvaguardia del potere d'acquisto dei francesi e modifica del sistema di voto.
“La nomina di Barnier è un fallimento per la socialdemocrazia francese, che non è riuscita a liberarsi dall'alleanza con La France Insoumise e dalla purezza di un programma che ha dimostrato di essere minoritario. È un'opportunità per il Rassemblement National, che potrà scegliere se lasciare in vita il governo Barnier o farlo cadere, a seconda dei suoi interessi”, sottolinea Eric Maurice, analista politico dell'European Policy Center. Michel Barnier dovrà fare i conti con il partito di Marine Le Pen. La sua famiglia politica, il PPE, ha dimostrato di essere pronta a lavorare con l'estrema destra al Parlamento europeo, nonostante il cordone sanitario messo in atto per ostracizzare i suoi membri eletti.
Per quanto tempo Barnier riuscirà a resistere alla tempesta scatenata dalla sua nomina? Le malelingue dicono di lui che “sa fare solo una cosa alla volta. Ma la sa fare bene”. “Dovremo vedere se Macron e Barnier entreranno in una coabitazione amichevole o in una competizione politica. Il tono della coabitazione tra i due uomini si farà sentire nelle relazioni tra Macron e il PPE, che è il partito meglio rappresentato al Parlamento, al Consiglio europeo e alla Commissione”, avverte Eric Maurice.
La frase
“Si tratterà di rispondere, per quanto possibile, alle sfide, alla rabbia (...) alla sofferenza, alla sensazione di abbandono, di ingiustizia che permea troppe delle nostre città, dei nostri quartieri e delle nostre campagne”.
Michel Barnier.
Commissione von der Leyen II
Ursula convocata davanti al Parlamento mercoledì 11 settembre per presentare il collegio - "Su invito della presidente Roberta Metsola, i leader del Parlamento europeo si confronteranno con il presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, sulla struttura e sui portafogli della Commissione proposti mercoledì 11 settembre dalle 8.00 alle 9.30”, ha annunciato ieri la portavoce del Parlamento europeo, Delphine Colard. “Questo scambio di opinioni in sede di Conferenza dei presidenti aprirà la strada all'apertura del processo di audizioni, una volta che il Parlamento avrà ricevuto tutta la documentazione necessaria”, ha aggiunto la portavoce. Ma il Parlamento europeo non è sicuro che von der Leyen presenterà formalmente il suo collegio, con nomi dei commissari e attribuzione dei portafogli. “L'obiettivo è uno scambio di vedute sulla struttura e sui portafogli”, ci ha detto una fonte: “una discussione a monte”. Durante la settimana si sono moltiplicate le voci di un possibile ritardo delle audizioni, che potrebbe far slittare a novembre il voto di investitura del collegio e a dicembre l'entrata in funzione della nuova Commissione.
Cordone sanitario
Il PPE accusato di rompere il cordone sanitario - Quanto è resistente il cordone sanitario promesso dai partiti democratici contro i gruppi dell'estrema destra? Secondo l'ong Corporate Europe Observatory, il Partito popolare europeo lo ha già rotto in occasione di un voto nella plenaria del Parlamento europeo a luglio. In effetti il 16 luglio il PPE ha firmato con il gruppo sovranista dell'Ecr e quello di estrema destra Europa delle Nazioni Sovrane (di cui fanno parte i tedeschi di AfD) due emendamenti sulla composizione delle delegazioni parlamentari. Il primo riguardava la composizione della delegazione Ue-OACPS (l'Organizzazione degli Stati dell'Africa, Caraibi e Pacifico). Il secondo ricordava che solo le delegazioni ufficiali autorizzate dalla Conferenza dei presidenti possono condurre attività a nome del Parlamento europeo. Secondo l'ong, il contenuto degli emendamenti può apparire "insignificante e ridondante", ma "politicamente ha un certo significato". Il capogruppo del PPE, Manfred Weber, ha più volte assicurato che non avrebbe mai collaborato con gli estremisti. "Pochi giorni dopo gli storici risultati elettorali dell'estrema destra AfD in due Land tedeschi, questo dimostra ancora una volta che non ci si può fidare del PPE quando si tratta di cooperazione con questo tipo di partiti neofascisti", ha detto Hans van Scharen, ricercatore di Corporate Europe Observatory.
Geopolitica
L'Ue prende nota del rimpasto in Ucraina (con qualche preoccupazione) - “Stiamo seguendo molto da vicino quello che sta accadendo in Ucraina” e “abbiamo preso nota del recente rimpasto”, ha detto ieri il portavoce del Servizio europeo di azione esterna, Peter Stano. “Non tocca all'Ue commentare. Ciò che è importante è avere sempre dei buoni partner affidabili dall'altra parte”, ha spiegato Stano, ricordando che l'Ucraina, oltre che in guerra, è un paese candidato all'adesione all'Ue. “Speriamo di continuare ad avere la stessa buona cooperazione che abbiamo avuto con i ministri uscenti”. Il portavoce non ha voluto dire se l'Ue è stata informata in anticipo del rimpasto di governo. Tuttavia ha sottolineato l'interesse dell'Ue nell'avere “un governo funzionante a Kyiv”.
Borrell rende omaggio a Kuleba - L'uscita di scena di Dmytro Kuleba rappresenta una rottura per Bruxelles e le altri capitali europee, che ieri hanno reso omaggio all'ex ministro degli Esteri ucraino per il lavoro fatto nel difendere gli interessi del suo paese. “Caro Dmytro, la tua forte cooperazione e le tue capacità diplomatiche sono state inestimabili per la lotta contro l'aggressione russa. Il tuo impegno personale per la causa dell'Ucraina è stato ammirevole. Hai fatto molto per il tuo paese e per l'Europa”, ha detto l'Alto rappresentante, Josep Borrell. Il Parlamento ucraino ieri ha confermato la nomina di Andrii Sybiha come nuovo ministro degli Esteri.
Salute
100 mila vaccini dell'Ue contro il Mpox in Repubblica democratica del Congo - La Commissione ieri ha annunciato la prima fornitura di 100 mila dosi di vaccino contro il Mpox alla Repubblica democratica del Congo, mentre una seconda partita di altri 100 mila vaccini dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. La fornitura è parte dell'iniziativa lanciata nelle scorse settimane per fornire 215 mila dosi di vaccino ai paesi africani colpiti dall'epidemia di Mpox. Francia, Germania, Spagna, Malta, Portogallo, Lussemburgo, Croazia, Austria e Polonia si sono impegnate a donare altre 350 mila dosi, per un totale di oltre 565 mila. La Commissione, inoltre, ha erogato un milione di euro in aiuti umanitari a sostegno dell'assistenza, della prevenzione, della sorveglianza epidemiologica, della comunicazione dei rischi e della distribuzione di kit nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo. Altri 200 mila euro sono andati al Burundi per assistere la Croce Rossa del Burundi nella preparazione e nella risposta all'epidemia.
Accade oggi
Presidenza ungherese dell'Ue: riunione informale dei ministri della Coesione a Budapest
Commissione: il commissario Gentiloni a Cernobbio partecipa al Forum Ambrosetti
Commissione: la vicepresidente Vestager a Firenze
Commissione: il commissario Hahn a Vienna incontra il ministro agli Affari europei, Alexander Schallenberg.
Commissione: il commissario Lenarcic a Vilnius, Lituania, partecipa al Forum regionale per la Protezione civile
Eurostat: dati su Pil e occupazione nel secondo trimestre; dati sulla produzione nel settore dei servizi a giugno; turnover nei servizi a giugno