Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
Nato: il summit delle tre scimmiette
Non vedo, non sento, non parlo. Il vertice per il 75° anniversario della NATO che si terrà domani a Washington sarà il vertice delle tre scimmiette. Nessuno oserà dire che l'Alleanza è mortale e che potrebbe morire se Donald Trump diventasse presidente degli Stati Uniti e mettesse in atto le sue minacce. Eppure gli avvertimenti sono numerosi e pubblici. L'Alleanza non sopravviverà a un ritiro degli Stati Uniti, perché gli europei non sono in grado di sostituirli. Il sostegno all'Ucraina cesserà e il deterrente della Nato non sarà più credibile per i suoi nemici.
A Washington, i leader dei 32 paesi membri dell'Alleanza dovranno prendere importanti decisioni sul sostegno all'Ucraina e sulla loro difesa collettiva. Ma tutte queste considerazioni sono oscurate dai dubbi sulla capacità mentali e fisiche del presidente Joe Biden di guidare il suo paese e di impedire la rielezione di Donald Trump, le cui facoltà sono anch'esse fonte di preoccupazione.
La salute del presidente degli Stati Uniti è un primo tema di cui non si può parlare in pubblico. "Ci teniamo sempre lontani dalle questioni di politica interna. Se cominciassi a dire qualcosa che potrebbe stabilire un legame con i dibattiti politici in corso in un paese alleato, di fatto non farei altro che indebolire l'Alleanza", ha spiegato il segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg, durante un briefing con la stampa per presentare il summit.
Quello di Washington sarà l'ultimo vertice di Stoltenberg. Il primo ottobre ci sarà il passaggio di consegne con l'olandese Mark Rutte, un mese prima delle elezioni presidenziali americane. In carica da dieci anni, Jens Stoltenberg ha dovuto affrontare i capricci di Donald Trump e poi la presidenza di Joe Biden. È ottimista. "A prescindere dai cambiamenti dei venti politici all'interno dell'Alleanza, come abbiamo visto in precedenza, mi aspetto che la Nato rimanga una forza stabile e forte in un periodo di incertezza", ha detto Stoltenberg.
Il sostegno all'Ucraina sarà la priorità del summit. La stanchezza è percepibile all'interno dell'Alleanza. Alcuni sperano nell'apertura di negoziati tra Kyiv e Mosca, anche se non osano dirlo in pubblico. Tranne il primo ministro ungherese, Viktor Orban, che la scorsa settimana si è recato a Mosca per incontrare Vladimir Putin e "parlare di pace". Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è consapevole delle divisioni tra gli alleati. Come ospite del vertice, ha grandi aspettative e non nasconde la sua preoccupazione se l'America dovesse abbandonare il suo paese. "Vogliamo sapere se a novembre (dopo le elezioni presidenziali) potremo ancora contare sul potente sostegno degli Stati Uniti o se saremo abbandonati", ha dichiarato in un'intervista all'agenzia Bloomberg.
Donald Trump vuole disimpegnare gli Stati Uniti dall'Europa e ridurre il ruolo di sicurezza dell?America a quello di sostegno in caso di crisi. Dice di poter trattare con Vladimir Putin per fermare la guerra in Ucraina e ha delle riserve sull'allargamento della Nato. L'Alleanza è pronta per un conflitto? Gli europei sono pronti per un ritiro americano? Entrambe le domande sono state poste. La guerra della Russia contro l'Ucraina ha rivelato il "triste stato" degli eserciti e delle industrie della difesa europei, dopo decenni di dividendi della pace, nonché la loro profonda dipendenza dagli Stati Uniti, sottolinea Camille Grand, ex vicesegretario generale della Nato, in una nota per lo European Council on Foreign Relations (ECFR) intitolata "Difendere l'Europa con meno America".
"Gli europei hanno bisogno di un piano sostenibile per il prossimo decennio che combini gli sforzi immediati per sostenere l'Ucraina e ricostruire le proprie capacità di risposta, con obiettivi a più lungo termine per sviluppare un 'pacchetto di forze completo', che includa capacità di supporto al combattimento e strumenti chiave che attualmente sono forniti principalmente dagli Stati Uniti", spiega Camille Grand.
Gli europei si stanno riarmando. 23 alleati investono oggi almeno il 2 per cento del loro Pil nella difesa. Ma la spesa nei paesi europei è destinata principalmente a stipendi e pensioni. Pochi paesi dedicano il 20 per cento della spesa per la difesa alle capacità richieste dalla Nato. Al summit di Washington, il 2 per cento diventerà una soglia minima. Lo sforzo finanziario degli europei deve aumentare. Agli alleati verrà chiesto di contribuire ai 40 miliardi richiesti dalla Nato per fornire assistenza militare all'Ucraina fino al prossimo vertice dell'Alleanza che si terrà all'Aia nel 2025. "Questo importo è un'aggregazione del sostegno nazionale attualmente concesso all'Ucraina", ci hanno detto fonti diplomatiche. L'Ungheria ha detto “no” e ha minacciato di bloccare l'adozione della dichiarazione del summit per ottenere di essere esclusa da questo impegno. La regola della Nato è l'unanimità per tutte le decisioni. Il ricatto di Viktor Orban ha dato i suoi frutti. L'Ungheria è stata esentata dal contribuire agli aiuti militari all'Ucraina.
In caso di conflitto con la Russia, la Nato è pronta a combattere "già stasera", dicono i suoi funzionari. Ma è pronta per una guerra prolungata? Il Center for Strategic and International Studies (CSIS) ha analizzato gli sforzi degli alleati per rafforzare la difesa collettiva. "Qualsiasi mutamento di un conflitto serio tra Russia e Nato che non si concluda rapidamente diventerà uno scontro non solo tra eserciti, ma tra società. Diventa una competizione in termini di resilienza e preparazione, capacità industriale e catene di approvvigionamento, logistica, massa, risorse e soprattutto 'volontà di combattere'", sottolinea lo studio pubblicato a giugno. Quest'ultimo punto è il tallone d'Achille degli europei a causa dell'ascesa dei partiti di estrema destra asserviti al Cremlino come il Rassemblement National, che è diventato il principale partito politico in Francia, o la Lega, il partito al governo in Italia.
"Gli europei potranno continuare a sostenere l'Ucraina se gli Stati Uniti non lo faranno? È certamente difficile, ma non impossibile. C'è la volontà politica? Ho qualche dubbio". Lo spagnolo Josep Borrell, Alto Rappresentante dell'Ue per gli Affari Esteri, è stato franco nella sua risposta la scorsa settimana a Madrid. Volontariamente o no, Borrell ha rovinato la narrazione del summit delle tre scimmiette della Nato.
La frase
"Se governassimo insieme, i francesi non capirebbero".
Olivier Faure, segretario del Partito Socialista, interpellato sulla possibilità di non formare una coalizione con il campo macronista in Francia.
Geopolitica
Attacco russo contro un ospedale pediatrico a Kyiv - La Russia ieri ha lanciato un enorme attacco missilistico contro l'Ucraina, colpendo infrastrutture civili, tra cui un ospedale oncologico pediatrico nella capitale Kyiv. Almeno 33 persone sono morte e più di 140 sono rimaste ferite nell'attacco di ieri. “E' molto importante che il mondo non rimanga silente su questo ora, e che tutti vedano cosa la Russia è e cosa sta facendo”, ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, chiedendo nuovamente di fornire più sistemi di difesa aerea. Gli alleati dell'Ucraina e lo stesso Zelensky si troveranno questa settimana a Washington per il summit della Nato. L'Alto rappresentante dell'Ue, Josep Borrell, ha condannato l'attacco di ieri. “La Russia continua a prendere di mira spietatamente i civili ucraini. Gli attacchi aerei hanno ucciso e ferito decine di persone e distrutto il più grande ospedale pediatrico di Kiev, Okhmatdyt. L’Ucraina ha bisogno della difesa aerea adesso. Tutti i responsabili dei crimini di guerra russi saranno chiamati a risponderne”, ha detto Borrell.
La presidenza Orban sul tavolo degli ambasciatori dell'Ue, Michel aspetta eventuali indicazioni dai leader - Contrariamente a quanto abbiamo scritto ieri sul Mattinale, non è ancora prevista una discussione tra i leader dell'Ue al vertice della Nato sulle conseguenze per Viktor Orban dopo il suo incontro con Vladimir Putin. Il premier ungherese è accusato di slealtà e di aver abusato del ruolo dell'Ungheria di presidenza di turno dell'Ue. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, non ha un mandato per avviare la discussione da parte degli altri capi di stato e di governo, anche se c'è stato ampio sostegno per il suo post su X nel quale ha sottolineato che Orban non incontrava Putin a nome dell'Ue. L'irritazione di alcuni leader è tuttavia evidente. IL tema è stato messo all'ordine del giorno del Coreper, l'istituzione in cui siedono gli ambasciatori dei ventisette stati membri. “La tensione è alta dopo 7 giorni di presidenza”, ci ha detto un diplomatico: “C'è crescente preoccupazione nelle capitali per il ruolo che Orban si è attribuito da solo nella cosiddetta missione di pace. Deve essere chiaro che rappresenta solo il suo paese e invece lascia intenzionalmente molta ambiguità”.
Patrioti e Sovranisti
Il nuovo gruppo di Orban è la replica di Identità e democrazia - E' stato l'evento del giorno al Parlamento europeo. Il gruppo promosso da Viktor Orban “Patrioti per l'Europa” si è ufficialmente costituito diventando la terza forza del Parlamento europeo. Ma l'effetto dirompente non ci sarà. I “Patrioti” sono la replica del vecchio gruppo di estrema destra Identità e democrazia, con qualche innesto in più. Oltre al Fidesz di Orban, al partito ceco ANO dell'ex premier Andrej Babis e l'estrema destra spagnola di Vox, gli altri principali partiti sono gli stessi che formavano ID nella passata legislatura: il Rassemblement National francese, la Lega italiana, il Pvv olandese, la Fpo austriaca e il Partito del popolo danese. Orban ha imbarcato alcuni elementi folcloristici dell'estrema destra, come il partito degli automobilisti della Repubblica ceca. Totale: 84 eletti, 6 in più del gruppo sovranista ECR e 8 in più dei liberali. Ma nemmeno in termini numerici, i “Patrioti” fanno la vera differenza con ID. Nel 2019, alla sua costituzione, il gruppo nato attorno a Matteo Salvini e Marine Le Pen aveva 74 eletti, che mano mano sono diminuiti a causa delle divisioni interne. Inoltre i “Patrioti” non modificheranno i rapporti di forza interni al Parlamento europeo. La maggioranza europeista applicherà il cordone sanitario, per escludere i “Patrioti” da incarichi importanti, esattamente come avvenuto con ID.
Bardella eletto in contumacia presidente dei “Patrioti” - Il leader del Rassemblement National, Jordan Bardella, ieri è stato eletto presidente del gruppo dei “Patrioti per l'Europa”. Ma, uscito sconfitto domenica dal secondo turno delle elezioni legislative in Francia, Bardella non si è nemmeno presentato alla riunione costitutiva del gruppo voluto da Orban. Nella scorsa legislatura, al Parlamento europeo la stella del Rassemblement National ha brillato soprattutto per le sue assenze. La fine della campagna elettorale in Francia potrebbe permettere al gruppo dei Patrioti di riaprire le porte ad Alternativa per la Germania, dopo che Marine Le Pen aveva preteso la sua espulsione dal gruppo Identità e democrazia. “Come movimento sovranista, rispettiamo i partiti di altre nazionalità. Tocca ad AfD evolvere o rioganizzarsi come vuole. Ma allo stato attuale, non abbiamo cambiato posizione”, ha detto in conferenza stampa Jean Paul Garraud, che rappresentava Bardella. La Fpo austriaca auspica una rapida reintegrazione dei loro vicini tedeschi. Nel frattempo, AfD continua nel suo tentativo di formare un terzo gruppo di estrema destra al Parlamento europeo.
I “Patrioti”, il gruppo di Putin che minaccia la sicurezza e la libertà dell'Ue - La vicinanza con Vladimir Putin ha messo in imbarazzo i nuovi eletti del gruppo dei “Patrioti per l'Europa” durante la loro prima conferenza stampa ieri. La prima domanda dei giornalisti è stata sul viaggio di Viktor Orban in Russia per incontrare Vladimir Putin e la posizione del premier ungherese contraria a continuare a sostenere l'Ucraina. Dopo un lungo silenzio, durante il quale nessuno degli oratori sul palco si è candidato per rispondere, è stato un deputato del Pvv di Geert Wilders, appena arrivato al governo nei Paesi Bassi, a prendere la parola. “Noi come delegazione olandese continueremo a sostenere l'Ucraina finché c'è la guerra. Ma le altre delegazioni possono farlo o non farlo”, ha detto Sebastiaan Stoteler. “Siamo qui come gruppo che chiede la pace, vogliamo la pace mondiale, vogliamo un'Europa che possa difendersi da sola”. Il giudizio del premier ceco, Petr Fiala, è molto più netto. “Diciamo le cose col loro nome. I Patrioti per l’Europa servono gli interessi della Russia. O consciamente o inconsciamente. E così minacciano la sicurezza e la libertà dell’Europa”, ha detto Fiala.
Migranti
Più di 90 ong contro il modello Ruanda nell'Ue - Più di 90 organizzazioni non governative hanno pubblicato una dichiarazione comune per rigettare la proposta avanzata da 15 stati membri e dal gruppo del Partito popolare europeo di esternalizzare le procedure di asilo in paesi terzi, ispirandosi al modello Ruanda che il Regno Unito ha appena abbandonato con il nuovo governo di Keir Starmer. "Queste proposte controverse cercano di smantellare il principio fondamentale della protezione internazionale: che le persone all’interno di un territorio hanno il diritto di chiedere asilo in quel paese e che tale richiesta venga esaminata equamente", dicono le Ong. “Queste proposte non sono innovative né nuove. Minano gli elementi costitutivi stessi della legge sull’asilo mentre segnalano al resto del mondo che l’Ue ignora le proprie leggi per eludere la responsabilità e scaricarla sugli altri”, spiega l'esperta di Oxfam, Stephanie Pope. Le Ong chiedono all’Ue di abbandonare queste proposte, che sono in netto contrasto con la normativa europea esistente e il Patto sulla migrazione appena entrato in vigore. Nella dichiarazione, le Ong ricordano che nel 2018 la Commissione europea aveva escluso la fattibilità giuridica dei modelli di esternalizzazione, descrivendoli come “né desiderabili né fattibili”. L'Italia viene criticata per l'accordo con l'Albania.
Antitrust
Aiuti di Stato a Lufthansa nel mirino della Commissione (grazie al Tribunale!) - La Commissione ha avviato ieri un'indagine approfondita per verificare se una misura di ricapitalizzazione tedesca da 6 miliardi di euro a favore di Lufthansa sia conforme alle norme dell'Ue sugli aiuti di Stato. La misura era stata inizialmente autorizzata dalla Commissione il 25 giugno 2020 nell'ambito del quadro temporaneo Covid, ma è stata successivamente annullata dal Tribunale dell'Ue il 10 maggio 2023. L'aiuto era destinato a ripristinare la posizione di bilancio e la liquidità di Lufthansa nelle circostanze eccezionali create dal coronavirus. L'aiuto comprendeva una componente azionaria di 306 milioni di euro e due componenti di strumenti ibridi (il conferimento tacito I da 4,7 miliardi di euro con le caratteristiche di uno strumento azionario non convertibile e il conferimento tacito II da 1 miliardo di euro con le caratteristiche di uno strumento di debito convertibile). A seguito della sentenza del Tribunale, la Commissione esaminerà l'ammissibilità di Lufthansa agli aiuti, la necessità di un cosiddetto "aumento di remunerazione" o di un meccanismo analogo per incoraggiare l'uscita dello Stato dal capitale, il prezzo delle azioni al momento dell'eventuale conversione del conferimento tacito II in azioni, l'esistenza di un significativo potere di mercato in aeroporti diversi da Francoforte e Monaco, e alcuni aspetti degli impegni strutturali imposti a Lufthansa.
Fondi
La Corte dei conti contro la Commissione sugli errori nei fondi dell'Ue - La Commissione e gli Stati membri non sono riusciti a ridurre in modo significativo gli errori che persistono nella spesa per la politica di coesione, ha detto ieri la Corte dei conti europea, in un'analisi sul sistema dei controlli sull'attuazione dei fondi dell'Ue. Secondo la Corte, i controlli sono ancora lacunosi a tutti i livelli. Le autorità degli Stati membri avrebbero potuto individuare e prevenire più errori, ma la Commissione non solo ha sottostimato il livello totale di spese irregolari, ma ha anche utilizzato in misura insufficiente gli strumenti disponibili per indurre i governi a migliorare la gestione della spesa ed i relativi sistemi di controllo. Esaminando i cicli di bilancio pluriennali del 2007-2013 e del 2014-2020, il livello complessivo di errore nella spesa per la coesione è diminuito, passando dal 6 per cento al 4,8 per cento. Ma ogni anno ha sempre superato la soglia di rilevanza del 2 per cento fissata dalla normativa. Inoltre, nel 2022 ha raggiunto il livello mai toccato prima del 6,7 per cento. La Commissione ha risposto che nella maggior parte dei programmi il livello di errore è inferiore alla soglia di rilevanza del 2 per cento e che, nel complesso, per la spesa di coesione è leggermente superiore al 2 per cento. Secondo la Commissione, "la differenza nei tassi di errore segnalati dalle due istituzioni è dovuta a diverse interpretazioni dei fatti o valutazioni sul rispetto delle norme applicabili, nonché a diverse metodologie di audit".
Accade oggi
Presidenza ungherese dell'Ue: riunione informale dei ministri della Competitività a Budapest
Parlamento europeo: la presidente von der Leyen partecipa alla riunione di gruppo dell'Ecr
Commissione: il vicepresidente Dombrovskis e il commissario Gentiloni, partecipano a un incontro con il Meccanismo europeo di stabilità
Commissione: il vicepresidente Schinas interviene alla Giornata nazionale dell’Egitto organizzata all’Ambasciata egiziana in Belgio
Commissione: il commissario Lenarcic a Istanbul per la firma del nuova accordo sulla partecipazione della Turchia alla Meccanismo europeo di Protezione civile
Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
Eurostat: rapporto annuale sulle migrazioni e l'asilo nel 2023; dati sulla protezione temporanea a maggio; dati sui pernottamenti in strutture turistiche ad aprile; dati sulla vendita di immobili nel primo trimestre