Nomine, posti vacanti e strappi alle regole: come von der Leyen ha presidenzializzato la Commissione
Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Nomine, posti vacanti e strappi alle regole: come von der Leyen ha presidenzializzato la Commissione
Candidata a una riconferma per altri cinque anni come presidente della Commissione, Ursula von der Leyen si presenta come “un paio di mani sicure”, un'amministratrice efficiente che risolve i problemi di tutti. Vaccini per il Covid-19, debito comune con NextGenerationEu, memorandum con la Tunisia sull'immigrazione, aiuti per le catastrofi naturali in Slovenia e Grecia: niente riesce meglio a von der Leyen che apparire come la donna che fa e ottiene risultati. I governi chiedono di bloccare i fondi all'Ungheria per le violazioni dello stato di diritto? Lei esegue. I governi chiedono di scongelare i fondi per convincere Viktor Orban a togliere un veto sull'Ucraina? Lei esegue. Gli agricoltori assediano le capitali con i trattatori? Lei lancia il dialogo strategico. Non bastano le parole? Lei sospende le regole ambientali. Ma, dietro a tutto questo, c'è il modo di governare la Commissione. Quello di Ursula von der Leyen appare sempre più problematico. Un capogabinetto che centralizza tutto in modo autocratico, nomine di amici politici, posti di alti funzionari lasciati vacanti per mesi e strappi alle regole sono alcune delle pratiche che emergono dalla nostra inchiesta. Con ripercussioni sul piano istituzionale. La Commissione non è più un collegio: von der Leyen ha “presidenzializzato il sistema”, ci ha detto una fonte dell'Ue.
La gestione della Commissione da parte di von der Leyen ruota attorno all'onnipotenza del suo capogabinetto, Bjoern Seibert. Importato da Berlino alla nomina nel 2019, Seibert non è un funzionario europeo di carriera, non conosceva i rapporti istituzionali e nemmeno quella che a Bruxelles chiamano “la casa”: il grande apparato della Commissione, con i suoi 32 mila funzionari. La sua scelta è stata di governare attraverso “il rapporto di forza”, ci ha spiegato un funzionario. Sia con i gabinetti degli altri 26 commissari, sia con le direzioni generali della Commissione. Da quattro anni tutto deve passare dal gabinetto della presidente, essere vagliato, censurato, modificato, finché non corrisponde a ciò che Seibert vuole. Sempre più spesso, il processo non è “bottom-up” - dalle direzioni generali al livello politico dei commissari - ma “top-down” - dal gabinetto della presidente alle direzioni generali. Il cosiddetto “evidence based approach” (l'approccio basato su dati e prove) e la consultazione dei portatori di interesse (quelle pubbliche esterne e quelle interne alla Commissione) dovrebbero essere principi fondanti. Invece, “molte decisioni vengono adottate dal gabinetto della presidente e comunicate ai direttori generali, che poi sono chiamati per giustificarle”, dice il funzionario.
La presidenzializzazione della Commissione da parte di von der Leyen passa anche dalle nomine e dalle mancate nomine. Sul Mattinale abbiamo svelato il caso di Markus Pieper, europarlamentare tedesco della Cdu che von der Leyen ha scelto come Inviato dell'Ue per le Piccole e Medie Imprese, nonostante il fatto che sia arrivato molto dietro nella classifica stilata dai valutatori interni e esterni rispetto a due donne considerate più qualificate. Il commissario responsabile, il francese Thierry Breton, aveva raccomandato un altro nome. “Tutto secondo le regole”, è la risposta della Commissione. Tradotto: circolate, non c'è niente da vedere. La rumena Dana Spinant, che per quattro anni è stata vice portavoce capo di von der Leyen, è stata recentemente promossa al posto di direttore generale nella direzione generale della Comunicazione. L'operazione è costata una certa fatica. Pia Ahrenkilde Hansen è stata spinta a farsi trasferire alla direzione generale Cultura per lasciare il posto a Spinant.
L'ossessione del controllo del duo von der Leyen-Siebert passa per le direzioni generali, ma anche i gabinetti degli altri commissari. Alla direzione generale Clima è stato piazzato il belga Kurt Vandenberghe, che nel gabinetto von der Leyen si occupava di Green deal. Alla direzione generale Bilancio è stata nominata la francese Stéphanie Riso, che di von der Leyen è stata il vice capogabinetto. La tedesca Beate Gminder recentemente è stata promossa in grado per permetterle di fare il direttore generale ad interim alla Direzione generale Affari interni. Al vicepresidente Valdis Dombrovskis recentemente è stato imposto il tedesco Micheal Hager come capogabinetto. “Per essere nominati da von der Leyen meglio essere tedeschi, o vicini ai tedeschi o del Ppe”, ci ha spiegato una terza fonte. Hager era al Congresso del Ppe di Bucarest che ha incoronato von der Leyen Spitzenkandidat. A incoronare von der Leyen, leggendo i risultati, è stata l'olandese Esther De Lange, che a gennaio si è dimessa da deputata del Ppe al Parlamento europeo per diventare capogabinetto del commissario al Clima, Wopke Hoekstra. La presenza di De Lange a Bucarest è stata possibile grazie a qualche strappo alle regole, come spieghiamo più avanti in un breve retroscena.
Al di là delle nomine, un problema sempre più sentito dentro la Commissione è quello delle mancate nomine. Il capo-gabinetto di von der Leyen ha una squadra ristretta di fedelissimi e, non avendo esperienza passata alla Commissione, manca di connessioni con gran parte degli altri funzionari. Seibert non ha ancora scelto un vice capo gabinetto per la presidente dopo il trasferimento di Riso alla direzione generale Bilancio “C'è crescente malessere per i posti vacanti nel top management”, ci ha detto un altro interlocutore. L'elenco è impressionante, a partire dalla direzione generale che dovrebbe occuparsi proprio di questo, le Risorse umane, dove sono vacanti i posti di direttore generale, consigliere “hors classe” e di tre direttori. Nell'amministrazione in senso stretto mancano anche un consigliere principale nel Segretariato generale, un consigliere principale nel servizio di Audit interno, un direttore nell'Ufficio gestione e liquidazione dei diritti individuali, un vice direttore generale all'Interpretariato, e un vice direttore generale e due direttori alle Traduzioni.
Poi ci sono le direzioni generali politiche e la lista dei posti vacanti (la nostra è del 14 marzo) si allunga. Affari interni: il direttore generale. Preparazione delle emergenze: il direttore generale. Occupazione: il direttore generale e un direttore. Salute: un vice direttore generale e due direttori. Digitale: un vice direttore generale e un direttore. Clima: un vice direttore generale. Politica regionale: un vice direttore generale. Commercio: due direttori. Ricerca: un direttore. Trasporti: un consigliere principale e due direttori. Mare: un consigliere principale e un direttore. Giustizia: un consigliere principale. Partnership internazionali: due consiglieri principali e due direttori. Crescita: tre direttori. Mercati finanziari: un consigliere principale. Eurostat: due direttori. Ambiente: un direttore. Economia e finanze: due consigliere principali. Connettività: un direttore. Bilancio: un consigliere principale.
Nemmeno le direzioni generali più sensibili per l'attualità sono risparmiate. All'Agricoltura, tornata al centro della scena per le proteste rurali, due dei tre vice direttori generali sono ad interim e mancano due direttori. Nella direzione generale per il Vicinato, cuore pulsante del processo di allargamento all'ucraina e ai Balcani occidentali, sono vacanti due posti da vice direttore generale e uno da consigliere principale. Nella direzione generale Concorrenza, dove mancano un funzionario capo per la tecnologia e un direttore, è stato appena riaperto il posto chiave di capo-economista. L'incarico è vacante da quasi un anno. Nel 2023 era stata lanciata la procedura per la selezione che aveva portato alla nomina dell'economista Fiona Scott Morton, una delle massime autorità sulla concorrenza nel settore digitale. Ma di fronte alle proteste della Francia e dei gruppi al Parlamento europeo per il suo passaporto americano, von der Leyen ha spinto Scott Morton a ritirarsi.
Un'altra testa tagliata dal duo Seibert-von der Leyen è quella dell'estone Henrik Hololei, cacciato dalla guida direzione generale Trasporti per un viaggio pagato dal Qatar. Era qualche mese dopo il Qatargate. Meglio evitare imbarazzi politici e trasferirlo “nell'interesse del servizio” a un'altra direzione generale (consigliere “hors class” alle Partnership internazionali). Solo che una bozza di documento interno redatto dai servizi della Commissione, di cui siamo entrati in possesso, ha riconosciuto che Hololei non aveva fatto nulla di irregolare e che altri alti funzionari avevano accettato trattamenti di favore analoghi da soggetti terzi (paesi e organizzazioni europei o extra europei). Ma la versione ufficiale del documento approvata dal gabinetto di von der Leyen, nell'ambito di un'inchiesta lanciata dall'Ombudsman, non fa menzione dell'esonero di Hololei in termini di colpe o responsabilità. E' la presidente che deve uscirne pulita, non i sottoposti.
Non solo i numeri dei posti vacanti sono eccezionalmente alti, ma anche i tempi per la loro attribuzione sono diventati straordinariamente lunghi. Per nominare un funzionario a un posto manageriale possono volerci anche più di sei mesi. “Seibert vuole controllare tutto”, ci dice un altro interlocutore, sottolineando l'impatto per la macchina della Commissione. “Un direttore ha un ruolo molto particolare: collega le unità (che svolgono il lavoro tecnico) al livello politico, dove le diverse posizioni ed esigenze trovano una sintesi. Senza direttori generali e vice c'è un vuoto di leadership. Tutto questo pone un problema per la collegialità”, dice l'interlocutore. Il decisionismo presidenziale della coppia Seibert-von der Leyen può apparire efficiente, ma alla fine crea una rottura nel ruolo della Commissione di mediazione tra interessi generali europei e nazionali, richieste di settori e categorie, esigenze politiche e tecniche. Così le politiche rischiano di durare il tempo di una crisi o una protesta. Le marce indietro sul Green deal e sulla Pac ne sono solo due esempi.
Fonti della Commissione assicurano che nelle prossime settimane e mesi il collegio procederà a “molte nomine”. La fine del mandato di una Commissione apre la stagione del paracadutaggio: la pratica di nominare membri di gabinetto negli incarichi manageriali (capi unità, direttori, vice direttori generali e direttori generali). Ma questa è un'altra storia a cui dedicheremo una prossima inchiesta.
La frase
“Gaza è un cimitero per molti dei principi più importanti del diritto umanitario”.
Josep Borrell.
Geopolitica
Katz attacca Borrell su Gaza cimitero a cielo aperto e tomba del diritto umanitario - L'Alto rappresentante dell'UE per l'azione esterna e la sicurezza, lo spagnolo Josep Borrell, non ha usato mezzi termini ieri sulla situazione a Gaza e ha offeso Israele. "Gaza era la più grande prigione a cielo aperto del mondo. Oggi Gaza è un cimitero a cielo aperto e una tomba per il diritto internazionale e umanitario", ha dichiarato il rappresentante della diplomazia europea prima di presiedere una riunione dei ministri degli Affari esteri dell'UE. Offeso, il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, gli ha chiesto di "smetterla di attaccare Israele" e gli ha assicurato che lo Stato ebraico sta "consentendo un vasto aiuto umanitario a Gaza per via terrestre, aerea e marittima a chiunque voglia aiutarlo".
Borrell insiste e accusa: "Israele sta causando la carestia" a Gaza - Lo spagnolo ha lanciato questa accusa davanti ai partecipanti al Forum umanitario europeo organizzato a Bruxelles. "Ci sono prove? Centinaia di camion aspettano di entrare a Gaza... La gente muore mentre i valichi di terra sono artificialmente chiusi", ha detto Borrell. "Stiamo paracadutando in un posto a un'ora di macchina dall'aeroporto più vicino. Perché non mandiamo gli aiuti all'aeroporto? Perché non lo permettono. E questo è inaccettabile. La fame viene usata come arma di guerra”.
Borrell dubita della realtà del corridoio marittimo per Gaza annunciato da von der Leyen - "Un'imbarcazione privata appartenente a una ONG creata da uno chef spagnolo ha sbarcato aiuti alimentari in condizioni precarie", ha dichiarato ieri il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, interpellato sul corridoio marittimo "aperto" a Cipro il 14 marzo dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. "Non so cosa sia questo corridoio marittimo", ha detto. "Il primo sbarco è stato un'iniziativa di un'organizzazione privata", ha insistito. Ursula von der Leyen aveva annunciato: "Questo corridoio deve essere parte di uno sforzo sostenuto per aumentare il flusso di aiuti a Gaza attraverso tutte le vie, comprese le vie terrestri estese". Impossibile, se Israele blocca i confini terrestri, chiude l'aeroporto vicino al quale vengono paracadutati gli aiuti alimentari per Gaza e si rifiuta di aprire un porto per Gaza, ha deplorato Josep Borrell. “Faremo pressione sul governo israeliano", ha dichiarato Borrell senza convinzione. L'organizzazione di una riunione del Consiglio di associazione UE-Israele è impossibile a causa delle divisioni tra gli Stati membri, ha spiegato. Un invito potrebbe essere comunque inviato al Ministro degli Esteri israeliano. Ma l'ultimo incontro tra i ministri dei 27 e il loro omologo israeliano non è stato utile.
Astensione costruttiva sulle sanzioni ai coloni israeliani violenti - La lista è pronta, ma non è stata ancora raggiunta l'unanimità tra i 27 sulle sanzioni ai coloni israeliani colpevoli di violenze contro i palestinesi nei territori occupati della Cisgiordania. I divieti di visto possono essere decisi da ogni Stato membro, ma non il congelamento dei loro beni nell'Ue, in quanto si tratta di una competenza comunitaria, ha sottolineato ieri Josep Borrell al termine di una riunione dei ministri degli Affari esteri dei 27. "O lo facciamo a livello dei 27, o non lo facciamo", ha spiegato. La decisione di non opporsi degli Stati membri che avevano espresso riserve potrebbe consentire l'adozione di misure. Un segnale in tal senso è stato dato durante la riunione dei ministri, e la lista sarà ora inviata ai rispettivi ambasciatori a Bruxelles per vedere se può essere finalmente approvata, ha annunciato Josep Borrell.
La verità di Landsbergis è lo stallo dell'Ue sull'Ucraina - Il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, ieri ha voluto esprimere tutta la sua “frustrazione” per l'incapacità dell'Unione europea di adottare nuove misure di sostegno militare o politico all'Ucraina. “Entrare nei dettagli di ciò che deve fare l'Unione europea è un po' una perdita di tempo, perché dobbiamo ammettere che siamo bloccati. Possiamo adottare nuove sanzioni che siano significative per la Russia? Non penso. Possiamo adottare un nuovo pacchetto di aiuti militari con la Europea Peace Facility che sia davvero d'aiuto per l'Ucraina? Non penso. E potrei andare avanti”, ha detto Landsbergis a margine del Consiglio affari esteri. Prima dell'inizio della riunione, il ministro lituano ha anche denunciato le “difficoltà per trovare una data per la conferenza intergovernativa per iniziare i negoziati di adesione”. Secondo Landsbergis, l'Ue si trova in un “fosso” da cui non riesce a uscire sull'Ucraina.
Eurobond
La Lettonia sostiene gli Eurobond per l'Ucraina e la difesa europea - La proposta della premier estone, Kaja Kallas, di lanciare Eurobond per finanziare lo sforzo di guerra dell'Ucraina e il rafforzamento dell'industria della difesa dell'Ucraina sta trovando nuovi consensi. Il ministro degli Esteri della Lettonia, Arturs Krisjanis Karins, ieri ha chiesto di “guardare a denaro europeo, per esempio uno strumento di debito comune o un eurobond per aiutare l'Ucraina e anche per avviare il rafforzamento dell'industria della difesa europea. Siamo molto bravi in Europa a trovare soluzioni tecniche per i nostri obiettivi politici”, ha sottolineato Karins. Anche il presidente francese, Emmanuel Macron, sostiene l'iniziativa. “Macron sta aiutando a galvanizzare volontà politica per aiutare l'Ucraina a vincere”, ha detto il ministro lettone. Abbiamo chiesto al ministro degli Esteri italiano cosa se sia favorevole a uno strumento di debito europeo per l'Ucraina e la difesa. “Dobbiamo lavorare tutti quanti assieme con due obiettivi. Uno è quello di garantire la difesa dell'Ucraina. Se si può insieme fare di più, bene. Per quanto riguarda la difesa europea, anche l'idea di Eurobond può essere una buona idea”, ci ha risposto Antonio Tajani.
Quattordici paesi chiedono di usare la Bei per la difesa - In attesa degli Eurobond, domenica quattordici paesi hanno scritto una lettera al primo ministro belga, Alexander De Croo, al presidente del Consiglio europeo; Charles Michel, e alla presidente della Bei, Nadia Calvino, per chiedere di usare la Banca europea per gli investimenti per il settore della sicurezza e della difesa. Attualmente la Bei può finanziare solo progetti su beni a uso duale (civile e militare). Occorre tuttavia modificare le regole interne e "riconsiderare la politica di prestito all'industria della difesa", dicono i firmatari. A sottoscrivere la lettera sono stati Finlandia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Romania e Svezia. Prima e dopo la sua nomina a presidente, Calvino ha dato la sua disponibilità. I quattordici chiedono di accelerare perché nel contesto della guerra in Ucraina “c'è urgentemente bisogno del potere finanziario della Bei”.
Franco-italiano
Tajani contro l'ambiguità strategica di Macron - Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha criticato il presidente francese, Emmanuel Macron, per la decisione di non escludere l'invio di soldati sul terreno in Ucraina, volta a mantenere l'ambiguità strategica nei confronti di Vladimir Putin. "La posizione dell'Italia è molto chiara e l'ho ripetuto anche durante l'incontro con (Antony) Blinken: le decisioni della Nato vengono prese da tutti i paesi della Nato, non c'è un paese o un gruppo di paesi che decide per gli altri", ha detto Tajani a margine del Consiglio Affari esteri. "Noi siamo grandi sostenitori dell'Ucraina, siamo pronti a fare ancora di più", ma "tra questo e dire che mandiamo le truppe a combattere contro i russi c'è una bella differenza. Non credo che sia un buon messaggio. Dobbiamo lavorare per la pace", ha detto Tajani. "Non siamo in guerra con la Russia”.
Gli amici di Putin
Matteo Salvini legittima l'elezione di Putin in Russia - Mentre tutta l'Ue condannava le elezioni presidenziali in Russia, con alcuni paesi che negano che si possa parlare di vere e proprie elezioni, ieri il vicepremier italiano, Matteo Salvini, ieri ha legittimato la vittoria di Vladimir Putin. “In Russia hanno votato, ne prendiamo atto. Quando un popolo vota ha sempre ragione”; ha detto Salvini: “Le elezioni fanno sempre bene, sia quando uno le vince sia quando uno le perde. Io quando le perdo cerco di capire dove ho sbagliato e come fare meglio la prossima volta”. Gli altri leader dell'estrema destra europea sono rimasti silenziosi. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha preso le distanze da Salvini. "La politica estera la fa il ministro degli Esteri", ha detto Tajani. "Queste non erano elezioni. Non era un processo democratico. Era solo un modo di nominare Putin come leader della Russia", ha spiegato il ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna. L'Alto rappresentante, Josep Borrell, ha pubblicato una dichiarazione a nome dell'Ue, denunciando "un contesto soggetto a forti restrizioni, esacerbato anche dalla guerra di aggressione illegale della Russia contro l'Ucraina". L'Ue non riconoscerà lo svolgimento del voto nei territori ucraini occupati né i loro risultati.
Riforme
Al Consiglio Affari generali un primo dibattito sul futuro dell'Ue - Nel Consiglio Affari generali di oggi, oltre a preparare il vertice dei capi di stato e di governo di giovedì e venerdì, i ministri per gli Affari europei discuteranno del futuro dell'Europa. La presidenza belga dell'Ue, con un documento, ha invitato gli stati membri a condividere le loro opinioni sulle riforme e sui miglioramenti ai metodi di lavoro necessari a garantire la capacità dell’Ue di agire, anche in vista dell’allargamento all'Ucraina, alla Moldavia e ai Balcani occidentali. La discussione si concentrerà sulle riforme interne legate alle politiche dell'Ue e su aspetti di comunicazione. Nei prossimi mesi la presidenza belga organizzerà altre discussioni sulle riforme della governance, del bilancio e del lavoro interno al Consiglio, nella speranza di arrivare a dei risultati sulla direzione da intraprendere al Consiglio europeo di fine giugno. Domani la Commissione di Ursula von der Leyen adotterà a sua volta una comunicazione sulle riforme e la revisione delle politiche pre allargamento.
Commercio
La Commissione rilancia i negoziati di libero scambio con le Filippine - Il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, e il ministro del commercio delle Filippine, Alfredo Pascual, ieri hanno annunciato la ripresa dei negoziati per un accordo di libero scambio, che erano stati congelati nel 2017. Secondo la Commissione, “un accordo di libero scambio con le Filippine, un’economia in forte espansione di 115 milioni di persone nel cuore della regione dell’Indo-Pacifico, costituirebbe una preziosa aggiunta alla rete di accordi commerciali dell’Ue”. Le Filippine hanno anche importanti riserve di materie prime fondamentali, tra cui nichel, rame e cromite, vitali per la produzione di tecnologie verdi.
Accade oggi
Consiglio Affari generali
Parlamento europeo: la presidente Metsola in visita in Austria
Parlamento europeo: audizione in commissione Agricoltura dei commissari Wojciechowski e Hoekstra
Parlamento europeo: audizione in sottocommissione Sicurezza e difesa del commissario Breton
Commissione: la vicepresidente Vestager interviene al ricevimento Alliance of Her
Commissione: i vicepresidenti Jourova e Schinas intervengono al Summit europeo delle regioni e della città
Commissione: il commissario Breton interviene alla conferenza "potenziare il mercato interno dell'Ue"
Commissione: il commissario Varhelyi interviene alle Giornate del Vicinato
Commissione: la commissaria McGuinness a Parigi visita l'Autorità europea per la sicurezza dei mercati
Banca centrale europea: discorso di Luis de Guindos al IV Observatorio de las Finanzas organizzato dal Espanol e Invertia a Madrid
Comitato delle regioni: Summit europeo delle regioni e delle città
Consiglio: riunione del Comitato politica e di sicurezza
Nato: visita del segretario generale Stoltenberg in Armenia; conferenza stampa con il premier Nikol Pashinyan
Eurostat: indice costo del lavoro nel quarto trimestre del 2023; dati sull'uso di internet per regione nel 2023