Perché Draghi non sarà presidente dell'Ue (a meno che...)
Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Perché Draghi non sarà presidente dell'Ue (a meno che...)
Lo avevamo scritto negli scorsi giorni. Mario Draghi sarebbe l'uomo ideale per prendere il posto di Charles Michel come presidente del Consiglio europeo. Ieri il Financial Times gli ha attribuito il ruolo di favorito nella corsa che si sta per aprire, dopo che Michel ha annunciato l'intenzione di lasciare anticipatamente l'incarico per correre per il Parlamento europeo. Ci sono altri candidati. Ma l'ex presidente della Banca centrale europea ed ex primo ministro italiano è una spanna sopra tutti gli altri. Anzi: troppe spanne sopra gli altri per essere nominato. Perché i molti pregi di Draghi – la sua autorevolezza, il suo metodo, le sue idee sul futuro dell'Ue – costituiscono un peso nelle trattative spesso misere che caratterizzano i processi per selezionare i leader delle istituzioni comunitarie. Se fossimo degli scommettitori, punteremmo su un altro candidato. Dal portoghese socialista Antonio Costa all'irlandese popolare Leo Varadkar. A meno che l'Ue si ritrovi immersa in una crisi così grave da costringere i capi di stato e di governo a fare una scelta coraggiosa come quella di Draghi.
“Draghi sarebbe l'ideale”, ci ha detto una fonte dell'Ue, dopo l'annuncio di Michel. Ha tutte le caratteristiche che servono per presiedere il Consiglio europeo in un'epoca di pericoli geopolitici per l'Ue. Se la Commissione propone, sono i capi di stato e di governo dentro il Consiglio europeo a decidere. Ursula von der Leyen lo ha sperimentato sulla sua pelle. La sua richiesta di 60 miliardi di risorse aggiuntive per i prossime quattro anni è stata affossata dai leader. Il Consiglio europeo – con gli ambasciatori del Coreper e gli sherpa dei leader – è diventato il vero cuore del potere dell'Ue. Il metodo Draghi è stato sperimentato durante i suoi anni alla testa della Bce, dove è riuscito a negoziare con i falchi il “whatever it takes” per salvare la zona euro. Il più delle volte, dentro il Consiglio dei governatori, il consenso è stato raggiunto proprio sulle posizioni di Draghi.
Da premier italiano, ha convinto von der Leyen a essere più protezionista sui vaccini, si è inventato la sanzione più dura contro la Russia (il congelamento degli attivi della Banca centrale russa) e ha convinto i reticenti Emmanuel Macron e Olaf Scholz a concedere all'Ucraina lo status di paese candidato. Ma qui sta il primo ostacolo alla sua nomina. I capi di stato e di governo preferiscono avere come presidente del Consiglio europeo un notaio che faccia la sintesi del comun denominatore. E' quello che gli inglesi lo chiamano “chair”. Il ruolo svolto da Michel e dai suoi due predecessori, Donald Tusk e Herman van Rompuy: il mediatore che certifica il compromesso a ventisette.
Il secondo ostacolo alla nomina di Draghi è la sua autorevolezza. Chi meglio di lui per sedersi di fronte a Donald Trump nel caso di un suo ritorno alla Casa Bianca nel gennaio del 2025? E' l'uomo che ha salvato la zona euro. Quando parla ispira automaticamente rispetto. Draghi è “un uomo che ha una capacità unica di analizzare le situazioni e di contribuire alla loro soluzione. Può dare questo contributo a volte nel governo e a volte come consulente, ma il suo curriculum dimostra chiaramente che ha la capacità analitica, il coraggio e la lungimiranza che lo porteranno a ricoprire con noi per molto tempo questo ruolo costruttivo”, ha detto nel settembre del 2022 Henry Kissinger, sottolineando che “ogni volta che Mario Draghi si è ritirato da uno degli incarichi, si è trattato solo di un intervallo e mai di un ritiro definitivo”. Ma i capi di stato e di governo europei sarebbero pronti ad avere come loro “president” (nel senso inglese) uno così? Come presidente del Consiglio europeo “farebbe ombra ai Macron, Scholz, Sanchez e Meloni”, ci ha detto un funzionario. Gli ego e i piccoli calcoli mediocri contano molto nelle scelte dei leader.
Il terzo ostacolo alla nomina di Draghi sono le sue idee sull'Europa. Già alla Bce sosteneva la necessità di un “grande balzo” nell'integrazione europea. Da premier italiano ha promosso l'idea di fare debito europeo – sul modello di Next Generation Eu – per finanziare gli investimenti nella doppia transizione climatica e digitale e nella difesa. A fine novembre ha parlato dell'Ue che deve “diventare Stato”. Le posizioni di Draghi sul debito europeo “entrano in rotta di collisione con la Germania e i paesi frugali”, ci ha detto un ambasciatore. “Il suo discorso sull'Ue che deve diventare Stato non è sicuramente consensuale”, ci ha confermato un diplomatico. Draghi “è troppo politico” per essere scelto come presidente del Consiglio europeo, ha detto al Financial Times un funzionario dell'Ue.
Negli ultimi venti anni, i leader dell'Ue si sono mostrati coraggiosi solo davanti al baratro della crisi. Quella dell'euro ha prodotto salvataggi senza precedenti. Quella della pandemia ha partorito il debito comune di NextGenerationEu. Quella della guerra della Russia ha fatto emergere l'Ue geopolitica. “Serve coraggio per nominare Draghi. Una crisi grave potrebbe essere determinante”, ci ha detto un altro interlocutore. Forse basterebbe accorgersi che, in quest'era di profondi sconvolgimenti e rischi, la crisi è permanente. E' il “new normal”. Serve leadership, non un altro leader mediocre.
La frase
“La nostra Ue è una delle regioni più ricche e socialmente avanzate al mondo (...). Lo vedono anche altri quando guardano all’Europa. Puoi fare affari e fare carriera ovunque. Ma dove vogliono stabilirsi e crescere i propri figli? Dove le strade sono sicure. Dove hanno prospettive. Dove tutti hanno accesso a una buona istruzione e cultura. Dove regna la pace duratura. Dove ci si può muovere liberamente, studiare, lavorare, oltrepassando confini che non esistono più. Dove puoi costruire qualcosa che rimanga tuo. Dove vince la legge e non l’arbitrarietà dello Stato. L’Europa rappresenta tutto questo. Ecco perché non provo ansia quando penso al futuro dell'Europa. Ecco perché il tamburo dei pessimisti e dei populisti suona così vuoto e triste".
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione.
Elezioni Europee
L'allarme e le linee rosse di Renew per la prossima legislatura - Stéphane Séjourné, il presidente del gruppo Renew al Parlamento europeo, ieri ha incontrato un gruppo di giornalisti per gli auguri per il nuovo anno. Il 2024, con le elezioni europee del 6-9 giugno, si annuncia ad alto rischio per gli europeisti. "Nella prossima legislatura a causa della progressione dei populisti e dell'estrema destra rischiamo un'Europa ingovernabile", ha detto Séjourné: "Il rischio è abbastanza reale dal punto di vista aritmetico dentro il Parlamento europeo". Renew spera di conservare i suoi 100 deputati per restare il "kingmaker" nella plenaria di Strasburgo, senza farsi superare dal gruppo di estrema destra (Id) e da quello sovranista (Ecr). Ma servirà una certa "ingegneria politica", ha ammesso Séjourné. Il capogruppo di Renew vorrebbe ripetere il “formato von der Leyen” per la prossima maggioranza in Parlamento (PPE, S&D e Renew). Ma non ha escluso di collaborare con alcuni partiti moderati dell'Ecr. “Dentro l'Ecr ci sono alcuni partiti che potrebbero sedere nel PPE” e altri “che sono infrequentabili”. La discriminante? “Chi vota o chi non vota il Patto migratorio al Parlamento europeo”.
Renew potrebbe correre con uno Spitzenkandidat per ciascuna istituzione – La decisione non è stata ancora presa, tanto più che Renew non è un partito europeo, ma una piattaforma che riunisce due partiti europei e altri partiti nazionali. Ma Séjourné ha un'idea sul sistema degli Spitzenkandidaten: “A titolo personale possiamo avere a Renew un candidato per ogni istituzione. Abbiamo ex primi ministri, capi di stato e di governo che sono in grado di incarnare ciò che facciamo al Consiglio europeo. Valo lo stesso per la Commissione e il Parlamento europeo”, ha detto Séjourné. “Le tre istituzioni sono interessanti per il nostro gruppo. Il mio punto di vista personale è avere una piattaforma con tre candidati”. Quanto all'ipotesi che Charles Michel diventi Spitzenkandidat di Renew, dopo la sua decisione di candidarsi alle elezioni europee e lasciare anticipatamente il posto di presidente del Consiglio europeo, Séjourné è rimasto vago. “Giocherà un ruolo importante nella famiglia”, ma “bisogna chiedere a lui cosa vuole fare personalmente”.
Poltrone
Reynders vuole il posto di Segretario generale del Consiglio d'Europa - Il Belgio sostiene Didier Reynders per il posto di Segretario generale del Consiglio d'Europa. Commissario europeo per la Giustizia e peso massimo del MR, il partito liberale belga francofono, Reynders sta per terminare il suo mandato e ha espresso interesse per la carica, per la quale si era già candidato nel 2019. La sua candidatura deve essere sostenuta dal governo belga. La decisione è attesa per il 15 o 16 gennaio e dovrebbe essere favorevole. Didier Reynders dovrà poi ottenere il sostegno della maggioranza dei 46 membri dell'istituzione con sede a Strasburgo, che non ha alcun legame con l'Unione europea. Una volta formalizzata la sua candidatura, la Commissione europea discuterà con lui le misure da adottare per evitare qualsiasi conflitto di interessi prima dell'elezione, ha dichiarato ieri il portavoce dell'esecutivo comunitario. La votazione al Consiglio d'Europa si terrà a giugno e il suo mandato durerà 5 anni, da settembre 2024.
Geopolitica
Orban annuncia il fallimento del vertice straordinario sull'Ucraina - Diventato un fan del social media X per la sua comunicazione, il premier ungherese, Viktor Orban, ieri ha annunciato con due frasi il fallimento del tentativo di raggiungere un accordo tra i 27 nel vertice straordinario che si terrà a Bruxelles il primo febbraio per finanziare gli aiuti da 50 miliardi di euro promessi all'Ucraina attraverso il bilancio europeo. "È positivo vedere che la Commissione sta preparando un piano B per il primo febbraio, in base al quale il sostegno finanziario concesso all'Ucraina potrebbe essere gestito al di fuori del bilancio dell'UE. È una buona decisione! Il piano B della Commissione è il piano A dell'Ungheria". Il suo messaggio è uno schiaffo al Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, incaricato di trovare un accordo unanime. La Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva lasciato intendere che l'accordo con l'Ungheria non era scontato, annunciando che i suoi servizi stavano lavorando su "altre opzioni". Orban conferma così la sua volontà di minare l'Ue, dato che l'unanimità è necessaria anche per aumentare le risorse del bilancio comune per gli ultimi 4 anni dell'esercizio finanziario 2020-2027.
Stato di diritto
Una petizione al Parlamento europeo per privare Orban del suo veto - L'eurodeputato conservatore finlandese Petri Sarvamaa (PPE) ha annunciato ieri il "lancio di una petizione storica che, se avrà successo, priverà Orban del suo diritto di voto in Consiglio". Secondo Sarvamaa, "l'apparato decisionale dell'UE è semplicemente paralizzato a causa di Viktor Orban". C'è una soluzione: la procedura prevista dall'articolo 7, paragrafo 2, del Trattato UE, che il Parlamento europeo può attivare. Questa consente al Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, di avviare il processo per sospendere i diritti di voto di un rappresentante del governo di uno Stato membro accusato di violare i principi fondamentali europei. La procedura è stata attivata contro l'Ungheria nel 2018 e Petri Sarvamaa chiede che il Consiglio sia ora costretto a passare al voto. "Ora o mai più", ha detto. I deputati hanno tempo fino a venerdì per firmare la petizione. La petizione sarà poi inviata alla Presidente Roberta Metsola per chiederle di spingere il Consiglio ad agire.
Francia
Macron fa un lifting giovanile al suo governo - Il presidente francese Emmanuel Macron ha scelto il più giovane dei suoi ministri, Gabriel Attal, 34 anni, per sostituire Elisabeth Borne, 62 anni, come capo del governo al fine di attuare il suo piano di "rigenerazione" della Francia. Ministro dell'Educazione nazionale dallo scorso luglio, molto popolare, Gabriel Attal si è insediato ieri e dovrà formare un governo in grado di realizzare e guidare il "riarmo industriale, economico, europeo e civico" del Paese per dare nuovo slancio al mandato quinquennale di Emmanuel Macron. Avrà il coraggio di ridurre il numero dei ministri, di liberarsi di alcuni pesi massimi e di eliminare la fronda che si oppone alla legge sull'immigrazione? I partner europei della Francia vogliono sapere con chi avranno a che fare. E sono preoccupati della capacità di Emmanuel Macron, con questa nomina, di bloccare la marcia verso il potere di un'estrema destra guidata da un altro leader molto giovane, l'europarlamentare 28enne Jordan Bardella, presidente del Rassemblement National.
Concorrenza
Vestager sospetta che l'investimento di Microsoft in OpenAI sia un'acquisizione - La Commissione europea ha avviato ieri un'indagine su alcuni accordi tra i principali attori del mercato digitale e gli sviluppatori e fornitori di Intelligenza artificiale (AI) generativa, con l'obiettivo di determinare l'impatto di queste partnership sulle dinamiche di mercato. In particolare, i servizi della concorrenza stanno verificando se l'investimento di Microsoft in OpenAI possa essere sottoposto a revisione ai sensi del regolamento UE sulle concentrazioni. Margrethe Vestager sospetta che l'investimento di 10 miliardi di dollari di Microsoft in OpenAI in realtà sia un'acquisizione. Se così fosse, Microsoft avrebbe dovuto notificare l'operazione alla Commissione. "I mondi virtuali e l'AI generativa si stanno sviluppando rapidamente. È essenziale che questi nuovi mercati rimangano competitivi e che nulla ostacoli la crescita delle aziende e la loro capacità di fornire ai consumatori i prodotti migliori e più innovativi", ha dichiarato la signora Vestager. "Invitiamo le aziende e gli esperti a segnalarci eventuali problemi di concorrenza che dovessero osservare in questi settori, monitorando attentamente le partnership di IA per garantire che non distorcano indebitamente le dinamiche di mercato".
Euro
La disoccupazione scende al minimo storico - La disoccupazione nella zona euro è scesa al minimo storico del 6,4 per cento a novembre del 2023, sfidando le aspettative degli analisti e degli economisti di fronte alla stagnazione dell'economia europea. Il mercato del lavoro si sta dimostrando più resistente del previsto. In un sondaggio condotto da Reuters, gli economisti avevano scommesso su un tasso di disoccupazione invariato a novembre del 6,5 per cento. Ieri Eurostat ha certificato un calo dei disoccupati di 100 mila unità, che ha portato la disoccupazione al 6,4 per cento. Nella zona euro il numero di persone senza lavoro è sceso a 10,97 milioni. Il miglioramento più significativo a novembre è stato registrato in Italia, dove il numero dei disoccupati è diminuito di 66.000 unità.
Accade oggi
Commissione: riunione settimanale del collegio dei commissari
Commissione: conferenza stampa del vicepresidente Schinas e della commissaria Ivanova sull'Anno europeo della gioventù 2022
Commissione: discorso della vicepresidente Suica al Collegio d'Europa di Brugge
Commissione: il commissario Gentiloni partecipa a un evento per i venti anni di SkyTG24
Commissione: discorso del commissario Breton alla Conferenza sulla Sicurezza economica organizzata dall'Epc
Parlamento europeo: riunione della Conferenza dei presidenti
Consiglio: riunione del Coreper I e II
Banca centrale europea: discorso del vicepresidente De Guindos all'Investor Day a Madrid
Banca centrale europea: Isabel Schnabel risponde alle domande su X
Eurostat: indice dei prezzi degli immobili nel terzo trimestre del 2023; dati sui soggiorni offerti attraverso le piattaforme nel terzo trimestre del 2023; dati sull'energia a ottobre 2023