Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Perché il Patto sui migranti è storico, ma nel senso sbagliato
“Oggi è davvero un giorno storico”, ha detto ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dopo che il Parlamento europeo ha dato la sua approvazione finale al nuovo Patto su migrazione e asilo. “Abbiamo fatto la storia”, ha detto la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Il pacchetto di dieci regolamenti adottato ieri dalla plenaria è sicuramente storico. Ma nell'altro senso. La destra e l'estrema destra anti migranti ieri hanno ottenuto una doppia vittoria politica. L'Unione europea ha deciso di istituzionalizzare l'approccio “Europa fortezza”, generalizzando il modello che era stato applicato nelle isole della Grecia dopo la crisi dei rifugiati del 2015-16, in contraddizione con i suoi valori e con i diritti fondamentali. Il regolamento di Dublino viene superato, ma nella direzione opposta: più responsabilità per i paesi di primo ingresso in cambio di poca solidarietà.
Viktor Orban, Matteo Salvini o Marine Le Pen non potevano sperare di meglio nella loro guerra culturale sui migranti: la loro linea è stata sdoganata dai partiti tradizionali. E non potevano sperare di meglio sul piano elettorale. Il Patto su migrazione e asilo era stato presentato come l'argine elettorale all'avanzata dell'estrema destra in vista delle elezioni europee del 6-9 giugno. Ma i sondaggi dicono che l'immigrazione non è più in cima alle preoccupazioni dei cittadini e continuano a prevedere una grande avanzata della destra anti migranti e dell'estrema destra nelle urne. Ciliegina sulla torta: i deputati europei di Orban, Salvini e Le Pen hanno votato contro il nuovo Patto su migrazione e asilo e potranno lavarsi le mani di fronte a un suo prevedibile fallimento.
L'architrave del nuovo Patto su migrazione e asilo sono le cosiddette “procedure di frontiera”, che replicano il modello dei campi istituiti nelle isole greche dove collocare i migranti sbarcati dalla Turchia dopo il 2016. Grazie a una finzione giuridica, i migranti che arriveranno in modo regolare nei paesi membri dell'Ue saranno collocati in centri chiusi, che avranno uno status di extraterritorialità di fatto, per procedere a una selezione. Quelli che provengono da un paese con un alto tasso di riconoscimento della protezione internazionale saranno sottoposti alle tradizionali procedure per le richieste di asilo. Gli altri verranno rinchiusi in altri centri in attesa di rimpatrio e, se chiederanno la protezione internazionale, la loro domanda sarà trattata in modo sbrigativo per poi procedere al rimpatrio.
Il nuovo Patto su migrazione e asilo doveva anche permettere di superare il regolamento di Dublino e alleggerire il fardello sui paesi di primo ingresso. Dal 2012 al 2017 non solo la Grecia, ma anche l'Italia si è trovata sotto intensa pressione. Ma il risultato dei negoziati nell'Ue, paradossalmente, è l'opposto. Viene introdotta una forma di solidarietà, in apparenza obbligatoria, ma in realtà volontaria: gli stati membri potranno scegliere tra accettare ricollocamenti di richiedenti asilo oppure versare un contributo finanziario. La responsabilità, per contro, viene decisamente rafforzata: i paesi di primo ingresso saranno obbligati per un periodo più lungo di tempo a riprendersi i migranti che si spostano in altri stati membri.
I dettagli del Patto su migrazione e asilo contano fino a un certo punto, perché la sua implementazione in realtà dipende dalla volontà politica dei singoli governi, europei e non europei. Sul piano interno la pressione sui paesi di primo ingresso sarà effettivamente alleviata solo se gli altri stati membri accetteranno di accogliere con i ricollocamenti decine di migliaia di richiedenti asilo. E' immaginabile che Emmanuel Macron, a tre anni da elezioni presidenziali che potrebbero essere vinte da Marine Le Pen, offra all'Italia di prendersi in Francia ventimila migranti l'anno? Anche sulla responsabilità è necessaria buona volontà politica, questa volta dei paesi di primo ingresso, chiamati a bloccare i movimenti secondari e riprendersi i migranti che passano oltre frontiera. Con il governo di Giorgia Meloni l'Italia ha smesso di accettare trasferimenti di richiedenti asilo dalla Germania. Secondo i dati del ministero dell'Interno tedesco, nel 2023 dovevano essere effettuati 15.479 trasferimenti dalla Germania all'Italia, che ne è responsabile come paese di primo ingresso. I trasferimenti effettivamente effettuati sono stati... 11.
Il punto debole esterno del Patto su migrazione e asilo sono i rimpatri. Il meccanismo immaginato dai funzionari di Bruxelles può funzionare solo con la collaborazione dei paesi di origine. E ciò che manca all'Ue e ai suoi stati membri sono proprio gli accordi di rimpatrio. In caso di forte afflusso di migranti, o di una crisi analoga a quella del 2015-16, il sistema delle procedure di frontiera e dei centri chiusi collasserebbe. Anche con flussi normali, nei centri di rimpatrio saranno rinchiuse decine di migliaia di migranti che, trascorso un certo periodo, dovranno comunque essere liberate, perché non è possibile costringere i paesi di origine a riprenderseli indietro.
L'Ue spera di poter contare almeno sull'effetto dissuasivo dell'Europa fortezza. Il messaggio ai candidati all'emigrazione sarà questo: attenzione perché vi renderemo la vita impossibile durante il vostro viaggio (con gli accordi con i paesi di transito come Libia, Tunisia o Egitto), ma se riuscirete a entrare nell'Ue vi rinchiuderemo per mesi o anni rendendovi la vita ancora peggiore. Ma i campi nelle isole greche, con i trattamenti disumani subiti dai rifugiati, non hanno azzerato i flussi attraverso il Mediterraneo orientale o la frontiera terrestre con la Turchia. La riduzione o l'aumento degli sbarchi nel Mediterraneo centrale dipendono più dalla meteo e dalle condizioni del mare che dai finanziamenti alla cosiddetta guardia libica o dal memorandum con la Tunisia. I migranti (e i trafficanti) si adattano più rapidamente dei politici, cambiando le loro rotte di ingresso in Europa, come dimostra l'incremento degli ingressi irregolari attraverso le isole spagnole delle Canarie.
Nel 2020 di fronte alle tragedie dei migranti che cercavano di raggiungere l'Europa – quelli morti nell'incendio di Moria o quelli affogati vicino alle coste italiane - Ursula von der Leyen aveva detto queste parole. “Siamo convinti che ciascun essere umano ha una dignità solenne che non può essere toccata, indipendentemente da dove viene questo individuo”. Nel 2024, con l'avvicinarsi delle elezioni, lo slogan è cambiato. “Saremo noi a decidere che arriva in Europa”, continua a ripetere von der Leyen. Secondo un gruppo di 161 organizzazioni della società civile, il nuovo Patto su migrazione e asilo “prevede violazioni dei diritti e un approccio punitivo” e costituisce un “enorme passo nella direzione sbagliata”.
“Non si poteva fare altrimenti”, rispondono i sostenitori del Patto, spiegando che un accordo è meglio di nessun accordo. Ai loro occhi è una questione di pragmatismo per rispondere alle preoccupazioni reali dei cittadini. Ma alcuni di loro sono già alla rincorsa di soluzioni ancora più estremiste, come il PPE che ha inserito il “modello Ruanda” nel suo manifesto per inviare i richiedenti asilo che sbarcano in Europa direttamente in paesi terzi dove dovrebbero restare. Nel frattempo l'Europa invecchia, si rimpicciolisce demograficamente, manca di forza lavoro qualificata e non qualificata, ma nessuno si occupa delle “vie legali” per i migranti, evocate a parole, ma mai messe in pratica. Inseguendo le sirene della destra dura e dell'estrema destra, l'Ue si è dimenticata di porsi una domanda: chi pagherà per le nostre pensioni?
La frase
“Il Patto sulle migrazioni è un altro chiodo nella bara dell’Unione Europea. L’unità è morta, i confini sicuri non esistono più. L’Ungheria non cederà mai alla frenesia migratoria di massa!”.
Viktor Orban.
PieperGate
Collegialità in Commissione, un affare di famiglia partitica - Ursula von der Leyen ha dato soddisfazione ai commissari che hanno contestato il modo in cui il tedesco Markus Pieper è stato nominato inviato dell'UE per le PMI. L'argomento è stato discusso ieri durante la riunione settimanale del collegio. Il commissario slovacco Maros Sefcovic, socialista, in conferenza stampa ha messo a verbale che "le regole e le procedure sono state seguite alla lettera". Fine del resoconto ufficiale. "Abbiamo una regola: non commentiamo le nostre discussioni interne", ha tagliato corto Sefcovic a una nostra domanda. In realtà, non è stato un vero dibattito, e nemmeno una discussione. Ma tutti hanno detto la loro. Ursula von der Leyen ha sottolineato la gravità del momento, ha ricordato che si sta combattendo una guerra alle porte dell'UE e ha invitato i membri del collegio ad andare avanti come se nulla fosse accaduto. I commissari appartenenti al PPE, la famiglia politica della presidente e di Markus Pieper, hanno tutti difeso la nomina, più o meno con gli stessi argomenti. “Avevano una LTT, una Line To Take”, ci ha detto una fonte. Due dei quattro commissari scontenti, Thierry Breton (Francia) e Josep Borrell (Spagna) – il primo liberale e il secondo socialista - erano presenti. Gli altri due, il lussemburghese Nicholas Schmit e l'italiano Paolo Gentiloni, era in missione in Moldavia e in Grecia. Breton e Borrell hanno ribadito il loro diritto di esprimere riserve su una nomina, soprattutto quando hanno autorità sulla posizione in questione, e quindi la necessità che la nomina sia discussa in una riunione del collegio a cui sono presenti. Markus Pieper, che dovrà riferire a Thierry Breton, è stato nominato in assenza del Commissario, impegnato in una riunione dei ministri della Difesa, e nonostante avesse raccomandato un'altra candidata. Le posizioni espresse sono state registrate e saranno pubblicate nel verbale della riunione. Ma la storia non finisce qui.
La politicizzazione di von der Leyen fa implodere la Commissione - La nomina di Markus Pieper ha diviso il collegio dei commissari. I membri del Partito Popolare Europeo si sono schierati ieri a difesa della decisione di Ursula von der Leyen di nominare un membro del PPE a una posizione di responsabilità all'interno dell'istituzione, contro il parere del commissario responsabile che è membro di Renew, la famiglia liberale, a cui Pieper dovrà rendere conto delle sue attività. "Il PPE difende la sua famiglia", ha sottolineato un membro dell'istituzione sotto condizione di anonimato. Anche i commissari del PPE che non erano soddisfatti della gestione della presidente o che erano rimasti feriti dal suo comportamento in passato si sono schierati in sua difesa ieri. L'iper-politicizzazione della presidente, denunciata dal presidente francese Emmanuel Macron dopo che Ursula von der Leyen ha scelto di chiedere al PPE di sostenere la sua riconferma per un secondo mandato, è venuta alla luce del sole. "Gli interessi di parte hanno la precedenza", ha deplorato un funzionario europeo. I membri del PPE stanno difendendo von der Leyen dagli attacchi dei commissari liberali e socialisti. Ma il verme si è infilato nella mela e potrebbe far marcire l'istituzione.
Il Parlamento europeo prende posizione sul caso Pieper - Oggi i deputati saranno chiamati a votare sulla richiesta di rescindere la nomina di Markus Pieper e di organizzare una nuova procedura di nomina dell'Inviato dell'UE per le PMI. La proposta avanzata da deputati verdi, socialisti e liberali è contenuta in un emendamento aggiunto alla procedura di discarico del bilancio 2022. Ma le nomine alla Commissione sono una prerogativa della Commissione. Il Parlamento non ha voce in capitolo. Ursula von der Leyen avrà comunque bisogno dei voti di tutte le famiglie pro-europee per il voto di investitura da parte della plenaria, se gli Stati membri accetteranno di riconfermarla dopo le elezioni europee. Se approvato, il piccolo emendamento invierebbe un segnale di sfida ai membri del PPE. Una soluzione sarebbe che Markus Pieper si dimettesse, come ha fatto l'americana Fiona Scott Morton quando è stata scelta per il posto di capo economista presso la Direzione Generale della Concorrenza, per calmare le acque con Parigi, irritata dalla nomina di un'americana. Per il momento, Ursula von der Leyen si rifiuta di fare un passo indietro. Secondo il suo portavoce, Markus Pieper assumerà l'incarico il 16 aprile. Con una persona la cui nomina è contestata che entra in carica il giorno di un vertice europeo, sarà difficile per la signora von der Leyen gestire la situazione. Parigi comincia a manifestare la sua insoddisfazione. "Ogni nomina deve tenere conto dell'equilibrio geografico e della parità di genere. Non dell'appartenenza di partito", ha avvertito Valérie Hayer, capo della lista dei partiti che sostengono Emmanuel Macron per le elezioni europee, prima del voto sull'"emendamento Pieper".
Geopolitica
La Svizzera annuncia la conferenza “Pace in Ucraina” - Il governo svizzero ieri ha annunciato l'organizzazione di una conferenza “Pace in Ucraina” il 15 e 16 giugno nel resort Bürgenstock, vicino al lago di Lucerna, nel cantone di Nidwalden. Il Consiglio federale "è consapevole delle incognite che incombono fino a giugno, ma in virtù della lunga tradizione diplomatica della Svizzera e dei riscontri incoraggianti ricevuti durante la fase esplorativa, ritiene che sia sua responsabilità contribuire al processo di pace in Ucraina", ha detto il governo in una nota. “Le condizioni affinché la conferenza possa stimolare un processo di pace sono state sufficientemente soddisfatte. Come primo passo, questo comporterà lo sviluppo di un’intesa comune tra i paesi partecipanti riguardo al percorso da seguire verso una pace globale, giusta e duratura in Ucraina”. La Russia non parteciperà all'incontro. Per contro, secondo il quotidiano Neue Zuercher Zeitung, il presidente americano, Joe Biden, dovrebbe essere presente. Il consiglio federale svizzero ha anche annunciato di aver allocato 5 miliardi di franchi di qui al 2036 per sostenere lo sviluppo economico e la ricostruzione di lungo periodo dell'Ucraina.
L'oligarca Fridman vince davanti al Tribunale Ue, ma rimane sotto sanzioni - Il miliardario russo Mikhail Fridman e il suo socio Petr Aven hanno ottenuto una vittoria contro le sanzioni dell'Ue imposte agli oligarchi vicini a Vladimir Putin per la guerra della Russia contro l'Ucraina, ma per il momento i due restano soggetti a misure restrittivi. Il Tribunale dell'Ue ha annullato le decisioni del Consiglio con cui i due oligarchi erano stati inseriti nella lista nera. Secondo i giudici di Lussemburgo, “la motivazione addotta dal Consiglio non può essere presa in considerazione per inserire e mantenere i due imprenditori in tali elenchi” perché i governi non sono riusciti a fornire prove sufficienti del fatto che i due avessero sostenuto le azioni o le politiche del Cremlino contro l’Ucraina. Tuttavia Fridman e Aven rimangono sotto sanzioni. Il ricorso riguardava la prima decisione del Consiglio, che ha successivamente rinnovato le sanzioni nel marzo del 2023 e nel marzo del 2024.
Euro
La Bce si avvicina al momento del taglio dei tassi - Probabilmente non sarà oggi, ma per il Consiglio dei governatori della Banca centrale europea si avvicina il momento del taglio dei tassi di interessi, dopo la stretta di politica monetaria senza precedenti condotta negli ultimi due anni per combattere un'inflazione senza precedenti. La stima flash dell'inflazione pubblicata il 3 aprile da Eurostat ha sorpreso gli analisti. L'aumento dei prezzi è caduto dal 2,6 per cento di febbraio al 2,4 per cento in marzo, il livello più basso dal luglio del 2021. Un sondaggio di Reuters tra gli economisti aveva previsto il 2,6 per cento. L'inflazione di base è scesa di 0,2 punti al 2,9 per cento. Tutte le quattro grandi economie della zona euro - Germania, Francia, Italia e Spagna - hanno registrato un tasso di inflazione più basso del previsto. Tutti gli analisti (e i ministri delle Finanze della zona euro) pendono dalle labbra della presidente della Bce Christine Lagarde per avere indicazioni più sul quanto che sul quando la Bce taglierà i tassi.
La frammentazione del commercio arriva all'Eurogruppo - Mentre la presidente della bce, Christine Lagarde farà la sua conferenza stampa, i ministri delle Finanze della zona euro oggi discuteranno di inflazione e tassi di cambio nella riunione dell'Eurogruppo. “Non c'è nessuna sorpresa nella zona euro”, ci ha detto una fonte dell'Ue: “La disinflazione sta facendo progressi e sta diventando sempre più diffusa”. L'altro tema in agenda è la competitività dell'economia della zona euro. Dopo una discussione generale in novembre e una mirata sui prezzi dell'energia a gennaio, i ministri questa volta focalizzeranno l'attenzione sul commercio e i rischi di frammentazione a livello globale. L'economista Richard Baldwin sarà ospite d'onore. “E' un tema particolarmente rilevante per l'area euro, che è aperta e integrata. “Abbiamo visto il commercio mondiale decelerare. Non sappiamo quanto sia strutturale o ciclico. Ma i rischi di frammentazione sono reali”, ci ha detto la fonte dell'Ue. Dentro l'Eurogruppo “c'è accordo che aumentare la frammentazione del commercio non è nell'interesse dell'Ue. Dobbiamo continuare a promuovere la liberalizzazione commerciale basata sulle regole del Wto, ma si deve tenere conto delle preoccupazioni su resilienza catene di approvvigionamento e sull'autonomia strategica”, ha sottolineato la fonte.
I ministri delle Finanze chiamati a correggere la disinformazione sull'euro digitale - Il tema dell'euro digitale è politicamente sensibile in molti stati membri, come Germania e Italia. La Banca centrale europea a novembre ha deciso di procedere dalla fase di indagine alla fase di preparazione per l'euro digitale. All'Eurogruppo, la stessa Bce informerà i ministri sui suoi piani per la seconda fase che dovrebbe durare fino a ottobre del 2025. Ma l'Eurogruppo chiederà a ciascun ministro di fare la sua parte per spiegare i benefici. “C'è necessità di comunicazione con i cittadini e alcuni gruppi di imprese. L'euro digitale in alcuni casi è visto come controverso”, ci ha detto la fonte dell'Ue. Ci sono timori di privacy, per il futuro del contante e (in alcuni paesi) per l'economia in nero. Inoltre i ministri devono controbattere alla “disinformazione deliberata” sull'euro digitale. Secodno i funzionari dell'Eurogruppo, il sistema attuale di pagamenti elettronici “è decisamente caro, con fornitori di servizi non europei, e i pagamenti digitali non sono accettati universalmente”. Insomma, l'euro digitale conviene. Più del contante.
Accade oggi
Eurogruppo
Banca centrale europea: conferenza stampa della presidente Lagarde al termine della riunione del Consiglio dei governatori
Presidenza belga dell'Ue: riunione informale dei ministri delle telecomunicazioni a Louvain-la-Neuve
Parlamento europeo: mini sessione plenaria a Bruxelles (dibattiti sulla riforma dei mercati dell'energia e dell'elettricità
Commissione: la presidente von der Leyen in Germania visita il reattore di fusione nucleare del Max Planck Institute insieme al ministro presidente della Baviera, Markus Soeder
Commissione: la vicepresidente Vestager in visita a Washington
Commissione: discorsi dei commissari Sefcovic e Breton a un evento sull'energia nucleare 2.0 organizzato da Edf, Fortum, Vattenfall e Euractiv
Commissione: il commissario Schmit in Moldavia incontra il direttore dell'Ilo, Gilbert Houngbo e la presidente moldava, Maia Sandu
Commissione: discorso del commissario Breton a una conferenza sulla direttiva sui servizi postali
Commissione: discorso della commissaria Ferreira al nono Forum della Coesione
Commissione: la commissaria Valean partecipa alla riunione dei ministri dei trasporti del G7 a Milano
Commissione: discorso del commissario Sinkevicius al Forum dei tre mai a Vilnius
Commissione: discorso del commissario Hoekstra a un evento della Cdu tedesca su energia e ambiente a Berlino
Corte di giustizia dell'Ue: conclusioni dell'Avvocato generale sul mancato riconoscimento dell'elezione di Puigdemont e Comin