Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Prima delle elezioni, la destra anti migranti ha già vinto
In attesa delle elezioni europee del 6-9 giugno, l'estrema destra può già rivendicare una vittoria politico-culturale: l'Unione europea si è spostata sulle sue posizioni sulle politiche di migrazione e asilo, a costo di violare i suoi principi e le sue regole, per costruire un'Europa fortezza volta a tenere fuori dai suoi confini i migranti che cercano una vita migliore sul vecchio continente. Un'inchiesta di Lighthouse Reports ne è l'ennesimo esempio: Tunisia, Marocco e Mauritania conducono rastrellamenti di migranti neri, che a migliaia vengono abbandonati al loro destino nei deserti o vengono respinti in paesi in guerra contro il Mali, utilizzando le risorse finanziarie e fisiche messe a disposizione dell'Ue per la gestione delle frontiere. La Commissione ieri non ha smentito di essere a conoscenza di queste pratiche. Tutto continuerà come ora, senza nemmeno una richiesta di chiarimento ai governi di Tunisia, Marocco e Mauritania.
"Il rispetto dei diritti umani e della dignità umane di tutti i migranti, rifugiati e richiedenti asilo è un principio fondamentale della gestione delle migrazioni, in linea con gli obblighi del diritto internazionale", ha detto una portavoce della Commissione, rispondendo alle nostre domande sull'inchiesta di Lighthouse. Ma “la situazione è complicata”. Tradotto: la politica di finanziare governi di paesi terzi che compiono rastrellamenti e abbandonano migranti nel deserto (a volte mettendoli nelle mani di trafficanti come nel caso della Tunisia e della Libia) non cambierà. "C'è da parte degli stati membri la volontà che la Commissione firmi degli accordi di questo tipo con altri paesi”, ha spiegato il portavoce capo, Eric Mamer. “E' una situazione difficile, mutevole, su cui continueremo a lavorare”.
La scorsa settimana i governi dei ventisette stati membri hanno adottato definitivamente il nuovo Patto su migrazione e asilo, che istituzionalizza l'approccio Europa fortezza obbligando i paesi di primo ingresso a istituire campi chiusi come nelle isole della Grecia. Ma non per la maggioranza dei ventisette non basta. Quindici stati membri hanno scritto alla Commissione per chiedere di adottare nuovi approcci originali ispirati dal cosiddetto “modello Ruanda” lanciato dal Regno Unito per spedire i richiedenti asilo nel paese africano. Con molti paradossi. Secondo gran parte degli esperti, le ricette più dure non funzionano. In un'Europa in profonda crisi demografica, nessuno sembra porsi il problema di chi pagherà le pensioni. Le ambizioni geopolitiche dell'Ue vengono compromesse dall'ossessione sui migranti. Gli ultimi sondaggi dicono che l'immigrazione non è una priorità per gli elettori.
La lettera sul “modello Ruanda” è stata promossa dalla Danimarca, guidata da una premier socialista, Mette Frederiksen, che ha fatto del giro di vite sui migranti la sua ricetta di successo. I firmatari includono Bulgaria, Repubblica ceca, Danimarca, Finlandia, Estonia, Grecia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia e Romania. I quindici propongono meccanismi per “individuare, intercettare e, in caso di difficoltà, soccorrere migranti in alto mare e condurli in un luogo sicuro di un paese partner fuori dall'Ue, dove soluzioni durature potrebbero essere trovate per questi migranti”. Vengono indicati come modelli gli accordi conclusi dall'Ue con la Turchia e la Tunisia per bloccare le partenze o quello raggiunto dall'Italia con l'Albania per l'esternalizzazione delle procedure di asilo. Un'altra idea avanzata nella lettera è la creazione di “hub di rimpatrio” fuori dall'Ue, “dove i rimpatriati potrebbero essere trasferiti in attesa del loro allontanamento definitivo”.
Fino a un paio d'anni fa, la Commissione aveva fatto sempre resistenza ai peggiori istinti dei governi sui migranti. Nel periodo successivo alla crisi dei rifugiati del 2015-26, la Commissione di Jean-Claude Juncker dichiarò che soluzioni come l'accordo tra Italia e Albania erano illegali per il diritto dell'Ue. L'attuale commissaria all'Immigrazione, Ylva Johansson, aveva denunciato il “modello Ruanda” come disumano e illegale per il diritto internazionale. Gli accordi con paesi terzi, come Tunisia ed Egitto, non erano presi in considerazione per i rischi di violazioni massicce dei diritti umani. Ma nel corso degli ultimi mesi, con Ursula von der Leyen in campagna per un secondo mandato, tutto è cambiato.
L'arrivo di Giorgia Meloni al governo in Italia ha accelerato una deriva, rafforzata dall'influenza dei partiti di estrema destra in Finlandia, Svezia e ora anche Paesi Bassi. Von der Leyen ha firmato gli accordi con la Tunisia, l'Egitto, la Mauritania e il Libano, fondati sullo scambio denaro-stop alle partenze. Inoltre, la presidente della Commissione ha dato la sua benedizione all'accordo tra Italia e Albania, creando un pericoloso precedente per introdurre nell'Ue un meccanismo simile al “modello Ruanda”. Il suo partito PPE ha inserito questo obiettivo nel suo programma per la prossima legislatura.
L'Europa fortezza funziona? In attesa di vedere come sarà applicato il Patto su migrazione e asilo (ci vorranno due anni), gli accordi con i paesi terzi non hanno azzerato le partenze. Secondo i dati Frontex, tra gennaio e aprile c'è stato un calo del 23 per cento degli ingressi irregolari, concentrato nel Mediterraneo centrale. La Commissione ritiene che questo calo sia dovuto all'accordo con la Tunisia. In realtà, è in gran parte il risultato di condizioni meteorologiche e marittime molto peggiori dello stesso periodo del 2023. Inoltre le rotte dei migranti si sono semplicemente spostate verso ovest e verso est. La rotta dell'Africa occidentale che porta alle isole spagnole delle Canarie ha visto un aumento del 375 per cento degli ingressi regolari. Quella del Mediterraneo orientale ha subito un incremento di ingressi irregolari del 105 per cento.
Nonostante la minaccia di essere deportati in Ruanda dal governo di Rishi Sunak, la Manica è stata attraversata da 16.372 migranti nei primi quattro mesi dell'anno, con un aumento del 34 per cento rispetto al 2023. I dati sono una seccatura per i responsabili politici. Li mettono di fronte alla realtà e smentiscono i loro slogan. Come quello sugli "ingressi legali" dei rifugiati come compensazione per l'approccio "Europa fortezza" e strumento per combattere i trafficanti di migranti. Si tratta dei cosiddetti "reinsediamenti", che permettono a un rifugiato di arrivare direttamente nell'Ue senza dovere fare viaggi pericolosi. Lo scorso dicembre l'Ue ha concluso l'esercizio per il 2024-25 nel quale i suoi stati membri promettono posti per il "reinsediamento" e la "ammissione umanitaria". Solo quattordici stati membri hanno deciso di partecipare. Per i prossimi due anni i posti messi a disposizione sono 30.960 per i reinsediamenti e 29.775 per le ammissioni umanitarie. Ma un conto sono le promesse, un conto sono i numeri reali di rifugiati reinsediati. Secondo i dati Eurostat, a fronte di 30 mila posti promessi nel 2023, solo 13.830 persone sono state reinsediate nei paesi dell'Ue, il 25 per cento in meno che nel 2022 (18.555).
L'Europa fortezza non può funzionare perché mancano accordi di rimpatrio con i paesi di origine dei migranti. L'Ue è pronta a rovinare i suoi rapporti con i paesi africani, minacciando sanzioni sui visti e gli aiuti allo sviluppo se non cooperano accettando le riammissioni. Alcuni leader dell'Unione Africana hanno già denunciato l'ossessione dell'Europa per i migranti. “Non siamo mendicanti e sui migranti non servono barriere securitarie", ha detto a Meloni il presidente della Commissione dell'Unione Africana Moussa Faki in gennaio. Secondo un sondaggio dell'European Council on Foreign Relations, l'immigrazione non è più la crisi prioritaria per gli elettori europei. Ma alcuni leader del campo moderato – come la stessa von der Leyen – ritengono che indurire le politiche contro i migranti sia l'unico modo per fermare l'estrema destra. Anche qui i dati li smentiscono. Dai Paesi Bassi all'Italia, quando i partiti centristi hanno adottato l'approccio “Europa fortezza”, l'estrema destra è cresciuta alle elezioni. La sua vittoria non è solo politico-culturale. E' anche nelle urne.
La frase
"Non c'è alcun argomento legale, di sicurezza o morale che impedisca ai nostri partner di abbattere i missili russi sul territorio ucraino dal loro territorio".
Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri ucraino.
Geopolitica
L'Ucraina si difende con una mano legata dietro la schiena - In un'intervista pubblicata ieri da Reuters, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha passato in rassegna le difficoltà incontrate nel contrastare la nuova offensiva lanciata dalla Russia: divieto di utilizzare le armi fornite dall'Occidente per colpire la Russia al fine di evitare un'escalation, perdita del controllo dei cieli, mancanza di difesa antiaerea, penuria di munizioni a causa della lentezza delle consegne e mancanza di caccia. Niente di nuovo, ed è questo il problema. L'Occidente promette ma non mantiene, oppure consegna in ritardo, impone condizioni o si astiene dal fornire certi armi. "Stiamo negoziando con i nostri partner per poter utilizzare le loro armi contro le attrezzature russe al confine e persino sul loro territorio. Ma finora non c'è stato nulla di positivo", ha lamentato Zelensky. Il presidente riconosce implicitamente di avere le mani legate. "Non abbiamo mai usato armi occidentali sul territorio russo perché non possiamo mettere a rischio l'intero volume di armi che ci sono fornite", ha spiegato. Il mancato controllo dei cieli è un handicap. "I russi usano 300 aerei sul territorio ucraino. Noi abbiamo bisogno di almeno 120 o 130 aerei (F-16) per tenere il controllo dei cieli", ha affermato. I primi F16 dovrebbero essere consegnati quest'estate, come annunciato da Paesi Bassi e Danimarca. Ma il loro numero, circa venti, sarà molto inferiore alle esigenze dell'Ucraina. "Ogni decisione che riusciamo a prendere insieme è in ritardo di circa un anno", ha deplorato il presidente ucraino. "Ma è così: un grande passo avanti, ma prima abbiamo fatto due passi indietro. Abbiamo bisogno di un cambio di paradigma".
Baerbock lancia un appello per fornire più Patriot - Anche il numero di sistemi di difesa aerea Patriot è insufficiente in Ucraina. La Germania, che si rifiuta di fornire missili Taurus a lungo raggio per paura di essere coinvolta nel conflitto, sta cercando di forzare la mano ai suoi partner della Nato. "L'Ucraina ha urgentemente bisogno di una maggiore difesa aerea per proteggersi dalla pioggia di missili e droni russi", ha dichiarato Annalena Baerbock al suo arrivo a Kyiv ieri. Parole, ancora parole, ma nessun annuncio concreto. Zelensky ha chiesto la fornitura urgente di due sistemi Patriot per difendere la città e l'oblast di Kharkiv. Il Presidente ucraino ha anche chiesto agli alleati di contribuire all'abbattimento di missili e droni russi sul territorio ucraino. "Ho detto personalmente alla Polonia, agli Stati Uniti e ad altri Paesi che eravamo pronti a firmare tutti i documenti per assicurare loro che se avessero abbattuto missili russi sul nostro Paese, non sarebbero stati ritenuti responsabili se il missile fosse caduto e fosse esploso qualcosa. Ma tutti hanno paura di un'escalation", ha sottolineato Zelensky.
Gli Usa chiedono all'Ue di usare i proventi degli attivi russi per moltiplicare gli aiuti all'Ucraina - Il Consiglio dell'Unione europea ieri ha confermato l'accordo per usare i proventi straordinari degli attivi immobilizzati della Russia per sostenere la difesa dell'Ucraina e la ricostruzione nel contesto della guerra di aggressione della Russia. L'ammontare delle risorse che potrebbero essere messe a disposizione di Kyiv è stimato a 3 miliardi di euro l'anno. “Il 90 per cento sarà destinato all'assistenza militare tramite la European Peace Facility”, ha spiegato l'Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell: “Dobbiamo andare avanti immediatamente con l'attuazione”. Ma gli Stati Uniti hanno un'altra idea in mente, che sarà discussa alla riunione dei ministri delle Finanze del G7 a Stresa. Usare i proventi straordinari per fare leva sui mercati e raccogliere molto più dei 3 miliardi: fino a 50 miliardi di euro. L'obiettivo dell'Amministrazione Biden è anche quello di mettere al sicuro l'assistenza finanziaria e militare all'Ucraina in caso di ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. “E' vitale e urgente che troviamo collettivamente un modo per sbloccare il valore degli attivi sovrani russi immobilizzati nelle nostre giurisdizioni a beneficio dell'Ucraina”, ha detto ieri il segretario al Tesoro americano, Janet Yellen, in un discorso a Francoforte. È "essenziale garantire che l'Ucraina riceva il sostegno necessario per equipaggiare il suo esercito, finanziare i servizi essenziali e ricostruire nel medio e lungo termine".
Geoeconomia
Yellen rigetta le accuse di protezionismo e chiede all'Ue di seguire Biden sulla Cina – Nel suo discorso a Francoforte ieri, Janet Yellen, ha rigettato l'accusa di "protezionismo americano" rivolta da alcuni leader europei all'amministrazione Biden per l'Inflation reduction act ed ha chiesto all'Ue di reagire "in modo unito" di fronte ai rischi posti dalla Cina per le economie occidentali. Il discorso è un avvertimento diretto alla Germania, che ha adottato una posizione critica sui dazi imposti di recente dall'amministrazione Biden sui prodotti cinesi e frena misure analoghe a livello europeo. "La politica industriale della Cina potrebbe apparire lontana nel momento in cui siamo seduti in questa stanza, ma se non rispondiamo in modo strategico e in un modo unito, la sostenibilità delle imprese in entrambi i nostri paesi e nel resto del mondo potrebbe essere a rischio", ha detto Yellen, avvertendo anche dei rischi per i lavoratori dalle esportazioni della Cina. La sovracapacità industriale cinese è "una minaccia" per le imprese negli Usa e in Europa, ha detto Yellen.
Von der Leyen rigetta l'appello di Yellen sulla Cina - “Condividiamo alcune preoccupazioni, ma abbiamo un approccio diverso, molto più mirato”, ha detto ieri Ursula von der Leyen, durante un dibattito tra Spitzenkandidat (i candidati alla presidenza della Commissione) organizzato da Bruegel e dal Financial Times, rispondendo a una domanda sull'appello di Yellen sulla Cina. “Gli Usa hanno imposto dazi generalizzati. Noi abbiamo un'inchiesta mirata sulla base delle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio. Se dovesse essere confermato ciò che mi aspetto, che questi sussidi esistono, il livello di dazi che sarà imposto corrisponderà al livello dei danni”, ha detto von der Leyen, riferendosi all'indagine sui veicoli elettrici cinesi. Siamo in guerra commerciale con la Cina? "Non penso che siamo in una guerra commerciale. Siamo nella categoria di derisking dalla Cina. Abbiamo fatto il disaccoppiamento dalla Russia”, ha risposto von der Leyen, che è candidata del PPE. “C'è il rischio di un'escalation che danneggerebbe tutta l'economia mondiale. C'è urgenza di ricostruire qualcosa", ha detto il candidato del PSE, Nicolas Schmit. "Siamo aggrediti dalla Cina”, ha spiegato il candidato di Renew, Sandro Gozi: "Ci sono alcuni europei che sono particolarmente sensibili alle richieste di Pechino e questo è molto pericolo".
Elezioni europee
Von der Leyen aspetta gli stati membri prima di prendere posizione su nuovo debito europeo - Nel dibattito tra Spitzenkandidat organizzato ieri da Bruegel e dal Financial Times, la parte più interessante è arrivata alla fine, quando è stato chiesto ai candidati di prendere posizione sulla possibilità di fare altro debito comune. “Per cosa. Quali sono i progetti? Quali sono le priorità? Come sarà finanziato, con contributi nazionali o nuove risorse proprie?”, ha risposto Ursula von der Leyen, candidata del PPE e presidente della Commissione. “Prima deve essere deciso dagli stati membri”, ha detto von der Leyen senza prendere posizione. “Se vogliamo avere difesa europea, non sarà possibile con qualche forma di indebitamento europeo”, ha detto il candidato del PSE e commissario agli Affari sociali, Nicolas Schmit, criticando la sua presidente per la troppa prudenza. “La Commissione non può limitarsi solo ascoltare gli stati membri. A volte deve dire agli stati membri qual è la direzione dove andare”, ha spiegato Schmit. Il candidato liberale Sandro Gozi è favorevole ai “bond per la difesa” proposti da Kaja Kallas, Thierry Breton e Emmanuel Macron. Il debito per la difesa è “made in Renew Europe”, ha ricordato Gozi. “Senza industria della difesa europea, potete dimenticare una difesa europea”, ha aggiunto.
Il Rassemblement National non vuole più l'AfD nel suo gruppo al PE - Jordan Bardella, presidente del partito francese di estrema destra Rassemblement National e suo capolista per le elezioni europee, non vuole più sedersi con i deputati tedeschi dell'AfD, ha dichiarato ieri all'AFP il responsabile della sua campagna elettorale Alexandre Loubet. L'affermazione secondo cui "una persona delle SS non è automaticamente un criminale", fatta dal capo lista dell'AfD Maximilian Krah, non è accettabile per Jordan Bardella, che cerca di rendere accettabile il suo partito e che si oppone quando viene definito di estrema destra. L'AfD è quindi diventato poco attraente per il RN, che dovrebbe inviare un grande contingente di rappresentanti eletti e assumere la presidenza del gruppo Identità e Democrazia al Parlamento europeo dopo le elezioni europee del 6 e 9 giugno. Probabilmente l'AfD sarà escluso dal gruppo ID e i suoi rappresentanti eletti dovranno sedersi con i deputati non iscritti.
E Renew non vuole più il VVD di Mark Rutte - L'europarlamentare francese Valérie Hayer, presidente uscente del gruppo Renew Europe e capolista di un'alleanza di movimenti liberali francesi per le elezioni europee, non vuole più i membri liberali del VVD (Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia) nel gruppo Renew Europe dopo la loro alleanza nei Paesi Bassi con il Partito per la Libertà (PVV) del leader di estrema destra Geert Wilders. "Rimanere alleati non è più un'opzione perché con questa alleanza non rispettano i nostri valori. La mia linea rossa è chiara (...) Abbiamo sempre rispettato il cordone sanitario contro l'estrema destra. Mi assumerò le mie responsabilità dopo le elezioni per garantire che questi valori continuino a essere rispettati", ha annunciato Hayer al canale francese BFM-TV. Hayer ha convocato per il 10 giugno una riunione dei partiti membri di Renew Europe per decidere sull'esclusione del VVD. L'8 maggio Renew ha firmato un manifesto con i socialisti, i verdi e la sinistra, con cui si sono impegnati a rifiutare qualsiasi cooperazione o alleanza con l'estrema destra nel Parlamento europeo. Il Partito Popolare Europeo (destra conservatrice) ha rifiutato di assumere questo impegno.
Stato di diritto
Il Consiglio sostiene la fine alla procedura dell'articolo 7 per la Polonia - "Il Consiglio ha preso nota dell'intenzione della Commissione di ritirare la procedura dell'articolo 7 sullo stato di diritto nei confronti della Polonia. Siamo molto contenti di dare il bentornato a casa alla Polonia e penso sia un grande giorno per i 37 milioni di polacchi e per la democrazia", ha detto ieri il ministro degli Esteri belga, Hadja Lahbib, che ha presieduto la riunione del Consiglio Affari generali. La vicepresidente della Commissione, Vera Jourova, ha annunciato che la decisione formale di ritirare la procedura dovrebbe essere adottata “entro la fine di maggio”. La decisione si basa su un piano d'azione presentato dal governo di Donald Tusk, in particolare sulle riforme nel settore della giustizia. Lahbib ha spiegato che tra gli stati membri il sostegno è stato “molto ampio” per il piano d'azione. In effetti ventisei paesi su ventisette hanno sostenuto la valutazione della Commissione sulla situazione in Polonia.
L'Ungheria si oppone alla fine della procedura dell'articolo 7 contro la Polonia - L'Ungheria, l'altro paese sotto procedura dell'articolo 7 per violazione sistematica dello stato di diritto, si è opposta alla decisione della Commissione a favore della Polonia. Può apparire paradossale. Ma in una lettera a Vera Jourova, il ministro per gli Affari europei, Janos Boka, ha sottolineato che il governo Tusk finora ha preso soprattutto impegni politici, senza attuare tutte le riforme promesse nel piano d'azione. Nelle sei pagine della lettera vengono elencate dettagliatamente le misure sull'indipendenza della giustizia che non sono state ancora adottate da Varsavia. Boka ha accusato la Commissione di voler prendere una decisione "unicamente sulla base di ragioni politiche".
Accade oggi
Commissione: conferenza stampa del vicepresidente Schinas e della commissaria Kyriakides sull'Unione della salute
Commissione: riunione settimanale del collegio dei commissari
Commissione: il commissario Gentiloni riceve Odile Renaud-Basso, presidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo
Commissione: il commissario Breton pronuncia un discorso alla prima riunione del Board per le materie prime critiche
Commissione: la vicepresidente Jourova a Parigi incontra rappresentanti dei media e delle organizzazioni della società civile
Commissione: il vicepresidente Schinas partecipa alla tavola rotonda di alto livello dell'Eu Cyber Skills Academy
Commissione: il vicepresidente Dombrovskis incontra Jens Henriksson, Presidente e Ceo di Swedbank; partecipa al Comitato esecutivo della Federazione bancaria europea
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sulle recupero di crediti da parte della Commissione per il mancato pagamento da parte della Polonia di penalità di mora; sentenza sulla disputa tra Supermac's e McDonald's sul marchio Union Big Mac; sentenza sui contributi ex ante per il Fondo di risoluzione unico
Consiglio: riunione del Coreper I e II