Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Senza visione, i leader dell'Ue si affidano a ChatGPT
La Russia ha riportato la guerra in Europa, la Cina minaccia la prosperità del vecchio continente, gli Stati Uniti potrebbero abbandonare gli alleati dall'altra parte dell'Atlantico, ma i leader dell'Unione europea rimangono paralizzati “business as usual”. Basta guardare la bozza di agenda strategica, il documento che determina le priorità per la prossima legislatura. I negoziati sono ancora in corso, ma le premesse non sono buone: le otto pagine sono una sintesi di vecchi slogan e frasi fatte. “Five more years”, dicono gli americani: altri cinque anni. I capi di Stato e di governo dell'Ue ieri non hanno preso una decisione sulle nomine. Ma si sta delineando un accordo politico per confermare la tedesca Ursula von der Leyen come presidente della Commissione, affiancata dal portoghese Antonio Costa come presidente del Consiglio europeo e dall'estone Kaja Kallas come Alto rappresentante per la politica estera. Tre nomi accettabili in tempi normali. Per von der Leyen è anche un riconoscimento della sua buona gestione negli ultimi cinque anni. Ma questi non sono tempi normali. Mancano visione e leadership all'altezza delle sfide.
La bozza dell'Agenda strategica illustra la mancanza di idee innovative di fronte alle sfide che ha di fronte l'Ue. “Il panorama politico globale viene rimodellato dalla competizione geopolitica e dagli attacchi contro l’ordine internazionale basato su regole”, si legge in un documento che non manca di slanci lirici. “Saremo all'altezza della missione dei nostri padri fondatori e garantiremo che la creatività delle nostre risposte corrisponda alle sfide che ci attendono”. I leader promettono di “combinare le nostre forze e risorse per affrontare i prossimi anni con unità e determinazione”. Ma scorrendo la bozza, più che soluzioni creative, si trovano vecchie idee riciclate.
Un primo capitolo è dedicato all'obiettivo di "una Europa libera e democratica". E' quello dedicato ai valori come la democrazia e lo stato di diritto. "Promuoveremo e salvaguarderemo il rispetto dello stato di diritto che è alla base della cooperazione europea", dice la bozza. L'Ue vuole essere all'altezza dei suoi valori anche "a livello globale". In quattordici righe, il tema viene archiviato con qualche riferimento alla resilienza democratica, alla lotta alle interferenze straniere, alla risposta ai tentativi di destabilizzazione e disinformazione. C'è anche spazio per il crimine offline e online. Niente di nuovo sul fronte dei valori.
Il secondo capitolo è dedicato all'obiettivo di "una Europa forte e sicura". In teoria è il tema più innovativo dell'Agenda strategica per il 2024-29, causa guerra della Russia. Il mondo fuori è "più conflittuale, transazionale e incerto. Ci adatteremo alle circostanze che evolvono in continuazione, affermando la sovranità dell'Ue e il suo posto come giocatore strategico globale in un nuovo contesto geopolitico multipolare". Come? “Intensificheremo il nostro lavoro per promuovere sicurezza, stabilità e prosperità nel nostro vicinato e oltre". C'è una frase sull'Ucraina. Poi si passa alla difesa. "L'Ue e gli Stati membri hanno fatto passi coraggiosi per rafforzare la prontezza e la capacità di difesa dell'Unione, inclusa l'aumento della spesa della difesa. Guardando al futuro, investiremo sostanzialmente di più e meglio insieme". L'industria della difesa europea dovrebbe essere rafforzata creando un mercato meglio integrato, con acquisti congiunti e progetti di interesse comune. Per finanziare l'Europa forte e sicura, i leader promettono di fare ricorso alla... Banca europea degli investimenti.
Il terzo capitolo è dedicato all'obiettivo di "una Europa prospera e competitiva". il desiderio è la sovranità nei settori strategici e recuperare il ritardo con i partner e concorrenti internazionali su crescita, produttività e innovazioni. Il cuore pulsante rimane il mercato interno, "il nostro asset più grande" e "il motore di lungo periodo di prosperità e convergenza". C'è un riferimento alla politica commerciale che deve restare "ambiziosa, robusta, aperta e sostenibile". Le transizioni verde e digitale saranno un successo, ma senza dimenticare gli agricoltori. C'è la consueta promessa a ridurre il carico burocratico e riformare le procedure amministrative. Un richiamo al pilastro sociale dell'Ue non può mancare, così come la riduzione delle disuguaglianze e il rispetto delle pari opportunità.
L'Agenda strategica sarà approvata dai capi di Stato e di governo nel Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. Il testo deve ancora passare al vaglio di ambasciatori e sherpa prima di finire sul tavolo dei leader. La prima versione sembra il prodotto di una vecchia versione di ChatGPT. I principali nodi della prossima legislatura vengono ignorati o appena menzionati. Il muro di investimenti per finanziare la difesa e la doppia transizione? La soluzione è la Bei. Una riforma degli aiuti di Stato per consentire la creazione di campioni europei? La politica degli aiuti di Stato deve essere “equilibrata”. L'Allargamento all'Ucraina, alla Moldavia e ai Balcani occidentali? E' “un investimento geostrategico”, ma deve essere “un approccio basato sul merito” (cioè fondato sulla burocrazia). Le riforme interne per far funzionare un'Ue a 25? Nessuna menzione di una revisione dei trattati.
Una versione più avanzata di ChatGPT si sarebbe potuta ispirare dal rapporto di Enrico Letta sul mercato interno. Oppure rubare qualche passaggio dai discorsi con cui Mario Draghi ha anticipato i contenuti del suo rapporto sul futuro della competitività europea. Nell'Agenda strategica sarebbero comparse espressioni come “debito comune per beni pubblici europei”, “cambiamento radicale”, “politica estera economica”. Ma sono temi che i leader non vogliono discutere perché troppo controversi. Meglio il comfort dei testi edulcorati da qualsiasi elemento di conflittualità. Un po' come le nomine. Un grande stato membro e due piccoli paesi. Due donne e un uomo. Uno del centro, uno del sud e uno dell'est. Un popolare, un socialista e un liberale. Il trio von der Leyen-Costa-Kallas riempie tutte le caselle tradizionali. Quelle dell'Europa di ieri, che rischia di non essere adeguata al mondo di oggi.
La frase
"Il risultato delle elezioni europee è chiaro: i partiti di destra si sono rafforzati, la sinistra e i liberali hanno perso terreno. Il Ppe, invece di ascoltare gli elettori, alla fine si è alleato con i socialisti e i liberali”.
Viktor Orban.
Conclave europeo
Fumata grigia sulle nomine alla cena dei leader - “Un passo nella giusta direzione”, ma “nessuna decisione” sulle nomine, ha detto ieri il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al termine della cena informale tra i capi di stato e di governo. In realtà, una decisione non era attesa. Ursula von der Leyen è stata proposta dal Partito popolare europeo per un secondo mandato come presidente della Commissione. Antonio Costa è il candidato del Partito socialista europeo come presidente del Consiglio europeo. Kaja Kallas è la candidata dei liberali di Renew per il posto di Alto rappresentante per la politica estera. “I nomi sono stati presentati. I nomi non sono stati approvati. I nomi non sono stati contestati”, ci ha spiegato un diplomatico europeo. Il tentativo del Ppe e del Pse di raggiungere un accordo a due, e poi a tre con i liberali, ha complicato le cose. “I tre partiti politici non rappresentano tutti i paesi”, ci ha detto un'altra fonte. Abbiamo chiesto a Michel se ci sia una maggioranza qualificata per il trio von der Leyen-Costa-Kallas. “Sarà chiarito la prossima settimana. La conversazione di oggi è stato un passo utile per preparare le decisioni al prossimo Consiglio europeo che si terrà la prossima settimana”, ci ha risposto Michel. La fumata bianca è attesa per il 27-28 giugno.
L'intesa sui "Top Jobs" dell'Ue deve cuocere a fuoco lento - La cena informale tra i leader dell'Ue tenutasi ieri a Bruxelles per trovare un terreno comune sui "Top Jobs" non è stata facile, ma un'intesa sui nomi delle tre personalità che dovranno presiedere la Commissione, il Consiglio e il Servizio per l'Azione Esterna, ci ha dichiarato il Primo Ministro ungherese Viktor Orban all'uscita dall'incontro. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli. "L'accordo è fatto, i tre membri della coalizione del Ppe, i socialisti e i liberali, si sono accordati sui nomi, ma il problema è che non sono d'accordo su temi importanti come la migrazione, la competitività e il Green Deal", ha spiegato Orban. L'accordo sui Top Jobs sarà raggiunto al vertice solo se si raggiungerà un accordo sul programma politico, ha sottolineato Orban. "Non siamo così lontani da un accordo", ci ha assicurato Emmanuel Macron. "Deve cuocere a fuoco lento", ha aggiunto il presidente francese, molto rilassato al termine dell'incontro. "Dobbiamo trarre le conclusioni dalle elezioni europee, dobbiamo capire qual è l'agenda strategica, e poi ci saranno i nomi", ha spiegato. Emmanuel Macron ha avvertito di non voler essere troppo ottimista: "Vedremo. La discussione ci ha permesso di fare un primo giro di tavolo", ha sottolineato. Il presidente francese ha suggerito che le cariche di vicepresidenti esecutivi all'interno della Commissione potrebbero svolgere un ruolo di riequilibrio.
Il PPE alza la posta - Sebbene la discussione sia stata "civile", secondo Viktor Orban, la cena è stata difficile, dopo le disastrose elezioni europee per alcuni leader, che non erano dell'umore giusto. Una volta raggiunto l'intesa sui nomi, il PPE ha cercato di alzare la posta in gioco aggiungendo all'equazione la presidenza del Parlamento europeo e quella del Consiglio europeo. La destra ritiene di aver vinto le elezioni europee e vuole avere due suoi rappresentanti alla guida delle istituzioni per i 5 anni della legislatura. Gli unici mandati quinquennali sono la Presidenza della Commissione e l'Alto Rappresentante. Le presidenze del Parlamento europeo e del Consiglio europeo durano due anni e mezzo. Il PPE inizierà la legislatura con la presidenza della Commissione e la presidenza del Parlamento europeo grazie alla rielezione di Roberta Metsola. Ma la tradizione vuole che la presidenza cambi dopo due anni e mezzo e che vada a un socialista o a un liberale. Il PPE ha quindi chiesto di dividere la presidenza del Consiglio europeo in modo da poter nominare uno dei suoi nella seconda metà della legislatura. Non se ne parla, hanno risposto i socialisti. Il tema dell'equilibrio tra conservatori e socialisti ha interferito con il buon esito della riunione.
Il gioco delle tre famiglie europeiste - Sono stati formati tre gruppi di negoziatori per le tre famiglie della coalizione europeista: il polacco Donald Tusk e il greco Kyriákos Mitsotákis per il PPE, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e lo spagnolo Pedro Sanchez per i socialisti, e il presidente francese Emmanuel Macron e il belga Alexander De Croo per Renew (i liberali). Hanno conferito per quasi tre ore. Le loro controparti hanno dovuto aspettare durante le loro discussioni e questo ha causato molto malumore, ci è stato detto. I leader si sono seduti a cena poco dopo le 21.00. Era in corso la partita Francia-Austria e la Francia era in vantaggio per 1-0. Il punteggio è rimasto invariato alla fine della partita. Il punteggio è rimasto invariato anche alla fine della cena, dove non è stata presa alcuna decisione formale. Non c'è stata ancora una dichiarazione di fallimento, ma "il PPE dovranno trovare un modo per atterrare", ha commentato un funzionario europeo.
Meloni furiosa perché fuori dai giochi sulle nomine - Il tono lo ha dato il premier polacco, Donald Tusk, alla riunione del Ppe prima della cena dei leader. “Non è il mio ruolo convincere Meloni. Ora abbiamo una maggioranza in Parlamento costruita attorno ai partiti di centro del Ppe, dei socialdemocratici, dei liberali e di altri piccoli gruppi”, ha detto Tusk. Il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, doveva essere il kingmaker. Invece si è trovata isolata e fuori dai giochi, organizzati attorno alle tre famiglie politiche centriste. Meloni ha dato un contributo al suo isolamento scegliendo di incontrare il premier ungherese, Viktor Orban, e l'ex premier polacco, Mateusz Morawiecki, prima della cena. Durante la riunione ha protestato per le modalità del negoziato, chiedendo di discutere prima del programma e poi dei nomi dei prossimi leader. Meloni “non era contenta di trascorrere diverse ore ad aspettare mentre gli altri tre partiti cercavano di imporre un accordo dicendo che non avevano bisogno di lei”, ci ha spiegato una fonte. “Oggi a Bruxelles la volontà del popolo europeo è stata ignorata”, ha scritto Orban su X.
Stato di diritto
Per Ursula von der Leyen lo Stato di diritto può attendere, se vale i voti di Meloni - La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha deciso di rinviare la pubblicazione del rapporto annuale sullo Stato di diritto in quella che, secondo diverse fonti, è un regalo a Giorgia Meloni per ottenere i voti di Fratelli d'Italia al Parlamento europeo. Il rapporto, che i servizi della Commissione stanno elaborando da mesi, dovrebbe contenere critiche al governo Meloni per il deterioramento della libertà di stampa in Italia. La sua pubblicazione era prevista il 3 luglio. Ieri Politico.eu ha rivelato che il rapporto slitterà a dopo l'elezione del nuovo presidente della Commissione. Il Parlamento europeo, dove Fratelli d'Italia ha 24 eletti, voterà il 17 o 18 luglio. “E' compravendita di voti”, ci ha detto una fonte della Commissione, critica di von der Leyen. L'eurodeputato tedesco dei Verdi, Daniel Freund, ha ironizzato sulle tre condizioni poste dal Ppe per fare alleanze al Parlamento europeo, cancellando il riferimento alla necessità di essere “pro Stato di diritto”.
Il precedente del 2019 quando von der Leyen sacrificò lo Stato di diritto per Orban e Morawiecki - Ursula von der Leyen “ha politicizzato lo Stato di diritto e usa la sua applicazione come merce di scambio, da abbandonare in cambio di incarichi”, ha accusato ieri l'eurodeputata olandese liberale, Sophie in't Veld. Effettivamente ci sono una serie di precedenti non da poco conto. Lo scorso dicembre von der Leyen ha sbloccato 10 miliardi di euro di fondi per l'Ungheria quando tutti cercavano di convincere Orban a togliere il suo veto all'avvio dei negoziati di adesione con l'Ucraina. In primavera ha approvato gli esborsi per la Polonia, nonostante il governo di Donald Tusk si sia limitato a presentare un piano d'azione sulla riforma della giustizia. Il peccato originale risale al 2019. All'epoca Von der Leyen ottenne il sostegno dei premier di Ungheria e Polonia, Viktor Orban e Mateusz Morawiecki, in cambio della promessa di chiudere un occhio sulle derive dei loro governi sullo Stato di diritto. Il rapporto annuale, introdotto da von der Leyen è servito nei primi anni a rallentare la procedura dell'articolo 7 per violazione sistematica di Ungheria e Polonia. “Il nuovo Parlamento europeo avrà la spina dorsale necessaria per alzarsi e dire basta?”, si interroga in't Veld. C'è da dubitarne.
Green deal
Il Consiglio Ambiente approva la legge sul ripristino della natura - I ministri dell'Ambiente ieri hanno definitivamente approvato la legge sul ripristino della natura, che dovrebbe contribuire a restaurare gli ecosistemi degradati negli habitat terrestri e marini degli Stati membri. Il regolamento impone agli Stati membri di stabilire e attuare misure per ripristinare congiuntamente, come obiettivo dell’Ue, almeno il 20 per cento delle aree terrestri e marittime entro il 2030. Le norme coprono una serie di ecosistemi terrestri, costieri e d’acqua dolce, forestali, agricoli e urbani, comprese le zone umide, le praterie, le foreste, i fiumi e i laghi, nonché gli ecosistemi marini, comprese le fanerogame marine e i letti di spugne e coralli. Fino al 2030, gli Stati membri daranno priorità ai siti Natura 2000 nell’attuazione delle misure di ripristino. Sugli habitat ritenuti in cattive condizioni, gli Stati membri adotteranno misure per ripristinare almeno il 30 per cento entro il 2030, almeno il 60 per cento entro il 2040 e almeno il 90 per cento entro il 2050. Per la presidenza belga dell'Ue è un successo, dopo negoziati complicati da repentini cambi di posizione dei governi.
Il ripristino della natura provoca una comica crisi politica in Austria - A essere stato decisivo per l'approvazione della legge sul ripristino della natura è stato il cambio di posizione dell'Austria. O meglio: del suo ministro per l'Ambiente, la verde Leonore Gewessler, che ha sfidato il suo cancelliere, il conservatore Karl Nehammer, decidendo di votare a favore. Nehammer aveva inviato una lettera alla presidenza belga del Consiglio dell'Ue per sconfessare preventivamente Gewessler e chiedere di non tenere conto del suo voto. Nella sala del Consiglio Gewessler ieri mattina ha confermato il suo voto a favore. Nehammer ha reagito annunciando un ricorso davanti alla Corte di giustizia dell'Ue per annullare l'approvazione della legge sul ripristino della natura. Fonti del Consiglio, hanno spiegato che non c'erano le basi per rifiutare il voto di Gewessler. Il vice cancelliere dei verdi, Wermer Kogler, e la stessa Gewessler hanno scritto al Belgio per contestare l'interpretazione di Nehammer. Infine l'OVP, il Partito di Nehammer, ha detto che presenterà una denuncia penale contro Gewessler per “abuso di potere”. La rottura della coalizione tra conservatori e verdi è evidente. L'Austria andrà comunque a elezioni in settembre.
I governi della destra votano contro la legge sul ripristino della natura - Ieri a Lussemburgo Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia hanno votato ieri contro la legge sul ripristino della natura. Questa strana coalizione, composta in gran parte da governi a cui partecipano i partiti sovranisti che fanno capo al gruppo dell'Ecr, non è tuttavia riuscita a raggiungere la minoranza di blocco. La maggioranza qualificata (la doppia soglia di 15 paesi e il 65 per cento della popolazione) è stata raggiunta grazie al voto di 20 stati membri che rappresentano il 66,07 per cento dei cittadini dell'Ue.
Sedie musicali
La Slovacchia conferma Maros Sefcovic come commissario - Il presidente slovacco, Peter Pellegrini, ieri ha confermato che il governo di Robert Fico proporrà di confermare Maros Sefcovic come commissario europeo. “La sua nomina si basa sul suo eccellente bilancio professionale di lungo periodo e la sua inestimabile esperienza”, ha detto Pellegrini. Effettivamente Sefcovic è il decano della Commissione europea. La sua prima nomina risale al 2009, alla fine del primo mandato della Commissione di José Manuel Barroso, quando gli fu affidato il portafoglio dell'Educazione. Successivamente ha ricoperto gli incarichi di vicepresidente per l'Amministrazione, commissario all'Energia e vicepresidente per le relazioni internazionali. Dall'agosto del 2023, dopo le dimissioni di Frans Timmermans, Sefcovic ha assunto la responsabilità del Green deal.
Geopolitica
Orban apre la porta della NATO a Mark Rutte - Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, ha iniziato a girare la chiave della porta che permetterà al primo ministro olandese, Mark Rutte, di diventare il nuovo segretario generale della NATO. "Se accetterà di confermare l'accordo che ho raggiunto la scorsa settimana con il Segretario generale Jens Stoltenberg, siamo pronti a collaborare", ha spiegato. “L'Ungheria ha accettato di non partecipare alle attività della NATO legate alla guerra in Ucraina, né con fondi né con personale". L'Ungheria potrà inoltre condurre i propri negoziati al fine di ottenere la cessazione delle ostilità e la pace tra Russia e Ucraina. Insieme al presidente rumeno Klaus Iohannis, candidato rivale del primo ministro olandese, Viktor Orban è l'unico leader della Nato a bloccare la nomina di Mark Rutte.
Accade oggi
Consiglio Affari generali (sessione Coesione) a Lussemburgo
Consiglio Trasporti a Lussemburgo
Commissione: il vicepresidente Sefcovic co-presiede il dialogo di alto livello Ue-Cina su ambiente e clima
Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell riceve i membri del Consiglio della Fondazione Ue-Lac
Commissione: discorso del commissario Gentiloni alla conferenza di alto livello ‘Sulla strada per il 2030? Realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile nell'Ue'
Commissione: la commissaria Johansson interviene alla riunione della ‘Rete Ue di coordinatori, relatori nazionali e meccanismi equivalenti sulla tratta di esseri umani'
Commissione: la commissaria Urpilainen in Mozambico, incontra il presidente Filipe Jacinto Nyusi
Commissione: la commissaria McGuinness, a Francoforte, incontra la presidente della Bce, Christine Lagarde
Parlamento europeo: riunione costitutiva del gruppo del Ppe
Banca centrale europea: conferenza sull'integrazione dei mercati finanziari organizzata con la Commissione
Corte di Giustizia dell'Ue: sentenza su richiesta della Turchia alla Germania di estradare un cittadino turco di origine turca che nel 2010 ha ottenuto lo status di rifugiato in Italia perché a rischio persecuzione politica
Corte di Giustizia dell'Ue: sentenza su richieste asilo in un secondo Stato membro dell'Ue quando nel primo le condizioni di accoglienza sono degradanti
Nato: il segretario generale Stoltenberg negli Stati Uniti incontra il segretario di Stato, Antony Blinken
Eurostat: dati sull'inflazione a maggio