Buongiorno! Sono Christian Spillmann e, insieme a David Carretta, vi presentiamo Il Mattinale Europeo.
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Sostegno all'Ucraina: le illusioni mortali dell'Ue
Dall'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, gli europei si illudono sulla loro capacità di mantenere il presidente americano impegnato in Europa e al fianco dell'Ucraina contro l'aggressione della Russia. Sono illusioni mortali. Ogni giorno, Vladimir Putin fa bombardare città e uccidere civili, approfittando del fatto che Trump blocca le forniture di munizioni per le difese antiaeree ucraine. Gli europei protestano, minacciano, ma non fanno nulla perché, nonostante i loro impegni, non sono ancora in grado di fornire agli ucraini i mezzi per difendersi.
"Trump ha appena annunciato la fine delle forniture di armi all'Ucraina. Il tradimento annunciato è ormai totale, la complicità con Putin è ammessa". Claude Malhuret non ha usato mezzi termini durante il suo intervento al Senato francese il 3 luglio, alla vigilia dell'Independence Day negli Stati Uniti. L'ex ministro ha acquisito una certa notorietà dall'altra parte dell'Atlantico dopo aver fatto un ritratto al vetriolo del presidente americano, dipinto come Nerone, l'incendiario imperatore romano. Questa volta ogni frase di Malhuret è uno schiaffo ai leader europei. "Siamo soli e con le spalle al muro. Abbiamo avuto tre anni per prepararci a questa eventualità. Non li abbiamo sfruttati", ha accusato. "Non siamo pronti. Non abbiamo né i mezzi né la volontà di prendere il testimone e sostenere come si deve coloro che muoiono a decine di migliaia per difendersi e difenderci, gli ucraini", ha deplorato Malhuret.
Quante volte abbiamo riportato sul Mattinale Europeo gli impegni dei leader europei a sostenere l'Ucraina "finché sarà necessario" facendo “tutto quanto necessario”? L'Alto rappresentante, Kaja Kallas, ha parlato di "sostegno fino alla vittoria dell'Ucraina". "L'Europa continuerà a stare fermamente al vostro fianco", ha promesso nuovamente il 3 luglio la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, al presidente Zelensky durante la sua visita ad Aarhus per l'inizio del semestre di presidenza del Consiglio dell'Ue da parte della Danimarca. Gli Stati Uniti avevano appena interrotto le forniture di armi. Ma in pratica, che fine hanno fatto gli ordini all'industria della difesa per fornire agli ucraini gli armamenti e le munizioni necessarie?
Le capacità di produzione stanno aumentando, ma i volumi rimangono ancora a un livello artigianale per i missili terra-aria. "Parole, parole... L'articolo su cui l'Ue è più generosa", ha amaramente riassunto l'ex ambasciatore francese negli Stati Uniti, Gérard Araud, in un commento lapidario sulla dichiarazione di von der Leyen. Il dubbio cresce sulla volontà e la capacità degli europei di agire.
Perché nulla funziona. I "grandi" dell'Ue hanno chiesto a Putin un cessate il fuoco, gli hanno lanciato un ultimatum e hanno minacciato di adottare "sanzioni devastanti". Putin ha risposto con ondate di bombardamenti mortali in Ucraina. Poi Trump, dopo un colloquio con il presidente russo, ha accantonato le sanzioni preparate dal senatore Lindsey Graham e interrotto la fornitura di munizioni vitali per l'Ucraina.
Sul fronte dell'Ue, le "sanzioni devastanti" sono bloccate dal primo ministro ungherese, Viktor Orban, cavallo di Troia dei presidenti russo e americano in Europa, o dal leader filorusso slovacco, Robert Fico. I tentativi di rimuovere i veti dei due paesi finora sono falliti. Il primo ministro britannico, Keir Starmer, e il presidente francese Emmanuel Macron co-presiederanno giovedì in videoconferenza dal Regno Unito una riunione dei paesi "volenterosi" per un rafforzamento delle capacità di difesa ucraine contro la Russia, ha annunciato l'Eliseo.
Donald Trump per parte sua ha finto di non sapere nulla sul blocco delle forniture di munizioni e missili terra-aria all'Ucraina, dopo un colloquio di 40 minuti venerdì con Zelensky. Eppure il Congresso aveva approvato l'aiuto all'Ucraina: alcune armi, tra cui intercettori e missili aria-aria, erano già pronte per essere consegnate dalla Polonia. Lo stop risulterebbe da una decisione unilaterale del segretario americano alla Difesa, Pete Hegseth, che non avrebbe informato né la Casa Bianca, né il Dipartimento di Stato. Bisogna credere a questa versione? Problema, è la terza volta che prende una tale "iniziativa". Difficile immaginare Hegseth agire così all'insaputa della Casa Bianca. Ma con un tale capro espiatorio, Trump può dire di non essere responsabile.
Una narrazione ne scaccia un'altra. Il presidente americano non ha tardato a cambiare versione e ha dichiarato infine possibile inviare ulteriori sistemi Patriot in Ucraina dopo una campagna del suo giornale preferito, il New York Post, a favore dell'invio di queste armi in Ucraina. "Ne hanno bisogno per la loro protezione. Non voglio vedere persone morire", ha assicurato. Il Pentagono ha eseguito. "Su richiesta del presidente Trump, il Dipartimento della Difesa invia ulteriori armi difensive alla nazione ucraina affinché gli ucraini possano difendersi mentre lavoriamo per instaurare una pace duratura e fermare i massacri", ha annunciato il suo portavoce. Hegseth aveva bloccato la consegna di 30 sistemi Patriot PAC 3. Trump ne ha "liberati" 10.
Il presidente americano si è detto "molto dispiaciuto" dal presidente russo dopo il loro ultimo colloquio telefonico. Vladimir Putin lo ha ridicolizzato mettendo in scena sui social media la chiamata del presidente americano: "non bisogna farlo aspettare, potrebbe prenderla male", ha detto Putin al suo pubblico. “Putin sta dicendo un sacco di stronzate”, ha risposto ieri Trump. “Per quanto riguarda le sanzioni contro la Russia, ci sto pensando. Il Senato sta per adottare sanzioni molto dure. Sto seguendo con molta attenzione”.
Trump e Putin, padroni del gioco, mentono spudoratamente sulle loro intenzioni. Trump mente dal suo ritorno al potere sulle sue intenzioni di aiutare l'Ucraina. Putin mente ai suoi interlocutori con dichiarazioni contrarie alla sua intenzione dichiarata di continuare la guerra, perché è convinto di vincerla. La Cina sostiene Mosca, perché se la Russia perde la sua guerra contro l'Ucraina, "potrebbe permettere agli Stati Uniti di rivolgere tutta la loro attenzione verso la Cina", ha spiegato il ministro degli Affari esteri cinese, Wang Yi, a Kaja Kallas durante il loro incontro a Bruxelles.
L'opinione pubblica è divisa su un riarmo, soprattutto se impone "sacrifici" con tagli alle pensioni, alle spese sanitarie, all'istruzione. E una parte degli europei, non consapevole della minaccia, continua a essere convinta che Trump sia un alleato affidabile. "Trump sarà sempre al fianco dell'Ucraina", ha affermato sabato la premier italiana, Giorgia Meloni, dopo un colloquio telefonico con il presidente americano. Washington non ha abbandonato il suo sostegno a Kyiv, ma "ha sospeso alcune categorie di aiuti" e ha "compiuto una revisione della decisione sulla fornitura di componenti specifiche, in particolare per la difesa aerea, il che è importante, ma molto diverso da un ritiro completo", ha voluto precisare Meloni.
La prima ministra danese, Mette Frederiksen, si mostra più diffidente nei confronti dell'"alleato americano", che mostra senza complessi la sua voglia di impadronirsi della Groenlandia, territorio autonomo della Danimarca. Mette Frederiksen ha lanciato un appello i membri dell'Ue a "colmare il vuoto" se gli Stati Uniti non forniranno gli armamenti promessi agli ucraini. Ma gli europei non sono in grado di farlo oggi e non saranno pronti prima di anni. L'obiettivo dichiarato è un riarmo e capacità di reazione per il 2030. "È tragico per l'Ucraina oggi, sarà tragico per l'Europa domani", ha deplorato Claude Malhuret.
La frase
“Sull'Europa e il dazio del 10 per cento:
'Ti taglierò il braccio'.
'Per favore non farlo, ti prego, ti prego'.
'Ok, sarò generoso e ti taglierò il pollice'.
'Grazie, grazie. Sei così generoso'.
(Spero davvero di sbagliarmi)”.
Olivier Blanchard, ex capo economista del Fondo monetario internazionale.
Guerra commerciale
Qualche giorno in più di negoziati con Trump – Oggi è il 9 luglio, data che Donald Trump aveva fissato per concludere un accordo con l'Unione europea, pena l'imposizione di dazi al 50 per cento. Ma oggi potrebbe non accadere nulla. Rispondendo a una domanda sull'Ue, il presidente americano ieri ha detto che "probabilmente mancano 2 giorni alla loro lettera". Poi ha precisato che dal suo punto di vista "una lettera significa un accordo". La Commissione vuole chiudere le trattative rapidamente, se possibile entro la fine di questa settimana. In ogni caso prima del Consiglio Commercio che si terrà il 14 luglio.
La Commissione cerca di salvare l'auto tedesca e calmare la Francia – La Commissione lunedì ha informato gli ambasciatori degli Stati membri sull'esito degli ultimi colloqui dello scorso fine settimana con l'Amministrazione Trump. L'offerta degli Stati Uniti prevede l'imposizione del “dazio di base” del 10 per cento su tutti i prodotti europei, con alcune eccezioni. La Commissione avrebbe ottenuto di escludere gli aerei e il vino e gli alcolici. Inoltre, sta cercando di evitare dazi del 17 per cento sui prodotti agricoli. Queste concessioni sono strettamente legate agli interessi della Francia, uno degli ultimi Stati membri a sostenere un rapporto di forza e a chiedere misure di riequilibrio anche in caso di accordo con l'imposizione di dazi sui prodotti americani. La Commissione e la maggioranza degli Stati membri vogliono evitare a tutti i costi un'escalation. A riprova: il valore del nuovo pacchetto di contromisure dell'Ue, che potrebbe servire come strumento di riequilibrio, è sceso da 90 a 72 miliardi di euro. La Commissione sta negoziando un sistema che permetta ai colossi tedeschi dell'auto di limitare i danni, attraverso un meccanismo simile alle quote tariffarie con un sistema di crediti per i veicoli prodotti negli Stati Uniti ed esportati nell'Ue. L'Ue vuole anche garanzie sui prodotti farmaceutici. L'Amministrazione Trump sembra inflessibile su alluminio e acciaio.
Geopolitica
Von der Leyen annuncia un summit teso con la Cina - Il Parlamento europeo ieri ha dibattuto dei rapporti con la Cina in vista del summit che dovrebbe tenersi il 24 luglio tra Ursula von der Leyen, Antonio Costa e Xi Jinping a Pechino. Nel suo discorso, la presidente della Commissione ha confermato l'intenzione di indurire i toni con la Cina. "Il modo in cui la Cina continuerà a interagire con la guerra di Putin sarà un fattore determinante per le future relazioni Ue-Cina", ha detto von der Leyen: "E' nel nostro interesse collaborare. Ma sappiamo anche che il sostegno incrollabile della Cina alla Russia sta creando maggiore instabilità e insicurezza qui in Europa". Ieri Bloomberg ha pubblicato una serie di rivelazioni su come le imprese cinesi collaborano con la Russia per la produzione di droni usati nella guerra contro l'Ucraina. Al Parlamento europeo la presidente della Commissione ha parlato anche di rischi "di natura sia strategica sia sistemica" per la sicurezza e la competitività europee, dovuti al fatto che "la Cina ha un sistema completamente diverso e ha strumenti unici a sua disposizione per giocare al di fuori delle regole". La realtà della Cina rappresenta "una vera sfida per l'Europa", ha detto von der Leyen, confermando la strategia del "de-risking" (riduzione del rischio) ma non del "decoupling" (disaccoppiamento).
Migranti
Team Europe in missione in Libia per i migranti, fermato alla frontiera ed espulso – Il commissario agli Affari Interni, Magnus Brunner, ieri era in missione in Libia insieme ai ministri dell'Interno di Italia, Grecia e Malta per cercare di fare pressioni sulle autorità del paese per bloccare le partenze di migranti verso l'Ue. Lo spirito era “Team Europe”. Ma non esiste un equivalente “Team Libia”. Dopo la tappa a Tripoli, all'arrivo a Bengasi Brunner e i tre ministri sono stati fermati, dichiarati persona non grata ed espulsi dal paese su ordine del primo ministro del governo nazionale di stabilità, Osama Saad Hammad. E' il capo del governo controllato dal generale Haftar, che governa la Cirenaica nell'est della Libia ed è in aperto conflitto con il governo di Tripoli. Tra la Grecia e il generale Haftar è aperto un contenzioso sul memorandum tra Turchia e Libia e l'esplorazione petrolifera, che secondo diversi osservatori è all'origine dell'aumento dei flussi migratori verso Creta.
Da Bonino a Brunner, come gli arresti di commissari illustrano l'evoluzione dell'Ue – L'austriaco Magnus Brunner non è il primo commissario a essere fermato dalle autorità locali durante una missione ufficiale. Nel 1997 l'italiana Emma Bonino, allora commissaria agli Aiuti umanitari, venne arrestata in Afghanistan dal regime dei Talebani perché con la sua delegazione aveva fotografato delle donne in un ospedale di Kabul. La missione aveva come obiettivo di valutare come venivano spesi gli aiuti umanitari concessi dall'Ue, con un'attenzione particolare per i diritti delle donne, una delle battaglie storiche di Bonino. La commissaria e i membri della delegazione vennero rilasciati dopo tre ore. La missione “Team Europe” di Brunner aveva tutt'altro obiettivo. Convincere le autorità libiche a fermare le partenze dei migranti verso l'Ue. Pur consapevole che le autorità libiche sono colluse con i trafficanti e i torturatori, Brunner ha detto pubblicamente che è necessario cooperare con loro per impedire le partenze. In una lettera prima dell'ultimo Consiglio europeo, Ursula von der Leyen ha promesso nuovi aiuti alla Libia. “Dobbiamo mantenere una cooperazione stretta e continuare a fornire sostegno finanziario e operativo alle autorità libiche”, ha scritto la presidente della Commissione.
Presidenza danese
Von der Leyen e i leader dei gruppi assenti dal dibattito con Frederiksen – La premier danese, Mette Frederiksen, ieri era al Parlamento europeo per presentare il programma della Danimarca per il semestre di presidenza del Consiglio dell'Ue. Come spesso accade, l'aula a Strasburgo era semivuota. Cosa più grave, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e i leader dei gruppi politici non hanno preso parte al dibattito. Con due eccezioni: la socialista Iratxe Garcia Perez, alla cui famiglia politica appartiene Frederiksen, e il conservatore Nicola Procaccini, che tuttavia è intervenuto a titolo personale e non a nome del gruppo che presiede. Ursula von der Leyen ha lasciato il posto a Maros Sefcovic. Il dibattito sulle priorità europee si è così trasformato in un dibattito molto danese. In un passato non molto lontano, un presidente della Commissione e i presidenti dei gruppi del PPE, dei liberali e dei verdi non avrebbero mancato per alcuna ragione di intervenire sulle priorità della presidenza del Consiglio. Il Parlamento europeo, che si lamenta così spesso di essere ignorato dalle altre istituzioni, non fa onore a sé stesso con lo spettacolo offerto ieri a Frederiksen.
Frederiksen applaudita un po' a destra, un po' a sinistra – Il discorso e la replica di Mette Frederiksen al Parlamento europeo non è stato accolto con applausi politicamente stereofonici. Lo ha riconosciuto la stessa premier danese, interrompendosi più volte per chiedere ironicamente ai deputati di coordinarsi tra destra e sinistra dell'emiciclo. Socialisti, liberali e verdi hanno applaudito i passaggi della premier danese favorevoli all'Europa più forte, alla transizione verde e alla preservazione del welfare state. Il Ppe e i gruppi della destra sovranista ed estrema hanno applaudito alle dure parole di Frederiksen sulla politica migratoria e alla sua volontà di semplificare le regole per le imprese. “Abbiamo avuto molto sostegno, non su tutti i temi da tutti i gruppi insieme”, ha riconosciuto la premier danese durante una conferenza stampa con Roberta Metsola, esprimendo la volontà di “lavorare insieme al Parlamento e al Consiglio su “Europa, Europa, Europa”.
La Danimarca di fonte a difficoltà sul Green deal - Mette Frederiksen non ha nascosto ieri che le ambizioni della presidenza danese sulla politica climatica rischiano di rimanere deluse. "Tutte le decisioni verdi purtroppo saranno difficile nei prossimi sei mesi. Dico purtroppo perché credo davvero che dobbiamo combattere il cambiamento climatico”, ha detto la premier danese. “Abbiamo dimostrato in Danimarca che si possono avere ambizioni elevate e realizzare la transizione verde senza distruggere l'equilibrio sociale del proprio paese. Migliaia di persone vanno al lavoro grazie alla transizione verde”, ha spiegato Frederiksen. La premier danese ha anche criticato alcuni degli altri capi di Stato e di governo. "Alcuni colleghi stanno dimenticando che combattere il cambiamento climatico deve essere una nostra priorità", ha detto Frederiksen.
La Danimarca rimane frugale su tutto tranne il riarmo - Mette Frederiksen ha annunciato l'uscita della Danimarca dal gruppo dei paesi frugali, ma ieri ha confermato che la conversione al debito comune si limita al settore della difesa. “La mia priorità assoluta è riarmare l'Europa”, ha detto la premier danese in una conferenza stampa con Roberta Metsola. “La Russia vuole continuare la guerra non solo in Ucraina, ma anche contro alcune parti dell'Europa”. Di fronte a questa minaccia “bisogna essere pragmatici” sulle modalità per finanziare il riarmo. “Sono consapevole che il punto di partenza dei nostri stati membri è diverso quando si parla di finanziare il 5 per cento”, ha detto Frederikesn. La premier danese ha promesso di essere “più flessibile e pragmatica” su finanziamenti europei e strumenti di debito, ma “per me è legato al riarmo dell'Europa e non ad altre questioni”.
Maggioranza Ursula
I socialisti insoddisfatti dalle promesse di von der Leyen sul bilancio – Votare contro la mozione di censura di giovedì oppure astenersi per mostrare il proprio scontento nei confronti della presidente della Commissione? Il gruppo socialista non ha preso ancora una decisione. Lo farà solo questo pomeriggio. Una riunione della Conferenza dei presidenti con Ursula von der Leyen sulla proposta che presenterà la prossima settimana sul quadro finanziario pluriennale non ha convinto la presidente dei socialisti, Iratxe Garcia Perez. L'incontro è stato “lungi dall'essere soddisfacente”, ci ha detto una fonte socialista. Von der Leyen non ha offerto né chiarezza né impegni chiari, facendo solo vaghi riferimenti alle priorità dei socialisti. “Se nulla cambia, sarà difficile per i socialisti decidere di non astenersi giovedì” sulla mozione di censura, ci ha detto la nostra fonte. Anche tra i liberali di Renew il clima verso von der Leyen è negativo. “Nessuno parla più di coalizione. Non c'è più”, ci ha detto una loro fonte. Alcuni liberali pensano di astenersi sulla censura. In ogni caso non vogliono che il loro voto sia interpretato da von der Leyen e il PPE come un'espressione di fiducia.
I socialisti contro l'omnibus per la Chimica – La Commissione ieri ha presentato un piano d'azione per l'industria chimica, che include un nuovo pacchetto di semplificazione per il settore. "La chimica è la madre di tutte le industrie, con più del 96 per cento dei beni prodotti che dipendono dalla chimica. Il piano d'azione è il nostro business plan per assicurare il futuro di questo settore critico in Europa", ha detto il vicepresidente Stéphane Séjourné. Ma il piano è stato duramente criticato dal gruppo dei socialisti al Parlamento europeo, nell'ennesimo segnale di rottura all'interno della maggioranza che sostiene Ursula von der Leyen. “Con il pretesto della semplificazione, la proposta riduce le fondamentali tutele per la salute e l'ambiente in diversi settori chiave della legislazione Ue in materia di sostanze chimiche”, hanno detto i socialisti, accusando la Commissione di aver “ceduto agli interessi industriali di breve termine”. Secondo i socialisti, la proposta facilita l'uso di sostanze cancerogene nei cosmetici di uso quotidiano, indebolisce i requisiti di etichettatura dei pericoli per i prodotti venduti al pubblico e riduce i controlli di sicurezza sulle sostanze utilizzate nei fertilizzanti.
Gli obiettivi 2040 nelle mani dell'estrema destra - Il gruppo di estrema destra dei Patrioti per l'Europa ieri ha ottenuto il ruolo di relatore alla commissione Ambiente del Parlamento europeo per gli obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2040 proposti la scorsa settimana dalla Commissione. "L'obiettivo è cercare di stravolgere l'ennesimo provvedimento ideologico che rappresenta un grave danno per imprese, lavoratori e consumatori", ha detto l'eurodeputata italiana Silvia Sardone, coordinatrice dei Patrioti in commissione Ambiente. Il pericolo è uno stallo su un provvedimento urgente, data la necessità di trovare un accordo prima della COP30 che si terrà in Brasile a novembre. Secondo l'europarlamentare francese di Renew, Pascal Canfin, il colpo di mano dei Patrioti "costringerà i gruppi pro-europei a collaborare per portare questa proposta chiave a un accordo prima della COP30 di Belém". In realtà, tutto dipenderà dalla posizione che adotterà il PPE sugli obiettivi 2040.
Sovranisti
La Procura europea ha aperto un'inchiesta contro il vecchio gruppo dell'estrema destra – Un portavoce della Procura europea ieri ha confermato a diversi media l'apertura di un'inchiesta contro il vecchio gruppo dell'estrema destra al Parlamento europeo, Identità e democrazia, di cui facevano parte il Rassemblement National e la Lega, confluiti nella nuova legislatura nel gruppo dei Patrioti per l'Europa insieme a Vox e Fidesz. Un rapporto riservato della direzione generale delle finanze del Parlamento europeo – secondo quanto rivelato da Le Monde, Die Zeit, Falter e Kontraste – accusa il gruppo di estrema destra di aver speso in modo irregolare almeno 4,33 milioni di euro di fondi messi a disposizione dell'istituzione. Più di 700 mila euro sono andati in cinque anni ad associazioni senza scopo di lucro, alcune delle quali sono legate ai partiti nazionali che facevano parte del gruppo Identità e democrazia. Il rapporto indica irregolarità anche in contratti per più di 3,6 milioni di euro sottoscritti con quattro società che hanno fornito servizi esterni, in particolare nel settore della comunicazione. Tra questi ci sono Unanime e-Epolitic, due fornitori storici del Rassemblement National di Marine Le Pen. Gli altri due fornitori di servizi sono legati a un eletto locale di Alternativa per la Germania e alla Fpo austriaca.
Green deal
In dieci giorni triplicano i decessi per il caldo estremo – Le temperature estreme provocate dal cambiamento climatiche uccidono sempre più. 317 decessi a Milano, 286 a Barcellona, 235 a Parigi, 171 a Londra, 164 a Roma, 108 a Madrid, 96 ad Atene, 47 a Budapest, 31 a Zagabria, 21 a Francoforte, 21 a Lisbona e 6 a Sassari: secondo uno studio condotto da scienziati dell'Imperial College di Londra e della London School of Hygiene & Tropical Medicine, il cambiamento climatico causato dall'uomo ha triplicato il numero stimato di decessi correlati al caldo tra il 23 giugno e il 2 luglio in 12 città europee. Lo studio stima che circa 2.300 persone siano morte a causa delle temperature estreme in tutte le città. Secondo lo studio, le persone di età pari o superiore a 65 anni hanno rappresentato l'88 per cento dei decessi legati al cambiamento climatico. Il numero stimato delle vittime del caldo estremo in alcune città europee è superiore a quello di altri disastri recenti, tra cui le alluvioni di Valencia del 2024 (224 morti) e le alluvioni del 2021 nell'Europa nord-occidentale (243 morti). Le ondate di calore sono “killer silenziosi”, ha detto Malcolm Mistry, professore associato alla London School of Hygiene and Tropical Medicine.
Digitale
Domani arriva il “codice di buone pratiche” per l'intelligenza artificiale – Salvo sorprese, domani la Commissione presenterà il “codice di buone pratiche” previsto dalla Legge sull'Intelligenza artificiale (AI Act). Il documento doveva essere presentato lo scorso aprile, ma le pressioni interne di alcuni Stati membri e quelle esterne degli Stati Uniti hanno spinto la Commissione a ritardare la pubblicazione. Ma il tempo stava scadendo: il capo V dell'AI act entrerà in vigore il 2 agosto. Il “codice di buone pratiche” indica come applicare le nuove regole in settori come la trasparenza, il copyright e la gestione del rischio e sicurezza. L'adesione per i fornitori di modelli di IA è volontaria. La Commissione sta valutando se pubblicare la lista dei primi firmatari, perché un numero troppo basso o l'assenza di grandi attori dell'AI potrebbe proiettare un'immagine negativa.
Accade oggi
Parlamento europeo: sessione plenaria a Strasburgo (dibattiti sulle conclusioni del Consiglio europeo; il nuovo quadro finanziario pluriennale; le lezioni del Pride di Budapest; i negoziati commerciali Ue-Usa; la preparazione della stagione degli incendi; l'accordo di pace tra Repubblica democratica del Congo e Ruanda; l'esito della Conferenza di Siviglia sullo Sviluppo; il 51esimo anniversario dell'invasione turca della Repubblica di Cipro; i casi violazione diritti umani a Dubai, in Repubblica Centrafricana e in Siria)
Commissione: il commissario Dombrovskis a Roma incontra il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti
Commissione: il commissario Kubilius partecipa alla cena Yes a Roma
Commissione: la vicepresidente Suica visita l’Unione del Mediterraneo a Barcellona
Consiglio: riunione del Coreper I e II
Corte di giustizia dell'Ue: sentenze sul brevetto Cubo di Rubik; sentenza su un ricorso dell'ex eurodeputata Eva Kaili per l'accesso a documenti del Parlamento europeo in un caso di frode con i fondi degli assistenti
Banca centrale europea: discorso del capo economista Philip Lane alla Casa dell'Euro a Bruxelles
Nato: il segretario generale Rutte in Germania incontra il cancelliere Friedrich Merz
Eurostat: dati sull'asilo e le migrazioni nel 2024
Trump e gli americani saranno complici degli orrori in Ucraini, ma in questo nulla supera la responsabilità dell'elite politica europea, soprattutto quelle nazionali. Una minaccia annunciata da anni e alimentata da decenni da politiche economiche ed energetiche corrotte e irresponsabili, che hanno creato un enorme distributore di gas e petrolio che nel silenzioso ha finanziato con continuità il proprio apparato militare offensivo. In tutto questo, i paesi europei hanno sfasciato la propria economia e finanze per mero conto elettorale, elargendo sussidi pubblici a pioggia. E adesso ci ritroviamo nella condizione che non siamo manco in grado di difenderci per un periodo superiore a una settimana,se non a costo di vedere le nostre città devastate da missili e droni. Vedendo in nostri paesi invasi da gente dalla nord corea, dalla Cecenia, dalla Bielorussia, dalla Russia, dal Laos, da tutti i paesi che hanno un decimo della nostra ricchezza.
Bruxelles è impotente, perché le elite politiche nazionali europee sono estremamente incompetenti. Altro che Trump...